Immagine simbolica della cooperazione tra Europa e America Latina per il clima: due mani, una con i colori stilizzati della bandiera UE e l'altra con un pattern che richiama le culture indigene latinoamericane, che si stringono delicatamente sopra un globo terrestre luminoso focalizzato sull'Oceano Atlantico. Sullo sfondo, elementi naturali verdi stilizzati (foglie, alberi) e turbine eoliche. Illuminazione morbida e positiva, obiettivo 50mm prime, alta definizione, profondità di campo media.

Oltre l’Esempio: Come UE e America Latina Possono Vincere Insieme la Sfida Climatica (Focus Brasile, Cile, Messico)

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta molto a cuore e che, secondo me, è cruciale per il nostro futuro: la cooperazione climatica tra l’Unione Europea (UE) e l’America Latina e Caraibi (LAC). Spesso sentiamo dire che l’UE deve “dare il buon esempio” sul clima, ma siamo sicuri che basti? Il titolo dell’articolo scientifico che ho letto, “Beyond leading by example: enhanced EU-LAC climate cooperation—the case of Brazil, Chile and Mexico”, suggerisce di no. E io sono d’accordo.

L’UE ha lanciato il suo ambizioso European Green Deal (EGD) nel 2019. Un piano pazzesco, diciamocelo, per rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. L’idea è quella di sganciare la crescita economica dall’uso delle risorse naturali, senza lasciare indietro nessuno. Bello, no? L’UE si propone ancora una volta come leader globale sul clima. Ma qui casca l’asino, o meglio, qui iniziano le sfide.

Il Green Deal Europeo: Un Sogno Verde con Implicazioni Globali

L’EGD non è solo una questione interna all’UE. Le sue politiche avranno un impatto enorme sui paesi partner. Pensiamo a due misure specifiche che stanno già facendo discutere:

  • Il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM): in pratica, una tassa sul carbonio emesso per produrre beni importati nell’UE. L’obiettivo è evitare che le aziende europee siano svantaggiate rispetto a concorrenti con standard ambientali più bassi e ridurre le emissioni globali.
  • Il Regolamento sui Prodotti a Deforestazione Zero (EUDR): l’UE vuole bloccare l’importazione di prodotti (caffè, cacao, soia, legno, ecc.) che hanno contribuito alla deforestazione.

Queste misure, sebbene nate con buone intenzioni, rischiano di essere percepite come protezionismo verde o addirittura “colonialismo verde”, trasferendo i costi della decarbonizzazione europea sui paesi meno sviluppati. Capite bene che questo potrebbe incrinare la pretesa di leadership climatica dell’UE.

Ma come si manifesta questa leadership? Gli esperti ne identificano diversi tipi:

  • Ideativa/Cognitiva: Lanciare idee che cambiano il gioco, come l’EGD stesso o la Legge Europea sul Clima.
  • Esemplare/Direzionale: Dare il buon esempio, implementando le politiche al proprio interno per ispirare gli altri. È la forma più “classica” per l’UE.
  • Imprenditoriale/Diplomatica: Costruire alleanze, usare la diplomazia per convincere e coordinare. L’UE è brava in questo, grazie alla sua esperienza interna.
  • Strutturale: Usare il proprio peso economico e normativo. Può essere coercitiva (come il CBAM, imponendo costi) o basata sull’assistenza (aiuti allo sviluppo, finanziamenti, accordi commerciali favorevoli).

Il punto, secondo l’analisi che ho letto e che condivido, è che l’UE non può più puntare solo sulla leadership esemplare. In un mondo multipolare e con un multilateralismo in crisi, servono più diplomazia (leadership imprenditoriale) e più supporto concreto (leadership strutturale basata sull’assistenza). E qui entra in gioco l’America Latina.

