Colpopessi TC-Guidata: Addio Bisturi, Benvenuta Precisione Millimetrica!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che potrebbe davvero cambiare le carte in tavola nel trattamento di un problema femminile piuttosto comune e fastidioso: il prolasso apicale vaginale. Immaginate un modo per risolvere questa condizione senza i tradizionali tagli chirurgici, ma con una precisione guidata da immagini degna di un film di fantascienza. Sembra incredibile? Beh, tenetevi forte, perché stiamo per esplorare insieme la fattibilità di una tecnica innovativa: la colpopessi TC-guidata basata su aghi.
Il Problema: Quando il Sostegno Cede
Il prolasso degli organi pelvici (POP) è una condizione che affligge molte donne, specialmente con l’avanzare dell’età. Si stima che circa il 12% delle donne entro gli 80 anni necessiti di un intervento chirurgico per questo motivo. In pratica, le strutture che sostengono organi come la vagina, l’utero, la vescica e il retto si indeboliscono, causando una “discesa” o protrusione di questi organi. Il prolasso apicale, in particolare, riguarda la parte superiore della vagina (la volta vaginale).
Da oltre 60 anni, una delle soluzioni chirurgiche più efficaci è la fissazione al legamento sacrospinoso (SSLF). Questo legamento, robusto e situato in profondità nel bacino, offre un punto di ancoraggio ideale per risollevare e sostenere la volta vaginale. Nel tempo, le tecniche si sono evolute: approcci posteriori, anteriori, combinati, l’uso di diversi dispositivi di sutura o ancoraggio… tutto nel tentativo di migliorare i risultati e ridurre l’invasività. Recentemente, si è persino iniziato a sperimentare procedure SSLF “fast-track” con anestesia locale, permettendo alle pazienti di tornare a casa il giorno stesso.
Ma tutte queste tecniche hanno un punto in comune: richiedono una dissezione chirurgica della vagina per raggiungere lo spazio paravaginale e identificare, a vista o al tatto, il legamento sacrospinoso prima di poter piazzare suture o ancoraggi. Ed è qui che entra in gioco la nostra idea rivoluzionaria.
L’Idea: E Se Potessimo “Vedere” Senza Tagliare?
Ci siamo chiesti: è davvero necessaria la dissezione se possiamo identificare con precisione millimetrica le strutture target usando l’imaging medicale? E se potessimo guidare un dispositivo di ancoraggio direttamente al legamento sacrospinoso attraverso una semplice puntura con un ago?
Da questa ipotesi è nato il concetto di colpopessi TC-guidata. L’idea è usare la Tomografia Computerizzata (TC) per visualizzare l’anatomia pelvica in dettaglio, identificare il legamento sacrospinoso (SSL) e guidare un ago speciale, caricato con minuscoli ancoraggi, direttamente dal lume vaginale (o attraverso la natica) fino al legamento, fissando così la volta vaginale senza bisogno di incidere i tessuti vaginali. Meno invasività, meno traumi tissutali, potenzialmente meno rischi e recupero più rapido. Fantastico, no?
Per verificare se questa idea fosse realizzabile, abbiamo condotto uno studio su cadaveri umani femminili. So che può suonare un po’ macabro, ma è un passo fondamentale e necessario per testare la sicurezza e la fattibilità di nuove procedure chirurgiche prima di proporle alle pazienti.

Lo Studio: Come Abbiamo Messo alla Prova la Tecnica
Abbiamo lavorato su sei cadaveri femminili, non imbalsamati e con anatomia pelvica intatta. L’obiettivo era duplice:
- Valutare se riuscivamo a posizionare correttamente gli ancoraggi nel legamento sacrospinoso usando la guida TC.
- Misurare la forza necessaria per “strappare” questi ancoraggi una volta posizionati (test di pull-out), per capire se fossero abbastanza robusti da sostenere la vagina.
Abbiamo sperimentato due approcci:
- Approccio Transvaginale: Con il cadavere in posizione supina (a pancia in su), abbiamo inserito una sonda speciale nella vagina. Questa sonda ha una porta laterale da cui far uscire un ago guidato. Sotto controllo TC, abbiamo identificato il punto target sul legamento sacrospinoso (circa 2 cm medialmente alla spina ischiatica, un punto di riferimento osseo). Abbiamo orientato la sonda e avanzato l’ago attraverso la parete vaginale, lo spazio extraperitoneale, fino al legamento. Una volta confermata la posizione corretta con la TC, abbiamo rilasciato un piccolo ancoraggio a forma di barra nel legamento e un secondo ancoraggio contro la parete vaginale. Questi due ancoraggi sono collegati da un sottile filo metallico, creando una sospensione stabile.
- Approccio Transgluteale: Con il cadavere in posizione prona (a pancia in giù) o semi-laterale, abbiamo inserito una sonda diversa nella vagina. Questa volta, l’ago è stato inserito dall’esterno, attraverso la natica, guidato sempre dalla TC attraverso il grasso sottocutaneo, i muscoli glutei e lo spazio extraperitoneale, fino a raggiungere prima il legamento sacrospinoso target e poi una porta sulla sonda vaginale. Una volta lì, abbiamo rilasciato l’ancoraggio distale nel lume vaginale (fissandolo alla parete) e poi ritirato leggermente l’ago per rilasciare l’ancoraggio prossimale nel legamento. Anche qui, i due ancoraggi collegati dal filo creano la fissazione desiderata.
Il tutto è stato gestito da un team multidisciplinare composto da un radiologo esperto in imaging pelvico e un ginecologo oncologo con profonda conoscenza dell’anatomia e della chirurgia pelvica, per garantire la massima precisione e sicurezza.

