Il Contatto Insegnante-Bambino Dopo il COVID: Un’Ancora di Salvezza per i Più Piccoli?
Ricordate quei giorni difficili, quando il mondo si è fermato a causa del COVID-19? Io sì. E una delle mie preoccupazioni più grandi, come per molti, riguardava i più piccoli. Cosa stava succedendo ai bambini della scuola dell’infanzia, strappati improvvisamente alle loro routine, ai loro amici, alle loro maestre? Come avrebbe influito tutto questo sul loro apprendimento e sul loro benessere emotivo, proprio in un’età così delicata e formativa?
Ecco, queste non erano solo domande campate in aria. Uno studio recente, pubblicato su Springer, ha cercato di fare luce proprio su questo aspetto, concentrandosi sul legame tra il contatto insegnante-bambino durante le interruzioni dovute alla pandemia e le competenze accademiche e socio-emotive dei bambini in età prescolare. E i risultati, lasciatemelo dire, fanno riflettere parecchio.
Il Contatto Perduto: Un Divario Digitale e Relazionale
La prima cosa che salta all’occhio è che, purtroppo, non tutti i bambini hanno avuto le stesse opportunità dopo la chiusura delle scuole in presenza. Lo studio ha coinvolto 108 bambini della scuola dell’infanzia e i loro insegnanti. Ebbene, per ben l’11% di questi bambini, gli insegnanti hanno riferito di non aver avuto nessun contatto dopo l’interruzione delle lezioni in aula. Solo il 37,4% ha mantenuto un contatto frequente. Pensateci: più di un bambino su dieci completamente “scomparso” dai radar della scuola in un momento di crisi globale.
I tipi di contatto più comuni erano le videochiamate “in diretta” e le lezioni pre-registrate. Ma qui emerge un’altra nota dolente: i bambini appartenenti a gruppi storicamente e istituzionalmente marginalizzati (per etnia, razza o status socioeconomico) avevano maggiori probabilità di rientrare in quel gruppo senza contatti. E anche quando il contatto c’era, avevano meno accesso alle forme più interattive come le videochiamate o le lezioni registrate. Non solo: per questi stessi bambini, gli insegnanti segnalavano minori possibilità di accesso a materiali didattici, tecnologia adeguata e un minor supporto/coinvolgimento da parte dei genitori, spesso anch’essi alle prese con difficoltà enormi. Insomma, la pandemia non ha fatto altro che amplificare disuguaglianze già esistenti.

Le Prime Cicatrici: Competenze a Rischio
Ci siamo chiesti: questo diverso livello di contatto e supporto ha avuto un impatto sulle competenze dei bambini alla fine dell’anno prescolare? La risposta è sì. I bambini con cui gli insegnanti non avevano avuto interazioni dopo la chiusura mostravano competenze linguistiche e di alfabetizzazione significativamente inferiori rispetto a quelli con contatti frequenti. Addirittura, anche un contatto “inconsistente” (né assente, né frequente) era associato a minori competenze linguistiche, matematiche e di conoscenza generale. Questo suggerisce che un contatto sporadico o occasionale serve a poco per la preparazione scolastica dei più piccoli.
E non finisce qui. Un contatto inconsistente era legato anche a minori competenze sociali. Sembra quasi che la mancanza di una routine costante e di un’interazione prevedibile con l’insegnante abbia minato non solo l’apprendimento accademico, ma anche la capacità di relazionarsi positivamente.
Interessante notare che, inizialmente, non sono emerse differenze significative legate al gruppo razziale/etnico per quanto riguarda le competenze sociali o i problemi comportamentali. Tuttavia, le differenze accademiche erano nette: i bambini dei gruppi marginalizzati mostravano livelli significativamente più bassi in linguaggio, matematica e conoscenze generali subito dopo l’interruzione delle lezioni in presenza.
Il Potere Nascosto: La Relazione Insegnante-Bambino
Lo studio ha anche esaminato la qualità della relazione percepita dall’insegnante con ogni bambino, usando due parametri: vicinanza (calore, comunicazione aperta) e conflitto (antagonismo, difficoltà). E qui i dati sono chiarissimi: la vicinanza insegnante-bambino è emersa come un predittore positivo costante delle competenze accademiche e sociali. Al contrario, un livello più alto di conflitto era associato negativamente alle competenze sociali e positivamente ai problemi comportamentali.
