Immagine fotorealistica: un gruppo eterogeneo di giovani adulti che interagiscono positivamente in una sala comune universitaria luminosa e moderna, luce naturale morbida, sottili suggerimenti di fondo alla ricerca/tecnologia (forse una compressa che mostra onde cerebrali astratte), lenti primarie 35mm, profondità del campo, trasporto di speranza e progresso nella ricerca sulla salute mentale.

Ansia? E Se Allenassimo Cervello e Attenzione Insieme? La Scienza Dice Sì!

Ciao a tutti! Vi siete mai sentiti sopraffatti dall’ansia? Quella sensazione fastidiosa che a volte sembra prendere il sopravvento, facendoci concentrare solo sulle cose negative? Non siete soli. L’ansia è un’esperienza comune, e anche se esistono trattamenti efficaci come farmaci e psicoterapia (tipo la terapia cognitivo-comportamentale), purtroppo non funzionano magicamente per tutti. Molti continuano a lottare.

Ecco perché noi ricercatori siamo sempre alla ricerca di nuove strade, magari combinando diverse strategie per dare una spinta in più. E se vi dicessi che potremmo “allenare” sia il nostro cervello che la nostra attenzione per combattere l’ansia? Sembra fantascienza? Beh, non proprio! Oggi voglio parlarvi di uno studio affascinante che ho seguito da vicino, che esplora proprio questa possibilità combinando due tecniche promettenti: la stimolazione theta-burst continua (cTBS) e il Training di Modificazione dell’Attenzione (AMT).

Ma cosa sono queste sigle strane? Facciamo un po’ di chiarezza!

Partiamo dall’ansia. Chi ne soffre tende ad avere un “radar” super sensibile per le minacce (il cosiddetto bias attentivo verso gli stimoli minacciosi) e fa fatica a regolare le proprie emozioni. Studi sul cervello hanno mostrato che questo è spesso legato a un funzionamento non ottimale della corteccia prefrontale, una parte del cervello fondamentale per il controllo e la regolazione. In particolare, la corteccia prefrontale dorsolaterale destra (DLPFC destra) sembra essere iperattiva nelle persone ansiose, tenendole sempre in allerta.

Qui entra in gioco la cTBS. È una forma innovativa di Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), una tecnica non invasiva che usa campi magnetici per stimolare specifiche aree del cervello. La cTBS, in particolare, ha un effetto “inibitorio”: in pratica, può “calmare” l’attività neuronale in un’area specifica per circa un’ora. È veloce (bastano pochi secondi o minuti!), sicura e con effetti collaterali limitati. L’idea? Applicare la cTBS sulla DLPFC destra per “raffreddare” quell’iperattività legata all’ansia e alla vigilanza costante verso le minacce. Forse, calmando quell’area, possiamo liberare risorse attentive per notare anche le cose belle, come un viso sorridente!

E l’AMT? È un training computerizzato progettato proprio per correggere quei bias attentivi. Avete presente quei giochi in cui dovete trovare velocemente un oggetto sullo schermo? L’AMT funziona in modo simile. Esistono diverse versioni:

  • Alcune ti allenano a “sganciarti” dagli stimoli negativi (es. facce arrabbiate) e a dirigere l’attenzione verso quelli neutri o positivi (processi bottom-up, più automatici).
  • Altre ti chiedono attivamente di cercare uno stimolo positivo (es. una faccia sorridente) in mezzo a tanti altri distrattori (processi top-down, più controllati).

L’obiettivo è insegnare al cervello, con la pratica ripetuta, a superare la tendenza a focalizzarsi sul negativo e, anzi, a cercare attivamente il positivo. Perché sì, le persone ansiose spesso “evitano” inconsciamente le informazioni positive, e questo non aiuta di certo l’umore!

Fotografia di ritratto ravvicinata di un giovane adulto che sembrano pensierosi, sovrapposti a modelli di rete neurale sottili e luminosi sull'area della corteccia prefrontale, lenti da 35 mm, profondità di campo, duotoni blu e grigi, che rappresentano processi di pensiero interno relativi all'ansia e al potenziale trattamento della neurostimolazione.

L’Esperimento: Cosa Abbiamo Fatto?

Nel nostro studio di fattibilità, abbiamo voluto vedere cosa succedeva mettendo insieme queste due tecniche. Potevano lavorare in sinergia? Potevano amplificare i loro effetti benefici, specialmente nelle persone con livelli d’ansia più alti?

Abbiamo reclutato 89 giovani adulti (età media 21 anni circa, metà uomini e metà donne) con diversi livelli di ansia, reclutati nella comunità e nelle università locali a Cipro. Li abbiamo divisi casualmente in tre gruppi:

  1. Gruppo 1 (Combo Reale): Riceveva la vera stimolazione cTBS sulla DLPFC destra seguita dal vero training AMT.
  2. Gruppo 2 (Solo Stimolazione Reale): Riceveva la vera cTBS, ma seguita da una versione “controllo” dell’AMT (che non allenava specificamente l’attenzione verso il positivo).
  3. Gruppo 3 (Solo Training Reale): Riceveva una stimolazione “sham” (finta, che imitava solo il rumore e la sensazione della cTBS reale ma senza effetti sul cervello) seguita dal vero training AMT.

