Conserve Galiziane e Innovazione Verde: Il Mercato Si È Davvero Consolidato?
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio nel cuore dell’industria conserviera galiziana. Parliamo della Galizia, quella splendida regione nel nord-ovest della Spagna, che non è solo famosa per i suoi paesaggi mozzafiato, ma è anche la regina europea delle conserve di pesce per volume e valore, e la seconda al mondo! Mica male, eh?
Mi sono immerso in questo settore affascinante per capire una cosa: con tutta questa spinta verso l’innovazione verde, promossa sia a livello europeo che nazionale, cosa è successo alla struttura del mercato? Si è consolidato? Le grandi aziende hanno “mangiato” le piccole grazie agli investimenti green? È una domanda che mi frullava in testa, perché quando si parla di sostenibilità e nuove tecnologie, spesso si pensa ai benefici ambientali, ma l’impatto sulla concorrenza e sulla forma stessa del mercato è altrettanto cruciale.
L’Innovazione Verde: Una Mossa Obbligata (o Quasi)?
Prima di tutto, capiamoci: cos’è questa “innovazione verde”? In parole povere, si tratta di sviluppare e adottare prodotti, servizi e processi produttivi che siano amici dell’ambiente. L’obiettivo è usare le risorse in modo più efficiente, migliorare il nostro benessere e, ovviamente, ridurre l’impatto delle nostre attività produttive sul pianeta. È strettamente legata all’idea di economia circolare: un sistema dove gli sprechi sono ridotti al minimo e le risorse vengono riutilizzate e riciclate il più possibile.
Pensateci: dobbiamo nutrire un mondo sempre più popolato (la FAO stima 9,1 miliardi di persone nel 2050!) e l’industria alimentare, specialmente quella ittica, produce un sacco di scarti e consuma tanta acqua ed energia. Qui entra in gioco l’innovazione verde, magari spinta dalle tecnologie dell’Industria 4.0 come l’Internet of Things (IoT), la blockchain per tracciare i prodotti, i big data per ottimizzare la produzione, l’intelligenza artificiale o le fabbriche intelligenti. L’idea è produrre di più e meglio, usando meno risorse e riducendo l’impronta ecologica. Sembra fantascienza? Non proprio, è una necessità!
Il Contesto: L’Industria Conserviera Galiziana Sotto la Lente
Perché proprio la Galizia? Beh, come dicevo, è un gigante del settore. Il suo impatto economico e sociale nella regione è enorme. E poi, devo dire, sono stati piuttosto proattivi nell’adottare strategie di innovazione verde, anche grazie al supporto delle politiche regionali e nazionali. Questo mi ha offerto un’opportunità unica per studiare come queste iniziative influenzano le dinamiche di mercato.
Storicamente, il settore è sempre stato dominato da un gruppetto di grandi nomi, non più di una decina, come Frinsa del Noroeste S.A., Jealsa Food S.A., Calvo Conservas S.L.U., giusto per citarne alcuni. Ma accanto a questi colossi, c’è un tessuto vivace di piccole e medie imprese. La mia tesi, o meglio, l’ipotesi da cui sono partito, è che proprio le strategie di innovazione verde, supportate dal quadro istituzionale, abbiano avuto un impatto significativo sulla struttura del mercato. Ma come?
Le Regole del Gioco: Chi Spinge per il Verde?
Qui le cose si fanno interessanti. La spinta verso il green non arriva da un solo posto, ma è un gioco di squadra a più livelli:
- Livello Europeo (UE): Il Green Deal Europeo è il faro, punta alla neutralità climatica entro il 2050. Poi c’è la Strategia per l’Economia Circolare, il programma Horizon Europe che finanzia ricerca e innovazione, il regolamento REACH sulle sostanze chimiche e la direttiva sulle energie rinnovabili (RED II). Insomma, l’Europa ci crede parecchio.
