Tedesco Ribelle: Quando la Grammatica Infrange le Sue Stesse Regole!
Ragazzi, parliamoci chiaro: la grammatica a volte sembra un insieme di regole ferree, scolpite nella pietra. Impariamo che devi coordinare elementi simili, nomi con nomi, aggettivi con aggettivi… Ma poi scopri che le lingue sono organismi vivi, flessibili, e a volte… fanno un po’ come gli pare! Oggi vi porto in un viaggio nel cuore della grammatica tedesca, dove una regola che davamo per scontata si è rivelata molto più… sfumata. Parliamo di coordinazione eterofunzionale (HC), un nome un po’ ostico per un fenomeno affascinante che sfida le nostre certezze. Pronti a mettere in discussione quello che pensavamo di sapere sul tedesco?
Che Cos’è la Coordinazione Eterofunzionale?
Ok, partiamo dalle basi. Normalmente, quando usiamo congiunzioni come “e” (und in tedesco), uniamo elementi che hanno la stessa funzione grammaticale nella frase. Ad esempio:
- “Mangio pane e burro” (due oggetti diretti)
- “È bello e intelligente” (due aggettivi predicativi)
Questo sembra logico, quasi ovvio. La coordinazione eterofunzionale, invece, è quando si coordinano elementi che hanno funzioni grammaticali diverse. Pensate a una frase come l’inglese “What and when to eat to stay healthy” (Cosa e quando mangiare per stare in salute). Qui “what” (cosa) è l’oggetto e “when” (quando) è un avverbio temporale. Funzioni diverse, unite dalla stessa congiunzione! Sembra strano, vero?
La Vecchia Idea: Il Tedesco (e le Lingue Germaniche) Segue le Regole
Per molto tempo, l’idea dominante tra i linguisti era che le lingue germaniche, come l’inglese, l’olandese e, appunto, il tedesco, fossero piuttosto rigide su questo punto. Si pensava che questo tipo di coordinazione “strana” fosse possibile solo in modo apparente. L’ipotesi era che, sotto sotto, non si stessero coordinando direttamente le parole con funzioni diverse, ma intere frasi, con delle parti omesse (ellissi). Questa si chiama analisi multiclausale.
Facciamo un esempio: una frase come “Ich weiß nicht, wer und wo er ist” (Non so chi e dove sia) sarebbe stata interpretata come una versione abbreviata di “Ich weiß nicht, wer er ist und wo er ist” (Non so chi sia e non so dove sia). In questo modo, la regola della coordinazione tra elementi simili (in questo caso, due frasi interrogative indirette) era salva.
Un punto chiave di questa teoria riguardava gli argomenti obbligatori. Se un verbo richiede necessariamente un certo complemento (ad esempio, il soggetto in tedesco è quasi sempre obbligatorio), allora in una struttura multiclausale “nascosta”, questo argomento non potrebbe mancare nella seconda frase “sottintesa”. Se mancasse, la frase sarebbe agrammaticale. Di conseguenza, si pensava che coordinare direttamente un argomento obbligatorio con qualcos’altro (analisi monoclausale) fosse impossibile in tedesco. Sembrava che le lingue slave fossero più “permissive” da questo punto di vista, ammettendo anche la coordinazione monoclausale diretta.
Sorpresa! I Corpora Raccontano un’Altra Storia
Ma la lingua viva, quella usata ogni giorno dalle persone, a volte se ne infischia delle teorie troppo rigide. Cosa ho fatto, quindi? Mi sono tuffato in enormi archivi digitali di testi tedeschi, i cosiddetti corpora linguistici (parliamo di miliardi e miliardi di parole!). Volevo vedere se questa presunta impossibilità della coordinazione eterofunzionale monoclausale in tedesco fosse reale o solo un’ipotesi accademica.
Ebbene… sorpresa! Ho trovato un sacco di esempi che contraddicono la vecchia teoria. Frasi perfettamente naturali, usate in contesti reali, dove elementi con funzioni diverse, incluso un argomento obbligatorio come il soggetto, venivano coordinati direttamente. Guardate qui (esempi adattati da quelli reali trovati):
- “Man fragt sich, wer, was und wo dahintersteckt.” (Ci si chiede chi, cosa e dove ci sia dietro.) – Qui ‘wer’ (chi) è il soggetto obbligatorio!
- “Niemand weiß, wer und mit welchem Recht entscheidet.” (Nessuno sa chi e con quale diritto decide.) – Ancora ‘wer’ come soggetto.
- “Es ist unklar, wann und wer ankommt.” (Non è chiaro quando e chi arriva.) – Qui il soggetto ‘wer’ è addirittura il secondo elemento coordinato!

Questi non erano errori isolati o frasi strane trovate in qualche blog oscuro. Molti esempi provenivano da testi revisionati, come articoli di giornale (Stuttgarter Zeitung, Der Tagesspiegel, ecc.). Questo significa che redattori professionisti li avevano letti e approvati. L’idea che la coordinazione monoclausale fosse totalmente assente in tedesco iniziava seriamente a scricchiolare. Non potevo più sostenere che fosse impossibile!
