Immagine fotorealistica, lente macro 90mm, concentrandosi su fieno di avena di alta qualità con consistenza visibile, accanto a una piccola pila di polvere di curcumina gialla brillante, suggerendo una conservazione naturale, elevata dettaglio, illuminazione controllata.

Fieno d’Avena da Campioni: Come Conservanti e Metodi di Essiccazione Fanno la Differenza!

Ciao a tutti gli appassionati di agricoltura e zootecnia! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che sta molto a cuore a chiunque allevi animali o lavori con i foraggi: la qualità del fieno. Nello specifico, ci tufferemo nel mondo affascinante del fieno d’avena e vedremo come piccoli accorgimenti, come l’uso di conservanti e la scelta del metodo di essiccazione, possano davvero fare miracoli per preservarne i nutrienti e tener lontane le muffe fastidiose.

L’avena è una pianta fantastica, vero? Si adatta bene, cresce rigogliosa e ha un valore nutrizionale niente male. Per questo è super coltivata, specialmente qui nel Nord e Nord-Ovest della Cina, da dove arriva lo studio di cui vi parlo oggi. Il metodo classico per conservarla è farne fieno, portando l’umidità sotto il 15-20% in pochi giorni. Sembra facile, ma chi lavora nei campi sa che non lo è affatto!

Le Sfide della Produzione del Fieno

Il problema principale è che il processo di essiccazione, soprattutto se fatto ad alte temperature, può far perdere un bel po’ di nutrienti preziosi. E poi c’è l’incubo dell’umidità residua o assorbita durante la conservazione: terreno fertile per muffe che non solo rovinano il fieno, ma possono anche produrre micotossine pericolose per i nostri animali. Pensate che pecore alimentate con fieno ammuffito hanno mostrato una ridotta digeribilità e persino problemi al fegato!

Il meteo, poi, ci mette spesso lo zampino. Se piove di continuo, l’essiccazione in campo diventa un terno al lotto. Certo, si può optare per l’essiccazione indoor o l’imballaggio, ma questo aumenta i costi e rallenta la produzione. Ecco perché negli ultimi anni l’insilato ha guadagnato popolarità. Tuttavia, il fieno resta ancora il preferito sul mercato dei mangimi, forse perché richiede meno macchinari specifici e manodopera rispetto all’insilato. Ma, come dicevamo, il rischio muffe è sempre dietro l’angolo se non si fa attenzione.

Alla Ricerca del Conservante Perfetto

Per evitare questi problemi, si usano varie tecniche: disidratazione spinta, aggiunta di agenti chimici o microbiologici. I conservanti chimici funzionano, inibiscono la crescita delle muffe, ma alcuni possono avere controindicazioni. L’ammoniaca, ad esempio, può essere irritante e tossica se ingerita in eccesso. Gli inibitori microbici, invece, potrebbero non essere efficaci nel fieno povero di carboidrati disponibili.

Quindi, la ricerca si è concentrata su alternative sicure ed efficaci. E qui entrano in gioco i protagonisti del nostro studio:

  • Propionato di Calcio (CaP): Già riconosciuto come sicuro (GRAS) dalla FDA americana, è noto per inibire funghi e batteri, prolungando la conservabilità del fieno.
  • Carbonato di Potassio (KC): Studiato per accelerare l’essiccazione di frutta come uva e prugne. Perché non provarlo sul fieno?
  • Curcumina (CUR): Il principio attivo della curcuma, spezia dalle mille virtù e anch’essa approvata dalla FDA come integratore. Ha proprietà antibatteriche naturali contro funghi e lieviti. Un potenziale anti-muffa naturale!
  • Scutellaria baicalensis (SKU): Una pianta della medicina tradizionale cinese con note proprietà antiossidanti, antibatteriche e antivirali. Già usata per proteggere le galline ovaiole e ritardare l’ossidazione nelle uova. Potrebbe funzionare anche come conservante per il fieno?

Scatto macro, obiettivo da 80 mm, balle di fieno di avena che si asciugano in un campo sotto il sole, dettagli elevati, illuminazione controllata, enfatizzando la consistenza e il colore dorato.

L’Esperimento: Avena Sotto Esame

I ricercatori hanno preso dell’avena (dopo un giorno di pre-appassimento in campo), ne hanno trasformato metà in pellet e hanno diviso sia il fieno che i pellet in 5 gruppi:

  1. CON: Controllo, senza additivi.
  2. CAP: Con 5% di Propionato di Calcio.
  3. CUR: Con 5% di Curcumina.
  4. SKU: Con 5% di Scutellaria baicalensis.
  5. KC: Con 2% di Carbonato di Potassio.

