Un cane Labrador adulto guarda incuriosito un tampone salivare tenuto da una mano umana, pronto per un test del cortisolo, portrait photography, 35mm, depth of field, luce naturale soffusa.

Cortisolo Salivare nei Cani: Davvero Affidabile o un Falso Amico del Benessere?

Ciao a tutti, amanti degli animali e curiosi di scienza! Oggi voglio parlarvi di una questione che mi sta molto a cuore e che, sono sicuro, interesserà molti di voi che convivono con un amico a quattro zampe o che lavorano nel mondo cinofilo: la misurazione dello stress nei cani. E, più specificamente, di quanto possiamo fidarci di un metodo che sembrava la panacea: il test del cortisolo salivare.

Sapete, il cortisolo è un po’ l’ormone jolly quando si parla di stress, sia per noi umani che per i nostri amici pelosi. Misurarlo ci aiuta a capire come sta reagendo l’organismo del cane a determinate situazioni, che siano fisiche o psicologiche. Per anni, la ricerca, soprattutto quella condotta su cani da laboratorio, ci ha detto che il cortisolo nella saliva poteva essere un buon riflesso di quello presente nel sangue (siero), con il vantaggio enorme di essere un metodo non invasivo. Immaginate la comodità: un semplice tampone in bocca invece di un prelievo di sangue. Un sogno, no?

Perché Scegliere la Saliva? Il Sogno (Infranto?) di un Test Facile

L’idea di usare la saliva è nata da esigenze pratiche e, diciamocelo, etiche. Meno stress per l’animale, più facilità di raccolta per noi. Studi precedenti, condotti principalmente su cani adulti da laboratorio, avevano mostrato una correlazione promettente: i livelli di cortisolo salivare sembravano essere circa il 7-12% di quelli nel siero, e le variazioni in risposta a uno stress acuto si vedevano in pochi minuti. Questo ha portato molti di noi ricercatori e professionisti a preferire questo metodo, soprattutto quando si tratta di valutare cani da lavoro, spesso sottoposti a stress elevati, o semplicemente per monitorare il benessere dei nostri pet.

Però, diciamocelo, a volte i risultati degli studi comportamentali che usavano il cortisolo salivare erano un po’… ballerini. A volte c’era una corrispondenza con i comportamenti di paura, altre volte no. E il “gold standard”, il punto di riferimento, è sempre rimasto il cortisolo nel sangue.

L’Ipotesi del “Cane Modello”: I Cani da Laboratorio Sono Come i Nostri?

Qui entra in gioco un concetto fondamentale, la cosiddetta “Model Population Hypothesis” (MPH). In pratica, si ipotizza che i cani da laboratorio, pur con la loro vita standardizzata e controllata, siano rappresentativi di tutti i cani, anche dei nostri cuccioli scatenati o dei nostri cani da compagnia che vivono le avventure più disparate. E per molte cose, come lo sviluppo di farmaci o vaccini, questo è vero.

Ma io e il mio team ci siamo chiesti: vale anche per la fisiologia dello stress in contesti reali? I cani da laboratorio sono spesso Beagle, cresciuti in ambienti omogenei, con diete, cicli di luce e stressor controllati. I nostri cani, invece, sono un mix di genetica, esperienze e ambienti incredibilmente vari. Pensate solo alle differenze tra un cucciolo di Labrador destinato all’assistenza e un meticcio adulto che vive in appartamento. Possono davvero reagire allo stesso modo a livello endocrino?

Fattori come la razza (anche se più la taglia, a dire il vero), l’ambiente, il tipo di tampone usato per la saliva, la contaminazione del campione, lo stato sessuale… sono tutte variabili che nei cani da laboratorio sono minimizzate, ma che nei nostri pet sono all’ordine del giorno. E non dimentichiamo che i metodi di raccolta e processamento della saliva non sono ancora super standardizzati, il che può portare a interpretazioni un po’ confuse.

Cosa Abbiamo Fatto Noi? Un’Indagine sul Campo (e in Bocca!)

