Due uomini, uno di etnia caucasica e uno afroamericano, entrambi sulla quarantina e visibilmente sovrappeso, seduti fianco a fianco su una panchina in un parco cittadino, in una conversazione seria ma non tesa. Luce naturale morbida. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo media per mantenere a fuoco entrambi i soggetti ma sfocare leggermente lo sfondo. Stile fotorealistico.

Chirurgia Bariatrica e Uomini: Perché Tanta Diffidenza? Scaviamo a Fondo

Ragazzi, parliamoci chiaro. Quando si tratta di salute, a volte noi uomini siamo un po’… particolari. Prendiamo l’obesità grave: una condizione seria, con tante possibili complicazioni. Esiste una soluzione efficace e sicura, la chirurgia metabolica e bariatrica (MBS), spesso coperta pure dall’assicurazione sanitaria. Eppure, sapete quanti uomini la prendono in considerazione rispetto alle donne? Pochissimi. E se guardiamo agli uomini afroamericani, i numeri sono ancora più bassi. Ma perché? Cosa ci frena?

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto su 129 uomini, bianchi e afroamericani, con obesità grave nella zona metropolitana di Western New York. L’obiettivo era proprio questo: capire cosa passa per la testa degli uomini riguardo all’obesità e alla possibilità di un intervento chirurgico. E i risultati, ve lo dico, fanno riflettere parecchio.

Chi è più propenso a dire “Sì”?

Lo studio ha messo a confronto gli uomini disposti a considerare la chirurgia bariatrica con quelli che invece non ne volevano sapere. E sono emerse delle differenze interessanti. Chi era più aperto all’idea tendeva ad avere:

  • Un livello di istruzione più basso (paradossalmente, come vedremo tra poco).
  • Una maggiore insoddisfazione per il proprio peso corporeo. Diciamocelo, sentirsi a disagio nella propria pelle è una molla potente.
  • Un medico che non solo li supportava attivamente nel percorso di perdita di peso, ma che aveva anche *parlato* apertamente della chirurgia bariatrica come opzione. Questo è cruciale!
  • La conoscenza di “modelli di ruolo” nella loro comunità – amici, conoscenti, figure rispettate – che si erano sottoposti all’intervento con buoni risultati (“hanno perso peso e stavano benissimo”, dicevano). Vedere che funziona su qualcuno che conosci fa la differenza.
  • La convinzione che la chirurgia bariatrica fosse una procedura sicura ed efficace. Chi la vedeva come pericolosa o inutile, ovviamente, la scartava a priori.

Quando i ricercatori hanno “pulito” i dati tenendo conto del livello di istruzione, due fattori sono rimasti fortissimi nel predire la disponibilità all’intervento: l’insoddisfazione per il proprio corpo e il supporto del medico. Sorprendentemente, né l’etnia né l’indice di massa corporea (BMI) sembravano fare una differenza significativa una volta considerato il livello di istruzione.

Primo piano sulle mani di un medico che mostra un opuscolo informativo sulla chirurgia bariatrica a un paziente uomo (visibile solo parzialmente, magari la spalla e il braccio). L'ambiente è uno studio medico luminoso e moderno. Obiettivo macro 60mm, focus preciso sull'opuscolo e sulle mani, illuminazione controllata e professionale. High detail.

L’istruzione: un fattore inaspettato?

Qui la cosa si fa strana. Nello studio, gli uomini con un’istruzione superiore (college o più) erano meno propensi a considerare la chirurgia. Questo va un po’ contro altri studi precedenti. Come mai? Gli autori ipotizzano che forse chi ha studiato di più si sente più “attrezzato” a gestire il peso con metodi non chirurgici, magari ha più fiducia nelle proprie capacità o accesso a più risorse (palestre, dietologi, pasti programmati). È un punto interessante che merita ulteriori indagini, perché di solito si pensa che una maggiore istruzione porti a scelte sanitarie più informate, ma qui sembra esserci una dinamica diversa.

Il Medico: Un Alleato Fondamentale (Se Gioca Bene le Sue Carte)

Torniamo al ruolo del medico. È pazzesco quanto conti. Avere un dottore che ti supporta, che ti parla chiaro delle opzioni, che magari ti *introduce* all’idea della chirurgia bariatrica, fa un’enorme differenza nella disponibilità di un uomo a considerarla. Questo studio lo conferma: il supporto medico aumentava di quasi quattro volte la probabilità che un uomo fosse disposto all’intervento!

Questo ci dice quanto sia vitale migliorare la comunicazione medico-paziente su questo tema. A volte i medici possono esitare a proporre la chirurgia agli uomini, magari pensando che siamo meno interessati all’aspetto fisico o più restii agli interventi “elettivi”. Altre volte, possono non avere tutte le informazioni aggiornate sulla sicurezza e l’efficacia della MBS, o temere che il paziente non segua le indicazioni post-operatorie.

È fondamentale che i medici, soprattutto quelli di base, si sentano preparati e a proprio agio nel discutere di tutte le opzioni per la gestione dell’obesità, inclusa la chirurgia, con i loro pazienti maschi. Serve un dialogo aperto, empatico, magari usando un linguaggio che tenga conto del background culturale del paziente (quella che viene chiamata “comunicazione culturalmente responsiva”). Bisogna superare la sfiducia che a volte esiste verso il sistema sanitario, e la chiave è proprio la condivisione delle decisioni: medico e paziente che valutano insieme i pro e i contro, considerando la situazione specifica, le comorbidità, gli sforzi fatti fino a quel momento.

Un uomo di mezza età, afroamericano, dall'aspetto più sano e in forma (post-intervento), sorride mentre parla con un piccolo gruppo di altri uomini (di etnie diverse) in un centro comunitario informale. Atmosfera positiva e di supporto. Obiettivo zoom 24-70mm impostato a circa 50mm, luce ambientale calda, stile fotorealistico documentaristico.

Non è solo una questione personale: Società e Modelli

C’è poi l’aspetto sociale. Forse per noi maschietti c’è meno “pressione sociale” sul peso rispetto alle donne, il che potrebbe portarci a vedere l’obesità meno come un problema urgente o la chirurgia come una soluzione “cosmetica”. Questo studio, però, ci dice che quando l’insoddisfazione personale c’è, diventa un motore importante.

E poi ci sono i modelli di ruolo. Sapere che un amico, un leader della comunità, qualcuno che stimiamo, ha fatto l’intervento e sta bene, ha un impatto enorme. Rende la cosa più “reale”, meno astratta o spaventosa. Abbiamo bisogno di vedere altri uomini che hanno intrapreso questo percorso con successo. Forse servono campagne informative mirate, che usino canali e linguaggi più vicini al mondo maschile (social media specifici, eventi sportivi, centri comunitari).

Allora, cosa ci portiamo a casa?

Insomma, la decisione di un uomo di considerare o meno la chirurgia bariatrica è un mix complesso di fattori. La percezione di sé e del proprio corpo gioca un ruolo chiave. Il supporto e la comunicazione aperta con il proprio medico sono assolutamente fondamentali. E vedere esempi positivi nella propria cerchia sociale può fare la differenza.

C’è ancora da lavorare per capire come raggiungere meglio gli uomini, come fornire consigli pratici sulla perdita di peso in modo che vengano ascoltati, come facilitare l’invio tempestivo agli specialisti e come promuovere una percezione del corpo sana ma realistica. Ma una cosa è certa: ignorare le specificità maschili in questo campo significa lasciare indietro troppe persone che potrebbero beneficiare enormemente di un aiuto efficace come la chirurgia bariatrica. È ora di parlarne di più, e meglio.

Fonte: Springer

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