Contraccettivi in Etiopia: Viaggio nel Cuore della Salute Femminile Rurale (e Qualche Sorpresa!)
Amici e amiche di Scienza Chiara, oggi vi porto con me in un viaggio affascinante e super importante, dritto nel cuore dell’Etiopia rurale. Parleremo di un tema cruciale per la salute e l’autodeterminazione delle donne: l’uso dei contraccettivi moderni. Grazie a uno studio recentissimo, basato sui dati del mini Ethiopian Demographic and Health Survey (EDHS) del 2019, possiamo finalmente avere un quadro più chiaro della situazione e, credetemi, ci sono dati che fanno riflettere.
L’obiettivo di questa ricerca, intitolata “Spatial variations and determinants of modern contraceptive utilization among sexually active rural women in Ethiopia using mini EDHS 2019 data: spatial and multilevel analysis“, era proprio quello di capire non solo quante donne nelle aree rurali utilizzano metodi contraccettivi moderni, ma anche dove e perché ci sono queste differenze. E vi assicuro che le variazioni geografiche e i fattori in gioco sono tantissimi!
Ma quante donne usano davvero i contraccettivi moderni? La cruda realtà dei numeri.
Partiamo dal dato generale: la prevalenza dell’uso di contraccettivi moderni tra le donne rurali etiopi in età riproduttiva (15-49 anni) e sessualmente attive è del 23%. Avete letto bene, solo il 23%. Questo significa che meno di una donna su quattro nelle zone rurali etiopi usa un metodo moderno per pianificare la propria famiglia o evitare gravidanze indesiderate. Un numero che, se confrontato con altre realtà, ci dice che c’è ancora molta strada da fare. Pensate che a livello mondiale, la media si aggira intorno al 58% per le donne sposate o in unione, e anche in altri paesi dell’Africa subsahariana si registrano tassi variabili, ma spesso più alti.
Questo studio, però, non si è fermato al dato nazionale. Ha voluto scavare più a fondo, analizzando le differenze a livello individuale e comunitario, e soprattutto, mappando la situazione. Ed è qui che le cose si fanno davvero interessanti.
Una mappa della contraccezione: dove si usano di più e dove di meno?
Grazie a sofisticate analisi spaziali (con software come Arc GIS e SatScan, per i più tecnici tra voi), i ricercatori hanno letteralmente disegnato una mappa dell’uso dei contraccettivi in Etiopia. E cosa è emerso? Beh, che la situazione è tutt’altro che omogenea.
Ci sono delle regioni, come la SNNPR (Southern Nations, Nationalities, and Peoples’ Region) e la regione di Amhara, che spiccano come “hot spot”, cioè aree dove l’utilizzo dei contraccettivi moderni è significativamente più alto della media. Una buona notizia, che potrebbe nascondere pratiche virtuose da cui imparare.
Al contrario, altre regioni come la Somali e l’Afar sono state identificate come “cold spot”, aree dove l’uso è particolarmente basso. Queste sono le zone che richiedono un’attenzione prioritaria e interventi mirati per migliorare l’accesso e la consapevolezza.
Ma perché queste differenze? Qui entrano in gioco una miriade di fattori, sia a livello individuale che di comunità.
L’analisi multilivello, che è un po’ come guardare la questione con lenti d’ingrandimento diverse (individuale, comunitario), ha permesso di identificare alcuni “determinanti” chiave. Vediamone alcuni, perché sono davvero illuminanti.
Chi usa i contraccettivi? I fattori che fanno la differenza.
Preparatevi, perché la lista è lunga e ci fa capire quanto sia complessa la scelta di utilizzare o meno un contraccettivo:
- Età della donna: Sembra che le donne più giovani, tra i 15 e i 24 anni, siano la fascia di riferimento per un maggiore utilizzo. Le donne tra i 25-34 anni mostrano una probabilità leggermente inferiore, e quelle tra i 35-49 anni una probabilità significativamente più bassa di utilizzare contraccettivi moderni rispetto alle più giovani. Questo potrebbe essere legato al fatto che con l’avanzare dell’età e l’avvicinarsi della menopausa, la percezione del rischio di gravidanza diminuisce, o magari hanno già raggiunto il numero di figli desiderato.
- Religione: Un fattore che emerge spesso. In questo studio, essere di religione cattolica è risultato associato a un maggior uso di contraccettivi rispetto ad altre confessioni, mentre essere protestante a un uso leggermente inferiore. Le donne musulmane, in generale, mostravano tassi di utilizzo più bassi.