Il trattamento è durato due settimane, con 8 sessioni giornaliere (esclusi i weekend). Ogni sessione prevedeva 40 secondi di cTBS (reale o sham) seguiti da circa 20 minuti di AMT (reale o controllo).

Prima e dopo il trattamento, abbiamo misurato diverse cose:

  • Ansia auto-riferita: Tramite questionari standardizzati (ASRI-4).
  • Bias attentivo: Usando il classico compito “dot-probe” con facce emotive (arrabbiate, felici, neutre) e misurando i tempi di reazione. Un bias verso la paura significa tempi più rapidi quando il puntino (*probe*) compare al posto della faccia spaventata; un bias verso la felicità, tempi più rapidi quando compare al posto della faccia felice.
  • Movimenti oculari (Eye-tracking): Durante il compito dot-probe, abbiamo usato un eye-tracker per vedere esattamente dove guardavano i partecipanti (occhi o bocca delle facce) e per quanto tempo (tempo alla prima fissazione, durata totale della fissazione, numero di fissazioni). Questo ci dà una misura più diretta e dinamica dell’attenzione rispetto ai soli tempi di reazione.

Abbiamo incluso l’eye-tracking perché la ricerca suggerisce che le persone ansiose potrebbero evitare lo sguardo minaccioso, fissare eccessivamente le facce minacciose, o guardare meno le cose positive. Volevamo vedere se il trattamento cambiava questi pattern, magari aumentando lo sguardo verso le parti “felici” di un volto, come la bocca sorridente.

Macro fotografia di uno schermo di un computer che visualizza un'attività a punta dot con facce emotive (una felice, una neutra), un dettaglio elevato, una concentrazione precisa sugli elementi dello schermo, l'illuminazione controllata che simula un ambiente di laboratorio, lenti macro da 60 mm.

Cosa Abbiamo Scoperto? I Risultati Sorprendenti

Allora, cosa è emerso da questo mix di tecnologia e training? I risultati sono stati davvero intriganti e, per certi versi, inaspettati.

1. Livelli di Ansia Auto-riferita:
Qui le cose si fanno interessanti. In generale, dopo le due settimane, i partecipanti hanno riportato meno ansia rispetto all’inizio. Ma quale gruppo è migliorato di più? Sorprendentemente, il miglioramento più significativo e con l’effetto più forte è stato nel Gruppo 3 (Sham cTBS + AMT Reale)! Anche gli altri due gruppi (quelli con la cTBS reale) hanno mostrato una riduzione dell’ansia, ma l’effetto era più moderato e non statisticamente significativo rispetto al gruppo sham+AMT.
Un altro dato importante: la riduzione dell’ansia è stata significativa solo per i partecipanti che partivano da livelli di ansia moderati o alti. Chi aveva poca ansia all’inizio, è rimasto più o meno stabile. Questo suggerisce che l’AMT, anche da solo (o quasi, visto che c’era la stimolazione finta), è particolarmente utile per chi soffre di più. Sembra confermare l’efficacia dell’AMT nel ridurre i sintomi d’ansia, un risultato in linea con altre ricerche. Ma perché la cTBS reale non ha dato quella spinta in più sui sintomi auto-riferiti? Forse agisce su meccanismi più specifici che i questionari non colgono appieno, o forse 8 sessioni non sono sufficienti per vedere effetti duraturi sull’ansia percepita.

2. Bias Attentivo (Tempi di Reazione):
Qui vediamo l’effetto specifico della combinazione! Il Gruppo 1 (Combo Reale: cTBS + AMT) è stato l’unico a mostrare un aumento significativo dell’attenzione verso le facce felici dopo il trattamento. In pratica, sono diventati più veloci a individuare il probe quando appariva al posto di una faccia sorridente. Non abbiamo visto una riduzione significativa dell’attenzione verso le facce impaurite in questo gruppo.
Cosa è successo negli altri gruppi? Il Gruppo 2 (Solo Stimolazione Reale) ha mostrato, al contrario, un aumento dell’attenzione verso le facce impaurite! Questo suggerisce che la cTBS da sola, senza un training mirato, potrebbe addirittura peggiorare le cose in termini di bias attentivo. Il Gruppo 3 (Solo Training Reale) ha mostrato tendenze simili al Gruppo 1, ma i cambiamenti non erano statisticamente significativi.
Quindi, sembra che la combinazione di cTBS e AMT sia cruciale per “spingere” l’attenzione verso il positivo, almeno a livello di tempi di reazione.

