Codeina da Banco: L’Allarme Nascosto che i Farmacisti Rivelano dalla Croazia
Ciao a tutti! Avete mai pensato a cosa succede davvero dietro il bancone della farmacia? Non parlo solo di dispensare medicine, ma di quel ruolo silenzioso e fondamentale che i farmacisti giocano nella nostra salute quotidiana. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare, basato su uno studio recente che arriva dalla Croazia e che accende i riflettori su un problema spesso sottovalutato: la dipendenza da farmaci da banco contenenti codeina.
Sì, avete capito bene, la codeina. Quell’analgesico oppioide debole che troviamo in combinazione in alcuni prodotti per il dolore acuto, acquistabili senza ricetta in molti paesi, inclusa la Croazia (e fino a poco tempo fa, anche in altri come l’Australia). Sembra comodo, no? Hai un mal di testa forte, un dolore improvviso, vai in farmacia e risolvi. Ma è proprio questa facilità d’accesso che nasconde un’insidia.
La Facilità d’Accesso: Un’Arma a Doppio Taglio
Il fatto che questi farmaci siano “da banco” (OTC – Over-The-Counter) può farli percepire come innocui, quasi come caramelle. Ma non lo sono. La codeina, anche a basso dosaggio, ha un potenziale di abuso e dipendenza. Usarla per periodi più lunghi del consigliato o a dosi maggiori può trasformare un sollievo temporaneo in una trappola. E non dimentichiamo gli altri componenti spesso presenti in queste formulazioni, come paracetamolo o acido acetilsalicilico, che se assunti in eccesso possono causare seri danni.
In Croazia, come in altri 14 stati UE nel 2014, la codeina era liberamente acquistabile in farmacia. Sebbene i dati specifici sulla dipendenza da codeina in Croazia siano scarsi (l’Istituto Croato di Sanità Pubblica non la traccia specificamente), uno studio precedente aveva già mostrato un aumento generale del consumo di analgesici, inclusi gli oppioidi, tra il 2008 e il 2013.
L’Occhio Vigile del Farmacista: Cosa Vedono Davvero?
Ed è qui che entrano in gioco i nostri farmacisti. Sono loro la prima linea, il primo contatto per chi cerca questi farmaci. E cosa vedono? Lo studio croato, condotto tra ottobre e dicembre 2021 su quasi 600 farmacisti (un bel campione, circa il 21% del totale!), ci dà una risposta piuttosto allarmante: il 92% di loro ha dichiarato di aver avuto a che fare con pazienti che acquistavano regolarmente grandi quantità di prodotti OTC con codeina, tanto da sospettare una possibile dipendenza. Novantadue per cento! È un numero enorme.
Pensateci: quasi ogni farmacista in Croazia si trova di fronte a questa situazione. In media, hanno incontrato 4 pazienti “sospetti” solo nell’ultimo mese prima dell’indagine. I prodotti più gettonati? Marche locali come “Caffetin” e “Plivadon”. Curiosamente, alcuni pazienti sembrano sviluppare una “fedeltà” quasi esclusiva a una specifica marca.
Il Dialogo Difficile: Consigli e Reazioni Spiacevoli
Cosa fanno i farmacisti quando sospettano un abuso? La maggior parte (circa il 90% tra “regolarmente” e “a volte”) cerca di parlarne con il paziente. Tentano di consigliare, di spiegare i rischi. I loro messaggi chiave sono:
- Usare il farmaco solo per 3 giorni (come raccomandato dall’agenzia del farmaco croata, HALMED, già nel 2011).
- Ricordare che contiene un oppioide e c’è rischio di dipendenza.
- Sconsigliare l’uso regolare e quotidiano.
- Evidenziare l’alto rischio di reazioni avverse.
- Suggerire di ridurre la dose se l’uso è prolungato.
- Proporre alternative senza codeina.
- Invitare a consultare un medico.
Sembra un approccio responsabile, no? Ma non è facile. Quasi la metà dei farmacisti che hanno provato a instaurare questo dialogo ha ricevuto reazioni spiacevoli. Immaginate la scena: pazienti che si arrabbiano, diventano aggressivi, si sentono offesi, negano il problema (“Lo compro per qualcun altro”, “Solo questo mi fa effetto”, “Sono consapevole, ma non posso farne a meno”), o addirittura insultano il farmacista. Non sorprende che alcuni farmacisti (circa il 10%) evitino del tutto queste conversazioni, spesso perché si sentono a disagio a discutere temi così delicati con altri clienti presenti in farmacia, o perché scoraggiati da tentativi precedenti falliti.