Questi gruppi sono stati poi essiccati per 48 e 96 ore usando tre metodi diversi:

  • Essiccazione all’aria: Condizioni ambientali (22-28°C, umidità 50-70%).
  • Essiccazione a 50°C: In stufa.
  • Essiccazione a 50°C con aria forzata: In stufa con ventilazione (0.5 m/s).

Dopo l’essiccazione, hanno misurato la composizione nutrizionale (Sostanza Secca – DM, Proteina Grezza – CP, Fibra Neutro Detersa – NDF, Fibra Acido Detersa – ADF) e la conta delle muffe. Vediamo cosa hanno scoperto!

L’importanza dell’essiccazione: Calore e aria forzata fanno la differenza sulla sostanza secca

Prima scoperta, abbastanza intuitiva: essiccare a 50°C, soprattutto con l’aria forzata, aumenta significativamente il contenuto di sostanza secca (DM) rispetto all’essiccazione all’aria. Più calore e movimento d’aria significano più acqua che evapora, sia dal fieno che dai pellet. Questo vale sia dopo 48 che dopo 96 ore.
Interessante notare che, nel fieno essiccato all’aria per 48 ore, il gruppo con Carbonato di Potassio (KC) aveva un DM più alto del controllo, probabilmente perché il KC agisce da disidratante chimico, accelerando un po’ il processo. Nei pellet, dopo 48 ore a 50°C, anche CAP, CUR e KC hanno mostrato un DM maggiore rispetto al controllo, suggerendo che questi conservanti, forse inibendo i microbi che consumano sostanza secca o per le loro proprietà igroscopiche, aiutano a raggiungere un livello di secco maggiore in quelle condizioni.

Proteine preziose: Come conservarle al meglio?

Qui le cose si fanno più complesse e i risultati variano parecchio.
Nel fieno essiccato per 48 ore:

  • Essiccare a 50°C ha generalmente aumentato il contenuto di Proteina Grezza (CP) rispetto all’aria (forse riducendo l’ossidazione?).
  • L’aria forzata a 50°C, però, ha ridotto le proteine nei gruppi CAP e CUR rispetto ai 50°C senza ventilazione (forse troppa ossidazione?).
  • Il Propionato di Calcio (CAP) a 50°C ha dato più proteine del controllo.

Nel fieno essiccato per 96 ore:

  • I conservanti CAP, SKU e KC hanno aumentato le proteine rispetto al controllo nell’essiccazione all’aria (forse per l’effetto antibatterico che rallenta la decomposizione proteica?).
  • La Curcumina (CUR) ha dato più proteine del controllo a 50°C.
  • L’aria forzata a 50°C ha ridotto le proteine in quasi tutti i gruppi con conservanti rispetto ai 50°C senza ventilazione.

Nei pellet:

  • La Curcumina (CUR) ha aumentato le proteine rispetto al controllo nell’essiccazione all’aria per 48 ore (forse per il suo effetto antiossidante?).
  • In generale, però, l’aggiunta di conservanti ai pellet non sembrava dare grandi benefici sul contenuto proteico, anzi, in alcune condizioni (es. 50°C per 48h e 96h) i gruppi CAP, CUR e KC avevano meno proteine del controllo.

Insomma, sembra che per il fieno, l’essiccazione all’aria per 96 ore con CAP, SKU o KC, oppure a 50°C per 48/96 ore con CUR, possa aiutare a conservare meglio le proteine. Per i pellet la situazione è meno chiara e forse la forma fisica del mangime interagisce in modo diverso con i processi.

Still Life, macro lente, 100 mm, che mostra piccoli pile dei diversi conservanti usati: polvere di propionato di calcio bianco, polvere di curcumina gialla, scutellaria marrone baicalensis in polvere e cristalli di carbonato di potassio bianco, dettagli elevati, concentrazione precisa sulle trame.

Fibre sotto la lente: NDF e ADF, cosa cambia?

Le fibre (NDF e ADF) sono importanti per la digeribilità. Generalmente, un contenuto più basso è preferibile. Cosa è successo qui?
Nel fieno:

  • Dopo 48 ore a 50°C, tutti i gruppi con conservanti avevano meno NDF e ADF del controllo. Forse i conservanti hanno inibito le muffe ma non certi batteri “buoni” (come bacilli o lattobacilli) che producono enzimi capaci di degradare parzialmente le fibre?
  • Anche a 50°C con aria forzata per 48 ore, CAP e CUR hanno ridotto le fibre rispetto al controllo.
  • Il Carbonato di Potassio (KC) ha avuto effetti variabili, a volte aumentando le fibre (forse per un’essiccazione troppo rapida che blocca l’attività microbica benefica?), altre volte riducendole (specialmente a 96 ore con aria forzata, forse per un effetto chimico sulla struttura della cellulosa?).