- Livello Nazionale (Spagna): Dal 2020 c’è la Strategia Spagnola per l’Economia Circolare, con piani d’azione specifici. Il Piano di Ripresa, Trasformazione e Resilienza (PNRR spagnolo) dedica il 40% dei fondi alla “trasformazione verde”. E per l’agroalimentare, c’è il “Decalogo della Sostenibilità Integrale” che promuove eco-design, efficienza energetica, riduzione degli sprechi.
- Livello Regionale (Galizia): La Xunta de Galicia non è stata a guardare. Hanno una legge sulla promozione della ricerca e innovazione, un’Agenzia Galiziana per l’Innovazione (GAIN) che coordina le politiche, la Strategia di Specializzazione Intelligente (RIS3) e piani d’azione specifici per l’economia circolare.
- L’Attore Chiave: ANFACO-CECOPESCA: Non è un ente pubblico, ma l’associazione dei produttori di conserve. È importantissima! L’80% delle aziende che ho analizzato ne fa parte. Hanno un loro centro di ricerca, finanziano progetti, organizzano convegni… sono un vero motore per l’innovazione verde nel settore.
Tutto questo quadro normativo e di supporto ha sicuramente dato una bella spinta alle aziende per adottare pratiche più sostenibili. Ma l’hanno fatto tutte allo stesso modo?
Grandi vs Piccoli: Una Corsa a Due Velocità?
E qui arriviamo a un punto cruciale che ho riscontrato nella mia analisi. Le grandi imprese e le medie sono state decisamente più rapide e brave a integrare i principi dell’innovazione verde. Hanno investito di più in infrastrutture, tecnologie, formazione del personale. Hanno anche relazioni più consolidate con fornitori e clienti, il che facilita la creazione di filiere circolari (riutilizzo materiali, programmi di ritiro prodotti, ecc.).
Le piccole e micro imprese, invece, hanno faticato di più. Le barriere? Le solite, purtroppo:
- Risorse finanziarie limitate.
- Mancanza di competenze tecniche specifiche.
- Difficoltà nel coordinarsi con gli altri attori della filiera.
Questo divario è evidente. Ma attenzione, non significa che i piccoli non facciano nulla! L’industria galiziana nel suo complesso sta adottando pratiche interessanti:
- Economia Circolare: Progetti come LIFE SEACAN migliorano il trattamento delle acque reflue. Si valorizzano i sottoprodotti (scarti di pesce trasformati in oli e farine) e si riutilizzano materiali.
- Riduzione degli Sprechi: Si ottimizza l’uso di acqua ed energia, si recuperano sottoprodotti che diventano risorse.
- Riciclo: Oltre alla valorizzazione degli scarti, si implementano sistemi di riciclo dei materiali e si migliora la tracciabilità.
- Waste-to-Energy: La digestione anaerobica degli scarti ittici produce biogas. Si studia anche l’uso di grassi e oli residui per produrre biodiesel.
- Tecnologie Emergenti: Tracciabilità digitale, trattamenti avanzati delle acque, packaging biodegradabile.
Insomma, il settore si muove, ma a velocità diverse. E questo mi riporta alla domanda iniziale: questa differenza ha portato a una maggiore concentrazione del mercato?
Numeri alla Mano: Come Ho Misurato la Concentrazione
Per rispondere, ho dovuto “sporcarmi le mani” con i dati. Ho usato due database principali: Orbis Europe (per le medie, grandi e grandissime imprese) e il report ARDAN (per scovare anche le microimprese galiziane, spesso a conduzione familiare). Ho coperto il periodo dal 2013 al 2021, analizzando un campione finale di 113 aziende, classificate per dimensione (micro, piccole, medie, grandi) secondo i criteri UE.
Poi ho applicato una serie di indici statistici, quelli che gli economisti usano per misurare quanto un mercato è “affollato” o dominato da pochi:
- Indici di Concentrazione: Come il CRk (la quota di mercato delle prime k aziende, tipo CR2, CR4, CR10) e l’indice Herfindahl-Hirschman (HHI), che considera tutte le aziende ma dà più peso alle grandi. L’HHI è molto usato, ad esempio, per valutare fusioni e acquisizioni. Valori bassi indicano alta competizione, valori alti (vicini a 10.000) indicano monopolio. Ho usato anche l’indice Hall-Tideman (RHT) e l’indice di Dominanza (DI).
