Fotografia paesaggistica con obiettivo grandangolare 20mm, che mostra un dilemma visivo: un bellissimo paesaggio naturale collinare tedesco parzialmente interrotto da moderne turbine eoliche in lontananza, luce drammatica all'alba, messa a fuoco nitida su tutto il campo, nuvole lisce da lunga esposizione, simboleggiando il trade-off tra energia rinnovabile e impatto visivo.

Nascondere le Rinnovabili: Quanto Ci Costa Davvero la Bellezza del Paesaggio?

Parliamoci chiaro, la transizione energetica è una sfida enorme, ma assolutamente necessaria per combattere il cambiamento climatico. Tutti vogliamo energia pulita, sostenibile, a basse emissioni. Ma c’è un “ma”, e non è piccolo: l’impatto visivo. Chi di noi vorrebbe davvero una gigantesca pala eolica piantata proprio davanti al panorama preferito o a due passi da casa? Ecco, questo è uno dei nodi cruciali che spesso frena l’installazione di nuovi impianti, soprattutto quelli eolici.

Mi sono imbattuto di recente in uno studio affascinante, pubblicato su Springer Nature, che ha cercato di quantificare proprio questo dilemma: quanto ci costa, in termini economici e di sistema energetico, cercare di “nascondere” le infrastrutture rinnovabili alla vista, specialmente nelle aree più belle o densamente popolate? È una domanda da un milione di dollari, o meglio, da miliardi di euro, come vedremo.

La Sfida dell’Accettazione Locale e l’Impatto Visivo

Lo studio si concentra sulla Germania, un paese che, come molti altri in Europa, sta spingendo forte sulle rinnovabili ma si scontra con una certa resistenza locale. Le ragioni sono diverse: processi autorizzativi lunghi, problemi di rete, catene di approvvigionamento… Ma una delle barriere più significative è proprio l’opposizione delle comunità locali, spesso motivata dall’impatto visivo, in particolare delle turbine eoliche. Sembra che siamo più disposti ad accettarle in paesaggi “meno belli”, mentre le rifiutiamo in quelli di alta qualità estetica. Anche il fotovoltaico su larga scala, sebbene generalmente meno impattante, non è esente da critiche.

È fondamentale affrontare queste preoccupazioni, perché una pianificazione che non ne tenga conto rischia di creare conflitti sociali, ambientali ed economici a livello locale. Finora, analizzare la visibilità su larga scala (nazionale o regionale) era complicato. I metodi tradizionali funzionano bene per un singolo progetto, ma non quando devi decidere *dove* mettere potenzialmente migliaia di impianti.

Una Soluzione Innovativa: La “Viewshed Inversa”

Qui entra in gioco l’idea brillante utilizzata nello studio: la “reverse viewshed analysis”, o analisi della visibilità inversa. Invece di partire dal progetto e vedere cosa “vede”, si parte dai punti che vogliamo proteggere (aree panoramiche, città) e si mappa *da dove* un eventuale impianto sarebbe visibile. Geniale, no? Questo permette di integrare la considerazione dell’impatto visivo fin dalle prime fasi della pianificazione su vasta scala.

I ricercatori hanno applicato questo metodo a tutta la Germania, usando un modello digitale del terreno ad alta risoluzione e identificando milioni di punti di osservazione basati sulla bellezza del paesaggio (da 1 a 9) e sulla densità di popolazione. Hanno poi calcolato dove *non* si dovrebbero mettere pale eoliche (alte 130m) o pannelli fotovoltaici (alti 2m) per evitare che siano visibili da questi punti sensibili, considerando diverse soglie di “sensibilità”.

Fotografia paesaggistica, grandangolo 15mm, che mostra un paesaggio tedesco moderatamente collinare con alcune turbine eoliche moderne in lontananza, appena visibili sotto un cielo parzialmente nuvoloso, luce diffusa, messa a fuoco nitida, che illustra un impatto visivo minimo.

Scenario “Moderato”: Proteggere il Top Costa Poco

E qui arriva la prima, interessante scoperta. Se adottiamo un approccio “moderato”, cioè escludiamo le rinnovabili solo dalle aree veramente più panoramiche (livello 9 di bellezza) o dalle zone urbane super dense (oltre 5000 persone/km²), l’impatto sui costi complessivi del sistema energetico tedesco al 2045 è… praticamente nullo!

Questo significa che potremmo proteggere i gioielli paesaggistici e i centri urbani più affollati senza dover sborsare cifre folli. Queste aree “top” rappresentano una piccola percentuale del territorio e della popolazione, ma hanno un grande valore turistico ed estetico. Sembra quasi troppo bello per essere vero, ma i dati parlano chiaro: una pianificazione attenta e mirata è possibile senza compromettere l’economia della transizione.

Inoltre, c’è un altro aspetto interessante: in alcuni casi, le zone più belle coincidono con quelle meno ventose. Quindi, evitarle non solo protegge il paesaggio, ma evita anche di installare turbine poco efficienti. Un piccolo “win-win”.

