Un roditore (es. scoiattolo di terra o arvicola) osserva cauto da dietro un albero in una foresta cinese, simboleggiando lo studio sui danni da erbivoria. Obiettivo tele zoom 200mm, profondità di campo, luce naturale filtrata dagli alberi.

Roditori all’attacco! Chi divora le foreste cinesi e perché: un’indagine su larga scala

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore delle foreste cinesi, ma non per ammirare solo paesaggi mozzafiato. Parleremo di piccoli abitanti, spesso sottovalutati ma con un impatto enorme: i roditori. Sì, proprio loro! Topi, arvicole, scoiattoli e compagnia bella. Sono onnivori, è vero, ma hanno una predilezione per radici, cortecce e tessuti vascolari degli alberi che può causare danni ingenti, portando persino alla morte delle piante o a una crescita stentata. Pensate che a livello globale causano perdite economiche per miliardi ogni anno!

Mi sono sempre chiesto: ma dove colpiscono di più questi piccoli “vandali” delle foreste? E soprattutto, perché proprio lì? Capire i pattern su larga scala, cioè dove e perché i danni sono maggiori, è fondamentale se vogliamo gestire il problema in modo efficace. Ecco perché mi sono tuffato in uno studio che ha cercato di svelare questo mistero nelle immense e diverse foreste della Cina.

La Mappa del “Crimine”: Dove Colpiscono i Roditori in Cina

Utilizzando dati raccolti per ben 16 anni (dal 2003 al 2018) a livello provinciale – un lavoro certosino, ve lo assicuro! – siamo riusciti a creare una sorta di “mappa del crimine” dei roditori. E quello che è emerso è stato subito chiaro: c’è uno schema ben definito. Le regioni del nord-ovest, nord e nord-est della Cina sono quelle che soffrono di più. Al contrario, le foreste del sud e sud-est sembrano tirare un sospiro di sollievo, con danni significativamente inferiori. Addirittura, in alcune province come Pechino, Tianjin, Shandong, Henan, Jiangsu, Shanghai e Guangdong, i danni registrati sono stati praticamente nulli! In altre del sud (Anhui, Zhejiang, Fujian, Jiangxi, Guangxi, Hainan) i livelli erano bassissimi.

Ma perché questa differenza così netta? Cosa rende il nord-ovest un paradiso per i roditori “erbivori” e il sud-est una zona quasi off-limits? Per capirlo, abbiamo messo sotto la lente d’ingrandimento due principali sospettati: il clima e le attività umane.

Il Clima: Pioggia e Sbalzi Termici Fanno la Differenza

Quando si pensa al clima, magari vengono in mente le temperature miti della primavera che favoriscono la crescita delle piante (e quindi il cibo per i roditori) o gli inverni rigidi che ne mettono a dura prova la sopravvivenza. Avevo ipotizzato che temperature primaverili e invernali più alte, insieme a più pioggia in primavera, potessero aumentare i danni, mentre piogge estive abbondanti potessero ridurli.

Ebbene, i risultati sono stati… sorprendenti! Non sono state tanto le temperature medie stagionali a fare la differenza su questa macro-scala. Invece, due fattori climatici si sono rivelati cruciali:

  • Precipitazioni del trimestre più caldo (Bio18): Qui la correlazione è stata negativa. In pratica, dove piove di più durante i mesi estivi (spesso sotto forma di violenti temporali o acquazzoni), i danni da roditori sono minori. Perché? L’ipotesi più probabile è che queste piogge intense allaghino le tane dei roditori, causando mortalità diretta, e creino condizioni di stress termico (caldo umido) che possono ridurre il successo riproduttivo. Immaginatevi la scena: tane allagate e un’afa insopportabile… non proprio l’ideale per mettere su famiglia! Questo spiegherebbe i bassi danni nel sud e sud-est della Cina, zone soggette a monsoni e tifoni estivi. Al contrario, nel nord-ovest più arido, questo “effetto alluvione” è molto meno marcato.
  • Escursione termica diurna media (Bio2): Questo è stato l’altro fattore chiave, con una correlazione positiva. Dove ci sono maggiori sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, i danni da roditori aumentano. Sembra controintuitivo, no? Uno penserebbe che grandi sbalzi termici siano stressanti per tutti. Ma qui entra in gioco un meccanismo più sottile. I roditori possono difendersi meglio da queste fluttuazioni rifugiandosi nelle loro tane, che offrono temperature più stabili. I loro predatori naturali (come mustelidi, donnole, ermellini), invece, potrebbero soffrire di più questo stress termico. Risultato? Meno predatori attivi, più roditori che banchettano indisturbati. Le regioni del nord-ovest, nord e nord-est della Cina hanno proprio queste caratteristiche: grandi escursioni termiche giornaliere. Nel sud e sud-est, con sbalzi più contenuti, i predatori se la passano meglio e tengono più sotto controllo i roditori.

Fotografia macro di una goccia di pioggia su una foglia verde in una foresta lussureggiante del sud della Cina, obiettivo macro 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa, illuminazione controllata per enfatizzare la freschezza.

