Primo piano dettagliato di un endoscopio chirurgico utilizzato per un intervento alla colonna vertebrale lombare, luce chirurgica intensa che riflette sul metallo, sfondo sfocato della sala operatoria, lente macro 90mm, alta definizione.

Ernia del Disco Lombare: Sfida Endoscopica! UBED Batte PELD su Complicanze e Recidive?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che, ahimè, tocca molti di noi da vicino: il mal di schiena, e in particolare l’ernia del disco lombare. Quel dolore lancinante che parte dalla schiena e scende lungo la gamba… chi l’ha provato sa di cosa parlo. Quando le terapie conservative non bastano più, spesso la soluzione è la chirurgia. Ma qui sorge il dilemma: quale?

Negli ultimi anni, la chirurgia mini-invasiva della colonna ha fatto passi da gigante, offrendo alternative molto meno “aggressive” rispetto ai vecchi interventi a cielo aperto. Meno dolore, cicatrici più piccole, recupero più rapido… insomma, un bel vantaggio! Tra le tecniche più gettonate ci sono la PELD (Discectomia Endoscopica Percutanea Lombare) e la UBED (Discectomia Endoscopica Unilaterale Biportale). Ma quale delle due è la migliore?

Proprio su questo si è concentrato uno studio retrospettivo che ho analizzato di recente, pubblicato su *Scientific Reports* (trovate il link alla fine!). I ricercatori hanno messo a confronto i risultati ottenuti su 146 pazienti operati per ernia del disco lombare tra il 2020 e il 2023 presso un ospedale cinese. 84 pazienti sono stati trattati con la tecnica UBED e 62 con la PELD. L’obiettivo? Capire se ci fossero differenze significative in termini di efficacia e sicurezza.

Cosa Hanno Confrontato? Un’Analisi Dettagliata

I ricercatori hanno preso in esame un bel po’ di parametri, roba da veri detective della chirurgia! Ecco i principali:

  • Tempo dell’intervento
  • Lunghezza dell’incisione
  • Numero di volte in cui è stata usata la fluoroscopia (i raggi X intraoperatori)
  • Perdita di sangue
  • Durata del ricovero ospedaliero
  • Complicanze (come lesioni ai nervi, perdite di liquido cerebrospinale, infezioni…)
  • Tasso di recidiva (cioè, quante volte l’ernia si ripresenta nello stesso punto dopo un po’)
  • Scale di valutazione del dolore (VAS) e della disabilità (ODI)
  • Punteggio JOA (che valuta la funzionalità lombare complessiva)
  • Soddisfazione dei pazienti
  • Misurazioni radiografiche (altezza del disco, area del canale spinale)

Insomma, hanno cercato di sviscerare ogni aspetto per capire quale tecnica avesse la meglio.

Risultati Simili su Molti Fronti: Entrambe Funzionano!

La prima cosa che salta all’occhio leggendo lo studio è che, su molti fronti, queste due tecniche si equivalgono. Sia i pazienti trattati con UBED che quelli con PELD hanno mostrato un netto miglioramento del dolore e della funzionalità già dal giorno dopo l’intervento, e questi benefici si sono mantenuti a 3 e 6 mesi di follow-up. I punteggi VAS (dolore) e ODI (disabilità) sono crollati, mentre il punteggio JOA (funzionalità) è migliorato significativamente in entrambi i gruppi.

Anche per quanto riguarda la perdita di sangue durante l’intervento, la durata del ricovero (circa 5 giorni per entrambi, forse un po’ lungo per gli standard mini-invasivi, ma legato a pratiche locali e alla necessità di esami preoperatori, come spiegano gli autori) e il tempo chirurgico medio (poco più di un’ora per entrambi), non sono emerse differenze statisticamente significative. Questo ci dice una cosa importante: entrambe le tecniche sono efficaci nel rimuovere l’ernia e decomprimere le radici nervose, portando a un sollievo significativo per i pazienti. Anche la soddisfazione generale è stata alta in entrambi i casi (91.7% per UBED, 87.1% per PELD), senza differenze rilevanti.

Fotografia macro di strumenti chirurgici endoscopici di precisione appoggiati su un telo sterile blu, illuminazione controllata da sala operatoria, alta definizione, lente macro 100mm.

Ma Allora, Dove Sta la Differenza? Gli Assi nella Manica della UBED

Se fin qui sembra un pareggio, lo studio ha però evidenziato alcuni vantaggi interessanti a favore della tecnica UBED. E non sono dettagli da poco!