Risultati Promettenti: Precisione e Robustezza
Ebbene, i risultati sono stati davvero incoraggianti!
- Precisione: Con l’approccio transvaginale, siamo riusciti a posizionare correttamente 30 ancoraggi su 32 (95%) nel legamento sacrospinoso. I restanti 2 sono finiti nel legamento sacrotuberoso, una struttura vicina e anch’essa robusta. Con l’approccio transgluteale, il successo è stato del 100% (10 su 10 ancoraggi nel legamento sacrospinoso). La TC ci ha permesso di vedere esattamente dove andava l’ago e dove veniva rilasciato l’ancoraggio.
- Sicurezza: Fondamentale, siamo riusciti a mantenere una distanza di sicurezza di almeno 2 cm da strutture critiche come il nervo sciatico e l’arteria glutea inferiore. Questo è un vantaggio enorme rispetto alle tecniche tradizionali “alla cieca” o basate solo sul tatto, dove il rischio di lesioni nervose o vascolari è una preoccupazione costante. La dissezione anatomica successiva ha confermato le posizioni rilevate dalla TC.
- Robustezza: Il test di pull-out ha mostrato che era necessaria una forza media di 47.5 Newton (N) per staccare gli ancoraggi. Considerando che si stima basti una forza di circa 10 N per contrastare la pressione intra-addominale normale, i nostri ancoraggi sembrano offrire un margine di sicurezza più che sufficiente.
- Tempo: Una volta posizionato l’ago nel punto giusto grazie alla TC, il rilascio effettivo degli ancoraggi richiedeva solo circa 2 minuti.

Cosa Significa Tutto Questo? Prospettive Future e Limiti Attuali
Questo studio dimostra la fattibilità di una colpopessi basata su aghi e guidata da TC. È un primo passo, un “proof-of-concept”, ma apre scenari davvero interessanti.
I potenziali vantaggi?
- Mininvasività estrema: Nessuna dissezione vaginale, solo punture d’ago.
- Precisione: La guida TC permette di mirare al legamento con accuratezza millimetrica, evitando strutture delicate.
- Potenziale riduzione dei tempi operatori e di recupero: Anche se da verificare in studi clinici.
- Applicabilità in casi specifici: Potrebbe essere ideale per pazienti con problemi di cicatrizzazione o per cui si vuole minimizzare il tempo in sala operatoria.
Ovviamente, siamo ancora agli inizi. Questo era uno studio su cadaveri, che non avevano prolasso e la cui risposta tissutale è diversa da quella di un corpo vivente. Ci sono ancora aspetti da perfezionare, come il modo in cui l’ancoraggio si integra con l’epitelio vaginale (magari serviranno modifiche per un fissaggio sottoepiteliale). Inoltre, questa tecnica si concentra sul supporto apicale; andrebbe studiato se e come adattarla per correggere anche prolassi anteriori o posteriori.
La dipendenza dalla TC comporta esposizione a radiazioni e la necessità di attrezzature e personale specializzato. Forse in futuro si potranno usare altre modalità di imaging come la Risonanza Magnetica (MRI) o gli ultrasuoni, magari potenziate da intelligenza artificiale per la navigazione.

Il prossimo passo fondamentale sarà portare questa ricerca nel contesto clinico, con studi su pazienti reali per valutarne la sicurezza, l’efficacia a breve e lungo termine, e confrontarla con le procedure chirurgiche convenzionali.
Insomma, la strada è ancora lunga, ma l’idea di poter offrire un trattamento così mirato e poco invasivo per il prolasso vaginale è davvero affascinante. È un esempio perfetto di come la tecnologia di imaging e l’ingegneria biomedicale possano collaborare per reinventare procedure chirurgiche consolidate, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità di vita delle donne. Continueremo a seguire gli sviluppi!
Fonte: Springer
