Immagine evocativa del benessere mentale e della tranquillità interiore. Fotografia ritratto, 35mm, una persona con gli occhi chiusi e un'espressione serena, immersa in una luce naturale morbida. Toni duotone blu e verde acqua, profondità di campo che sfoca delicatamente lo sfondo naturale, simboleggiando l'equilibrio raggiunto tramite la mindfulness e la tranquillità.

Mindfulness: Non è Tutto Uguale! Scopri la Chiave Segreta (e Inaspettata) per il Tuo Benessere Mentale

Ciao a tutti! Oggi voglio chiacchierare con voi di un argomento che mi affascina tantissimo e che, scommetto, incuriosisce anche molti di voi: la mindfulness. Se ne sente parlare ovunque, vero? Sembra la panacea per tutti i mali moderni, dallo stress all’ansia. Ma siamo sicuri di sapere davvero cosa funziona *meglio* quando si parla di mindfulness e benessere mentale?

Spesso, quando pensiamo alla mindfulness, ci vengono in mente le famose “cinque faccette” del questionario FFMQ (Five Facet Mindfulness Questionnaire), uno strumento super utilizzato nella ricerca. Queste sono:

  • Osservare: notare le esperienze interne ed esterne (pensieri, sensazioni, suoni…).
  • Descrivere: dare un nome, etichettare con parole quello che osserviamo.
  • Agire con consapevolezza: fare le cose presenti a noi stessi, non con il pilota automatico.
  • Non giudicare: accogliere pensieri e sentimenti senza etichettarli come buoni o cattivi.
  • Non reagire: lasciare che pensieri e sentimenti vadano e vengano senza farsi travolgere.

Sembra tutto molto sensato, no? Queste qualità si possono coltivare con la pratica. Ma… c’è un “ma”. La pratica della mindfulness non si limita solo a questo. Ci sono altre due “competenze” che emergono spesso meditando, ma che a volte vengono un po’ trascurate dalla ricerca che si basa solo sull’FFMQ: la concentrazione e la tranquillità.

Concentrazione e Tranquillità: Le Cenerentole della Mindfulness?

Pensateci: molte pratiche meditative, come l’attenzione focalizzata (FA) sul respiro o il monitoraggio aperto (OM) delle esperienze del momento, allenano la nostra capacità di mantenere l’attenzione (concentrazione) e di raggiungere uno stato di calma mentale, di quiete (tranquillità). La concentrazione è quella capacità di tenere la mente ferma su un punto, senza vagare. La tranquillità è proprio quella sensazione di pace interiore, di mente calma e stabile.

Recentemente, alcuni ricercatori (Chan et al., 2023) hanno iniziato a studiare più a fondo queste due qualità, scoprendo che, anche a livello disposizionale (cioè come tratto della nostra personalità), sono legate a maggiore controllo attentivo, minore irritabilità, stress percepito e disagio psicologico. Sembrava quindi importante capire: che ruolo giocano queste due “cenerentole” accanto alle cinque “sorellastre” più famose dell’FFMQ nel promuovere il benessere mentale nel tempo?

La Nostra Indagine nel Tempo: Cosa Abbiamo Scoperto?

Ed è qui che entra in gioco uno studio longitudinale affascinante (quello da cui prendo spunto per questa chiacchierata!). Abbiamo seguito per 9 mesi, con misurazioni ogni 3 mesi (quindi 4 rilevazioni in totale), un gruppo di 274 giovani adulti (età media 21 anni, prevalentemente donne) senza alcuna esperienza pregressa di meditazione. Volevamo vedere come queste sette qualità – le cinque dell’FFMQ più concentrazione e tranquillità – fossero associate nel tempo a diversi indicatori di salute mentale.

Non ci siamo limitati a guardare l’assenza di problemi (come sintomi depressivi, ansia, stress percepito), ma abbiamo incluso anche aspetti positivi: il benessere generale (secondo l’OMS), il benessere eudaimonico (quello legato al senso di scopo, crescita personale, significato nella vita) e la sensazione di pace interiore (peacefulness). E, ciliegina sulla torta, abbiamo misurato anche il non attaccamento.

Cos’è il non attaccamento? È quella capacità, molto cara alla psicologia buddista da cui deriva la mindfulness, di relazionarsi alle proprie esperienze (piacevoli o spiacevoli) in modo flessibile ed equilibrato, senza aggrapparsi disperatamente a ciò che ci piace e senza respingere con forza ciò che non ci piace. È un po’ come imparare a surfare sulle onde della vita, invece di cercare di fermarle o di farsi travolgere. Si pensa che la mindfulness aiuti proprio a sviluppare questo atteggiamento più “distaccato” e meno reattivo.

Primo piano macro di diverse foglie di piante diverse ma vicine, ognuna con texture e sfumature uniche, illuminate da una luce morbida e controllata. Lente macro 100mm, alta definizione, a simboleggiare le diverse qualità legate alla mindfulness (osservare, descrivere, tranquillità, ecc.) che coesistono.

Quindi, armati di questionari e analisi statistiche (regressioni lineari, per i più tecnici), abbiamo cercato di capire: quali di queste sette qualità, misurate all’inizio dello studio, erano le migliori “predittrici” di come sarebbero cambiati i livelli di benessere, disagio e non attaccamento nei 9 mesi successivi, tenendo conto dei livelli di partenza e delle altre qualità?

La Sorpresa: La Tranquillità Vince!

E qui arriva la sorpresa, o forse la conferma di un’intuizione. Tra tutte e sette le qualità esaminate, una si è distinta come la vera superstar nel predire l’andamento della salute mentale nel tempo: la tranquillità!