Così, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo deciso di mettere alla prova questa MPH. Abbiamo voluto vedere se il cortisolo salivare fosse davvero un buon “sostituto” di quello sierico in due gruppi di cani molto diversi dai classici cani da laboratorio: cuccioli sani sotto i sei mesi (Labrador x Golden Retriever, futuri cani da assistenza) e un gruppo eterogeneo di cani adulti da compagnia.

Abbiamo seguito le procedure standard, quelle usate negli studi di validazione precedenti. In pratica, raccoglievamo un campione di saliva e, entro 4 minuti, un campione di sangue. I cuccioli sono stati campionati più volte nel corso della loro crescita (tra le 8 e le 20 settimane), mentre gli adulti una volta sola. Per i cuccioli, abbiamo anche provato a vedere cosa succedeva prima e dopo un evento “stimolante” (un giocattolo nuovo e un po’ strano che si muoveva e faceva rumori) per vedere se entrambi i metodi (saliva e siero) registravano l’aumento di cortisolo.

Un cucciolo di Labrador color miele, di circa 12 settimane, osserva con curiosità un giocattolo animatronico colorato a terra in una stanza luminosa. Macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Per la raccolta della saliva, usavamo dei tamponi di cotone specifici per bambini, tenuti in bocca al cane (tra labbro e gengiva) per 90 secondi, a volte usando un piccolo bocconcino tenuto davanti al naso per stimolare la salivazione (cosa che non dovrebbe alterare i valori di cortisolo). I campioni venivano poi congelati e spediti a un laboratorio specializzato. Subito dopo, un veterinario prelevava un piccolo campione di sangue, sempre con la massima cura per non stressare l’animale. Se un cane mostrava segni di disagio, interrompevamo tutto.

I Risultati: Una Doccia Fredda (o Sputo Amaro?)

E qui, ragazzi, la sorpresa. O forse la conferma di un sospetto. Sia nei nostri 34 cuccioli (da cui abbiamo raccolto 218 coppie di campioni saliva-siero) sia nei 38 cani adulti, la correlazione tra cortisolo salivare e cortisolo sierico era… praticamente inesistente. Avete capito bene: i valori non andavano di pari passo. Anzi, nei cuccioli la correlazione era addirittura leggermente negativa, anche se non statisticamente significativa (r(216) = -0.092, p = 0.178), e negli adulti era debolissima e non significativa (r(36) = 0.092, p = 0.582).

Ma la cosa ancora più interessante è successa con l’evento “stimolante” per i cuccioli. Dopo l’incontro con il giocattolo animatronico, il cortisolo nel siero aumentava significativamente, come ci aspettavamo. Questo ci dice che l’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene), quello che regola la risposta allo stress, si era attivato. E la saliva? Beh, il cortisolo salivare non mostrava alcun aumento significativo. Sembrava quasi che la saliva non si fosse “accorta” dello stressor!

Analisi Più Approfondita: Il Diavolo è nei Dettagli

Abbiamo usato anche un’analisi statistica chiamata Bland-Altman per capire meglio le differenze. Questa analisi ci ha mostrato che, in generale, il cortisolo salivare tendeva a sottostimare quello sierico. E non di poco, né in modo costante! C’era una grande variabilità, soprattutto ai livelli più bassi di cortisolo. Immaginate di voler misurare una “base” di cortisolo prima di un evento: se la saliva è così inaffidabile a bassi livelli, come facciamo a capire se c’è stato un cambiamento reale dopo?

Questo “bias proporzionale” era particolarmente evidente a concentrazioni di cortisolo più basse, dove la sottostima poteva essere enorme (fino al -270%!). A livelli di cortisolo più alti, la situazione migliorava un po’, avvicinandosi di più a quella proporzione del 10% che ci si aspetterebbe. Questo potrebbe suggerire che la saliva riesce a “vedere” meglio i picchi di stress molto alti, ma per le variazioni più sottili o per i livelli basali, sembra fare cilecca.

