Cicloni Tropicali: Gli Inaspettati “Salatori” del Mare Cinese?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante che succede nei nostri oceani, un fenomeno che collega la potenza distruttiva dei cicloni tropicali a un effetto quasi… benefico? Sembra strano, vero? Eppure, sembra proprio che queste tempeste abbiano un ruolo sorprendente nel rimescolare le acque dove i grandi fiumi incontrano il mare, in particolare nel caso del Fiume Changjiang (noto anche come Yangtze) in Cina.
Immaginate questa scena: il Fiume Changjiang, uno dei più grandi al mondo, riversa enormi quantità di acqua dolce nel Mar Giallo e nel Mar Cinese Orientale. D’estate, questa massa d’acqua dolce, chiamata “plume” fluviale (Changjiang River Plume o CRP), si espande tantissimo, creando vaste aree con una salinità superficiale estremamente bassa. Bello, forse, ma non per tutti. Questa “annacquatura” del mare può essere un vero disastro per l’acquacoltura e la pesca locale, settori vitali per la regione.
Ma Arrivano i Cicloni…
Qui entrano in gioco i cicloni tropicali (che da quelle parti chiamano tifoni). Sappiamo che sono eventi potenti, capaci di scatenare venti fortissimi e piogge torrenziali. Ma cosa fanno alla superficie del mare, oltre a creare onde gigantesche? Beh, la ricerca ci dice che agiscono un po’ come un gigantesco frullatore. I loro venti impetuosi rimescolano gli strati superiori dell’oceano, portando in superficie l’acqua più fredda e, soprattutto, più salata che si trova sotto lo strato dolce superficiale.
Abbiamo sempre saputo che i cicloni raffreddano la superficie del mare (un calo di temperatura da 1 a 10°C è comune), ma l’effetto sulla salinità era meno studiato, un po’ per la difficoltà di avere dati precisi in mezzo a una tempesta. Grazie ai satelliti moderni (come SMOS, Aquarius e SMAP) che misurano la salinità superficiale (SSS), ora abbiamo un quadro molto più chiaro.
Il Caso Studio: Il Super Tifone Lekima (2019)
Per capire meglio, abbiamo analizzato un caso emblematico: il Super Tifone Lekima, che ha colpito l’area del CRP nell’agosto 2019. Prima del suo arrivo, il plume di acqua dolce del Changjiang era enorme, estendendosi come una lingua verso l’isola di Jeju, con aree a bassissima salinità (sotto i 28 psu – practical salinity units) che coprivano circa 57.000 km²!
Poi è arrivato Lekima. E dopo il suo passaggio? La situazione è cambiata radicalmente. Le osservazioni satellitari, confermate anche da boe in situ (con un’ottima corrispondenza, tra l’altro!), hanno mostrato un aumento generalizzato della salinità superficiale in tutta l’area. L’effetto più spettacolare è stato proprio nel cuore del plume: la salinità è aumentata fino a 6.5 psu in alcuni punti! L’area a bassissima salinità (sotto i 28 psu) si è ridotta drasticamente, contraendosi dell’83% e ritirandosi vicino alla foce del fiume. Impressionante, no?
Curiosamente, mentre la salinità schizzava verso l’alto, il raffreddamento della superficie del mare all’interno del plume è stato relativamente contenuto (massimo -2.9°C) rispetto alle aree circostanti (fino a -5.0°C). Questo perché lo strato superficiale molto dolce e quello sottostante più salato creano una forte stratificazione (una “barrier layer”) che, da un lato, facilita l’aumento di salinità in superficie quando viene rimescolata, ma dall’altro ostacola la risalita di acqua fredda profonda.