Ma Quanto è “Giusto”? L’Opinione dei Parlanti
Ok, la gente le scrive e le pubblica. Ma queste frasi suonano davvero “bene” ai parlanti nativi? Sono considerate perfettamente normali o un po’ zoppicanti? Per capirlo, ho messo in piedi degli esperimenti di accettabilità. Ho creato (e in un caso, usato frasi reali dai corpora) diverse frasi tedesche contenenti coordinazione eterofunzionale e le ho sottoposte a gruppi di parlanti nativi tedeschi.
Ho chiesto loro di valutare quanto “ben formata” fosse ogni frase, usando una scala da -2 (totalmente sbagliata) a +2 (perfettamente normale). Ho giocato con diverse variabili:
- Tipo di elementi coordinati: Frasi interrogative (wer, was, wo… – chi, cosa, dove), quantificatori universali (jeder, überall… – tutti, ovunque), quantificatori negativi (niemand, nirgends… – nessuno, da nessuna parte).
- Numero di argomenti obbligatori: 0, 1 o addirittura 2 argomenti obbligatori tra gli elementi coordinati.
- Posizione nella frase: All’inizio della frase principale (nel cosiddetto Vorfeld) o nel mezzo di una frase subordinata (nel Mittelfeld).
L’idea era vedere se questi fattori influenzassero il giudizio dei parlanti.
I Fattori Chiave: Posizione, Tipo di Parola e… Gradualità!
E qui arriva la parte più succosa! I risultati degli esperimenti hanno rivelato un quadro molto più complesso e affascinante del previsto.
1. Non è bianco o nero: Le frasi con coordinazione eterofunzionale monoclausale (specialmente quelle con argomenti obbligatori) non sono state giudicate né completamente sbagliate, né completamente giuste. I punteggi medi si attestavano spesso in una zona “grigia”, intorno allo zero o leggermente negativi, ma comunque significativamente migliori delle frasi palesemente sgrammaticate usate come controllo, e peggiori delle frasi perfettamente grammaticali. Questo suggerisce un’accettabilità graduale.
2. La posizione conta: Le stesse strutture erano giudicate significativamente più accettabili quando si trovavano nel Mittelfeld di una frase subordinata rispetto a quando erano nel Vorfeld di una frase principale. Interessante, no?
3. Non tutti gli elementi sono uguali: La coordinazione di frasi interrogative (wer und wann) è risultata la più accettabile. Seguivano i quantificatori universali (jeder und immer), e infine, i meno accettati erano i quantificatori negativi (niemand und nie).
4. Gli argomenti obbligatori pesano: Come previsto in parte dalla vecchia teoria, ma in modo graduale, l’accettabilità diminuiva all’aumentare del numero di argomenti obbligatori coinvolti (0 obbligatori > 1 obbligatorio > 2 obbligatori).
5. Variabilità individuale: C’era una notevole differenza tra i singoli parlanti. Alcuni accettavano queste frasi molto più volentieri di altri, mostrando una gamma di giudizi che andava dal rifiuto quasi totale a una buona accettazione.

Grammatica Binaria o Sfumata?
Cosa ci dice tutto questo? Potremmo pensare che queste frasi siano semplicemente più difficili da “processare” per il cervello, e che i giudizi intermedi riflettano questo sforzo cognitivo (un fenomeno di performance). Ma questa spiegazione non regge del tutto. Perché la posizione (Vorfeld vs Mittelfeld) dovrebbe avere un impatto così forte, anche quando la complessità della frase è simile? E perché tipi diversi di parole coordinate (interrogative vs negative) dovrebbero essere processate in modo così differente?
L’ipotesi più intrigante, che emerge da questo studio e da altre ricerche recenti, è che la grammaticalità stessa potrebbe non essere una questione binaria (giusto/sbagliato), ma graduale (un fenomeno di competenza). Forse ci sono delle “regole” o vincoli nella grammatica tedesca che scoraggiano la coordinazione eterofunzionale monoclausale, ma questi vincoli sono “violabili”. Più vincoli violi (ad esempio, usando argomenti obbligatori, mettendola nel Vorfeld, usando quantificatori negativi), meno la frase risulta accettabile, ma non diventa necessariamente “totalmente” sbagliata per tutti.
Insomma, il tedesco, con la sua coordinazione eterofunzionale, ci ha regalato una bella lezione: le regole linguistiche possono essere molto più flessibili e sfumate di quanto pensiamo. Questo fenomeno non è un tabù assoluto, ma una zona grigia affascinante, che ci costringe a ripensare come funziona davvero la grammatica e ad abbracciare modelli che permettano questa gradualità. Non è incredibile scoprire queste complessità nascoste nel linguaggio che usiamo ogni giorno? La linguistica non smette mai di sorprendere!
Fonte: Springer