- Indici di Stabilità del Mercato: Per capire quanto il mercato è dinamico, ho guardato i tassi di entrata e uscita delle imprese (quante nascono, quante chiudono) e un indice di instabilità generale.
L’idea era vedere se questi numeri fossero cambiati significativamente nel periodo 2013-2021, proprio mentre le politiche per l’innovazione verde prendevano piede.
Il Verdetto: Concentrazione Sì, Ma Non Troppo
E allora, qual è stato il risultato? Sorprendentemente (o forse no), nonostante la spinta green e il divario tra grandi e piccoli, il mercato conserviero galiziano non si è concentrato in modo drammatico.
Certo, le grandi aziende hanno un potere notevole. Le prime due fanno quasi il 40% del fatturato totale, e le prime quattro superano il 60%! Queste sono realtà molto internazionalizzate, investono tanto in ReS, innovano continuamente e sono strutturate per l’Industria 4.0. Le prime posizioni in classifica sono rimaste più o meno nelle mani delle stesse aziende durante tutto il periodo.
Tuttavia, l’indice HHI è rimasto costantemente sotto i 1500 punti. Questo valore, secondo le soglie comunemente accettate, indica un mercato “non concentrato” o al massimo “moderatamente concentrato”. Anche gli altri indici (CRk, RHT, DI) non hanno mostrato variazioni enormi. Il CR4, ad esempio, è rimasto intorno al 60%, senza impennate significative.
Cosa è cambiato allora? Ho notato un leggero aumento nel numero di aziende classificabili come grandi (da 7 a 10) e medie (da 16 a 18). Al contrario, le micro e piccole imprese sono diminuite numericamente (rispettivamente -2 e -11 aziende). Questo suggerisce che c’è stata una certa pressione sulle più piccole, forse faticano a sostenere i costi fissi elevati, la dipendenza dalle materie prime e, appunto, la sfida dell’innovazione e digitalizzazione. Molte delle uscite dal mercato riguardano proprio queste realtà più fragili.
Il mercato, comunque, si è dimostrato dinamico, con fluttuazioni nei tassi di entrata e uscita, specialmente con picchi nel 2016, 2019 e 2021. Questo indica che, nonostante le sfide, c’è ancora spazio per nuovi attori e che il settore non è “ingessato”.
Tirando le Somme: Cosa Significa Tutto Questo?
La mia ipotesi iniziale è stata confermata solo in parte. Sì, le grandi e medie imprese sono state più brave ad adottare l’innovazione verde. Ma questo, almeno nel periodo analizzato (2013-2021), non ha portato a quel consolidamento radicale del mercato che forse ci si poteva aspettare. Il quadro istituzionale ha spinto per il green, l’associazione ANFACO-CECOPESCA ha giocato un ruolo chiave, ma la struttura fondamentale del mercato, pur con qualche aggiustamento dimensionale, non è stata stravolta.
È come se l’innovazione verde fosse diventata un requisito fondamentale per competere ad alti livelli, ma non (ancora?) l’elemento decisivo per far scomparire la concorrenza più piccola su larga scala. Certo, le difficoltà per le micro e piccole imprese esistono e sono reali.
Ovviamente, il mio studio ha dei limiti: si basa su dati finanziari disponibili, copre un periodo specifico e si concentra solo sulla Galizia. Sarebbe interessante vedere cosa succederà nei prossimi anni, magari analizzando più a fondo l’impatto di specifiche tecnologie emergenti come l’IA o l’IoT, o confrontando sottosettori diversi (conserve di pesce vs conserve di frutti di mare).
Per ora, però, il messaggio che mi sento di dare è questo: l’industria conserviera galiziana sta abbracciando la sfida della sostenibilità, spinta da politiche mirate e da una forte organizzazione interna. È un processo a più velocità, ma che, finora, non ha cancellato la natura eterogenea e tutto sommato ancora competitiva di questo importantissimo settore. Una storia affascinante, non trovate?
Fonte: Springer