Un'immagine concettuale potente: una giovane piantina verde che spunta tenacemente da un terreno arido e crepato, simboleggiante la resilienza dell'istruzione in tempi di crisi. Sullo sfondo, un cielo nuvoloso ma con un raggio di sole che illumina la piantina. Macro lens, 105mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, effetto drammatico.

Crisi e Istruzione: Quando le Difficoltà Ci Aprono gli Occhi sul Valore della Scuola

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, scommetto, farà riflettere anche voi. Siamo abituati a pensare alle crisi – che siano conflitti armati, disastri naturali o tracolli economici – come a eventi puramente negativi, soprattutto per l’istruzione dei nostri ragazzi. E, intendiamoci, spesso lo sono, causando interruzioni, distruzione di infrastrutture e un generale peggioramento delle condizioni di apprendimento. Ma se vi dicessi che, paradossalmente, proprio questi momenti difficili potrebbero nascondere un’opportunità inaspettata per farci capire quanto sia davvero importante studiare?

Ho letto uno studio affascinante che si è posto proprio questa domanda: le crisi, oltre ai loro effetti devastanti, possono per caso aumentare la consapevolezza pubblica sull’importanza dell’educazione? Pensateci un attimo: quando tutto sembra crollare, quando il lavoro scarseggia e il futuro è incerto, non è forse vero che una buona istruzione appare come un’ancora di salvezza, uno strumento fondamentale per mantenere o ritrovare un impiego e un reddito dignitoso?

L’Ipotesi Controintuitiva: Le Crisi Rafforzano la Priorità Educativa?

L’idea di fondo di questa ricerca è proprio questa: le crisi, specialmente quelle più severe, potrebbero spingere le persone a rivalutare l’importanza dell’istruzione. Potremmo renderci conto, forse in modo più acuto di prima, di come un solido bagaglio culturale e formativo sia cruciale per navigare i tempi burrascosi. Di conseguenza, la priorità data all’educazione a livello pubblico potrebbe addirittura crescere.

E non si tratta solo di una sensazione. Ci sono prove concrete che l’istruzione aiuti a superare le crisi. Nei paesi in via di sviluppo, ad esempio, le persone con un’istruzione superiore sono spesso meno esposte e colpite dai conflitti armati e riescono a migliorare la propria situazione più facilmente durante e dopo un conflitto. Anche nei paesi OCSE, durante la crisi finanziaria globale del 2007-09 e la successiva crisi dell’eurozona, il tasso di disoccupazione tra i più istruiti è aumentato molto meno rispetto a quello dei meno istruiti. E lo stesso è accaduto durante la pandemia di Covid-19: chi aveva un’istruzione superiore ha avuto molte meno probabilità di perdere il lavoro.

Si presume che questi benefici non passino inosservati. Molti, soprattutto i più anziani, potrebbero aver già osservato questi meccanismi durante crisi passate. Una nuova crisi, quindi, non farebbe che ricordare loro l’importanza dell’educazione, spingendoli a valorizzarla ancora di più. Altri, specialmente i più giovani, potrebbero notare questi vantaggi per la prima volta, arrivando alla stessa conclusione. Insomma, che sia un “ricordo” o una “scoperta”, l’effetto sarebbe un aumento della priorità educativa nell’opinione pubblica.

È importante sottolineare una cosa: questo aumento di priorità non dipende necessariamente dalla possibilità immediata di investire di più nell’istruzione. Anzi, è probabile che una crisi riduca la capacità di molte persone di sostenere spese per la formazione. Ma, per le ragioni che abbiamo visto, la loro percezione del valore dell’istruzione potrebbe comunque crescere.

Cosa Dice la Ricerca: Un’Analisi su 50 Paesi

Per testare questa ipotesi, lo studio ha analizzato dati provenienti da ben 50 paesi, combinando informazioni a livello individuale dal World Values Survey (WVS) con dati a livello nazionale sulle crisi e altre caratteristiche rilevanti. Il WVS è uno strumento potentissimo perché permette di misurare la priorità educativa degli individui e di tenere conto di tantissime altre variabili, come le loro caratteristiche demografiche e i loro valori.

Come si misura la “priorità educativa”? Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto di scegliere il problema più serio del mondo tra diverse opzioni, tra cui “istruzione inadeguata”, “povertà”, “discriminazione contro ragazze e donne”, “scarsa igiene e malattie infettive” ed “inquinamento ambientale”. Chi sceglieva “istruzione inadeguata” come primo problema dimostrava, secondo i ricercatori, di darle una priorità elevata. In media, il 10% degli intervistati ha fatto questa scelta.

Sono stati presi in considerazione sei tipi di crisi:

  • Disastri naturali
  • Conflitti interni
  • Conflitti esterni
  • Crisi di disoccupazione
  • Crisi inflazionistiche
  • Crisi bancarie

I risultati delle analisi statistiche (regressioni probit, per i più tecnici) sono stati piuttosto chiari: ogni tipo di crisi è risultato associato a una maggiore priorità educativa. Questo corrobora l’ipotesi iniziale! E, tranne che per le crisi di disoccupazione, l’entità degli effetti stimati è stata considerevole.