Scenario “Severo”: Nascondere Tutto Ha un Prezzo Salato

Ma cosa succede se alziamo l’asticella della sensibilità? Se decidiamo che le rinnovabili non devono essere visibili nemmeno da paesaggi “mediamente” belli (diciamo, dal livello 5 in su) o da aree con densità di popolazione media (sopra i 300 persone/km²)?

Ecco, qui la musica cambia radicalmente. Lo studio mostra che in questi scenari “severi”, i costi annuali del sistema energetico nel 2045 potrebbero aumentare fino al 38%! Parliamo di decine di miliardi di euro in più ogni anno.

Perché questo aumento vertiginoso? Semplice: escludendo così tante aree idonee per l’eolico onshore e il fotovoltaico a terra (che sono le opzioni più economiche), si è costretti a puntare massicciamente su alternative più costose o complesse:

  • Eolico offshore: Ottimo, ma più caro e limitato dalle aree marine disponibili.
  • Fotovoltaico sui tetti (Rooftop PV): Fondamentale, ma per compensare richiederebbe un’espansione enorme (fino a 18 volte la capacità attuale!), con tassi di installazione annuali che sembrano irrealistici oggi. E siamo sicuri che tutti i proprietari di casa installerebbero i pannelli? Ci sono barriere economiche e sociali non indifferenti.
  • Importazioni massicce di idrogeno verde: Se non produciamo abbastanza energia rinnovabile internamente per fare idrogeno, dovremo comprarlo dall’estero, con tutte le incertezze geopolitiche e i costi che ne derivano. Nello scenario più restrittivo, il 91-95% dell’idrogeno nel 2030 dovrebbe essere importato.

In pratica, una sensibilità visiva molto alta non solo fa lievitare i costi, ma rischia anche di compromettere la resilienza e l’indipendenza del sistema energetico, rendendoci dipendenti da importazioni e da tecnologie (come il fotovoltaico diffuso su tutti i tetti) la cui adozione di massa è tutt’altro che scontata.

Foto macro 90mm di pannelli solari installati su un tetto di tegole, con focus preciso sulle celle fotovoltaiche e la struttura di montaggio sotto una luce solare diretta, simboleggiando la massiccia adozione del fotovoltaico sui tetti necessaria negli scenari restrittivi.

Il Semaforo dei Costi e dei Rischi

Lo studio visualizza bene questo trade-off con una sorta di “semaforo”:

  • Verde: Scenari con restrizioni moderate (protezione solo delle aree top). Costi quasi invariati, sistema fattibile.
  • Giallo/Beige: Scenari intermedi. I costi iniziano a salire gradualmente.
  • Rosso: Scenari con restrizioni severe (protezione anche da aree medie). Costi molto alti, esaurimento del potenziale di alcune tecnologie, forte dipendenza da importazioni e da scenari di adozione ottimistici (rooftop PV). Rischio per la resilienza.

Non Solo Visibilità: Un Quadro Più Ampio

È importante sottolineare, come fanno gli stessi autori, che la visibilità è solo uno dei fattori in gioco. L’accettazione locale delle rinnovabili è una questione complessa, influenzata da molti altri elementi:

  • Partecipazione pubblica: Coinvolgere le comunità locali nelle decisioni è cruciale.
  • Benefici economici: Schemi di proprietà locale o tariffe energetiche vantaggiose possono fare la differenza.
  • Giustizia distributiva: Concentrare gli impianti solo in aree “nascoste” potrebbe scaricare l’onere ambientale su poche comunità.
  • Percezione soggettiva: Ciò che per alcuni è un pugno nell’occhio, per altri può essere un simbolo di progresso e sostenibilità. La percezione può anche cambiare nel tempo.

Quindi, pensare di risolvere il problema semplicemente “nascondendo” tutto è non solo costoso, ma anche riduttivo. Serve un approccio integrato.

Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio tedesco ci offre spunti preziosi. Ci dice che un certo grado di attenzione all’impatto visivo è possibile e sostenibile economicamente. Possiamo proteggere i nostri paesaggi più preziosi senza mandare in tilt i conti della transizione energetica. Tuttavia, esagerare con le restrizioni, volendo rendere tutto invisibile, ci porta su una strada molto costosa e potenzialmente insidiosa per la sicurezza energetica.

Il metodo della “viewshed inversa” è uno strumento potente per i pianificatori, che può aiutare a trovare quel difficile equilibrio tra necessità energetiche, costi e accettazione sociale. Ma non deve sostituire il dialogo e la partecipazione. Anzi, può essere la base per discutere con cognizione di causa, mostrando chiaramente quali sono i costi e i benefici delle diverse scelte.

La sfida, quindi, non è solo tecnica o economica, ma profondamente sociale e politica: come costruiamo insieme un futuro energetico pulito che sia anche rispettoso dei luoghi in cui viviamo e che amiamo?

Fonte: Springer

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