Cina: Essere Amico del Partito Ti Rende Davvero Ricco? La Verità Nascosta tra Potere e Miliardi
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante e un po’ intricato nel cuore pulsante dell’economia cinese. Ci siamo mai chiesti quanto conti davvero avere le “amicizie giuste” nel governo o nel Partito Comunista Cinese (PCC) per fare fortuna laggiù? Insomma, essere membro dell’Assemblea Nazionale del Popolo (APN) o della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CCPPC) è davvero il biglietto d’oro per accumulare ricchezza e, soprattutto, per mantenerla? Ho dato un’occhiata a uno studio recente che ha cercato di rispondere proprio a queste domande, e i risultati sono… beh, diciamo che non sono così scontati come si potrebbe pensare.
La Domanda da un Milione di Dollari (o Yuan!)
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescita economica cinese a dir poco sbalorditiva. E con essa, è emersa una nuova classe di super ricchi, imprenditori privati che hanno accumulato fortune immense. Ma c’è un dettaglio che salta all’occhio: molti di questi “paperoni” hanno legami molto stretti con il PCC e le sue istituzioni. Questo ha scatenato un sacco di dibattiti: quanto pesa davvero la politica sul conto in banca? È una scorciatoia per il successo o c’è dell’altro?
La ricerca esistente ci dice che fin dagli anni ’80, con la politica di “apertura”, gli imprenditori privati cinesi hanno iniziato ad avvicinarsi al Partito. Era una sorta di patto non scritto: tu aiuti l’economia a crescere, noi manteniamo lo status quo politico. Dopo i fatti di Piazza Tiananmen nel 1989, anziché vedere il settore privato spingere per riforme politiche, il PCC ha abilmente “cooptato” gli imprenditori, integrandoli in organismi come l’APN e la CCPPC. Questo ha permesso riforme economiche senza scossoni democratici.
Il rovescio della medaglia? Questo sistema ha alimentato quello che viene chiamato capitalismo clientelare (crony capitalism). In pratica, le connessioni politiche spesso contano più della bravura imprenditoriale. Avere gli amici giusti ti dà accesso a risorse statali, influenza sulle normative, protezione dal mercato… il che, diciamocelo, non è proprio il massimo per la concorrenza leale e la meritocrazia. È un sistema che ha fatto correre l’economia cinese, ma ha anche creato disuguaglianze e sollevato questioni etiche non da poco.
Cosa Dice la Scienza? Analizziamo i Dati
Lo studio che ho esaminato si basa su dati pazzeschi: la China Rich List dal 1999 al 2015, che elenca i 300 individui più ricchi. Non si sono limitati a guardare quanti soldi avevano, ma hanno incrociato questi dati con le loro affiliazioni politiche (PCC, APN, CCPPC), i cambiamenti nelle loro posizioni in classifica e i settori industriali in cui operavano. Hanno usato metodi statistici piuttosto sofisticati (come la regressione OLS, il Propensity Score Matching e il modello di Cox Hazard, per i più tecnici tra voi) per capire cosa fa davvero la differenza.
L’obiettivo era duplice:
- Capire se le connessioni politiche aiutano ad accumulare ricchezza all’inizio.
- Verificare se queste stesse connessioni aiutano a mantenere lo status di élite nel lungo periodo.
In più, si è cercato di capire come interagiscono queste connessioni con il settore industriale e se ci sono differenze tra le generazioni di imprenditori.
Le Scoperte: Sorprese e Conferme
Allora, cosa è venuto fuori da questa analisi approfondita? Preparatevi, perché la realtà è più sfumata di un semplice “sì” o “no”.
Ipotesi 1: Affiliazione Politica e Ricchezza
- Accumulo Iniziale: Bingo! Essere membri dell’APN o della CCPPC dà una spinta significativa all’accumulo iniziale di ricchezza. Sembra proprio che queste posizioni aprano porte importanti.
- Mantenimento a Lungo Termine: Qui arriva la sorpresa. Le connessioni politiche da sole non bastano a garantire di rimanere ricchi per sempre. Altri fattori diventano cruciali nel tempo. E la semplice appartenenza al PCC? Impatto minimo sull’accumulo iniziale. Sembra che i ruoli più “operativi” nell’APN e nella CCPPC contino di più.
Ipotesi 2: Settore Industriale e Ricchezza
- Industrie Emergenti Strategiche: Chi opera in settori spinti dal governo (pensate a tecnologia, energia pulita, ecc., definite come strategiche) tende ad accumulare più ricchezza.
- Stabilità a Lungo Termine: Il tipo di industria sembra essere un predittore più forte della stabilità finanziaria a lungo termine rispetto all’affiliazione politica. Le industrie tradizionali (come la manifattura) offrono forse meno guadagni stratosferici ma più stabilità, mentre i settori strategici, pur redditizi, sono più volatili.
Ipotesi 3: Interazione tra Politica e Industria
- L’effetto positivo delle connessioni politiche sull’accumulo di ricchezza non sembra essere più forte per chi opera nelle industrie strategiche. In pratica, politica e settore sembrano agire come due leve separate, non una che potenzia l’altra.
