Tubercolosi: Non Sottovalutare le Complicanze Acute! Uno Studio Italiano Accende i Riflettori
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che forse pensate appartenga al passato, ma che in realtà è ancora tremendamente attuale e, a volte, subdolo: la tubercolosi (TBC). Non è solo quella malattia polmonare cronica di cui leggevamo nei libri di storia. No, la TBC può presentarsi in forme acute, improvvise e decisamente pericolose, colpendo potenzialmente qualsiasi organo. E sapete qual è il problema? Spesso queste complicanze acute vengono sottovalutate o non riconosciute subito, con conseguenze che possono essere davvero gravi.
Perché ci siamo interessati alle complicanze acute della TBC?
Vedete, nonostante la TBC sia una malattia prevenibile e curabile, rimane una delle principali cause di morte per un singolo agente infettivo a livello globale (almeno fino all’arrivo del COVID-19, che le ha temporaneamente rubato questo triste primato). In letteratura si trovano tante informazioni sulle conseguenze a lungo termine della TBC, come problemi respiratori cronici, ma molto meno si sa sulla prevalenza e sugli esiti a breve termine delle complicanze che si manifestano proprio all’esordio della malattia.
Queste forme acute possono peggiorare rapidamente, richiedere ricoveri in terapia intensiva e avere tassi di mortalità elevati. Fattori come altre malattie (pensiamo all’HIV o al diabete), terapie immunosoppressive o un ritardo nella diagnosi possono aumentare il rischio che le cose si mettano male.
Ecco perché, qui a Milano, abbiamo deciso di vederci più chiaro. Ci siamo chiesti: quanto sono frequenti queste complicanze acute nei pazienti a cui viene diagnosticata la TBC oggi, in Italia? E che impatto hanno sulla sopravvivenza a breve termine?
Il Nostro Studio Milanese: Cosa Abbiamo Fatto
Abbiamo condotto uno studio trasversale, osservando quello che succedeva in un singolo centro ospedaliero milanese (l’ASST Santi Paolo e Carlo) tra gennaio 2018 e dicembre 2023. Abbiamo arruolato 201 pazienti adulti con una nuova diagnosi di TBC o una ricaduta. La diagnosi si basava su criteri clinici, radiologici e batteriologici (come la ricerca del batterio Mycobacterium tuberculosis).
Per ogni paziente, abbiamo registrato dati demografici, clinici e, soprattutto, abbiamo cercato attivamente la presenza di complicanze acute al momento della diagnosi, prima che iniziassero la terapia specifica per la TBC. Abbiamo definito “complicanza acuta” una manifestazione sfavorevole e a rapida evoluzione della malattia che richiedesse un intervento immediato. Abbiamo incluso anche la TBC disseminata (quando l’infezione coinvolge il sangue, il midollo osseo, il fegato o almeno due organi non vicini) in questa categoria, perché è una forma particolarmente grave.
Abbiamo poi seguito i pazienti per vedere cosa succedeva nel breve periodo: ricoveri in terapia intensiva, mortalità durante il ricovero e a 30 giorni dalla diagnosi. Abbiamo anche confrontato la situazione tra chi aveva la TBC per la prima volta e chi aveva una ricaduta, e tra gli anni pre-pandemia (2018-2019) e quelli pandemici (2020-2023).

I Risultati: Numeri Che Fanno Riflettere
Ebbene, i risultati ci hanno un po’ sorpreso per la loro entità. Su 201 pazienti, ben 65 (il 32,3%) hanno presentato almeno una complicanza acuta al momento della diagnosi. Di questi, 20 ne avevano due e 3 addirittura tre! Questo significa che quasi un paziente su tre arriva alla diagnosi già con una situazione complicata.
Quali sono state le complicanze più frequenti?
- TBC disseminata: Questa è stata la più comune, riscontrata in 30 casi (il 34,1% di tutte le complicanze). È una forma molto seria perché l’infezione si diffonde in tutto il corpo.
