Papà, a tavola! L’importanza (spesso dimenticata) dei padri nell’alimentazione dei bimbi in Etiopia
Ehi amici lettori! Sapete, mi sono imbattuto in uno studio recente che mi ha fatto davvero riflettere sul ruolo dei papà. Parliamo spesso di mamme e bambini, specialmente quando si tratta di pappe e biberon, ma quanto pensiamo davvero all’importanza del padre in questo quadro? Uno studio condotto a Jinka, una città dell’Etiopia, ha acceso i riflettori proprio su questo: il coinvolgimento dei padri nell’alimentazione dei loro piccoli tra i 6 e i 24 mesi. E i risultati, ve lo dico, sono affascinanti e un po’ sorprendenti.
Perché il papà è fondamentale (anche a tavola!)
Partiamo da un presupposto: l’alimentazione nei primi anni di vita è cruciale. Non lo dico io, lo dice la scienza! È la base per la crescita, la salute e lo sviluppo dei bambini. Pensate che la nutrizione è considerata un diritto fondamentale del bambino. Dai sei mesi in poi, oltre al latte materno, i piccoli hanno bisogno di cibi complementari nutrienti, sicuri e adatti alla loro età per prevenire la malnutrizione.
E qui entra in gioco il papà. Il suo coinvolgimento non significa solo dare una mano ogni tanto. Parliamo di un ruolo attivo:
- Supporto finanziario per comprare cibo di qualità.
- Interazione diretta: preparare la pappa, imboccare il bambino.
- Supporto emotivo alla mamma e al piccolo.
- Contributo allo sviluppo cognitivo e alla salute mentale del bambino.
Insomma, un papà presente e partecipe fa davvero la differenza, migliorando persino i parametri ematologici e lo stato nutrizionale dei figli!
La realtà di Jinka: luci e ombre
Lo studio, condotto tra gennaio e febbraio 2024 su 415 padri selezionati casualmente, ci dà una fotografia interessante. A Jinka, circa il 52,3% dei papà è risultato attivamente coinvolto nell’alimentazione dei propri figli. Poco più della metà. Un dato che, se da un lato è superiore a studi precedenti in altre aree rurali dell’Etiopia (dove si attestava intorno al 43%), dall’altro è inferiore a quanto riscontrato in altre nazioni come Bangladesh, India, Ghana o Uganda (dove si arriva anche al 60-70%).

Perché questa differenza? Le radicate norme culturali e di genere giocano un ruolo enorme. Tradizionalmente, in molte società, Etiopia inclusa, l’uomo è visto come il capofamiglia e colui che porta le risorse economiche, mentre la cura dei figli è relegata quasi esclusivamente alla donna. Questo spesso crea una barriera, insieme alla mancanza di conoscenze specifiche o a vincoli economici.
Cosa spinge un papà a rimboccarsi le maniche?
Lo studio non si è fermato al “quanto”, ma ha indagato anche il “perché”. Quali fattori spingono un padre a essere più coinvolto? Eccoli qui, nero su bianco:
- Forma matrimoniale: I papà in matrimoni monogami sono risultati 3,5 volte più coinvolti rispetto a quelli in unioni poligame. Probabilmente, una relazione più armoniosa e una maggiore presenza a casa facilitano la partecipazione.
- Consulenza specifica: Aver ricevuto consigli sull’alimentazione infantile (ad esempio da operatori sanitari) aumenta di 2,5 volte la probabilità di coinvolgimento. Informare è fondamentale!
- Essere informati sul ruolo del padre: Semplicemente aver sentito parlare dell’importanza del coinvolgimento paterno raddoppia (2,5 volte) le chance che un papà si attivi. La consapevolezza conta!
- Incoraggiamento della comunità: Se la comunità intorno vede di buon occhio e incoraggia i padri a partecipare alla cura dei figli (senza prenderli in giro, per intenderci!), questi sono quasi 3 volte più propensi a farlo. Il contesto sociale è potentissimo.
- Conoscenza: Papà con buone conoscenze sull’alimentazione infantile sono 2,1 volte più coinvolti. Sapere cosa fare e perché è importante, fa la differenza.
- Atteggiamento positivo: Un atteggiamento favorevole verso il proprio ruolo nell’alimentazione del bambino è un motore potentissimo: aumenta di ben 4 volte la probabilità di un buon coinvolgimento! Credere nel proprio ruolo è il primo passo.

Le conseguenze (e cosa possiamo fare)
Quando il papà manca all’appello, le conseguenze possono essere serie: maggior rischio di malnutrizione per il bambino, problemi di salute, difficoltà emotive e comportamentali, persino un minor livello di istruzione a lungo termine. La malnutrizione, ricordiamolo, è responsabile del 45% delle morti infantili a livello globale. È un problema enorme con impatti che si estendono fino all’età adulta e persino alla produttività economica di una nazione.
Allora, che fare? Lo studio suggerisce azioni concrete:
- Potenziare la consulenza e l’informazione: Bisogna raggiungere i papà con messaggi chiari sull’importanza del loro ruolo, usando canali come operatori sanitari, media, incontri comunitari.
- Lavorare sulla consapevolezza e l’atteggiamento: Sfidare le norme culturali rigide e promuovere una visione positiva del padre che si prende cura attivamente del figlio.
- Coinvolgere la comunità: Leader locali e gruppi comunitari possono fare molto per creare un ambiente che supporti e incoraggi i padri.
- Sviluppare programmi specifici: L’Ufficio Amministrativo Sanitario di Jinka (e realtà simili altrove) dovrebbe creare programmi e politiche che coinvolgano attivamente i padri nella cura dei bambini, magari con moduli formativi anche per gli operatori sanitari.
- Focus sui matrimoni poligami: Data l’associazione, è importante pensare a strategie mirate per supportare il coinvolgimento paterno anche in queste famiglie, magari attraverso educazione relazionale e sensibilizzazione.

Un messaggio per tutti noi
Insomma, la pappa non è solo “roba da mamme”. Questo studio etiope ci ricorda una verità universale: i padri hanno un ruolo insostituibile nello sviluppo sano e felice dei loro bambini, fin dai primissimi mesi di vita. Promuovere il loro coinvolgimento attivo non è solo una questione di parità di genere (che pure è importante!), ma una strategia fondamentale per combattere la malnutrizione e garantire un futuro migliore ai nostri figli. E questo vale a Jinka come in ogni angolo del mondo. Pensiamoci la prossima volta che vediamo un papà alle prese con cucchiaino e bavaglino: sta facendo una delle cose più importanti del mondo!
Fonte: Springer