- Stato civile: Le donne non sposate hanno una probabilità drasticamente inferiore (circa il 95% in meno!) di usare metodi contraccettivi moderni rispetto alle donne sposate. Questo potrebbe essere dovuto a una miriade di fattori, tra cui stigma sociale, minore attività sessuale percepita o minore accesso ai servizi.
- Istruzione: Un classico, ma sempre valido. Avere un’istruzione formale aumenta significativamente la probabilità di utilizzare contraccettivi moderni (circa 1.6 volte di più). L’istruzione apre le porte alla conoscenza, alla consapevolezza dei propri diritti e delle opzioni disponibili.
- Parità (numero di figli avuti): Le donne che hanno già avuto almeno un figlio (primipare) o più figli (multipare) sono molto più propense a usare contraccettivi rispetto a chi non ne ha avuti. Si parla di una probabilità più che doppia! Questo suggerisce un desiderio di distanziare le nascite o di limitare la dimensione della famiglia una volta raggiunto un certo numero di figli.
- Dimensione del nucleo familiare: Sorprendentemente, nuclei familiari più grandi (11-24 membri) erano associati a un maggiore uso di contraccettivi rispetto a quelli più piccoli (1-5 membri). Forse la pressione economica di una famiglia numerosa gioca un ruolo?
- Avere figli maschi o femmine: Avere figli maschi raddoppia quasi la probabilità di usare contraccettivi, e anche avere figlie femmine la aumenta (circa 1.5 volte). Questo potrebbe riflettere il desiderio di dedicare più risorse ai figli già esistenti.
- Stato socio-economico (Wealth Index): Le donne appartenenti a una classe di benessere “media” hanno una probabilità leggermente maggiore (circa 1.2 volte) di usare contraccettivi rispetto a quelle della classe più povera. L’accesso economico, anche se non l’unico fattore, conta.
- Livello di alfabetizzazione della comunità: Vivere in una comunità con un alto livello di alfabetizzazione quasi raddoppia la probabilità che una donna usi contraccettivi moderni. Questo sottolinea l’importanza del contesto sociale e dell’informazione diffusa.
E poi, naturalmente, ci sono le differenze regionali che abbiamo già menzionato. Ad esempio, vivere nelle regioni Afar o Somali riduce drasticamente la probabilità di usare contraccettivi rispetto alla regione Tigray (presa come riferimento), mentre vivere in regioni come Benshangul, SNNPR o Gambela la aumenta.
Perché questo studio è una bomba (con qualche piccola riserva).
Questo studio è davvero prezioso perché utilizza dati nazionali rappresentativi, metodologie statistiche robuste (analisi multilivello e spaziale) e si concentra su una popolazione, quella delle donne rurali, spesso ai margini. I risultati possono davvero aiutare i decisori politici e i programmatori sanitari a capire dove e come intervenire.
Certo, come ogni ricerca, ha i suoi limiti. Ad esempio, non sono state considerate variabili come l’esposizione ai media, il livello di istruzione del marito o lo stato lavorativo della donna, semplicemente perché non erano disponibili nel dataset del mini-EDHS 2019. Ma questo non sminuisce l’importanza dei risultati ottenuti.
E quindi? Cosa ci portiamo a casa da questa ricerca?
Beh, la prima cosa è che c’è un bisogno enorme e insoddisfatto di contraccezione moderna nelle aree rurali dell’Etiopia. Meno di un quarto delle donne sessualmente attive ne fa uso, e questo ha implicazioni enormi per la salute materna e infantile, per la povertà e per lo sviluppo del paese.
Le disparità geografiche sono un campanello d’allarme: bisogna concentrare gli sforzi nelle regioni “fredde” come Somali e Afar, cercando di capire le barriere specifiche (culturali, logistiche, informative) e lavorando per superarle. Allo stesso tempo, si potrebbe imparare dalle regioni “calde” per replicare eventuali successi.
I fattori individuali e comunitari ci dicono che non basta rendere disponibili i contraccettivi. Bisogna lavorare sull’istruzione femminile, sull’empowerment economico, sul coinvolgimento dei leader religiosi e comunitari, e sulla creazione di un ambiente sociale che supporti le scelte riproduttive delle donne.
Insomma, questa ricerca non è solo un insieme di numeri, ma una vera e propria chiamata all’azione. C’è tanto lavoro da fare per garantire che ogni donna in Etiopia, soprattutto nelle aree rurali, possa decidere liberamente e consapevolmente se, quando e quanti figli avere. E questo, amici miei, è un passo fondamentale verso un futuro più sano e più equo per tutti.
Spero che questo “viaggio” nei dati vi sia piaciuto e vi abbia fatto riflettere. La scienza, quando si mette al servizio delle persone, può davvero fare la differenza!
Fonte: Springer