Nei pellet:

  • Nell’essiccazione all’aria, i conservanti hanno *aumentato* NDF e ADF rispetto al controllo (risultato un po’ strano!).
  • A 50°C con aria forzata, sia a 48 che a 96 ore, la Curcumina (CUR) ha ridotto significativamente NDF e ADF rispetto al controllo. Anche KC ha ridotto le fibre a 48 ore, ma le ha aumentate a 96 ore.

Quindi, la Curcumina sembra interessante anche per la potenziale riduzione delle fibre nei pellet essiccati con aria forzata. Per il fieno, diversi conservanti mostrano un effetto positivo a 50°C.

Guerra alle muffe: Chi vince la battaglia?

E veniamo al punto cruciale: le muffe! L’obiettivo primario dei conservanti è proprio questo.

  • Effetto dei metodi di essiccazione: In generale, i metodi di essiccazione (aria, 50°C, 50°C con aria forzata) non hanno mostrato differenze enormi sulla conta finale delle muffe *immediatamente dopo l’essiccazione*. L’aria forzata, riducendo l’umidità più velocemente, potrebbe inibire la germinazione delle spore.
  • Effetto dei conservanti nel fieno: Nell’essiccazione all’aria, dove il processo è più lento e il rischio muffe maggiore, i conservanti hanno mostrato la loro utilità. Dopo 48 ore, CUR e SKU hanno ridotto le muffe; dopo 96 ore, CAP, CUR e KC le hanno ridotte significativamente rispetto al controllo. A 50°C (senza aria forzata), CUR, SKU e KC (a 48h) hanno mostrato ancora un effetto riduttivo. Con l’aria forzata, l’effetto dei conservanti era meno evidente, forse perché l’essiccazione rapida era già sufficiente a limitare la crescita iniziale.
  • Effetto dei conservanti nei pellet: Anche qui, l’effetto migliore si è visto nell’essiccazione all’aria. Dopo 48 ore, CAP, CUR e SKU hanno ridotto le muffe rispetto al controllo. A 50°C (48h), CAP e CUR erano ancora efficaci. Il Propionato di Calcio (CAP) si è dimostrato particolarmente stabile nel ridurre le muffe nei pellet essiccati all’aria sia a 48 che a 96 ore.

Quindi, i conservanti funzionano, soprattutto quando l’essiccazione è più lenta (all’aria). CAP e CUR sembrano particolarmente promettenti per il controllo delle muffe, sia nel fieno che nei pellet.

Close-up, lenti macro, 70 mm, concentrandosi su pellet di avena rispetto al fieno di avena sciolto, fianco a fianco su una superficie pulita, evidenziando la differenza di forma e consistenza, illuminazione controllata.

Conclusioni: Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio ci dà un sacco di spunti interessanti! Riassumendo:

  • Per ottenere un fieno (o pellet) con la massima sostanza secca, essiccare a 50°C, meglio ancora se con aria forzata, è la strategia vincente rispetto alla semplice essiccazione all’aria.
  • Per preservare le proteine nel fieno, l’uso di conservanti come CAP, SKU o KC durante l’essiccazione all’aria (per 96h) o CUR a 50°C sembra vantaggioso.
  • Per i pellet, la Curcumina (CUR) ha mostrato potenziale nell’aumentare le proteine (aria, 48h) e ridurre le fibre (50°C aria forzata).
  • I conservanti sono più efficaci nel ridurre le muffe quando l’essiccazione è più lenta (all’aria). CAP e CUR si sono distinti in questo.
  • La Curcumina (CUR) emerge come un candidato particolarmente interessante: ha mostrato effetti positivi sia sulle proteine che sulle muffe in specifiche condizioni (fieno a 50°C/48h e pellet all’aria/48h). Essendo un prodotto naturale, merita sicuramente ulteriori approfondimenti per il suo utilizzo nella produzione di fieno d’avena!

Certo, questo studio ha analizzato la situazione subito dopo l’essiccazione. Sarebbe fondamentale vedere cosa succede durante la conservazione a lungo termine, perché è lì che le muffe possono davvero esplodere. Ma i risultati sono già un’ottima base di partenza per scegliere le strategie migliori e ottenere un fieno d’avena di alta qualità, nutriente e sicuro per i nostri animali!

Alla prossima!

Fonte: Springer

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