Scienziati in Erba e Scienziati Esperti: Un Tuffo nella Citizen Science a Scuola
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante: quello della citizen science, o scienza partecipata, vissuta tra i banchi di scuola, anzi, nei cortili scolastici! Immaginate bambini delle elementari che collaborano con veri scienziati, diventando piccoli ricercatori per un giorno. Sembra fantastico, vero? Beh, lo è, ma come ogni avventura, presenta le sue sfide e i suoi momenti illuminanti.
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio esplorativo che ha cercato di capire proprio questo: come funzionano le interazioni tra scienziati esperti e giovanissimi “citizen scientists” all’interno di un progetto specifico, supportato da una piattaforma online. Parliamo di circa 38 bambini delle elementari che, alla fine dell’anno scolastico, hanno partecipato a un progetto pubblico di citizen science. I ricercatori hanno analizzato i loro post, commenti e foto per capire cosa succedeva davvero lì dentro.
Ma cos’è la Citizen Science, in parole povere?
Pensatela così: è un modo per far collaborare scienziati professionisti e persone comuni (noi, voi, i bambini!) per raggiungere un obiettivo di ricerca condiviso. Grazie alle tecnologie web, alle app e ai social media, oggi è più facile che mai scambiarsi informazioni, foto, dati, osservazioni da ogni angolo del pianeta. Per i bambini, partecipare a questi progetti è un’occasione d’oro per fare esperienza di ricerca autentica, proprio come indicato dalle nuove linee guida per l’educazione scientifica (le famose NGSS, Next Generation Science Standards). Non solo aiutano a raccogliere dati reali, ma imparano tantissimo sulla scienza (quella che si chiama scientific literacy).
Inizialmente, questi progetti nascevano più per aiutare gli scienziati a raccogliere montagne di dati (il cosiddetto crowdsourcing) e non si pensava molto all’aspetto educativo per il pubblico. Ma con l’avvento di Internet e degli smartphone, i progetti si sono moltiplicati e molti si sono evoluti per soddisfare anche la nostra curiosità e voglia di imparare, anche se non siamo più a scuola da un pezzo. Ora ci sono sempre più progetti pensati apposta per i ragazzi, anche se la ricerca su come implementarli al meglio in classe è ancora agli inizi.
Le Sfide dell’Aula
Portare la citizen science in classe non è una passeggiata. La ricerca mostra che è difficile coinvolgere tutti allo stesso modo (spesso pochi fanno il grosso del lavoro), tenere i ragazzi concentrati sul compito senza che si perdano in giochi o distrazioni sul computer, e far sì che le discussioni siano davvero costruttive e non si limitino a semplici “sì” o “bello!” che non portano da nessuna parte.
Il ruolo degli insegnanti e il supporto degli scienziati sono fondamentali, ma non è sempre facile creare collaborazioni efficaci che facciano davvero crescere l’interesse e l’apprendimento degli studenti. Ecco perché c’è bisogno di più studi, soprattutto con i bambini più piccoli, quelli delle elementari.
Un’Analisi Approfondita: Cosa Ci Dice lo Studio?
Lo studio che ha catturato la mia attenzione ha usato un approccio misto: ha unito l’analisi quantitativa delle reti sociali (SNA – Social Network Analysis) con descrizioni qualitative più contestualizzate. In pratica, hanno mappato chi interagiva con chi e riguardo a cosa, e poi sono andati a leggere i commenti per capire la qualità della discussione.
Il contesto era il sito Project Noah, una piattaforma dove esperti e cittadini condividono osservazioni sulla fauna selvatica. I bambini partecipavano alla missione “Global Schoolyard Bioblitz”, documentando insetti e animali trovati nel cortile della scuola. Hanno postato foto e descrizioni (gli “artefatti della conoscenza”) e poi hanno commentato i lavori dei compagni, ricevendo anche feedback da due scienziati esperti della community.
Cosa Accende la Discussione? Novità e Sorprese!
La prima domanda che i ricercatori si sono posti è stata: quali “avvistamenti” (gli artefatti) generano più discussione? E la discussione è scientifica o più “social”?
È emerso qualcosa di interessante: le discussioni più vivaci, con più partecipanti, si accendevano attorno agli artefatti che erano nuovi o inaspettati. Ad esempio, l’avvistamento di uno scoiattolo (l’unico non-insetto postato) ha scatenato l’entusiasmo generale (“Che carino! Gli scoiattoli sono il massimo!”). Allo stesso modo, un post su una presunta zanzara, che poi uno scienziato ha identificato correttamente come una mosca “Wood Gnat” (mai vista prima da lui!), ha generato parecchia discussione scientifica.
Questo ci suggerisce che l’elemento sorpresa, la novità, o anche l’errore che stimola la correzione e la spiegazione, possono essere potenti motori di coinvolgimento. Curiosamente, però, la qualità scientifica della discussione non era direttamente legata al numero di partecipanti. Si poteva avere un sacco di gente che commentava lo scoiattolo con semplici “wow!”, e meno persone ma più concentrate sulla discussione scientifica attorno alla mosca scambiata per zanzara.
Scienziati vs. Chiacchiere: Qualità o Quantità?
