Fotografia di ritratto, obiettivo 35mm, che cattura un momento tenero tra un'insegnante e un bambino prescolare in un'aula luminosa dopo le interruzioni del COVID-19. L'insegnante si china con un sorriso empatico, creando un contatto visivo con il bambino. Utilizzo di una profondità di campo ridotta per mettere a fuoco l'interazione, sfondo leggermente sfocato con materiali didattici colorati. Luce naturale che entra dalla finestra, creando un'atmosfera calda e speranzosa.

Il Contatto Insegnante-Bambino Dopo il COVID: Un’Ancora di Salvezza per i Più Piccoli?

Ricordate quei giorni difficili, quando il mondo si è fermato a causa del COVID-19? Io sì. E una delle mie preoccupazioni più grandi, come per molti, riguardava i più piccoli. Cosa stava succedendo ai bambini della scuola dell’infanzia, strappati improvvisamente alle loro routine, ai loro amici, alle loro maestre? Come avrebbe influito tutto questo sul loro apprendimento e sul loro benessere emotivo, proprio in un’età così delicata e formativa?

Ecco, queste non erano solo domande campate in aria. Uno studio recente, pubblicato su Springer, ha cercato di fare luce proprio su questo aspetto, concentrandosi sul legame tra il contatto insegnante-bambino durante le interruzioni dovute alla pandemia e le competenze accademiche e socio-emotive dei bambini in età prescolare. E i risultati, lasciatemelo dire, fanno riflettere parecchio.

Il Contatto Perduto: Un Divario Digitale e Relazionale

La prima cosa che salta all’occhio è che, purtroppo, non tutti i bambini hanno avuto le stesse opportunità dopo la chiusura delle scuole in presenza. Lo studio ha coinvolto 108 bambini della scuola dell’infanzia e i loro insegnanti. Ebbene, per ben l’11% di questi bambini, gli insegnanti hanno riferito di non aver avuto nessun contatto dopo l’interruzione delle lezioni in aula. Solo il 37,4% ha mantenuto un contatto frequente. Pensateci: più di un bambino su dieci completamente “scomparso” dai radar della scuola in un momento di crisi globale.

I tipi di contatto più comuni erano le videochiamate “in diretta” e le lezioni pre-registrate. Ma qui emerge un’altra nota dolente: i bambini appartenenti a gruppi storicamente e istituzionalmente marginalizzati (per etnia, razza o status socioeconomico) avevano maggiori probabilità di rientrare in quel gruppo senza contatti. E anche quando il contatto c’era, avevano meno accesso alle forme più interattive come le videochiamate o le lezioni registrate. Non solo: per questi stessi bambini, gli insegnanti segnalavano minori possibilità di accesso a materiali didattici, tecnologia adeguata e un minor supporto/coinvolgimento da parte dei genitori, spesso anch’essi alle prese con difficoltà enormi. Insomma, la pandemia non ha fatto altro che amplificare disuguaglianze già esistenti.

Fotografia macro, obiettivo 85mm, di uno schermo di tablet economico che mostra una lezione video pre-registrata sfocata, riflettendo il volto preoccupato di un bambino appartenente a un gruppo marginalizzato in un ambiente domestico con scarsa illuminazione. Dettaglio elevato sullo schermo, profondità di campo ridotta per isolare il soggetto, luce fredda e artificiale.

Le Prime Cicatrici: Competenze a Rischio

Ci siamo chiesti: questo diverso livello di contatto e supporto ha avuto un impatto sulle competenze dei bambini alla fine dell’anno prescolare? La risposta è sì. I bambini con cui gli insegnanti non avevano avuto interazioni dopo la chiusura mostravano competenze linguistiche e di alfabetizzazione significativamente inferiori rispetto a quelli con contatti frequenti. Addirittura, anche un contatto “inconsistente” (né assente, né frequente) era associato a minori competenze linguistiche, matematiche e di conoscenza generale. Questo suggerisce che un contatto sporadico o occasionale serve a poco per la preparazione scolastica dei più piccoli.

E non finisce qui. Un contatto inconsistente era legato anche a minori competenze sociali. Sembra quasi che la mancanza di una routine costante e di un’interazione prevedibile con l’insegnante abbia minato non solo l’apprendimento accademico, ma anche la capacità di relazionarsi positivamente.

Interessante notare che, inizialmente, non sono emerse differenze significative legate al gruppo razziale/etnico per quanto riguarda le competenze sociali o i problemi comportamentali. Tuttavia, le differenze accademiche erano nette: i bambini dei gruppi marginalizzati mostravano livelli significativamente più bassi in linguaggio, matematica e conoscenze generali subito dopo l’interruzione delle lezioni in presenza.

