Wide-angle, 18mm lens, immagine simbolica composita che mostra una città tedesca divisa a metà: una metà vibrante, verde, con moderni trasporti e edifici ecologici (pannelli solari, tetti verdi, tram); l'altra metà grigia, statica, con infrastrutture più vecchie e traffico congestionato, a rappresentare la divergenza nell'azione climatica tra città leader e città in ritardo. Sharp focus su tutta la scena, illuminazione drammatica che enfatizza il contrasto.

Città Tedesche al Bivio Climatico: Tra Scatti in Avanti e Frenate Brusche (2018-2022)

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare, nel cuore delle città tedesche, per capire come se la stanno cavando con una delle sfide più grandi del nostro tempo: il cambiamento climatico. Avete mai pensato a come le nostre città, i luoghi dove vive la maggior parte di noi, stanno reagendo concretamente? Non parlo solo di grandi dichiarazioni, ma di azioni vere, piani, strategie.

Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha messo sotto la lente d’ingrandimento ben 104 città tedesche, grandi e medie, tra il 2018 e il 2022. L’obiettivo? Capire se c’è stato un vero dinamismo nelle loro politiche climatiche o se, in fondo, molte sono rimaste un po’ ferme al palo. Parliamo sia di mitigazione (cioè ridurre le emissioni di gas serra) sia di adattamento (prepararsi agli impatti del clima che cambia, come ondate di calore o alluvioni).

Il Quadro Generale: Qualcosa si Muove, Ma…

La prima cosa che salta all’occhio è che, in generale, c’è stato un movimento. Tra il 2018 e il 2022, i punteggi medi delle città, calcolati sulla base di vari indicatori (come l’adesione a network internazionali, i premi vinti, l’esistenza e l’aggiornamento di piani climatici, gli obiettivi fissati), sono aumentati sia per la mitigazione (+7,2 punti) sia per l’adattamento (+10,1 punti). Un segnale positivo, no? Indica una tendenza verso attività più complete su entrambi i fronti.

Però, c’è un “ma”, e non è piccolo. L’adattamento continua a rimanere indietro rispetto alla mitigazione. È come se ci concentrassimo di più sul cercare di fermare il problema (mitigazione) piuttosto che sul prepararci alle sue conseguenze inevitabili (adattamento). Pensateci: alla fine del 2022, quasi tutte le città avevano un piano di mitigazione, ma “solo” il 76,9% ne aveva uno per l’adattamento (un bel salto rispetto al 58,7% del 2018, ma ancora non universale). E spesso, anche quando i piani ci sono, gli obiettivi di riduzione delle emissioni (mitigazione) sembrano ricevere più attenzione e ambizione rispetto alle misure concrete di adattamento.

Wide-angle landscape, 15mm lens, veduta aerea di una tipica città tedesca di medie dimensioni al tramonto, che mostra un mix di edifici storici e moderni. Metà della città è visibilmente più verde, con tetti giardino, parchi urbani ben curati e piste ciclabili evidenti, mentre l'altra metà appare più grigia e congestionata. Illuminazione calda del tramonto, sharp focus, long exposure per nuvole leggermente mosse.

Leader, Inseguitori e… Chi Resta Indietro: La Polarizzazione Cresce

Lo studio non si è fermato ai dati generali, ma ha cercato di raggruppare le città in base ai loro profili (“cluster analysis”, per i più tecnici). Immaginate diverse categorie:

  • I leader climatici (bravi sia in mitigazione che adattamento)
  • I leader dell’adattamento
  • I leader della mitigazione
  • Gli inseguitori (che si danno da fare ma non sono ancora al top)
  • I ritardatari
  • I fanalini di coda (poco attivi su entrambi i fronti)

Cosa è successo tra il 2018 e il 2022? Beh, la situazione è stata piuttosto dinamica! Quasi il 40% delle città ha cambiato “squadra”. La buona notizia è che il gruppo dei “leader climatici” è quasi raddoppiato (da 16 a 30 città) e quello dei “fanalini di coda” si è drasticamente ridotto (da 12 a 4 città). Molte città hanno fatto passi avanti, magari passando da “ritardatarie” a “inseguitrici”.

Prendiamo Krefeld, per esempio. Nel 2018 era tra i fanalini di coda, ma grazie anche alla spinta dei movimenti come Fridays for Future, ha adottato un piano integrato e nel 2022 è passata tra gli “inseguitori”. Bello, no?

Però, attenzione: questo dinamismo ha anche accentuato una polarizzazione. Mentre alcune città accelerano, altre sembrano faticare a tenere il passo. Circa il 60% delle città è rimasto nello stesso gruppo del 2018. E in particolare, chi era già “ritardatario” o “fanalino di coda” ha fatto pochi progressi, rischiando di rimanere ancora più indietro. Penso a città come Bergisch-Gladbach, rimasta tra i meno attivi (anche se pare si stia muovendo ora, fuori dal periodo analizzato), o Cottbus e Gera, città in regioni con sfide socio-economiche particolari e forse meno pressione civica sul tema clima, che sono rimaste nel gruppo dei “ritardatari”. Il divario tra chi corre e chi arranca si sta allargando.

Perché Queste Differenze? I Fattori in Gioco

Ma cosa spiega queste traiettorie diverse? Lo studio e le interviste fatte in 15 città campione suggeriscono diversi fattori.

Dimensione e Capacità: In generale, le città più grandi tendono ad essere più attive, probabilmente perché hanno più risorse (personale, budget, competenze). Anche se la correlazione tra dimensione e azione si è leggermente indebolita nel 2022, resta significativa, soprattutto per l’adattamento.

