Rifiuti Zero in Cina: Viaggio al Cuore della Trasformazione Industriale
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, nel cuore di una delle sfide più grandi e stimolanti del nostro tempo: la trasformazione delle nostre città e delle nostre industrie verso un futuro più sostenibile. Parleremo della Cina, un gigante economico alle prese con le conseguenze di decenni di crescita rapidissima, e della sua ambiziosa iniziativa delle “Città a Rifiuti Zero” (Zero Waste Cities). Cosa significa davvero? E come si intreccia con il destino delle industrie tradizionali, quelle che hanno alimentato lo sviluppo ma spesso a caro prezzo per l’ambiente? Mettetevi comodi, perché stiamo per esplorare una danza complessa tra passato industriale e futuro ecologico.
Il Peso della Crescita: Risorse e Rifiuti
Partiamo da un dato di fatto: lo sviluppo economico moderno, specialmente quello accelerato che abbiamo visto in Cina negli ultimi 40 anni, ha portato benessere ma anche un conto salato. Più popolazione, più urbanizzazione significano più consumo di risorse e, inevitabilmente, più rifiuti. Il problema è che le risorse non sono infinite e il modo tradizionale di gestire i rifiuti – spesso accumulandoli o sotterrandoli in discarica – non è più sostenibile. Le discariche richiedono enormi quantità di terreno, una risorsa sempre più scarsa nelle metropoli affollate, e rappresentano un pericolo ecologico non da poco. Pensateci: intere aree sacrificate per seppellire ciò che scartiamo, quando quello stesso spazio potrebbe servire per case, parchi, servizi. È chiaro che serve un cambio di paradigma.
L’Idea Rivoluzionaria: Le Città a Rifiuti Zero
Ed è qui che entra in gioco il concetto di “Rifiuti Zero”. Nato già negli anni ’90 in alcuni paesi sviluppati, insieme all’idea di “economia circolare”, punta a un obiettivo tanto semplice quanto rivoluzionario: ridurre al minimo i rifiuti, riutilizzando e riciclando i materiali il più possibile, fino a raggiungere il loro livello ottimale di consumo. Non si tratta solo di gestire meglio la spazzatura, ma di ripensare l’intero ciclo di produzione e consumo. La Cina, consapevole delle sue sfide ambientali, ha abbracciato questa visione nel 2018, lanciando un progetto pilota in 11 città e 5 regioni. L’obiettivo? Sperimentare e trovare nuovi modelli di gestione urbana e riciclo delle risorse, partendo proprio da uno dei nodi più critici.
Il Nodo Cruciale: L’Industria Tradizionale
Qual è questo nodo critico? Beh, una delle fonti principali di inquinamento e rifiuti, soprattutto quelli solidi, è proprio l’industria. Acciaio, carbone, manifattura pesante… settori che per decenni sono stati la spina dorsale dell’economia di molte città, ma che hanno lasciato un’eredità pesante in termini di scarti industriali e inquinamento. Queste industrie, spesso basate su modelli produttivi lineari (prendi-produci-getta) e fortemente dipendenti da risorse naturali (come minerali ed energia), si trovano ora di fronte a una sfida enorme con l’avvento delle “Città a Rifiuti Zero”. La trasformazione ecologica non è un’opzione, ma una necessità. Ma come si fa a cambiare modelli produttivi radicati da decenni, specialmente in città la cui economia dipende quasi interamente da queste attività? È una bella gatta da pelare, non trovate?

Come Abbiamo Indagato: Metodi e Modelli
Per capire meglio questa complessa relazione, abbiamo deciso di andare oltre le semplici osservazioni. Ci siamo tuffati nei dati! Abbiamo raccolto informazioni su un periodo di 10 anni (dal 2010/2012 al 2019/2021) per le prime 11 città pilota cinesi, guardando a tre aspetti principali:
- Economia: PIL regionale, PIL pro capite, tasso di crescita.
- Inquinamento/Emissioni: Acque reflue industriali, rifiuti industriali generici, rifiuti solidi industriali.
- Gestione/Governance: Tasso di trattamento innocuo dei rifiuti domestici, tasso di utilizzo completo dei rifiuti solidi industriali, tasso di trattamento centralizzato delle acque reflue.
Abbiamo usato strumenti econometrici piuttosto sofisticati, come il modello di cointegrazione e il modello VAR (Vector Autoregression). Non spaventatevi dai nomi! In parole povere, questi modelli ci aiutano a capire se esiste una relazione stabile e a lungo termine tra diverse variabili (come l’economia di una città e i suoi livelli di inquinamento) e come si influenzano a vicenda nel tempo. È un po’ come studiare la coreografia di una danza complessa per capire i passi e le interazioni tra i ballerini. Abbiamo anche usato un metodo chiamato “peso dell’entropia” per dare il giusto “peso” a ciascun indicatore nei nostri calcoli, rendendo l’analisi più oggettiva.
Cosa Abbiamo Scoperto: Legami Nascosti e Dinamiche Sorprendenti
E i risultati? Davvero interessanti!
Prima di tutto, abbiamo confermato che esiste una relazione di cointegrazione (cioè un equilibrio stabile nel lungo periodo) tra il livello delle emissioni di rifiuti industriali e il livello di gestione delle “Città a Rifiuti Zero”. Questo significa che queste due cose sono intrinsecamente legate: non puoi migliorare una senza considerare l’altra.
Abbiamo anche trovato un legame simile tra il livello economico della città e il livello delle sue emissioni di rifiuti. Sembra logico: più attività economica (soprattutto industriale tradizionale), più rifiuti, almeno inizialmente.
Ma attenzione, ecco una sorpresa: non abbiamo trovato una relazione di cointegrazione diretta e statisticamente significativa (almeno al livello di confidenza del 5%) tra il livello economico e il livello di governance ambientale urbana. Cosa significa? Che una città più ricca non si traduce *automaticamente* in una città con una migliore gestione ambientale nel lungo periodo. La governance richiede sforzi specifici e politiche mirate, non è solo una conseguenza della crescita economica.
Infine, abbiamo visto che c’è una forte relazione di lungo periodo tra il livello dei rifiuti e il livello di governance. Più rifiuti spingono verso una migliore governance, e una migliore governance, a sua volta, influenza (si spera riducendoli) i livelli di rifiuti.

