Anziani svedesi sorridenti e attivi che discutono seduti su una panchina in un parco a Göteborg, luce naturale morbida, obiettivo 35mm, profondità di campo.

Invecchiare Meglio? Sorprese dalla Svezia su Come Percepiamo la Nostra Salute!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca tutti noi, prima o poi: l’invecchiamento e come percepiamo la nostra salute man mano che gli anni passano. Mi sono imbattuto in uno studio svedese affascinante, il Gothenburg H70 Birth Cohort Study, che ha seguito un gruppo di persone nate nel 1930, esaminandole a 70, 75, 85 e persino 88 anni. E i risultati, lasciatemelo dire, sono piuttosto sorprendenti e fanno riflettere!

Lo studio si concentra sulla cosiddetta “salute autopercepita” (in inglese, Self-Rated Health o SRH). Non si tratta di diagnosi mediche precise, ma di come una persona *sente* di stare in salute, rispondendo a una semplice domanda tipo: “In generale, diresti che la tua salute è eccellente, molto buona, buona, discreta o scarsa?”. Sembra banale? Tutt’altro! Questa percezione soggettiva è un indicatore potentissimo, capace di predire disabilità future, malattie e persino la mortalità. È come se il nostro corpo e la nostra mente facessero una sintesi complessa di tanti fattori, dandoci un quadro generale che a volte sfugge anche alle analisi più dettagliate.

Cos’è la Salute Autopercepita (SRH) e Perché è Importante?

Pensateci: quando rispondiamo a quella domanda, mettiamo insieme inconsciamente un sacco di cose. Non solo le diagnosi che conosciamo (il diabete, l’artrosi, i problemi di cuore…), ma anche come ci sentiamo fisicamente ogni giorno, i piccoli dolori, la nostra energia, il nostro umore, le nostre capacità funzionali (riusciamo a fare la spesa da soli? A vestirci? A muoverci?). Ma non finisce qui. Come suggerisce un modello concettuale molto citato (quello di Jylhä), entrano in gioco anche il contesto: la nostra età (ovvio!), la cultura in cui viviamo, con chi ci confrontiamo (magari pensiamo “beh, alla mia età sto meglio di Tizio!”), le nostre aspettative personali e la nostra disposizione d’animo.

Ecco perché capire cosa influenza questa “autovalutazione” è cruciale, specialmente negli anziani. E qui arriva il bello dello studio svedese: ha cercato di capire se e come i fattori che influenzano la SRH cambiano con l’avanzare dell’età, seguendo le stesse persone nel tempo (anche se con alcune integrazioni lungo il percorso).

Lo Studio Svedese: Uno Sguardo da Vicino

I ricercatori hanno preso in esame 939 persone nate nel 1930, residenti a Göteborg, raccogliendo dati in quattro momenti diversi: a 70, 75, 85 e 88 anni. Hanno escluso chi soffriva di demenza, per evitare che problemi cognitivi influenzassero le risposte. Hanno raccolto informazioni su tantissimi aspetti:

  • Malattie somatiche: problemi cardiovascolari, diabete, ictus/TIA, incontinenza, dolori articolari. Hanno poi creato categorie basate sul numero di problemi (nessuno/minimo, basso carico, alto carico).
  • Funzione polmonare: come indicatore di forma fisica.
  • Salute mentale: presenza di depressione (maggiore o minore).
  • Capacità funzionali: indipendenza nelle attività quotidiane (ADL) e strumentali (IADL).
  • Soddisfazione per la vita: valutata in diverse aree (condizioni abitative, relazioni sociali, tempo libero, economia, vita in generale).
  • Sentimenti di solitudine.
  • Fattori demografici: livello di istruzione, stato civile.

L’obiettivo era vedere quali di questi fattori fossero più fortemente associati a una scarsa salute autopercepita (SRH) nelle diverse fasce d’età.

Primo piano di un questionario sulla salute autopercepita compilato da una mano anziana, luce da studio controllata, obiettivo macro 60mm, alta definizione dei dettagli della carta e della scrittura.

La Sorpresa: Meno “Acciacchi” Percepite con l’Età?

E qui arriva uno dei risultati più controintuitivi. Nonostante, come è logico aspettarsi, il numero di problemi di salute oggettivi (malattie, dipendenza funzionale) aumentasse con l’età tra i partecipanti, la percentuale di persone che valutava la propria salute come “scarsa” diminuiva! Ha raggiunto il picco a 75 anni (30% si sentiva poco in salute), ma è scesa al minimo a 88 anni (solo il 15%). Com’è possibile?

Gli autori suggeriscono che con l’età possano entrare in gioco meccanismi di resilienza, coping (strategie per affrontare le difficoltà) e accettazione. Forse, le persone che arrivano a 88 anni hanno sviluppato una maggiore capacità di adattarsi ai propri limiti, di convivere con le malattie croniche e di abbassare le proprie aspettative sulla salute (“alla mia età, è normale avere qualche problema…”). Si diventa, in un certo senso, più “positivi” riguardo alla propria salute, nonostante tutto. È un po’ il paradosso dell’invecchiamento: si sta oggettivamente meno bene, ma ci si può sentire soggettivamente meglio (o meno peggio) rispetto a età precedenti.