Perché Questa Discrepanza? Ipotesi sul Banco degli Imputati

Allora, perché questa enorme differenza rispetto agli studi sui cani da laboratorio? Le ipotesi sono diverse.

  • Variabilità genetica e ambientale: I nostri cani da compagnia e i cuccioli in crescita sono esposti a un mondo di stimoli, diete, routine e hanno background genetici molto più vari rispetto ai cani da laboratorio. Questa eterogeneità potrebbe influenzare significativamente il modo in cui il cortisolo passa dal sangue alla saliva, o come viene metabolizzato.
  • Fattori metabolici: I cani da laboratorio hanno un metabolismo più stabile. Nei pet, il cortisolo potrebbe riflettere non solo lo stress psicologico, ma anche risposte metaboliche a sfide ambientali diverse.
  • Metodologia degli studi precedenti: Rileggendo gli studi pionieristici, abbiamo notato che spesso si basavano su campioni molto piccoli (6-16 cani) e non sempre riportavano test di normalità dei dati prima di usare analisi statistiche (come la correlazione di Pearson) che possono essere influenzate da valori anomali. I nostri dati, invece, non erano distribuiti normalmente, il che ci ha spinto a usare test non parametrici più robusti (come la correlazione di Spearman).

Abbiamo cercato di essere super scrupolosi con la nostra metodologia, seguendo tutte le raccomandazioni: abbiamo aspettato almeno 30 minuti dopo l’ultimo pasto, il prelievo di sangue è avvenuto immediatamente dopo quello salivare (entro 1-4 minuti, un tempo in linea con il passaggio del cortisolo libero nelle membrane cellulari verso la saliva, almeno negli umani), e abbiamo usato tecniche di contenimento minimo per non stressare ulteriormente i cani. Quindi, è improbabile che la colpa sia solo della nostra procedura.

Un veterinario esamina con attenzione due provette, una contenente un campione di siero sanguigno e l'altra un tampone salivare, su un tavolo da laboratorio illuminato. Prime lens, 35mm, depth of field, duotone blu e grigio.

Sembra proprio che la relazione tra cortisolo sierico e salivare non sia così semplice e diretta nei cani che vivono “nel mondo reale”, specialmente nei cuccioli.

Cosa Significa Tutto Questo? Implicazioni Pratiche e Prospettive Future

Beh, i nostri risultati, devo dire, mettono un po’ in discussione l’uso generalizzato del cortisolo salivare come misura affidabile dello stress acuto nei cani da compagnia e nei cuccioli sotto i sei mesi. Se la saliva non riflette accuratamente ciò che accade nel sangue, soprattutto per rilevare aumenti di cortisolo in risposta a stressor o per stabilire livelli basali, allora rischiamo di trarre conclusioni sbagliate.

Questo non significa che il cortisolo salivare sia inutile in assoluto, ma che forse la sua applicabilità è più limitata di quanto pensassimo. Per ora, se vogliamo una misura precisa dell’attivazione dell’asse HPA in queste popolazioni di cani, sembra che il prelievo di siero, pur essendo più invasivo, rimanga la scelta più affidabile.

Certo, la ricerca deve andare avanti! Bisogna capire meglio perché c’è questa discrepanza. Forse i test salivari attuali hanno dei limiti, o forse ci sono altri fattori che non abbiamo ancora considerato. Si stanno esplorando anche altri biomarcatori dello stress, come l’alfa-amilasi salivare, che sembra promettente per lo stress cronico associato a malattie.

Insomma, la scienza è un percorso fatto di scoperte, conferme e, a volte, di risultati che ci costringono a rimettere in discussione vecchie certezze. E questo è il bello! Per il momento, quando si tratta di misurare lo stress acuto nei nostri amici a quattro zampe che non vivono in un laboratorio, forse è meglio affidarsi al buon vecchio prelievo di sangue, almeno finché non avremo metodi salivari più solidi e validati per queste specifiche popolazioni.

Spero che questa “chiacchierata scientifica” vi sia piaciuta e vi abbia dato qualche spunto di riflessione. Alla prossima!

Fonte: Springer

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