Il primo riguarda l’uso della fluoroscopia. La UBED ha richiesto un numero significativamente inferiore di “scatti” radiologici durante l’intervento rispetto alla PELD (in media 4 contro quasi 8). Perché? Probabilmente perché l’accesso attraverso lo spazio interlaminare usato nella UBED è più diretto e intuitivo per il chirurgo, mentre la PELD, che passa attraverso il forame intervertebrale (il “buco” da cui esce il nervo), a volte richiede più aggiustamenti, specie se ci sono ostacoli anatomici come creste iliache alte o articolazioni ingrossate. Meno raggi X significa meno esposizione alle radiazioni sia per il paziente che per l’équipe chirurgica.

Ma i vantaggi più eclatanti riguardano le complicanze e le recidive. Il tasso di complicanze nel gruppo UBED è stato del 4.76% (principalmente qualche perdita di liquido cerebrospinale o dolore muscolare post-operatorio, tutti risolti), mentre nel gruppo PELD è salito al 16.13% (con più casi di perdita di liquor). Una differenza notevole!

E che dire delle recidive? Qui la differenza è ancora più marcata. Nel gruppo UBED, a 6 mesi dall’intervento, solo 1 paziente su 84 (l’1.19%) ha avuto una recidiva dell’ernia. Nel gruppo PELD, invece, ben 10 pazienti su 62 (il 16.13%) hanno visto ripresentarsi il problema! Alcuni sono stati trattati conservativamente, altri hanno richiesto un nuovo intervento PELD, e uno addirittura un intervento di stabilizzazione più invasivo.

Perché Queste Differenze? Ipotesi Tecniche

Come si spiegano questi risultati? Gli autori dello studio avanzano alcune ipotesi legate proprio alle caratteristiche tecniche delle due procedure.

La PELD utilizza un singolo canale endoscopico attraverso cui passano sia la telecamera che gli strumenti. Questo può limitare la visuale e la manovrabilità, rendendo più difficile rimuovere completamente l’ernia, specialmente se è grande, migrata o in posizioni scomode (come a livello L5-S1 con cresta iliaca alta). Inoltre, la curva di apprendimento per la PELD è considerata più ripida.

La UBED, invece, usa due accessi separati: uno per l’endoscopio (la telecamera) e uno per gli strumenti. Questo sistema, simile a quello usato in artroscopia, offre una visuale più ampia e chiara, maggiore libertà di movimento con gli strumenti e permette una decompressione potenzialmente più completa. Il chirurgo può rimuovere non solo l’ernia, ma anche parte del legamento giallo ispessito o piccole porzioni ossee (lamina) che contribuiscono alla compressione nervosa. Questa decompressione più “generosa” potrebbe essere la chiave per spiegare il tasso di recidiva nettamente inferiore osservato con la UBED in questo studio. Sebbene richieda qualche passaggio in più per creare lo spazio di lavoro, una volta entrati nel canale spinale, la procedura assomiglia di più alla chirurgia aperta tradizionale, risultando forse più familiare per chirurghi esperti.

Ritratto di un paziente sorridente di mezza età che cammina senza dolore in un corridoio luminoso di ospedale dopo un intervento alla schiena, profondità di campo ridotta, luce naturale, obiettivo 35mm.

Considerazioni Finali e Prospettive Future

Quindi, cosa ci portiamo a casa da questo studio? Sicuramente la conferma che sia la PELD che la UBED sono tecniche efficaci e mini-invasive per trattare l’ernia del disco lombare, garantendo ottimi risultati sul dolore e sulla funzione.

Tuttavia, i dati di questo confronto retrospettivo suggeriscono che la UBED potrebbe offrire vantaggi significativi in termini di minor necessità di fluoroscopia intraoperatoria, minor tasso di complicanze e, soprattutto, un rischio di recidiva decisamente più basso.

Certo, come sottolineano gli stessi autori, lo studio ha i suoi limiti: è retrospettivo (analizza dati già raccolti, non è uno studio controllato randomizzato), è stato condotto in un unico centro e tutti gli interventi sono stati eseguiti da un unico chirurgo esperto (il che garantisce uniformità ma limita la generalizzabilità). Inoltre, il follow-up è relativamente breve (6 mesi).

Serviranno quindi ulteriori ricerche, magari studi prospettici, randomizzati e multicentrici, con follow-up più lunghi, per confermare questi risultati su scala più ampia. Ma intanto, questo studio aggiunge un tassello importante alla discussione, suggerendo che la UBED potrebbe rappresentare una scelta clinica preferenziale in molti casi di ernia del disco lombare, grazie al suo profilo di sicurezza e alla sua efficacia nel prevenire le recidive. Una speranza in più per chi soffre di questo fastidioso problema!

Fonte: Springer

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