Pelle d’Asino: Non Solo Fiabe! Viaggio nel Cuore del Collagene
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, quasi microscopico, alla scoperta di un animale che spesso sottovalutiamo, ma che nasconde segreti incredibili proprio sotto… la pelle! Parliamo dell’asino (Equus asinus), nostro compagno di fatica da secoli, soprattutto nelle zone rurali e nei paesi in via di sviluppo.
Forse non ci avete mai pensato, ma la pelle d’asino è al centro di un interesse crescente, non solo per l’industria della pelle, ma anche per quella cosmetica e farmaceutica. Avete mai sentito parlare del “Colla corii asini” o E’jiao? È una preparazione gelatinosa tradizionale cinese, ottenuta proprio dalla pelle d’asino, ricca di proteine, amminoacidi e, soprattutto, collagene. Il problema? Sappiamo ancora troppo poco sulla struttura specifica della pelle di questo animale, e la sua popolazione, almeno in Egitto da dove provengono i dati di questo studio, è in calo anche a causa dell’alta richiesta per l’E’jiao.
Ecco perché un gruppo di ricercatori (e io mi sento un po’ parte di questa esplorazione nel raccontarvela!) ha deciso di andare a fondo, letteralmente. L’obiettivo? Capire come è fatta la pelle d’asino in diverse parti del corpo, quanta ce n’è, come sono disposte le fibre di collagene e quali altre “chicche” microscopiche si nascondono lì sotto. Pronti a seguirmi in questa avventura tra istologia e microscopia elettronica?
La Missione: Campioni Sotto la Lente
Immaginate di prelevare piccoli campioni di pelle (parliamo di centimetri e millimetri!) da diverse zone del corpo di alcuni asini adulti (14 per la precisione, che purtroppo erano stati soppressi per altri motivi, ma i cui tessuti hanno potuto così contribuire alla scienza, seguendo tutte le norme etiche, ovviamente). Le zone scelte sono state:
- Collo
- Torace
- Schiena
- Addome caudale (la parte posteriore della pancia, per intenderci)
- Arto (zampa)
Questi campioncini sono stati poi preparati con cura certosina: fissati, disidratati, inclusi in paraffina e affettati in sezioni sottilissime (parliamo di 5 micrometri, più sottili di un capello!). Alcune sezioni sono state colorate con tecniche classiche come Ematossilina e Eosina (HeE) per vedere la struttura generale, altre con il Tricromico di Masson, un mago nel far risaltare il collagene (che appare blu/verde) distinguendolo dai muscoli (rossi).
Ma non ci siamo fermati qui! Per un’occhiata ancora più intima, quasi a livello molecolare, abbiamo usato la microscopia elettronica a trasmissione (TEM). Qui i campioni sono ancora più piccoli (1 mm³) e il processo di preparazione è ancora più complesso, finendo con sezioni ultra-sottili (60 nanometri!) colorate con metalli pesanti per essere “lette” da un fascio di elettroni. È come avere dei superpoteri per vedere l’infinitamente piccolo!
Primi Indizi: Strati, Onde e Pigmenti
Cosa abbiamo scoperto guardando al microscopio ottico? Beh, la pelle d’asino, come la nostra, ha due strati principali: l’epidermide (quello più esterno) e il derma (quello sotto, più spesso e ricco di strutture).
L’epidermide, anche se sottile, ha i suoi quattro “piani”:
- Stratum basale (la base, dove nascono le nuove cellule)
- Stratum spinosum (cellule poliedriche “spinose”)
- Stratum granulosum (cellule appiattite con granuli)
- Stratum corneum (lo strato più esterno, corneo, protettivo)
Una cosa interessante notata nello strato basale sono i melanociti, le cellule che producono la melanina, il pigmento che ci fa abbronzare (e che colora la pelle e i peli). Sorpresa: ce ne sono molti di più nella pelle dell’addome e degli arti rispetto a collo, schiena e torace! L’addome, in particolare, ne ha la quantità più alta. Perché? Forse una risposta allo stress meccanico o a fattori ambientali diversi in quelle zone? È un’ipotesi affascinante.
E la linea di confine tra epidermide e derma, la cosiddetta giunzione dermo-epidermica? Non è una linea retta! Nella pelle di addome, schiena e collo appare “seghettata”, con l’epidermide che si infila nel derma formando delle specie di piccole protrusioni a forma di dito. Questo crea una superficie di contatto molto più ampia e tortuosa. Nella pelle degli arti, invece, questa giunzione è più appiattita. La giunzione più lunga in assoluto? Quella della schiena! Questo probabilmente garantisce una connessione super forte tra i due strati, fondamentale per la resistenza e la riparazione delle ferite.
Il Cuore della Questione: Il Derma e il Suo Collagene
Scendiamo nel derma. Anche lui ha due “zone”: uno strato papillare più esterno, sottile e vascolarizzato, e uno strato reticolare più interno, ampio e denso. È qui che troviamo il protagonista della nostra storia: il collagene! Grazie alla colorazione di Masson, lo vediamo benissimo: una fitta rete di fibre che dà struttura e resistenza alla pelle.