Il Potere Nascosto: La Relazione Insegnante-Bambino

Lo studio ha anche esaminato la qualità della relazione percepita dall’insegnante con ogni bambino, usando due parametri: vicinanza (calore, comunicazione aperta) e conflitto (antagonismo, difficoltà). E qui i dati sono chiarissimi: la vicinanza insegnante-bambino è emersa come un predittore positivo costante delle competenze accademiche e sociali. Al contrario, un livello più alto di conflitto era associato negativamente alle competenze sociali e positivamente ai problemi comportamentali.

Questo ci dice una cosa fondamentale: al di là della frequenza o del tipo di contatto tecnologico, la qualità del legame emotivo tra insegnante e bambino gioca un ruolo cruciale. Un legame forte può fungere da cuscinetto protettivo, anche in circostanze avverse.

La Sorpresa della Resilienza: Il Recupero all’Asilo

Ma veniamo alla parte forse più sorprendente e incoraggiante. Lo studio ha seguito un sottogruppo di questi bambini (41) anche nel loro anno di asilo (scuola primaria, kindergarten nel sistema USA), nell’autunno 2020, quando l’istruzione era ancora completamente a distanza. Cosa è successo nel frattempo?

Incredibilmente, in media, i bambini hanno mostrato miglioramenti significativi nelle competenze linguistiche e sociali tra la fine della scuola dell’infanzia (primavera 2020) e l’inizio dell’asilo (autunno 2020). Si è registrato anche un leggero calo nei problemi comportamentali. E la cosa ancora più notevole è che questi miglioramenti sono stati maggiori per i bambini appartenenti ai gruppi non-White rispetto ai bambini White.

Ritratto, obiettivo 50mm, stile filmico leggero, di un'insegnante di scuola primaria (asilo) che interagisce con un sorriso rassicurante via videochiamata con un bambino di un gruppo etnico minoritario, visibile sullo schermo del suo laptop in un'aula temporaneamente allestita a casa. Luce calda e accogliente, profondità di campo media per mostrare l'ambiente di supporto virtuale.

Sembra quasi che, nonostante le difficoltà iniziali e le disparità di contatto durante la scuola dell’infanzia, qualcosa sia cambiato nel passaggio all’asilo. Cosa? I dati suggeriscono un paio di cose:

  • Maggiore equità nel contatto: All’asilo, non c’erano più differenze significative tra bambini White e non-White nella frequenza di videochiamate o lezioni registrate.
  • Miglioramento delle relazioni: Gli insegnanti dell’asilo hanno riportato una maggiore vicinanza e un minor conflitto con i bambini rispetto a quanto riportato dagli insegnanti della scuola dell’infanzia, e questo miglioramento relazionale è stato particolarmente marcato per i bambini non-White.

Cosa Abbiamo Imparato (e Cosa Ancora Non Sappiamo)

Questo studio ci lascia con alcuni messaggi potenti. Primo: il contatto regolare e significativo con l’insegnante è vitale per i bambini piccoli, specialmente in tempi di crisi. Secondo: le crisi come la pandemia possono esacerbare brutalmente le disuguaglianze esistenti, lasciando indietro proprio i bambini più vulnerabili. Terzo, e forse più importante: il recupero è possibile.

Sembra che gli insegnanti della scuola primaria (asilo) abbiano compiuto uno sforzo consapevole (“concerted effort”, dicono i ricercatori) per coinvolgere tutti i bambini in esperienze di apprendimento positive e contatti frequenti, agendo come un vero e proprio fattore protettivo contro i potenziali impatti negativi delle interruzioni pandemiche. Le relazioni positive costruite in questo periodo potrebbero aver fatto la differenza, specialmente per i bambini che partivano da una situazione di svantaggio.

Certo, lo studio ha i suoi limiti: il campione è piccolo, i dati provengono solo dagli insegnanti, non si può isolare completamente l’effetto del COVID da altre variabili familiari o preesistenti. Tuttavia, ci offre uno spaccato prezioso.

Guardando Avanti: Lezioni per il Futuro

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che in caso di future emergenze (pandemiche, disastri naturali) che costringano alla chiusura delle scuole, dobbiamo essere ossessionati dall’assicurare un contatto equo, regolare e di qualità a tutti i bambini, specialmente ai più piccoli e a quelli provenienti da contesti svantaggiati. La tecnologia può aiutare (le videochiamate sembrano più efficaci di altri metodi), ma deve essere accessibile a tutti e accompagnata da un forte sostegno relazionale.

Dobbiamo anche supportare gli insegnanti, aiutarli a valutare le esigenze diverse dei bambini dopo un’interruzione e a costruire quelle relazioni positive che si sono dimostrate così cruciali. La resilienza dei bambini è straordinaria, ma non è automatica: fiorisce quando trova un terreno fertile fatto di cura, attenzione e opportunità eque. E la scuola, anche a distanza, può e deve essere quel terreno.

Fonte: Springer

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