Curiosamente, fattori che pensavamo importanti come le temperature invernali o le piogge primaverili non sembravano avere un ruolo dominante su questa scala così ampia. Forse perché nelle foreste, a differenza di altri ecosistemi come le praterie aride, i roditori trovano sempre abbastanza cibo e rifugio tra radici e tronchi, rendendoli meno dipendenti dalle fluttuazioni stagionali della crescita dell’erba o dalla protezione offerta dalla neve in inverno (che in Cina varia moltissimo da zona a zona).

L’Impronta Umana: Noi, i “Super Predatori”

L’altro grande protagonista della nostra storia è… l’essere umano! Abbiamo usato la densità di popolazione umana (HPD) come indicatore generale dell’impatto umano. E qui la relazione è stata forte e chiara: negativa. Dove ci sono più persone, ci sono meno danni da roditori nelle foreste.

Come mai? Beh, sembra che noi umani agiamo come dei “super predatori”. In diversi modi:

  • Controllo diretto: I roditori sono visti come parassiti e vengono controllati attivamente, sia con campagne organizzate a livello nazionale (dopo le rilevazioni dei danni), sia a livello individuale. In zone densamente popolate, è più probabile che i roditori vengano notati e uccisi opportunisticamente, anche nei terreni agricoli o nei villaggi vicini alle foreste, riducendo la popolazione che poi si sposta nelle aree boschive.
  • Paura e rischio: La semplice presenza umana può essere percepita come un rischio. I roditori, per evitare incontri spiacevoli, potrebbero passare meno tempo a foraggiarsi e più tempo nascosti, influenzando la loro capacità di nutrirsi e riprodursi (come suggerisce la teoria del foraggiamento ottimale).

Questo effetto “predatore umano” è evidente guardando la mappa: le province più densamente popolate della Cina (come Shanghai, Tianjin, Pechino, Jiangsu, Guangdong) non hanno riportato danni. Al contrario, le vaste e scarsamente popolate regioni del nord-ovest (Qinghai, Xinjiang, Gansu, Ningxia, Mongolia Interna) hanno mostrato i livelli di danno più alti in assoluto.

Fotografia scattata con teleobiettivo di un piccolo roditore (es. arvicola) che fa capolino da una tana nel terreno arido di una foresta del nord-ovest della Cina, obiettivo tele zoom 300mm, tracciamento del movimento, luce solare diretta.

Il Quadro Completo: Un Puzzle a Tre Pezzi

Mettendo insieme i pezzi, abbiamo scoperto che questi tre fattori – densità di popolazione umana (HPD), precipitazioni del trimestre più caldo (Bio18) e escursione termica diurna (Bio2) – spiegano circa il 58% della variazione geografica dei danni da roditori nelle foreste cinesi. Un risultato notevole!

In sintesi:

  • Le aree più a rischio sono quelle aride (poche piogge estive), con forti sbalzi termici giornalieri e bassa densità di popolazione umana (come il nord-ovest della Cina).
  • Le aree meno colpite sono quelle con alte precipitazioni estive, sbalzi termici contenuti e alta densità di popolazione umana (come il sud e sud-est della Cina).

Cosa Ci Riserva il Futuro? Uno Sguardo Avanti (con Cautela)

Questi risultati non sono solo una curiosità accademica. Ci dicono dove concentrare gli sforzi di monitoraggio e gestione dei roditori, specialmente in quelle aree aride, con grandi escursioni termiche e scarsa presenza umana, che sembrano essere le più vulnerabili. Questo vale non solo per la Cina, ma potenzialmente per aree simili in tutto il mondo.

Interessante notare che, nel contesto del cambiamento climatico globale, si prevede una riduzione delle escursioni termiche diurne e un aumento degli eventi di pioggia estrema. Se queste previsioni si avvereranno, il rischio di danni da roditori nel nord-ovest della Cina (e forse altrove) potrebbe paradossalmente diminuire in futuro. Staremo a vedere!

Ovviamente, come in ogni studio su così larga scala, ci sono delle limitazioni. I dati a livello provinciale sono un po’ “grezzi” e non colgono le sfumature locali. Altri fattori come il tipo di suolo, la topografia o la disponibilità d’acqua potrebbero giocare un ruolo. E abbiamo considerato i danni su base annuale, mentre potrebbero esserci variazioni stagionali importanti. Serviranno ricerche future con dati più dettagliati per approfondire questi aspetti.

Paesaggio grandangolare di una foresta mista nel nord della Cina durante l'autunno, con colori vivaci e segni visibili di attività di roditori alla base di alcuni alberi. Obiettivo grandangolare 20mm, lunga esposizione per nuvole soffici, messa a fuoco nitida.

Ma nonostante questo, credo che siamo riusciti a dipingere un quadro abbastanza chiaro dei meccanismi su macroscala che guidano questi piccoli ma potenti “ingegneri” (o distruttori, a seconda dei punti di vista!) dell’ecosistema forestale. Capire queste dinamiche è il primo passo per una convivenza più equilibrata e una gestione più efficace delle nostre preziose foreste.

Fonte: Springer

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