- Anche per il mantenimento a lungo termine, l’interazione tra politica e industria non sembra avere un effetto significativo.
Ipotesi 4: Cambiamenti Generazionali
- Meno Politica per i Giovani? Sembra che gli imprenditori entrati nella Rich List più di recente (negli anni 2010) siano meno propensi ad avere affiliazioni politiche rispetto alle generazioni precedenti. C’è un trend verso un successo più basato sul mercato? Forse.
- Ma le Connessioni Contano Ancora: Nonostante questo calo, per quei giovani imprenditori che hanno legami con il governo, questi continuano a essere un fattore significativo per la loro ricchezza.
Il Ruolo dell’Industria e delle Generazioni
Un aspetto affascinante è proprio il ruolo del settore industriale. Pensateci: Internet e tecnologia offrono opportunità di crescita rapidissima, mentre settori più tradizionali come il manifatturiero o l’immobiliare (che per anni ha dominato la scena) sembrano dipendere di più dalle connessioni politiche per la stabilità a lungo termine. Lo studio ha esaminato le 20 industrie strategiche emergenti definite dalla politica industriale cinese del 2010 e ha trovato una forte correlazione tra settore e mobilità della ricchezza.
E poi ci sono i giovani, inclusi gli eredi di seconda generazione (i cosiddetti fuerdai). L’analisi preliminare mostrava un calo dei membri del PCC nella Rich List dopo il 2010, proprio mentre emergevano imprenditori più giovani, specialmente nel tech. Molti di questi nuovi ricchi, pur non essendo membri del Partito, hanno comunque ottenuto posizioni nell’APN e nella CCPPC. Forse cercano vie alternative per avere influenza politica?
Interessante anche il dato sui legami con l’estero (studi all’estero, quotazione di aziende fuori dalla Cina continentale). Sembra che questi legami abbiano avuto un impatto negativo sulla stabilità in classifica, forse a causa di un maggiore controllo normativo o di un cambio di priorità statali verso imprese più radicate domesticamente.
Le Implicazioni Etiche: Il Fantasma del Capitalismo Clientelare
Non possiamo ignorare le questioni etiche. Quando le connessioni politiche diventano la chiave del successo economico, cosa succede alla concorrenza leale? Alla trasparenza? Alla responsabilità sociale delle imprese? Lo studio sottolinea come questo sistema permetta alle élite economiche di aggirare non solo le responsabilità aziendali, ma anche quelle sociali più ampie, come promuovere una maggiore liberalizzazione economica e politica.
Invece di usare la loro influenza per spingere verso un mercato più giusto o per il progresso sociale, molti sembrano dare priorità alla lealtà politica, rafforzando lo status quo e ostacolando riforme significative. Questo solleva domande cruciali sul ruolo delle élite imprenditoriali nel plasmare il panorama etico e politico in contesti autoritari.
La simbiosi tra settore privato e Partito ha alimentato la crescita, è vero, ma ha creato un sistema in cui la protezione della ricchezza dipende dalla lealtà politica, minando principi come trasparenza e pari opportunità.
Cosa Ci Riserva il Futuro?
Quindi, qual è il succo della storia? Che la relazione tra potere politico e ricchezza in Cina è complessa e in continua evoluzione.
- Le connessioni contano, soprattutto all’inizio: Avere un ruolo nell’APN o nella CCPPC aiuta decisamente a partire col piede giusto.
- Ma non bastano per sempre: Per rimanere al top, servono anche fiuto per gli affari, capacità di adattamento e trovarsi nel settore giusto al momento giusto. La ricchezza stessa diventa il miglior predittore di longevità nell’élite.
- L’industria è fondamentale: Settori strategici offrono grandi guadagni ma più rischi; quelli tradizionali più stabilità.
- C’è un cambio generazionale: I nuovi ricchi sembrano meno legati formalmente alla politica, ma le connessioni restano importanti per chi le ha.
- Il capitalismo clientelare è una realtà: Le implicazioni etiche sono profonde e pongono sfide per il futuro sviluppo economico e sociale della Cina.
C’è però un barlume di speranza. L’emergere di imprenditori più giovani, magari meno invischiati politicamente e più focalizzati sull’innovazione e sul mercato (specialmente nel tech), potrebbe rappresentare un’opportunità per coltivare una cultura imprenditoriale diversa, più allineata agli standard globali di etica e trasparenza.
Questo studio, pur con i suoi limiti (come la difficoltà di tracciare i “miliardari invisibili” o le complesse strutture proprietarie), ci offre uno spaccato prezioso. Ci ricorda che, anche se la globalizzazione rallenta e i governi stringono la presa sulle industrie strategiche, fare eccessivo affidamento sul capitale politico potrebbe non essere la strategia vincente nel lungo periodo. Servono sempre più meritocrazia, innovazione e capacità di adattarsi al mercato. Una lezione valida non solo per la Cina, ma forse per molti altri contesti dove politica ed economia si intrecciano strettamente.
E voi, cosa ne pensate? Quanto credete che contino le “spintarelle” politiche nel mondo degli affari, in Cina o altrove? Fatemelo sapere!
Fonte: Springer