Il Buco Nero delle Segnalazioni
Un altro dato che fa riflettere è quello sulle segnalazioni di reazioni avverse (ADR). Nonostante il 92% dei farmacisti sospetti casi di abuso/dipendenza, solo un misero 4% ha mai segnalato all’HALMED reazioni avverse legate a un uso improprio (es. overdose) di questi farmaci da banco. Perché questa enorme discrepanza? I motivi principali addotti sono:
- I pazienti non riferiscono reazioni avverse specifiche.
- Mancanza di tempo (la vita in farmacia è frenetica!).
- Negligenza o dimenticanza.
- Mancanza di conoscenza su come o cosa segnalare esattamente.
Questo è un problema serio. La farmacovigilanza si basa sulle segnalazioni per monitorare la sicurezza dei farmaci sul mercato. Se i casi di abuso e le relative conseguenze non vengono segnalati, le autorità sanitarie hanno una visione distorta della reale portata del problema e non possono intervenire tempestivamente.
La Soluzione Drastica? Passare alla Ricetta Obbligatoria
Di fronte a questo quadro, cosa pensano i farmacisti croati della possibilità di rendere questi farmaci disponibili solo su prescrizione medica, come ha fatto l’Australia nel 2018? Ebbene, la maggioranza è d’accordo: il 67% ritiene che la riclassificazione sarebbe una mossa positiva.
Vedono diversi vantaggi:
- Per i pazienti: Prevenzione di nuove dipendenze, riduzione dell’abuso, miglior controllo sull’uso del farmaco, accesso più difficile (visto come positivo in questo contesto).
- Per i farmacisti: Maggior controllo (meno abusi, più sicurezza), comunicazione più facile con i pazienti (la responsabilità si sposta sul medico prescrittore), sollievo dal senso di colpa e dalla responsabilità diretta.
- Per il sistema sanitario: Prevenzione della dipendenza, miglior trattamento e protezione dei pazienti, potenziali risparmi futuri legati alle conseguenze dell’abuso.
Ma riconoscono anche gli svantaggi:
- Per i pazienti: Minore disponibilità del farmaco per chi ne ha davvero bisogno e lo usa correttamente, necessità di andare dal medico (con relativi tempi e costi), possibile difficoltà nel trovare un medico disponibile.
- Per i farmacisti: Potenziali conflitti con i pazienti che non ottengono il farmaco, possibile perdita economica per la farmacia, dover ascoltare le lamentele dei pazienti.
- Per il sistema sanitario: Possibile aumento dei costi se il farmaco diventasse rimborsabile, maggior carico di lavoro per i medici.
È interessante notare come le preoccupazioni e le speranze dei farmacisti croati riecheggino quelle dei loro colleghi australiani, britannici e irlandesi, dove si sono affrontati dibattiti simili. La tensione tra obiettivi commerciali della farmacia e responsabilità professionali è un tema ricorrente.
Cosa Fare? Supporto, Formazione e Forse Nuove Regole
Questo studio croato, pur con i suoi limiti (tasso di risposta non altissimo, dati auto-riferiti), lancia un messaggio forte e chiaro. I farmacisti sono in prima linea, vedono il problema della dipendenza da codeina da banco, cercano di intervenire ma si scontrano con difficoltà pratiche ed emotive, e segnalano pochissimo alle autorità.
C’è un bisogno evidente di:
- Linee guida più chiare: Protocolli su come e quando intervenire, cosa dire, come gestire le reazioni difficili.
- Formazione specifica: Migliorare le competenze sulla dipendenza, sulle tecniche di comunicazione efficace in situazioni delicate, sulla farmacovigilanza.
- Supporto istituzionale: Creare un ambiente che faciliti il dialogo (es. spazi riservati in farmacia), sistemi di segnalazione più semplici e magari incentivati.
- Valutazione delle politiche: Considerare seriamente l’opzione della riclassificazione a farmaco su prescrizione, magari in modo graduale, creando nel contempo una rete di supporto per chi già soffre di dipendenza.
Qualcuno ha anche suggerito idee innovative, come autorizzare i farmacisti a emettere prescrizioni per certi farmaci o a partecipare a modelli di cura condivisa, per alleggerire il carico sui medici mantenendo un accesso sicuro ai farmaci necessari.
Insomma, la prossima volta che entrate in farmacia, pensate a quel professionista dietro il bancone. Non è solo un dispensatore di medicine, ma una sentinella della nostra salute, che spesso affronta sfide complesse e invisibili. Lo studio croato ci ricorda che ascoltare la loro esperienza è fondamentale per affrontare problemi di salute pubblica come l’abuso di farmaci da banco.
Fonte: Springer