Cosa Influenza Davvero la Nostra Percezione? Fattori Fisici vs. Psicosociali

Ma quali fattori pesano di più sulla bilancia della SRH, e come cambia questo peso con l’età? Lo studio ha fatto emergere un quadro interessante.

A 70 e 75 anni (i “giovani anziani”), i fattori più fortemente associati a una scarsa SRH erano quelli fisici: avere un alto carico di malattie somatiche era il fattore principale. Anche la dipendenza nelle attività quotidiane (ADL/IADL) aveva un peso significativo.

Man mano che si avanza verso gli 85 e 88 anni (i “grandi anziani”), la situazione sembra cambiare. Sebbene le malattie fisiche e la dipendenza rimangano importanti (la dipendenza era il secondo fattore più forte a tutte le età), altri elementi guadagnano terreno. A 85 anni, il fattore più fortemente associato a una scarsa SRH era la depressione. Questo suggerisce che, in età molto avanzata, il benessere psicologico possa diventare ancora più cruciale nel determinare come percepiamo la nostra salute generale.

La solitudine mostrava un’associazione con la scarsa SRH, ma in modo un po’ altalenante e, come vedremo, molto influenzato da un altro fattore chiave.

Un uomo anziano (70 anni) che fa stretching leggero in un parco (fattori fisici) giustapposto a una donna anziana (85 anni) che ride con amici in un caffè (fattori psicosociali), obiettivo 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo.

Il Ruolo Chiave della Soddisfazione per la Vita

Un elemento che è emerso come fondamentale è la soddisfazione per la vita. Curiosamente, nonostante l’aumento dei problemi fisici, il livello medio di soddisfazione per la vita dei partecipanti è rimasto piuttosto stabile tra i 70 e gli 88 anni. E questa soddisfazione ha un effetto “protettivo” potentissimo sulla percezione della salute.

Quando i ricercatori hanno tenuto conto della soddisfazione per la vita nelle loro analisi, l’associazione tra molti fattori negativi e la scarsa SRH si è indebolita. Ad esempio, l’associazione con la solitudine è praticamente scomparsa a tutte le età, tranne che a 88 anni. Anche il legame con la depressione si è attenuato (pur rimanendo forte a 85 anni), così come quello con le malattie somatiche e la dipendenza funzionale. Addirittura, a 88 anni, una volta considerata la soddisfazione per la vita, la dipendenza funzionale non risultava più significativamente associata a una scarsa SRH!

Cosa significa? Che sentirsi soddisfatti della propria vita (nelle relazioni, nelle condizioni abitative, nel tempo libero, ecc.) aiuta enormemente a “tamponare” l’impatto negativo dei problemi fisici sulla percezione generale della propria salute. È come se la contentezza in altri ambiti ci rendesse più resilienti e capaci di affrontare meglio gli acciacchi legati all’età. Questo rafforza l’idea che, soprattutto negli anziani più anziani, i fattori psicosociali diventano predominanti.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Si tratta principalmente di dati trasversali (istantanee a diverse età), anche se all’interno di uno studio longitudinale. L’aggiunta di nuovi partecipanti nel tempo e l’abbandono di altri (magari proprio quelli che stavano peggio) possono introdurre delle distorsioni (bias di selezione). Inoltre, si basa su un’unica coorte di nascita (1930), e le cose potrebbero essere diverse per generazioni successive. Anche il modo di porre la domanda sulla SRH è leggermente cambiato tra le prime e le ultime rilevazioni.

Nonostante ciò, i risultati sono robusti (confermati anche da analisi statistiche più complesse come i modelli GLMM) e aprono scenari importanti. Ci dicono che la salute percepita in età avanzata è un fenomeno complesso, dove il peso dei fattori fisici sembra diminuire a favore di quelli psicosociali come la soddisfazione per la vita e l’assenza di depressione.

Ritratto di una donna anziana svedese (88 anni) che guarda fuori dalla finestra con un'espressione serena e soddisfatta, luce naturale morbida che entra dalla finestra, obiettivo 50mm, bianco e nero con leggero contrasto.

In conclusione, questo viaggio nella percezione della salute degli anziani svedesi ci lascia con un messaggio potente: invecchiare bene non è solo questione di assenza di malattie. È sempre più una questione di benessere psicologico, di resilienza e di soddisfazione per la vita che si conduce. Certo, i problemi fisici contano, soprattutto da “giovani anziani”, ma con il passare degli anni, la nostra mente e il nostro spirito sembrano avere un ruolo sempre più decisivo nel farci sentire “in salute”, nonostante tutto. Una lezione preziosa per tutti noi, non trovate?

Fonte: Springer

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