Questo ci dice una cosa fondamentale: al di là della frequenza o del tipo di contatto tecnologico, la qualità del legame emotivo tra insegnante e bambino gioca un ruolo cruciale. Un legame forte può fungere da cuscinetto protettivo, anche in circostanze avverse.
La Sorpresa della Resilienza: Il Recupero all’Asilo
Ma veniamo alla parte forse più sorprendente e incoraggiante. Lo studio ha seguito un sottogruppo di questi bambini (41) anche nel loro anno di asilo (scuola primaria, kindergarten nel sistema USA), nell’autunno 2020, quando l’istruzione era ancora completamente a distanza. Cosa è successo nel frattempo?
Incredibilmente, in media, i bambini hanno mostrato miglioramenti significativi nelle competenze linguistiche e sociali tra la fine della scuola dell’infanzia (primavera 2020) e l’inizio dell’asilo (autunno 2020). Si è registrato anche un leggero calo nei problemi comportamentali. E la cosa ancora più notevole è che questi miglioramenti sono stati maggiori per i bambini appartenenti ai gruppi non-White rispetto ai bambini White.

Sembra quasi che, nonostante le difficoltà iniziali e le disparità di contatto durante la scuola dell’infanzia, qualcosa sia cambiato nel passaggio all’asilo. Cosa? I dati suggeriscono un paio di cose:
- Maggiore equità nel contatto: All’asilo, non c’erano più differenze significative tra bambini White e non-White nella frequenza di videochiamate o lezioni registrate.
- Miglioramento delle relazioni: Gli insegnanti dell’asilo hanno riportato una maggiore vicinanza e un minor conflitto con i bambini rispetto a quanto riportato dagli insegnanti della scuola dell’infanzia, e questo miglioramento relazionale è stato particolarmente marcato per i bambini non-White.
Cosa Abbiamo Imparato (e Cosa Ancora Non Sappiamo)
Questo studio ci lascia con alcuni messaggi potenti. Primo: il contatto regolare e significativo con l’insegnante è vitale per i bambini piccoli, specialmente in tempi di crisi. Secondo: le crisi come la pandemia possono esacerbare brutalmente le disuguaglianze esistenti, lasciando indietro proprio i bambini più vulnerabili. Terzo, e forse più importante: il recupero è possibile.
Sembra che gli insegnanti della scuola primaria (asilo) abbiano compiuto uno sforzo consapevole (“concerted effort”, dicono i ricercatori) per coinvolgere tutti i bambini in esperienze di apprendimento positive e contatti frequenti, agendo come un vero e proprio fattore protettivo contro i potenziali impatti negativi delle interruzioni pandemiche. Le relazioni positive costruite in questo periodo potrebbero aver fatto la differenza, specialmente per i bambini che partivano da una situazione di svantaggio.
Certo, lo studio ha i suoi limiti: il campione è piccolo, i dati provengono solo dagli insegnanti, non si può isolare completamente l’effetto del COVID da altre variabili familiari o preesistenti. Tuttavia, ci offre uno spaccato prezioso.
Guardando Avanti: Lezioni per il Futuro
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che in caso di future emergenze (pandemiche, disastri naturali) che costringano alla chiusura delle scuole, dobbiamo essere ossessionati dall’assicurare un contatto equo, regolare e di qualità a tutti i bambini, specialmente ai più piccoli e a quelli provenienti da contesti svantaggiati. La tecnologia può aiutare (le videochiamate sembrano più efficaci di altri metodi), ma deve essere accessibile a tutti e accompagnata da un forte sostegno relazionale.
Dobbiamo anche supportare gli insegnanti, aiutarli a valutare le esigenze diverse dei bambini dopo un’interruzione e a costruire quelle relazioni positive che si sono dimostrate così cruciali. La resilienza dei bambini è straordinaria, ma non è automatica: fiorisce quando trova un terreno fertile fatto di cura, attenzione e opportunità eque. E la scuola, anche a distanza, può e deve essere quel terreno.
Fonte: Springer
