Primo piano di un cuore umano anatomico con una luce che evidenzia l'atrio e un sottile catetere che si avvicina a un difetto del setto interatriale, sfondo scuro, illuminazione drammatica, obiettivo macro 100mm, alta definizione, concetto di intervento cardiaco mininvasivo.

Chiudere un “Buco nel Cuore” Dopo i 50 Anni? Ecco Perché Ne Vale Assolutamente la Pena!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi appassiona molto e che riguarda il nostro organo più vitale: il cuore. Nello specifico, parliamo di un problema congenito piuttosto comune, anche se spesso diagnosticato in età adulta: il difetto del setto interatriale (DIA), o più semplicemente, quel “buco nel cuore” tra i due atri che a volte ci si porta dietro dalla nascita senza saperlo.

Per anni, la chiusura di questo difetto, quando necessaria, avveniva principalmente per via chirurgica. Ma la medicina fa passi da gigante, e oggi la chiusura transcatetere – una procedura molto meno invasiva – è diventata la scelta d’elezione per molti casi di DIA di tipo “secundum” (il più comune). Si tratta di inserire un piccolo “ombrellino” o dispositivo attraverso una vena, solitamente dalla gamba, e guidarlo fino al cuore per tappare il buco. Fantascienza? No, realtà medica!

Questa tecnica porta a un sacco di benefici: sollievo dai sintomi (come affanno e palpitazioni), miglioramento della funzione cardiaca, e persino un aumento dell’aspettativa di vita. Ma una domanda sorge spontanea, soprattutto quando la diagnosi arriva un po’ più in là con gli anni: vale la pena sottoporsi a questa procedura dopo i 50 anni? I benefici sono gli stessi rispetto a chi è più giovane?

Lo Studio Che Fa Chiarezza: Confronto Tra Under e Over 50

Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio retrospettivo molto interessante condotto in Iran, presso un importante centro cardiovascolare. I ricercatori hanno analizzato i dati di 240 pazienti con DIA isolato che si sono sottoposti alla chiusura transcatetere tra il 2015 e il 2019. L’obiettivo era proprio confrontare l’impatto della procedura sugli indici ecocardiografici (cioè le misurazioni del cuore fatte con l’ecografia) tra chi aveva meno di 50 anni (il 44% del campione) e chi ne aveva 50 o più (il 56%, con un’età mediana generale di 51 anni).

Hanno raccolto dati demografici, dettagli sulla procedura e, soprattutto, hanno confrontato le ecocardiografie fatte prima dell’intervento e circa 6 mesi dopo. Cosa hanno scoperto? Preparatevi, perché i risultati sono davvero incoraggianti!

Risultati Generali: Un Cuore Che “Ringiovanisce”

La prima, ottima notizia è che la chiusura del DIA porta a miglioramenti significativi in tutti i pazienti, indipendentemente dall’età. Nello specifico, dopo la procedura si è osservato:

  • Una riduzione significativa delle dimensioni di tutte e quattro le camere cardiache (atri e ventricoli). Il cuore, non più sovraccaricato dal flusso anomalo di sangue, tende a “sgonfiarsi” e tornare a dimensioni più normali.
  • Un calo importante della pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPs). Questo è fondamentale, perché una pressione alta nei polmoni è una delle complicanze più temute del DIA non trattato.
  • Un miglioramento della funzione sistolica (la capacità di pompa) di entrambi i ventricoli.
  • Un miglioramento della funzione diastolica del ventricolo sinistro (la capacità del ventricolo di rilassarsi e riempirsi correttamente).
  • Una riduzione delle insufficienze valvolari (come il rigurgito mitralico e tricuspidale), che spesso si associano alla dilatazione delle camere cardiache.

Insomma, chiudere quel “buco” permette al cuore di lavorare meglio e di rimodellarsi in modo positivo.

Immagine macro di un dispositivo occlusore per DIA di tipo Amplatzer, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli della rete metallica, focale 60mm, alta definizione, sfondo neutro.

Il Fattore Età: Sorprese Positive per gli Over 50!

Ma ecco la parte che, secondo me, è davvero affascinante e risponde alla nostra domanda iniziale. Lo studio ha evidenziato che, sebbene i pazienti con 50 anni o più partissero da una situazione di base mediamente peggiore (con ventricolo destro più grande, funzione diastolica sinistra e sistolica destra più compromesse, e atri più dilatati), l’entità del miglioramento dopo la chiusura del DIA era significativamente più pronunciata proprio in questo gruppo rispetto ai più giovani!