3. Movimenti Oculari (Eye-Tracking):
L’eye-tracking ci ha regalato i dettagli più affascinanti!

  • Durata Totale della Fissazione: In generale, tutti tendevano a guardare di più gli occhi che la bocca. Ma dopo il trattamento, i partecipanti ansiosi nel Gruppo 1 (Combo Reale) hanno mostrato un aumento significativo del tempo totale passato a fissare gli stimoli emotivi. Interessante anche che i partecipanti non ansiosi nel Gruppo 3 (Solo Training Reale) abbiano mostrato un aumento simile.
  • Numero di Fissazioni: Ecco la vera “magia” della combinazione! Solo il Gruppo 1 (Combo Reale) ha mostrato un aumento significativo del numero di volte in cui fissava specificamente la regione della bocca delle facce felici dopo il trattamento. Un dettaglio affascinante, perché la bocca sorridente è un segnale chiave per riconoscere la felicità! Il Gruppo 3 (Solo Training Reale), invece, ha mostrato un aumento delle fissazioni sugli occhi delle facce felici. Nessun cambiamento significativo per il Gruppo 2 (Solo Stimolazione Reale).

Questi dati dell’eye-tracking confermano potentemente l’idea che la combinazione di cTBS inibitoria sulla DLPFC destra e AMT focalizzato sul positivo riesca a ri-orientare attivamente lo sguardo verso le informazioni positive, e in particolare verso le parti più salienti di esse (la bocca sorridente), soprattutto nelle persone ansiose.

Simulazione della prospettiva di tracciamento degli occhi: primo piano su una felice espressione facciale su uno schermo, con una sovrapposizione di mappa di calore che mostra una messa a fuoco intensa (rosso/giallo) sull'area della bocca, dettagli elevati, che rappresentano uno spostamento dell'attenzione verso segnali positivi, lenti macro da 100 mm.

Quindi, Cosa Significa Tutto Questo?

Mettendo insieme i pezzi, emerge un quadro complesso ma promettente.
L’AMT sembra efficace nel ridurre i sintomi d’ansia auto-riferiti, specialmente nelle persone più ansiose, confermando il suo potenziale come strumento terapeutico, magari anche tramite app o computer a casa.
La combinazione di cTBS sulla DLPFC destra e AMT, invece, sembra avere un effetto più specifico e forse più profondo: non tanto (o non ancora, con sole 8 sessioni) sulla percezione soggettiva dell’ansia, quanto sui meccanismi attentivi sottostanti. Questa combinazione sembra allenare il cervello a prestare più attenzione agli stimoli positivi, a cercarli attivamente con lo sguardo e a soffermarsi su di essi, in particolare sulle espressioni di felicità. È come se la cTBS “calmasse” il circuito della minaccia, permettendo all’AMT di “agganciare” meglio l’attenzione sul positivo.

È importante notare che la cTBS da sola non solo non ha aiutato, ma ha persino aumentato l’attenzione alla paura in un compito. Questo sottolinea l’importanza della sinergia: la stimolazione da sola non basta, serve abbinarla a un training comportamentale mirato.

Certo, il nostro è uno studio preliminare (di fattibilità) e ci sono dei limiti. Abbiamo lavorato con giovani adulti della comunità, non con pazienti con diagnosi clinica di disturbo d’ansia. Non avevamo un gruppo che facesse solo AMT senza nessuna stimolazione (nemmeno finta), quindi non possiamo escludere del tutto un effetto “placebo” legato all’aspettativa di ricevere una stimolazione. Inoltre, non abbiamo usato la neuronavigazione per posizionare la bobina TMS con precisione millimetrica, e 8 sessioni potrebbero essere poche per indurre cambiamenti plastici duraturi nel cervello.

Prospettive Future: Dove Andiamo Ora?

Nonostante i limiti, questi risultati sono entusiasmanti! Ci dicono che combinare neurostimolazione e training attentivo è una strada che vale la pena esplorare ulteriormente. Immaginate trattamenti futuri più personalizzati: potremmo usare la cTBS per “preparare” il terreno cerebrale e poi usare un AMT specifico (magari focalizzato sull’evitamento della minaccia o sulla ricerca del positivo, a seconda del profilo del paziente) per massimizzare i risultati.

La cTBS è rapida e la TMS sta diventando uno strumento sempre più accettato (l’FDA l’ha approvata per la depressione maggiore). Potrebbe offrire un’alternativa o un’aggiunta ai farmaci, magari riducendone gli effetti collaterali. L’AMT, dal canto suo, si presta bene a essere erogato tramite tecnologie digitali, rendendolo accessibile.

La ricerca futura dovrà testare questa combinazione su pazienti clinici, magari con più sessioni, usando la neuronavigazione e confrontando diversi tipi di AMT. Potremmo anche usare stimoli più personalizzati (come volti familiari) per rendere il training ancora più coinvolgente.

In conclusione, anche se la strada è ancora lunga, questo studio suggerisce che “allenare” il cervello e l’attenzione insieme potrebbe essere una nuova, potente arma contro l’ansia. Non si tratta solo di ridurre i sintomi, ma di modificare attivamente il modo in cui il nostro cervello processa il mondo emotivo, spostando il focus dal pericolo alla positività. E questa, secondo me, è una prospettiva davvero piena di speranza!

Fonte: Springer

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