Visualizzazione astratta di particelle virali di Epatite B, HIV e batteri della Tubercolosi che interagiscono su uno sfondo che rappresenta la skyline stilizzata di Pechino al tramonto, stile fotorealistico, obiettivo macro 105mm, alta definizione, illuminazione drammatica.

Coinfezioni a Pechino: La Danza Silenziosa tra Epatite B, TBC e HIV

Ragazzi, oggi vi porto con me in un’analisi che mi ha davvero incuriosito, un tuffo nei dati di sorveglianza sanitaria di Pechino tra il 2016 e il 2023. Parliamo di tre “vecchie conoscenze” della salute pubblica, tre malattie infettive croniche che rappresentano ancora oggi una sfida globale e, ovviamente, anche per la Cina: l’Epatite B (HB), la Tubercolosi (TB) e l’infezione da HIV/AIDS.

Quello che rende questo studio particolarmente interessante è che non si limita a guardare a una singola malattia, ma esplora il fenomeno della coinfezione, cioè quando una persona si ritrova a combattere contro due o addirittura tutte e tre queste patologie contemporaneamente. Sappiamo che queste coinfezioni possono complicare parecchio le cose: aumentano il rischio di danni al fegato dovuti ai farmaci, possono portare al fallimento delle terapie e, purtroppo, anche a esiti peggiori.

In Cina, la situazione delle coinfezioni varia molto da regione a regione, e la maggior parte degli studi si concentra sulla “coppia” di malattie. Questo lavoro, invece, ha cercato di mettere insieme i pezzi del puzzle per HB, TB e HIV/AIDS nello stesso quadro, specificamente per la capitale, Pechino.

Allora, cosa abbiamo scoperto a Pechino?

Analizzando i dati del National Notifiable Disease Reporting System (NNDRS) – una sorta di grande registro nazionale delle malattie – dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2023, sono emerse quasi 104.000 segnalazioni relative a oltre 103.500 persone residenti a Pechino.

Ecco come si distribuiscono i casi “singoli”:

  • HIV/AIDS: circa 20.884 persone (20,12%)
  • Epatite B: circa 23.853 persone (23,03%)
  • Tubercolosi: ben 58.357 persone (56,33%) – la più frequente tra le tre.

E le coinfezioni? Qui i numeri diventano molto più piccoli, fortunatamente:

  • HIV/AIDS + Epatite B: 47 casi (0,05%)
  • Epatite B + Tubercolosi: 153 casi (0,15%)
  • HIV/AIDS + Tubercolosi: 336 casi (0,32%)
  • Tutte e tre insieme (HB + TB + HIV/AIDS): solo 5 casi!

Se guardiamo le percentuali *all’interno* dei gruppi già infetti, vediamo che:

  • Tra le persone con HIV/AIDS, l’1,58% aveva anche la TB (la coinfezione più comune in assoluto qui) e lo 0,22% l’HB.
  • Tra i pazienti con Epatite B, lo 0,64% aveva anche la TB e lo 0,20% l’HIV/AIDS.
  • Tra i pazienti con Tubercolosi, lo 0,57% aveva anche l’HIV/AIDS e lo 0,26% l’HB.

Un dato positivo è che, ad eccezione della coppia HB + HIV/AIDS, l’incidenza delle altre coinfezioni ha mostrato una tendenza al ribasso nel periodo considerato. Sembra che a Pechino le cose stiano andando nella direzione giusta, con tassi di coinfezione generalmente più bassi rispetto ad altre aree della Cina o a quanto riportato in alcune meta-analisi nazionali.

Grafico stilizzato che mostra un trend discendente delle coinfezioni di TB e HIV a Pechino su uno sfondo digitale blu e grigio, obiettivo 35mm, stile duotone blu e grigio, profondità di campo.

Chi rischia di più questo “cocktail” pericoloso?

L’analisi ha rivelato alcune differenze significative tra chi ha una sola malattia e chi ne ha più d’una. Un fattore che salta subito all’occhio è il sesso: i maschi sembrano essere decisamente più suscettibili alle coinfezioni. I modelli statistici hanno mostrato un rischio aumentato che va da 1,5 volte (per HB in pazienti TB) fino a quasi 28 volte (per HIV in pazienti HB)! Un campanello d’allarme importante.

L’età gioca un ruolo più complesso e quasi controintuitivo:

  • I pazienti con Tubercolosi più giovani (sotto i 60 anni, specialmente tra 30-44) avevano una probabilità maggiore di essere coinfeetti con HIV/AIDS rispetto agli over 60.
  • Al contrario, i pazienti con Epatite B o HIV/AIDS più giovani avevano una probabilità minore di essere coinfeetti con la Tubercolosi rispetto agli over 60.