Come Avviene Questa “Salinificazione”? I Meccanismi
Ok, abbiamo visto l’effetto, ma come succede esattamente? Abbiamo usato modelli numerici avanzati e analisi specifiche (come il bilancio di salinità nello strato misto) per capirlo. Sono emerse due cause principali per l’aumento di salinità indotto da Lekima:
- Mescolamento Verticale: È il meccanismo dominante. I venti fortissimi del tifone “frullano” l’acqua, rompendo la stratificazione e portando su l’acqua più salata che sta sotto lo strato dolce superficiale. Questo effetto aumenta sempre la salinità in superficie nel contesto del plume. Nel caso di Lekima, in alcuni punti ha contribuito ad aumentare la SSS anche di +7.8 psu!
- Avvezione Orizzontale: Questo si riferisce allo spostamento orizzontale delle masse d’acqua. I venti del ciclone spingono le correnti superficiali. A seconda della direzione del vento e del gradiente di salinità locale (cioè, dove l’acqua è più o meno salata nelle vicinanze), questo può:
- Aumentare la salinità: se la corrente spinge acqua più salata da fuori verso l’area del plume (come successo nella parte sud-est del plume durante Lekima).
- Diminuire la salinità: se la corrente spinge l’acqua già molto dolce del plume verso aree leggermente più salate, “annacquandole” ulteriormente (come successo nella parte nord-ovest del plume durante Lekima).
Altri fattori, come l’upwelling (la risalita di acqua profonda, che di solito avviene vicino al centro del ciclone) e il flusso di acqua dolce (pioggia meno evaporazione), nel caso specifico di Lekima e della sua traiettoria, hanno avuto un ruolo trascurabile sull’aumento di salinità nel cuore del plume.
Un Fenomeno Ricorrente con Implicazioni Ecologiche
Lekima non è stato un caso isolato. Analizzando il periodo 2015-2022, abbiamo visto che ben 30 cicloni tropicali hanno interessato l’area del CRP, 19 dei quali proprio nei mesi critici di luglio e agosto, quando il plume è al suo massimo sviluppo. E quasi ogni anno (tranne il 2016), il passaggio di questi cicloni ha causato un aumento significativo della salinità media nella regione.
Pensate al 2016: quell’anno, casualmente, nessun ciclone tropicale ha attraversato il CRP in luglio-agosto. E cosa è successo? La salinità superficiale è scesa a livelli eccezionalmente bassi, anche più bassi del 2020, anno in cui ci furono piogge record e quindi un’enorme portata del fiume. Questo suggerisce fortemente che l’assenza dei cicloni nel 2016 abbia permesso al plume di acqua dolce di espandersi senza freni. E sappiamo che proprio in anni con queste condizioni estreme di bassa salinità (come successe anche nel 1996), si sono verificate morie di massa di organismi marini importanti per la pesca.
Quindi, ecco la conclusione affascinante: i cicloni tropicali, pur essendo fenomeni potenzialmente distruttivi per le coste, sembrano svolgere un ruolo cruciale nel limitare l’estensione dell’acqua eccessivamente dolce nel Mar Giallo e nel Mar Cinese Orientale. Agendo come “salatori” naturali, potrebbero di fatto proteggere le industrie della pesca e dell’acquacoltura locali dai disastri legati alla bassa salinità.

Cosa Ci Riserva il Futuro?
Questa scoperta apre scenari interessanti. Capire l’interazione tra eventi meteorologici estremi come i cicloni e l’equilibrio degli ecosistemi marini è fondamentale. Ci aiuta a comprendere meglio la resilienza del mare e l’importanza di monitorare questi processi dinamici. Inoltre, la forte stratificazione salina creata dal plume può influenzare anche la temperatura superficiale e potenzialmente intensificare i cicloni stessi o favorire ondate di calore marine.
C’è ancora molto da studiare, ad esempio collegando direttamente l’impatto dei cicloni sulla salinità con i dati sulla pesca e sul reclutamento ittico. Ma una cosa è certa: l’oceano è un sistema complesso e pieno di sorprese, dove anche gli eventi più temuti possono avere risvolti inaspettati. Continuare a esplorare queste connessioni è essenziale per proteggere le risorse marine e migliorare le previsioni, sia meteorologiche che ecologiche.
Alla prossima scoperta!
Fonte: Springer