Andando ancora più a fondo con l’analisi degli impulsi (come uno shock su una variabile influenza le altre nel tempo) e la scomposizione della varianza (quanto ogni variabile è influenzata da sé stessa e dalle altre), abbiamo notato dinamiche affascinanti. Per esempio, all’inizio, un aumento dei rifiuti può avere un impatto negativo sull’economia, ma dopo un po’ (circa 9 periodi nel nostro modello), un aumento del livello economico sembra portare a una *diminuzione* dei rifiuti. Questo suggerisce che, superata una certa fase, lo sviluppo economico può effettivamente finanziare e guidare miglioramenti nella gestione dei rifiuti. Allo stesso modo, la governance ambientale all’inizio può non essere subito efficace, ma dopo un paio di periodi inizia ad avere un impatto positivo sulla riduzione delle emissioni. È interessante anche notare che l’economia e i livelli di rifiuti sono influenzati principalmente da sé stessi, mentre il livello di governance è influenzato sì da sé stesso, ma anche significativamente dal livello dei rifiuti e, in misura minore, dall’economia.
Quanto Sono Coordinate? L’Analisi di Accoppiamento
Ok, abbiamo visto che ci sono legami, ma queste diverse dimensioni (economia, emissioni, governance) lavorano davvero *insieme* in modo armonico? Per capirlo, abbiamo usato un altro strumento: l’analisi del coordinamento dell’accoppiamento (coupling coordination). L'”accoppiamento” misura quanto i sistemi sono interconnessi, mentre il “coordinamento” misura quanto bene interagiscono per raggiungere uno stato di equilibrio e sviluppo sinergico.
I risultati mostrano un quadro variegato. In generale, nel periodo 2012-2021, la maggior parte delle città pilota ha mostrato un leggero miglioramento nel livello di coordinamento tra economia, gestione dei rifiuti e controllo dell’inquinamento. È un segnale positivo! Tuttavia, i livelli di partenza e i tassi di miglioramento variano molto.
Abbiamo identificato tre “gradini”:
- Gradino Alto: Città come Shenzhen, Chongqing e Shaoxing mantengono costantemente un buon livello di accoppiamento e coordinamento, con strutture industriali più integrate e sinergiche.
- Gradino Medio: Città come Baotou, Xuzhou, Weihai, Xuchang e Tongling hanno fatto progressi, ma devono ancora rafforzare i legami tra le industrie per migliorare la sinergia.
- Gradino Basso: Città come Xining, Panjin e Sanya mostrano livelli di accoppiamento più bassi, a volte persino in calo, indicando sfide maggiori nella ristrutturazione industriale e nello sviluppo coordinato.
Chongqing, ad esempio, ha mostrato il livello medio di coordinamento più alto nel decennio, mentre Sanya il più basso. Questo ci dice che il percorso verso la sostenibilità non è uguale per tutti e dipende molto dalle condizioni di partenza e dalle strategie adottate.
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Cosa Ci Insegna Tutto Questo?
Questo studio ci conferma una cosa fondamentale: la costruzione di “Città a Rifiuti Zero” non può prescindere dalla trasformazione ecologica dell’industria tradizionale. Le due cose sono legate a doppio filo. Migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre l’inquinamento (obiettivi chiave delle città a rifiuti zero) dipende in larga misura da come le industrie, specialmente quelle più “pesanti” e legate alle risorse, riescono a innovare e diventare più efficienti ed ecologiche.
Abbiamo visto che esiste un meccanismo per cui il livello dei rifiuti influenza l’economia e viceversa, e che la governance gioca un ruolo cruciale nel mediare questa relazione. Tuttavia, emergono anche le difficoltà, specialmente per le città fortemente dipendenti dalle risorse naturali, che spesso soffrono della cosiddetta “maledizione delle risorse” e faticano di più a diversificare e innovare.
Le sfide sono ancora tante: ottimizzare le strutture industriali, aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo green, superare i vincoli ambientali, creare politiche di incentivo efficaci e garantire che le responsabilità ambientali siano rispettate da tutti.
Uno Sguardo al Futuro
Certo, il nostro studio ha i suoi limiti. Abbiamo analizzato solo la prima ondata di città pilota e per un periodo specifico. La Cina sta espandendo l’iniziativa, quindi ricerche future con più dati e città potranno darci un quadro ancora più completo. Sarà importante continuare a monitorare come la trasformazione industriale a basse emissioni di carbonio influenzi la costruzione delle città a rifiuti zero, magari usando indicatori ancora più multidimensionali.
Quello che è certo, però, è che la strada intrapresa è quella giusta. Promuovere l’eco-industrializzazione e la trasformazione ecologica dell’industria, seguendo i meccanismi degli ecosistemi naturali e utilizzando le nuove tecnologie, è essenziale per costruire un sistema industriale di alta qualità, cambiare i modelli di crescita economica e intraprendere un nuovo percorso di industrializzazione davvero sostenibile. È una sfida enorme, ma anche un’opportunità incredibile per creare città più vivibili e un futuro più verde per tutti noi.

Fonte: Springer