Contesto Regionale (Länder): La Germania è uno stato federale, e le politiche dei singoli Länder contano. Ad esempio, città in Baviera, che nel 2018 erano spesso indietro, hanno mostrato un notevole recupero, forse grazie a specifici programmi di finanziamento regionali partiti nel 2019-2020. Al contrario, molte città della Germania Est o della Bassa Sassonia sembrano più statiche, forse per minori capacità o priorità diverse.

People portrait, 35mm prime lens, gruppo eterogeneo di cittadini (giovani, anziani, famiglie) che partecipano attivamente a un workshop sul clima in una sala comunale luminosa in Germania. Mappe, post-it colorati sui muri, discussioni animate ma costruttive. Depth of field che sfoca leggermente lo sfondo fuori dalla finestra, luce naturale diffusa, espressioni concentrate e collaborative. Film noir in bianco e nero per enfatizzare il contrasto tra impegno e sfida.

Pressione Civica e Politica: Il ruolo di movimenti come Fridays for Future è stato cruciale in molte città per spingere le amministrazioni a dichiarare l'”emergenza climatica” e adottare obiettivi più ambiziosi, specialmente tra il 2019 e il 2020. Città come Aachen o Erlangen ne sono un esempio. Dove questa spinta è stata minore, o dove forze politiche scettiche sul clima sono più forti (come a Cottbus o Gera, secondo le interviste), l’azione è stata più timida.

Eventi Estremi: Vivere sulla propria pelle ondate di calore intense o alluvioni può aumentare la consapevolezza e la spinta ad agire sull’adattamento. Città come Würzburg, che ha sviluppato un piano specifico per il caldo, o Worms, in una zona molto calda e secca, attiva sull’adattamento da tempo, potrebbero riflettere questa dinamica.

Finanziamenti: Avere accesso a fondi nazionali o regionali per sviluppare piani climatici è ovviamente un incentivo importante. I cambiamenti nelle regole di finanziamento (ad esempio, lo stop temporaneo ai fondi per i piani di adattamento nel 2019, poi ripresi a fine 2021) potrebbero avere effetti a lungo termine, anche se non pienamente visibili nel periodo 2018-2022.

Politica Simbolica vs. Azione Concreta: Un punto critico sollevato è che a volte, soprattutto sulla mitigazione, si fissano obiettivi molto ambiziosi (tipo “neutralità climatica entro il 2030”) senza però definire chiaramente come raggiungerli. È più facile dichiarare un obiettivo che implementare misure concrete, magari impopolari (penso alla mobilità). Città con piani più vecchi ma forse più dettagliati e realistici (come le “Masterplankommunen” finanziate appositamente) potrebbero essere, paradossalmente, più avanti nell’azione concreta pur avendo target meno “gridati”.

Cosa ci dice tutto questo (e i limiti dello studio)

Questo studio ci dà una fotografia preziosa del movimento (e dell’inerzia) nelle politiche climatiche urbane in Germania. Ci mostra che c’è progresso, ma è disomogeneo e l’adattamento resta il parente povero. La polarizzazione è un rischio reale.

Certo, l’approccio ha i suoi limiti, come ammettono gli stessi autori. Si basa molto su piani e strategie “sulla carta” (appartenenza a reti, premi, pubblicazione di piani). Catturare l’implementazione reale e l’efficacia delle misure è molto più complesso. Una città potrebbe avere un piano fantastico ma faticare a metterlo in pratica, mentre un’altra, magari meno appariscente nei ranking, potrebbe star facendo progressi concreti sul campo. Le interviste qualitative hanno aggiunto profondità, rivelando queste sfumature, ma farle in 104 città sarebbe stato un lavoro immane!

Inoltre, il periodo 2018-2022 è relativamente breve, e il focus è solo sulla Germania. E le città più piccole? Sono state escluse, ma sappiamo che spesso hanno ancora meno risorse e capacità.

Macro lens, 100mm, dettaglio di una mappa di pianificazione urbana tedesca con aree evidenziate per nuove infrastrutture verdi (parchi, corridoi ecologici). Accanto alla mappa, alcuni strumenti da disegno (righello, matita) e una tazza di caffè. High detail, precise focusing sulla mappa, controlled lighting da ufficio, luce leggermente calda.

Guardando Avanti: La Sfida Continua

Nonostante i limiti, il messaggio è chiaro: le città tedesche sono in pieno fermento climatico, ma con velocità molto diverse. La sfida ora è duplice:

  1. Non perdere lo slancio sulla mitigazione, trasformando gli obiettivi ambiziosi in azioni reali e monitorate.
  2. Accelerare decisamente sull’adattamento, che diventerà sempre più cruciale. La nuova legge federale tedesca sull’adattamento climatico, che richiede piani locali, potrebbe dare una spinta importante, ma servirà supporto, specie per i comuni più piccoli.

Sarà fondamentale monitorare se i “ritardatari” riusciranno a recuperare terreno o se il divario continuerà ad allargarsi. E soprattutto, bisognerà spostare sempre più l’attenzione dai piani all’azione concreta, valutandone l’efficacia e anche l’equità sociale.

Insomma, la partita per rendere le nostre città resilienti e a basse emissioni è ancora tutta da giocare, e ogni città sembra stia scrivendo la sua personalissima (e a volte tortuosa) sceneggiatura. Continueremo a seguire questa evoluzione, perché riguarda il futuro di tutti noi!

Fonte: Springer

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