Sì, avete capito bene. La capacità di rimanere tranquilli, misurata all’inizio dello studio, è risultata essere il fattore predittivo più forte per:

  • Minori sintomi depressivi nel tempo.
  • Minore stress percepito nel tempo.
  • Maggiore benessere mentale generale (secondo l’OMS) nel tempo.
  • Maggiore sensazione di pace interiore (peacefulness) nel tempo.
  • Maggiore non attaccamento nel tempo.

Questo risultato è emerso anche dopo aver “controllato” statisticamente i punteggi iniziali di queste variabili e l’effetto delle altre sei qualità (le altre 4 dell’FFMQ e la concentrazione). In pratica, a parità di altre condizioni, chi partiva con una maggiore capacità disposizionale di mantenere la calma mentale ha mostrato miglioramenti più significativi (o minori peggioramenti) su molti fronti del benessere psicologico durante i 9 mesi dello studio.

Perché proprio la tranquillità? Beh, ha senso. La tranquillità ha questa caratteristica intrinseca di “calmare” e “schiacciare” le perturbazioni mentali. Se hai una buona capacità di base di ritrovare la calma, è più probabile che tu riesca a gestire pensieri negativi o emozioni difficili senza farti sopraffare, portando a meno disagio nel lungo periodo. E, come suggerisce la tradizione buddista, la tranquillità porta con sé gioia e felicità, contribuendo al benessere duraturo.

E le Altre Qualità? Non Buttiamo Via Niente!

Attenzione, questo non significa che le altre qualità siano inutili! Anzi. Ad esempio, l’agire con consapevolezza (il contrario del pilota automatico) è risultato predittivo di un maggiore benessere mentale e di una maggiore pace interiore nel tempo. Sembra quindi che essere presenti a ciò che facciamo sia un altro ingrediente importante per coltivare stati mentali positivi.

Anche altre faccette dell’FFMQ hanno mostrato associazioni interessanti in certi momenti. Ad esempio, l’osservare e il non reagire sembravano predire un maggior benessere eudaimonico (legato al senso di scopo e significato) a 3 mesi, anche se non lo facevano all’inizio. Forse osservare costantemente le proprie sensazioni aiuta a lungo termine a trovare un significato più profondo nella vita? È un’ipotesi interessante da esplorare.

La concentrazione, invece, pur essendo importante (forse come precursore della tranquillità, come suggeriscono alcune teorie), non è emersa come un forte predittore *indipendente* degli esiti nel tempo, una volta considerato l’effetto delle altre qualità, specialmente della tranquillità.

Fotografia di paesaggio con grandangolo 10mm, che cattura un lago alpino perfettamente calmo all'alba, con le montagne riflesse sull'acqua liscia come uno specchio. Lunga esposizione per accentuare la calma, colori freddi ma sereni. Evoca la tranquillità come stato mentale profondo.

Un discorso a parte merita l’osservare. Coerentemente con altra letteratura, anche nel nostro studio ha mostrato legami più deboli con il benessere e il disagio rispetto ad altre faccette. Addirittura, in alcune analisi iniziali (cross-sezionali, controllando per le altre variabili), sembrava leggermente associato a *più* sintomi depressivi, ma l’effetto era molto debole e non presente nelle correlazioni semplici. Quindi, interpretiamo questo dato con molta cautela: non possiamo certo concludere che osservare faccia male! Anzi, come detto, sembrava poi legato a un maggior benessere eudaimonico nel tempo.

Cosa Portiamo a Casa da Questa Ricerca?

Insomma, cosa ci dice tutto questo? Per me, il messaggio chiave è che quando parliamo di mindfulness e dei suoi benefici per la salute mentale, soprattutto per chi è agli inizi e non ha esperienza di meditazione, la tranquillità sembra giocare un ruolo da protagonista. Potrebbe essere proprio questa capacità di calmare la mente l’ingrediente “attivo” più potente nel ridurre la sofferenza e promuovere il benessere nel tempo.

Questo ha implicazioni importanti:

  • Per la ricerca: È fondamentale includere misure di tranquillità (e concentrazione) quando si studiano gli interventi basati sulla mindfulness, per capire meglio cosa funziona e perché. Non basta misurare solo le cinque faccette dell’FFMQ.
  • Per la pratica: Forse, per i principianti, potrebbe essere utile focalizzarsi su pratiche che coltivino specificamente la tranquillità mentale, per massimizzare i benefici sulla salute psicologica.
  • Per noi: Ci ricorda che la mindfulness non è un blocco monolitico. Diverse qualità associate ad essa possono avere impatti diversi. E la capacità di trovare e mantenere la calma interiore sembra essere particolarmente preziosa.

Ovviamente, come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Non possiamo stabilire rapporti di causa-effetto certi, il campione era composto principalmente da giovani studentesse universitarie di Hong Kong (quindi i risultati potrebbero non essere generalizzabili a tutti) e riguardava persone senza esperienza di meditazione (i risultati potrebbero essere diversi per meditatori esperti).

Ritratto di una donna di mezza età, serena, seduta su una panchina in un giardino autunnale. Luce dorata del tardo pomeriggio, obiettivo 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo. Toni duotone caldi, ocra e marrone. Rappresenta la maturità e la pace interiore raggiunte attraverso la consapevolezza e la tranquillità.

Nonostante ciò, credo che questa ricerca offra spunti davvero interessanti. Ci invita a guardare alla mindfulness con occhi nuovi, riconoscendo l’importanza cruciale di quella sensazione di pace e calma interiore che chiamiamo tranquillità. Forse è proprio lì che si nasconde una delle chiavi più potenti per navigare le sfide della vita e coltivare un benessere autentico e duraturo.

E voi, cosa ne pensate? Vi ritrovate in questi risultati? Avete mai sperimentato il potere della tranquillità nella vostra vita? Fatemelo sapere nei commenti!

Fonte: Springer

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