Anche la zona di residenza (aree urbane, periferia interna, periferia esterna) e l’anno della diagnosi hanno mostrato differenze significative. Ad esempio, i pazienti TB delle periferie avevano meno probabilità di avere anche l’HIV rispetto a quelli delle aree urbane. Ma, al contrario, i pazienti TB o HIV che vivevano nelle periferie esterne avevano più probabilità di avere anche l’Epatite B. Insomma, un quadro variegato.

Curiosamente, l’ordine in cui le malattie venivano diagnosticate (es. prima TB poi HB, o viceversa) non sembrava fare una grande differenza nelle caratteristiche dei pazienti o negli intervalli di tempo tra le diagnosi, per la stessa coppia di malattie. Tuttavia, l’intervallo di tempo tra le diagnosi tendeva ad essere più lungo per la coppia TB + HB rispetto alle coinfezioni che coinvolgevano l’HIV.

Perché Pechino sembra cavarsela meglio?

Come mai questi tassi di coinfezione relativamente bassi nella capitale? Gli autori dello studio suggeriscono diverse possibili spiegazioni. Pechino, essendo la capitale e un importante centro economico, gode probabilmente di una migliore allocazione delle risorse sanitarie e di servizi medici più avanzati rispetto ad altre aree.

Un ruolo cruciale lo ha giocato sicuramente la lotta all’Epatite B. La Cina ha investito molto nella vaccinazione contro l’HB, iniziando negli anni ’80 e integrandola gratuitamente nel programma di immunizzazione esteso (EPI) nel 2002 per i bambini, con campagne di recupero successive. A Pechino, la copertura vaccinale per l’HB nei neonati ha raggiunto livelli altissimi (oltre il 99%) già dal 2006. Questo ha abbattuto drasticamente la circolazione del virus.

Primo piano di una fiala di vaccino contro l'epatite B tenuta da un operatore sanitario con guanti in un ambiente clinico luminoso a Pechino, obiettivo macro 60mm, alta definizione, illuminazione controllata.

C’è anche da considerare la metodologia dello studio. I dati provengono da un sistema di sorveglianza passiva basato sugli ospedali. Questo significa che vengono registrati i casi diagnosticati quando le persone si presentano con sintomi. Potrebbe quindi sottostimare le coinfezioni, specialmente quelle che coinvolgono portatori asintomatici di Epatite B cronica, che non sempre vengono testati o segnalati se non hanno problemi evidenti. Anche tenendo conto di una possibile sottodiagnosi dell’HB (stimata al 24% in Cina), le percentuali di coinfezione stimate rimarrebbero comunque inferiori a quella della TB nei pazienti HIV+.

Guardando al futuro: cosa possiamo fare?

Anche se la situazione a Pechino appare relativamente sotto controllo e in miglioramento, non bisogna abbassare la guardia. Le coinfezioni, in particolare quella tra TB e HIV/AIDS, rimangono un punto critico anche in aree a bassa prevalenza.

Lo studio suggerisce alcune strade da percorrere:

  • Targeting specifico: I maschi, soprattutto se anziani e già affetti da una delle tre malattie, dovrebbero essere considerati una popolazione prioritaria per gli interventi di prevenzione delle coinfezioni.
  • Integrazione dei dati: È fondamentale superare i “silos” informativi tra i diversi programmi di controllo (TB, HIV, malattie sessualmente trasmissibili). Sviluppare sistemi informativi sanitari integrati e database nazionali delle cartelle cliniche individuali aiuterebbe ad avere un quadro più completo.
  • Screening e follow-up potenziati: Rafforzare il follow-up dei pazienti (specialmente quelli con HIV/AIDS e TB) e dei loro contatti stretti, includendo test sierologici o eziologici integrati per HB e TB durante le visite di controllo. Questo approccio potrebbe essere esteso anche ai pazienti con diagnosi iniziale di HB o TB.
  • Educazione e sensibilizzazione: Intensificare le campagne informative rivolte alle popolazioni chiave sui rischi delle coinfezioni.
  • Screening universale per HB negli adulti: Considerando la storia della vaccinazione in Cina (partita più tardi per gli adulti), uno screening generalizzato nella popolazione adulta sarebbe utile per capire meglio il carico reale dell’Epatite B.

Operatore sanitario che discute con un gruppo di uomini di mezza età in un centro comunitario a Pechino riguardo l'importanza dello screening per le malattie infettive, ritratto di gruppo, obiettivo 35mm, luce naturale diffusa, profondità di campo.

In conclusione, l’analisi dei dati di Pechino ci offre uno spaccato interessante e, per certi versi, incoraggiante. Ci ricorda che, anche se la battaglia contro queste malattie è lunga e complessa, strategie mirate, investimenti nella sanità pubblica e un approccio integrato possono fare la differenza nel ridurre il peso delle coinfezioni. Un lavoro continuo di sorveglianza, prevenzione ed educazione sarà cruciale per proteggere la salute dei cittadini a Pechino e, speriamo, in tutta la Cina.

Fonte: Springer

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