- Insufficienza respiratoria acuta: Al secondo posto, con 23 casi (26,1%), causata da un danno polmonare esteso. Questa è risultata essere la complicanza più letale.
- Empiema pleurico: Un accumulo di pus nello spazio tra i polmoni e la parete toracica, trovato in 6 casi (6,8%).
Altre complicanze meno frequenti includevano pneumotorace (collasso del polmone), emottisi massiva (tosse con molto sangue), complicanze della meningite tubercolare e della TBC addominale.
L’Impatto sulla Sopravvivenza: Un Quadro Preoccupante
Qui arrivano le note dolenti. La presenza di complicanze ha avuto un impatto significativo sulla sopravvivenza a breve termine.
- La mortalità ospedaliera nei pazienti con complicanze è stata del 13,8% (9 decessi su 65).
- La mortalità a 30 giorni è stata del 15,4% (10 decessi su 65).
Ancora più preoccupante: chi aveva più di una complicanza ha mostrato un rischio di morte in ospedale significativamente più alto rispetto a chi ne aveva solo una (30% vs 6,5%). L’insufficienza respiratoria acuta è stata la causa di morte più frequente legata alle complicanze.
Anche se pochi pazienti con complicanze (5 su 65, il 7,7%) sono finiti in terapia intensiva, la mortalità tra questi è stata alta (40%, 2 su 5). Questi dati confermano che le forme complicate di TBC sono associate a esiti infausti, nonostante le terapie moderne.

Complicanze e COVID-19: Nessuna Differenza?
Un dato interessante è che non abbiamo trovato differenze significative nella prevalenza delle complicanze tra gli anni pre-pandemia e quelli durante la pandemia di COVID-19. Questo potrebbe suggerire una certa resilienza del nostro sistema sanitario nel gestire questi casi anche durante l’emergenza, ma è un dato che contrasta con altri studi che avevano riportato un aumento, ad esempio, della TBC disseminata durante la pandemia. Serviranno ulteriori ricerche per capire meglio questo aspetto.
Cosa Ci Portiamo a Casa da Questo Studio?
Il messaggio chiave è forte e chiaro: le complicanze acute della TBC sono tutt’altro che rare al momento della diagnosi (almeno nella nostra realtà milanese) e sono associate a una mortalità a breve termine significativa. Questo deve essere un campanello d’allarme per tutti noi medici.
È fondamentale sospettare e ricercare attivamente queste complicanze in ogni paziente con nuova diagnosi di TBC, specialmente la TBC disseminata e l’insufficienza respiratoria. Un riconoscimento precoce permette di iniziare subito non solo la terapia anti-tubercolare, ma anche gli interventi specifici per gestire la complicanza (come l’ossigenoterapia, il drenaggio toracico, farmaci specifici), migliorando potenzialmente la prognosi.
Certo, il nostro studio ha dei limiti: è stato fatto in un solo centro, il campione non è enorme e la maggior parte dei pazienti proveniva dal pronto soccorso, il che potrebbe aver sovrastimato le forme gravi. Non abbiamo potuto analizzare i fattori di rischio specifici o gli esiti a lungo termine. Però, i dati che abbiamo raccolto sono un punto di partenza importante.
Guardando al Futuro
C’è bisogno di studi più ampi, magari multicentrici, per confermare questi dati e per identificare i fattori che predispongono i pazienti a sviluppare complicanze acute. Capire chi è più a rischio ci aiuterebbe a focalizzare ancora meglio gli sforzi di screening e prevenzione. Inoltre, sarà importante studiare gli esiti a lungo termine di chi sopravvive a queste complicanze acute.
Insomma, la lotta alla tubercolosi non è finita e richiede ancora la nostra massima attenzione, soprattutto nel riconoscere e gestire tempestivamente le sue manifestazioni più aggressive. Non abbassiamo la guardia!
Fonte: Springer