Un'aula scolastica temporanea allestita in una tenda o struttura prefabbricata in un'area colpita da un disastro naturale. Bambini di varie età sono seduti a banchi improvvisati, attenti a un insegnante che scrive su una lavagna portatile. L'ambiente è semplice ma ordinato, con un senso di speranza e resilienza. Telephoto zoom, 100mm, fast shutter speed, luce naturale filtrata.

Quanto Incidono le Diverse Crisi?

È interessante notare come l’impatto vari a seconda del tipo di crisi. Ad esempio, un aumento dell’1% nel tasso di disoccupazione ha aumentato la probabilità di dare priorità all’istruzione “solo” dello 0,6% in media. Sembra poco, ma pensiamo a cosa significa su larga scala. Invece, un aumento dell’1% nel tasso di inflazione ha fatto schizzare questa probabilità al 16,8%! Un dato impressionante.

Anche i conflitti hanno un impatto notevole: un aumento di un decimo nell’intensità dei conflitti interni ha portato a un aumento medio dell’8,5% nella probabilità di prioritizzare l’istruzione, mentre per i conflitti esterni l’aumento è stato dell’11,3%. I disastri naturali? Un aumento dell’1% nel tasso di persone colpite ha significato un +7,4% nella priorità educativa. E il verificarsi di una crisi bancaria? Un +6,6%.

Questi risultati sono stati confermati anche dopo aver controllato per altri fattori importanti come il livello di democrazia, i diritti politici e civili, e il tasso di urbanizzazione. Insomma, sembra proprio che ci sia qualcosa di vero in questa idea.

Cosa Ci Insegna Tutto Questo? Implicazioni Pratiche

Se le crisi, pur nella loro tragicità, aumentano la consapevolezza sull’importanza dell’istruzione, cosa possiamo farne di questa informazione? Le implicazioni sono molteplici e toccano politici, educatori e, nei paesi in via di sviluppo, anche le organizzazioni umanitarie.

Prima che una crisi colpisca, è fondamentale rendere il sistema educativo il più resiliente possibile. Bisogna prepararsi per garantire che l’istruzione possa continuare con la minima interruzione possibile. Ad esempio, la spesa pubblica per l’istruzione dovrebbe essere protetta, “blindata”, in modo che crisi finanziarie o di disoccupazione non portino a tagli.

Durante i conflitti armati e i disastri naturali, l’offerta educativa dovrebbe continuare per quanto possibile, fornendo spazi di apprendimento sicuri per i bambini. Questo non è solo un modo per garantire continuità didattica, ma anche per offrire un senso di normalità e supporto psicologico in contesti traumatici.

Dopo una crisi, è il momento di capitalizzare su questa accresciuta priorità educativa da parte della popolazione. Come?

  • Aiutando i ragazzi che hanno abbandonato la scuola a rientrare nel sistema educativo.
  • Finanziando la fornitura di materiali didattici.
  • Emettendo voucher scolastici per i genitori.
  • Investendo a lungo termine nella formazione degli insegnanti e nella costruzione di infrastrutture scolastiche.

Nei paesi in via di sviluppo, i governi nazionali potrebbero non essere in grado di affrontare questi problemi da soli, specialmente dopo disastri naturali o guerre. In questi casi, è cruciale l’intervento di altri attori: agenzie multilaterali, donatori bilaterali, ONG e organizzazioni comunitarie.

Un grafico stilizzato che mostra una linea ascendente rappresentante la priorità educativa, con icone simboleggianti diversi tipi di crisi (un fulmine per disastri naturali, due spade incrociate per conflitti, un grafico in discesa per crisi economiche) posizionate lungo l'asse temporale, ognuna corrispondente a un picco nella linea della priorità educativa. Macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, sfondo neutro.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. Ad esempio, copre un numero relativamente piccolo di episodi di crisi e un periodo di tempo limitato. Inoltre, le definizioni di crisi sono comuni a tutti i paesi, mentre la percezione di cosa costituisca, ad esempio, una “crisi inflazionistica” può variare da nazione a nazione. E, naturalmente, le correlazioni statistiche non stabiliscono automaticamente un rapporto di causa-effetto, anche se ci sono buoni argomenti per pensare che l’effetto sia causale (difficilmente la priorità educativa può causare una crisi!).

Nonostante ciò, i risultati sono nuovi e stimolanti. Nessuno prima aveva studiato sistematicamente come le crisi influenzino la priorità che il pubblico attribuisce all’istruzione. C’è bisogno di ulteriore ricerca, ovviamente. Sarebbe utile un’analisi teorica più approfondita, studi che coprano più paesi e anni più recenti, e che tengano conto delle specificità nazionali e regionali. E, soprattutto, indagare se questo aumento di priorità si traduca poi effettivamente in maggiori investimenti educativi, sia privati che pubblici.

In conclusione, per quanto le crisi abbiano effetti deleteri sull’istruzione dei bambini, sembra che possano avere questo “effetto collaterale” di farci aprire gli occhi sul suo valore intrinseco. Comprendere meglio questi legami tra crisi, priorità educativa e investimenti nell’istruzione è fondamentale se vogliamo costruire società più resilienti e preparate ad affrontare le sfide del futuro. E voi, cosa ne pensate? Avete mai avuto la sensazione che nei momenti difficili l’importanza dello studio diventi ancora più evidente?

Fonte: Springer

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