Analizzando le reti di interazione, è apparsa una netta distinzione. La discussione non scientifica era molto fitta: quasi tutti gli studenti commentavano i post degli altri, ma spesso con affermazioni molto semplici, quasi dei “like” parlati (“Carino! Adoro la foto! È super mitica!”). Gli scienziati esperti, invece, non partecipavano a questo tipo di scambi.
La discussione scientifica, al contrario, vedeva meno partecipanti (alcuni studenti non vi hanno preso parte per nulla), ma il ruolo degli scienziati diventava cruciale. Erano loro a stimolare il dibattito scientifico, ad esempio fornendo prove aggiuntive per la corretta identificazione dell’insetto “sbagliato”, spiegando perché poteva esserci stata confusione e condividendo link per approfondire.
C’è stata anche una scoperta un po’ controintuitiva: chi partecipava di più alle discussioni non scientifiche era leggermente meno propenso a impegnarsi negli scambi scientifici. Sembra quasi che le chiacchiere più superficiali potessero distrarre dall’approfondimento scientifico. Ad esempio, alcuni si sono persi in un gioco di indovinelli sullo scoiattolo, allontanandosi dall’osservazione naturalistica.
Il Ruolo Cruciale degli Esperti (e le Sfide)
Lo studio ha confermato quanto sia importante la presenza attiva degli scienziati. Uno dei due esperti presenti (identificato come “Ranger” di Project Noah, un ruolo di supporto alla community) è risultato essere la figura più centrale e influente nella discussione scientifica. Il loro feedback, le loro risorse, le loro correzioni (fatte in modo gentile e costruttivo) sono state fondamentali.
Questo conferma ricerche precedenti: gli studenti si sentono più coinvolti e possono anche appassionarsi di più alla scienza quando interagiscono direttamente con gli esperti. Ma c’è un “ma”. In questo caso, gli scienziati sono intervenuti solo su un artefatto (quello della “finta” zanzara). La loro partecipazione limitata potrebbe aver ridotto l’impatto complessivo sulla discussione scientifica generale. Inoltre, il modo in cui l’esperto ha fornito la risposta corretta, seppur gentile, ha un po’ “chiuso” la discussione, lasciando poco spazio agli studenti per arrivarci da soli o per dibattere ulteriormente. È un equilibrio difficile da trovare!
Studenti Moderatori… e Distrazioni
Una delle scoperte più sorprendenti, per me, è stata che alcuni studenti sembravano assumere spontaneamente un ruolo di moderazione. Erano loro a fare domande (“Che cos’è?”, “Dove l’hai trovato?”), a fare affermazioni che invitavano al confronto (“Non è velenoso”, riferito a un insetto dal colore brillante). Addirittura, uno studente è sembrato fare da ponte tra gli esperti e gli altri compagni. Questo è notevole, perché di solito ci si aspetta che siano gli adulti (insegnanti o scienziati/moderatori della piattaforma) a svolgere questo ruolo.
Questo ci dice che i bambini hanno le potenzialità per guidare le discussioni in modo costruttivo, magari stimolando quella pratica scientifica fondamentale che è “argomentare partendo dalle prove”. Forse bisognerebbe incoraggiare di più questo aspetto!
D’altro canto, come accennato, le distrazioni erano dietro l’angolo. I commenti non scientifici, i giochi, le semplici affermazioni positive senza approfondimento rischiavano di prendere il sopravvento, confermando le difficoltà già note nell’implementare questi progetti.
Cosa Portiamo a Casa? Idee per il Futuro
Questo studio, pur essendo esplorativo e con i suoi limiti (dati post-hoc, non si conoscevano le dinamiche della classe, pochi scienziati coinvolti, progetto a fine anno scolastico), ci lascia tanti spunti preziosi.
- Coinvolgere più scienziati: La loro presenza fa la differenza. Bisogna trovarne di più, assicurarsi che i loro obiettivi siano allineati con quelli educativi della scuola, e magari farli intervenire su diversi post per stimolare più discussioni parallele.
- Formare gli scienziati (e gli studenti!): Gli scienziati non sono necessariamente educatori. Potrebbero beneficiare di una formazione su come interagire con i bambini in modo da stimolare la discussione (fare domande aperte!) invece di chiuderla con risposte definitive. Allo stesso modo, si potrebbe insegnare esplicitamente agli studenti come moderare, fare domande pertinenti e argomentare scientificamente.
- Sfruttare l’errore e la novità: L’episodio della mosca scambiata per zanzara è stato un potente motore di apprendimento. Si potrebbero creare attività ad hoc basate su identificazioni difficili, misteriose o sbagliate da risolvere insieme.
- Occhio al timing: Fare questi progetti a fine anno forse non è l’ideale. Sarebbe interessante vedere se un momento diverso nel calendario scolastico porta a un maggiore coinvolgimento scientifico.
- Qualità sulla quantità: Insegnanti e piattaforme potrebbero enfatizzare l’importanza di commenti riflessivi e scientificamente fondati, piuttosto che premiare la semplice quantità di interazioni.
Insomma, la citizen science nelle scuole elementari è un campo pieno di potenzialità. Permette ai bambini di vivere la scienza in modo autentico, di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Certo, ci sono sfide da affrontare per rendere queste esperienze davvero efficaci e significative per tutti. Ma capire come funzionano queste interazioni, grazie a studi come questo, è il primo passo per costruire ponti sempre più solidi tra il mondo della ricerca e le nuove generazioni di scienziati… in erba!
Fonte: Springer