Circoncisione Rituale Neonatale: Quando la Tradizione Sfocia in Tragedia – Un Caso Che Fa Riflettere
Ciao a tutti. Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato, che intreccia tradizioni millenarie, pratiche mediche, questioni etiche profonde e, purtroppo, a volte anche tragedie inspiegabili: la circoncisione neonatale.
Partiamo da un presupposto: la circoncisione maschile è una delle procedure chirurgiche più antiche e diffuse al mondo. Pensate che ne abbiamo tracce fin dai tempi degli antichi Egizi, parliamo di oltre 4000 anni fa! Oggi si stima che circa il 25-30% della popolazione maschile mondiale sia circoncisa, con picchi in alcune aree geografiche come Nord America, Australia e Africa.
Perché si fa? Le ragioni dietro la circoncisione
Le motivazioni sono diverse:
- Terapeutiche: A volte è necessaria per risolvere problemi come fimosi patologica (un restringimento del prepuzio) o balanopostiti (infiammazioni).
- Profilattiche: Alcuni studi suggeriscono che, migliorando l’igiene, possa ridurre il rischio di infezioni urinarie, malattie sessualmente trasmissibili e infiammazioni del pene. Su questo punto, però, il dibattito scientifico è ancora aperto e controverso.
- Rituali e Religiose: È qui che la questione si fa più complessa. Molte culture e religioni, come l’Ebraismo (dove si pratica all’ottavo giorno di vita) e l’Islam, la richiedono come rito fondamentale. Spesso, in questi contesti, la procedura non viene eseguita da personale medico qualificato, ma da figure religiose o membri della famiglia, magari in ambienti non sterili.
Ed è proprio su quest’ultimo punto che voglio concentrarmi, partendo da un caso specifico che mi ha profondamente colpito e che solleva interrogativi importanti.
Una Storia Vera: Il Dramma di un Neonato
Immaginate un bambino, nato a termine dopo una gravidanza un po’ complicata ma sostanzialmente sano. Viene dimesso dall’ospedale dopo i controlli di routine. Tutto sembra andare per il meglio. Al 22° giorno di vita, però, viene sottoposto a una circoncisione “domestica”, rituale. Poche ore dopo, la tragedia: il piccolo arriva al pronto soccorso in arresto cardiaco. La sua pelle è pallida, fredda, segni classici di uno shock emorragico. Dal pene, dove è visibile una ferita circolare recente, perde sangue. Nonostante i tentativi disperati di rianimazione, il bambino muore dopo soli 25 minuti.
L’autopsia, richiesta dalla Procura, conferma i sospetti. Nel pannolino viene trovata una quantità enorme di sangue. La ferita sul pene è compatibile con una circoncisione recente, eseguita in modo irregolare. Gli organi interni sono pallidi, segno inequivocabile della massiccia perdita di sangue. La diagnosi finale è impietosa: shock emorragico post-circoncisione.
Le Sfide della Diagnosi Forense nei Neonati
Qui la faccenda si complica, soprattutto dal punto di vista medico-legale. Stabilire che la causa della morte sia stata uno shock emorragico in un neonato non è semplice come in un adulto. Perché? Perché nei piccolissimi non esistono valori standardizzati per definire quanta perdita di sangue sia critica. Si ragiona in percentuale sul volume totale di sangue circolante, che a sua volta è una stima basata su peso e altezza.
Nel caso di cui vi ho parlato, si è calcolato che il volume sanguigno del piccolo fosse tra i 230 e i 356 ml circa. Per arrivare a uno shock così grave (Classe IV, la più severa), si stima che abbia perso rapidamente almeno 92-142 ml di sangue. Sono stime, certo, perché non si sa esattamente quanto sangue sia stato perso né in quanto tempo, ma danno l’idea della gravità dell’emorragia causata da una procedura apparentemente “semplice”.
I Rischi Esistono, Anche se Rari
Non voglio fare allarmismo, ma è fondamentale essere consapevoli che la circoncisione neonatale, sebbene considerata generalmente sicura se eseguita correttamente, non è priva di rischi. Le complicazioni possono includere:
- Sanguinamento ed emorragie (il rischio aumenta dopo la quarta settimana di vita)
- Infezioni
- Adesioni
- Stenosi del meato urinario
- Problemi legati alla rimozione del dispositivo (se usato)
- In casi rarissimi, come quello descritto, persino la morte.
I tassi di complicanze variano enormemente negli studi (dallo 0.2% fino a picchi molto più alti, a seconda di come vengono definite e registrate), ma è chiaro che il rischio aumenta significativamente quando la procedura viene eseguita da personale non esperto, in ambienti non sterili, o su bambini con patologie preesistenti (come problemi di coagulazione, che nel caso specifico non erano presenti). Alcune stime parlano di circa 10 decessi ogni 500.000 circoncisioni, spesso legati proprio a emorragie o infezioni.
Il Groviglio Etico e Legale: Un Dibattito Aperto
E qui arriviamo al cuore del problema, un vero e proprio campo minato etico e legale. È giusto eseguire un intervento chirurgico su un bambino sano, che non può esprimere il proprio consenso, per motivi puramente rituali o culturali, senza una chiara indicazione medica o preventiva?
Le posizioni sono divergenti:
- Associazioni Mediche: Non c’è un consenso unanime. L’American Academy of Pediatrics (AAP) nel 2012 ha affermato che i benefici preventivi superano i rischi, lasciando però la decisione finale ai genitori. Al contrario, la British Medical Association (BMA) è più cauta, sottolineando che il consenso dei genitori non giustifica automaticamente un intervento invasivo per scopi non terapeutici.
- Legislazione: Anche le leggi variano. Una sentenza italiana del 2007 ha riconosciuto la circoncisione come un atto medico da eseguire solo da personale qualificato e secondo le buone pratiche cliniche, pur accettandone la valenza culturale. Una corte tedesca nel 2012, invece, l’ha definita una lesione personale che viola il diritto all’autodeterminazione del bambino, suggerendo di posticiparla a un’età in cui possa dare il proprio consenso. In alcuni paesi, come la Norvegia, è prevista l’obiezione di coscienza per i sanitari.
- Il Diritto all’Integrità Fisica: Il punto centrale è il conflitto tra la libertà religiosa/culturale dei genitori e il diritto fondamentale del bambino alla propria integrità fisica e all’autodeterminazione futura.
Cosa Possiamo Imparare?
La storia tragica di questo neonato, e le riflessioni che ne derivano, ci lasciano con un messaggio chiaro: la circoncisione neonatale, qualunque sia la sua motivazione, è un atto medico. Come tale, data la possibilità di complicazioni potenzialmente fatali, dovrebbe essere eseguita esclusivamente in un ambiente medico controllato e sicuro, da personale qualificato e addestrato.
Affidarsi a pratiche “domestiche” o a personale non medico espone i bambini a rischi inaccettabili. In molti ordinamenti giuridici, eseguire tale procedura senza le qualifiche necessarie può configurare reati come lesioni personali e esercizio abusivo della professione medica.
Al di là degli aspetti prettamente sanitari, rimane aperta la riflessione etica e giuridica sulla liceità di questa pratica sui minori quando mancano indicazioni cliniche, proprio per l’assenza di un consenso informato valido da parte del diretto interessato. È una questione complessa, che tocca corde profonde legate alla cultura, alla religione, ai diritti individuali e alla tutela dei più vulnerabili. Una riflessione che, credo, dovremmo continuare a fare come società.
Fonte: Springer