Primo piano macro di documenti ufficiali dell'Unione Europea riguardanti il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) e la regolamentazione sulla deforestazione (EUDR), posati su una scrivania di legno scuro. Illuminazione laterale controllata che crea ombre morbide, alta definizione dei dettagli del testo, obiettivo macro 100mm.

America Latina e Caraibi: Vulnerabilità, Potenziale e Priorità

Perché proprio l’America Latina? Beh, questa regione, pur contribuendo “solo” per circa il 6,7% alle emissioni globali di gas serra (contro il 6,7% dell’UE, dati OECD 2023), è estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici. Pensate che ospita metà della biodiversità mondiale ed è già colpita da eventi estremi, insicurezza idrica, perdita di produttività agricola, il tutto aggravato da povertà e disuguaglianze.

Ma la regione LAC è anche una potenza delle rinnovabili! Già oggi il 33% della sua energia viene da fonti rinnovabili (la media globale è 13%). La transizione verde potrebbe creare un sacco di nuovi posti di lavoro (+10,5% entro il 2030, stima OECD). Certo, le sfide non mancano:

  • Dipendenza dai fossili: Paesi come Brasile, Messico, Argentina, Colombia ne dipendono ancora molto.
  • Deforestazione: Un problema enorme, specialmente in Brasile.
  • Capacità istituzionale: Spesso limitata per implementare e monitorare politiche climatiche complesse.
  • Giustizia sociale: La transizione deve essere equa, supportando i lavoratori e le comunità colpite.

L’articolo si concentra su tre paesi chiave:

  • Brasile: Il gigante della regione, cruciale per le emissioni e la deforestazione. Dopo anni difficili, con il ritorno di Lula sembra esserci una nuova apertura verso l’azione climatica internazionale, anche se non mancano le contraddizioni (adesione all’OPEC+, progetti fossili). Le priorità sono la protezione della foresta amazzonica, i diritti indigeni e la sicurezza alimentare.
  • Cile: Un vero leader climatico nella regione. Ha una legge sul clima ambiziosa (neutralità carbonica entro il 2050), una carbon tax, e punta forte sulle rinnovabili (idrogeno verde in primis). La sfida è attrarre investimenti e garantire stabilità normativa.
  • Messico: Secondo emettitore della regione, ha visto un rallentamento nelle politiche climatiche sotto la presidenza AMLO, molto focalizzata sui fossili. Tuttavia, l’elezione di Claudia Sheinbaum, scienziata ambientale, fa sperare in un cambio di passo verso rinnovabili e trasporti pubblici.

Questi paesi, pur con le loro differenze, mostrano un interesse crescente per la transizione verde e la cooperazione internazionale. L’impatto del Green Deal europeo (soprattutto CBAM e EUDR) è visto con preoccupazione, ma anche come un’opportunità strategica per rafforzare i legami con l’UE e diversificare le dipendenze da USA e Cina.

Costruire Ponti sull’Atlantico: Una Nuova Agenda per il Clima

Allora, come può l’UE rafforzare la sua leadership e collaborare meglio con Brasile, Cile, Messico e tutta la regione LAC? L’analisi suggerisce di puntare su tre aree principali, spostando il focus dalla semplice “esemplarità” a un approccio più imprenditoriale e di assistenza strutturale.

1. Diplomazia Verde e Gestione degli Impatti dell’EGD:
Serve una strategia chiara per spiegare l’EGD ai partner LAC, ascoltare le loro preoccupazioni e offrire supporto per adattarsi. Ad esempio, i dati raccolti nella fase pilota del CBAM potrebbero essere usati per indirizzare i fondi del programma Global Gateway (l’iniziativa UE da 300 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali globali) verso i paesi più vulnerabili, aiutandoli a decarbonizzare le loro industrie. Le “Alleanze Verdi” bilaterali possono diventare strumenti potenti. Bisogna superare la percezione di un’UE transazionale e focalizzata solo sui propri interessi.