Avete capito bene: anche se il cuore degli “over 50” mostrava segni di maggiore affaticamento prima dell’intervento, la sua capacità di recuperare e migliorare dopo la chiusura del difetto era addirittura superiore in alcuni parametri chiave:

  • Riduzione delle dimensioni del ventricolo destro (VD): più marcata negli over 50.
  • Miglioramento della funzione sistolica del VD: più evidente negli over 50.
  • Riduzione delle dimensioni degli atri (destro e sinistro): più significativa negli over 50.
  • Miglioramento della funzione diastolica del ventricolo sinistro (VS): più accentuato negli over 50.

Per quanto riguarda la riduzione della pressione polmonare (PAPs), non c’erano differenze significative nell’entità del calo tra i due gruppi, anche se i pazienti più anziani tendevano a mantenere valori di PAPs leggermente più alti sia prima che dopo l’intervento, probabilmente a causa di cambiamenti vascolari polmonari più cronicizzati. Anche il miglioramento delle insufficienze valvolari è risultato simile tra i due gruppi.

Ecocardiogramma transtoracico che mostra il ventricolo destro dilatato prima della chiusura del DIA e lo stesso ventricolo di dimensioni ridotte dopo la procedura, visualizzazione in bianco e nero con contrasto elevato per chiarezza diagnostica, stile immagine medica.

Sicurezza della Procedura: Anche per i “Meno Giovani”

Un altro aspetto cruciale è la sicurezza. La chiusura transcatetere è generalmente considerata una procedura sicura. Nello studio, il tasso di successo è stato del 100% (nessun paziente ha avuto bisogno di un intervento chirurgico successivo o ha mostrato shunt residui significativi al follow-up).

Le complicanze sono state rare. Si sono verificati due casi di versamento pericardico lieve (risolti con terapia conservativa) nel gruppo sotto i 50 anni. Nel gruppo over 50, le complicanze sono state leggermente più frequenti (5 casi), includendo versamento pericardico moderato, tamponamento cardiaco (risolto con pericardiocentesi), un caso di blocco atrioventricolare completo (che ha richiesto un pacemaker), una fistola artero-venosa nel sito di accesso (chiusa con stent) e un ematoma. È importante sottolineare che tutte le complicanze sono state gestite con successo e non c’è stata mortalità. Questo conferma che, sebbene il rischio possa essere leggermente superiore con l’avanzare dell’età, la procedura rimane molto sicura anche per i pazienti più anziani.

Il Messaggio da Portare a Casa

Cosa ci dice tutto questo? Che la chiusura transcatetere del difetto interatriale è una procedura estremamente vantaggiosa non solo per i giovani adulti, ma anche e forse soprattutto per chi ha superato i 50 anni. Nonostante una condizione di partenza potenzialmente più compromessa, il cuore dei pazienti più maturi dimostra una sorprendente capacità di recupero e rimodellamento positivo, con miglioramenti in alcuni parametri addirittura superiori a quelli osservati nei più giovani.

Quindi, se vi è stato diagnosticato un DIA e avete superato i 50 anni, non pensate che sia “troppo tardi” o che i benefici siano minori. Questo studio, insieme ad altri nella letteratura scientifica, suggerisce fortemente il contrario. La chiusura transcatetere può offrire un miglioramento significativo della forma e della funzione del vostro cuore, con un profilo di sicurezza elevato.

Ovviamente, ogni caso è a sé e la decisione va sempre presa insieme al proprio cardiologo e all’interventista, valutando attentamente le caratteristiche individuali del difetto e le condizioni generali del paziente. Ma i dati sono chiari: l’età, di per sé, non dovrebbe essere un ostacolo a considerare questa procedura potenzialmente rivoluzionaria per la salute del cuore.

Fotografia di un team medico in sala di emodinamica durante una procedura di chiusura transcatetere di DIA, focus sull'interventista e sullo schermo ecografico, luce ambientale della sala operatoria, obiettivo zoom 35mm, effetto leggermente mosso per indicare l'attività, stile reportage medico.

Fonte: Springer

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