Nello strato reticolare troviamo anche gli “accessori” della pelle:
- Follicoli piliferi: di forma ovale, da cui crescono i peli.
- Ghiandole sebacee: associate ai follicoli, producono il sebo (il grasso che protegge pelle e pelo). Appaiono come strutture ramificate con cellule dal citoplasma “a bolle”.
- Ghiandole sudoripare: tubuli avvolti su se stessi, importanti per la termoregolazione (anche se il loro numero varia molto tra le regioni!).
- Muscoli erettori del pelo (arrector pili): piccoli fasci muscolari lisci che fanno… drizzare i peli (la “pelle d’oca”!).
Le misurazioni quantitative ci hanno detto cose interessanti: lo spessore della pelle varia significativamente. La pelle più spessa è quella della schiena (oltre 3400 µm, cioè 3,4 mm!), mentre la più sottile è quella degli arti (circa 2400 µm). Questo ha senso: la schiena è più esposta agli agenti atmosferici e alle sollecitazioni meccaniche (pensiamo alla sella o ai carichi).
E il contenuto di collagene? Qui i dati sono curiosi. Sebbene non ci siano differenze statisticamente enormi tra le varie regioni, la pelle del torace e degli arti tende ad averne di più. Ma la vera scoperta, visibile soprattutto con la microscopia elettronica e in parte con le colorazioni speciali, riguarda gli arti.
Zoom Estremo: L’Architettura Segreta del Collagene
Passiamo al microscopio elettronico a trasmissione (TEM). Qui vediamo dettagli incredibili. L’epidermide mostra le sue cellule basali con quelle “protrusioni a dito” che si incastrano nel derma. La giunzione dermo-epidermica appare ondulata.
Nel derma, il collagene si rivela in tutta la sua complessità. Nello strato papillare, le fibre formano una sorta di “pizzo” delicato, con spazi tra le fibrille. Nello strato reticolare, invece, vediamo grossi fasci di collagene ondulati e intrecciati, orientati in varie direzioni, anche se le fibre all’interno di un singolo fascio sono compatte. Tra questi fasci si inseriscono anche sottili microfibrille di elastina (l’altra proteina chiave per l’elasticità).
Ma la sorpresa più grande, come accennavo, è negli arti. Sotto lo strato reticolare, solo negli arti, abbiamo trovato un terzo strato dermico accessorio, chiamato strato “Cordovan accessorio”. Qui i fasci di collagene sono ancora più spessi e, cosa unica, sono orientati prevalentemente paralleli alla superficie della pelle. Questa struttura particolare potrebbe avere un ruolo fondamentale nel meccanismo di “rimbalzo elastico” durante il movimento, aiutando l’asino a risparmiare energia. È una caratteristica che si ritrova anche nel cavallo, ma trovarla così ben definita nell’asino è una novità importante!
Perché Tutto Questo è Importante?
Vi starete chiedendo: “Ok, affascinante, ma a cosa serve sapere tutto questo sulla pelle d’asino?”. Le implicazioni sono molteplici!
1. Industria e Medicina Tradizionale: Conoscere la quantità e la distribuzione del collagene nelle diverse aree aiuta a selezionare le pelli migliori per la produzione di cuoio di qualità o per l’estrazione del collagene stesso, fondamentale per l’E’jiao e potenzialmente per nuovi prodotti cosmetici o farmaceutici. Sapere che il torace è ricco di collagene o che l’arto ha una struttura unica è un’informazione preziosa.
2. Veterinaria e Benessere Animale: Capire com’è fatta la pelle “normale” in ogni dettaglio, incluse le variazioni regionali di spessore, pigmentazione e struttura, è cruciale per i veterinari. Permette di diagnosticare meglio le malattie della pelle, comprese quelle che colpiscono il collagene, e di valutare la guarigione delle ferite, che può differire tra corpo e arti proprio a causa di queste diversità strutturali.
3. Biologia ed Evoluzione: Queste scoperte ci aiutano a comprendere meglio come l’asino si sia adattato al suo ambiente. Le differenze di spessore, pigmentazione e struttura della pelle tra le varie regioni corporee riflettono probabilmente diverse esigenze di protezione dal sole, dagli stress meccanici, dal freddo o dal caldo. Lo strato Cordovan accessorio negli arti, ad esempio, è un fantastico esempio di adattamento funzionale legato al movimento.
Insomma, questo studio ci ha aperto una finestra su un mondo nascosto nella pelle di un animale comune ma straordinario. Abbiamo visto che la pelle della schiena è la più robusta, quella degli arti la più sottile ma con una struttura unica nel suo genere, e che la distribuzione di pigmento e collagene non è affatto casuale. È la dimostrazione che anche nelle cose che crediamo di conoscere, c’è sempre qualcosa di nuovo e meraviglioso da scoprire, basta solo guardare… un po’ più da vicino!
Fonte: Springer