Fotografia panoramica di un paesaggio latinoamericano che mostra la coesistenza armoniosa di turbine eoliche su una collina verdeggiante e pannelli solari in un campo, con una piccola comunità agricola visibile in lontananza. Obiettivo grandangolare 24mm, luce dorata del tardo pomeriggio che accentua i colori, messa a fuoco nitida su tutto il panorama, cielo con nuvole leggere.

2. Rafforzare la Governance Climatica e la Partecipazione:
Sia l’UE che i paesi LAC stanno innovando su leggi e istituzioni per il clima. C’è un enorme potenziale per l’apprendimento reciproco! L’UE può condividere la sua esperienza con la Legge Europea sul Clima, gli organi consultivi scientifici (come l’ESABCC), mentre può imparare dalle pratiche di partecipazione pubblica e integrazione delle conoscenze indigene presenti in alcuni paesi LAC (come il Perù). In un contesto di crescente polarizzazione politica, rafforzare il consenso sociale attorno alle politiche climatiche è fondamentale. Le assemblee dei cittadini sul clima (usate in Europa) e il bilancio partecipativo (diffuso in LAC) sono esempi di strumenti da esplorare insieme. Questo rafforzerebbe la leadership ideativa e strutturale (assistenza) dell’UE.

3. Accelerare le Transizioni Settoriali (Energia, Foreste, Finanza):
Qui la leadership strutturale (assistenza) dell’UE può fare la differenza.

  • Energia: Supportare investimenti in rinnovabili, efficienza energetica, idrogeno verde e biocarburanti sostenibili. La cooperazione tecnica e industriale sull’idrogeno tra UE e Cile è un ottimo esempio. Il Global Gateway può finanziare progetti concreti.
  • Deforestazione: Lavorare insieme ai paesi produttori per affrontare le cause profonde della deforestazione, promuovendo la gestione sostenibile delle foreste e catene del valore “deforestation-free”, invece di imporre solo divieti (che rischiano di essere controproducenti).
  • Finanza Sostenibile: Collaborare sullo sviluppo di tassonomie verdi, emissione di green bond, meccanismi come i “debt-for-nature swaps” (cancellazione del debito in cambio di protezione ambientale).
  • Commercio: Utilizzare gli accordi commerciali (come quelli recenti con Cile e Mercosur) per promuovere standard ambientali e sociali elevati, assicurandosi che includano impegni vincolanti sull’Accordo di Parigi e meccanismi di supporto per la transizione.

Andare Oltre l’Esempio: Verso una Partnership Climatica Reale

Insomma, la mia lettura è che per essere davvero un leader climatico nel mondo di oggi, l’UE deve smettere di pensare solo a “dare l’esempio” dall’alto. Deve rimboccarsi le maniche e costruire alleanze reali, basate sull’ascolto, sul supporto reciproco e sulla condivisione. La cooperazione con l’America Latina, e in particolare con attori chiave come Brasile, Cile e Messico, è un’opportunità strategica enorme.

Ritratto di gruppo informale di politici, scienziati e attivisti europei e latinoamericani durante una pausa caffè in una conferenza sul clima. Stanno discutendo animatamente ma in modo collaborativo, alcuni sorridono. Luce naturale da una grande finestra, profondità di campo ridotta per sfocare lo sfondo, obiettivo 50mm, stile fotogiornalistico.

Rafforzare la diplomazia verde, supportare la governance climatica locale e accelerare le transizioni settoriali attraverso investimenti mirati e cooperazione tecnica: questa è la strada. Significa passare da una leadership prevalentemente direzionale a una più imprenditoriale e strutturale basata sull’assistenza. È un approccio che non solo aiuterebbe i paesi LAC nella loro transizione, ma rafforzerebbe la stessa leadership globale dell’UE, rendendola più credibile ed efficace. E, cosa più importante, ci avvicinerebbe tutti un po’ di più a vincere la sfida climatica. Che ne pensate?

Fonte: Springer

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