Il Cerchio Magico dell’Apprendimento: E Se Imparare Fosse Davvero un Gioco?
Amici lettori, quante volte ci siamo sentiti dire che l’apprendimento è una cosa seria, quasi austera? Che per imparare bisogna sudare sui libri, memorizzare date e formule, e guai a sgarrare? Beh, oggi voglio scuotere un po’ queste convinzioni e parlarvi di un concetto che, a mio avviso, ha il potenziale di rivoluzionare il modo in cui pensiamo all’educazione: il “cerchio magico dell’apprendimento”.
Negli ultimi vent’anni, l’uso dei videogiochi nell’educazione formale è cresciuto a dismisura. Spesso, però, ci siamo concentrati troppo sul misurare i risultati, sulla tecnologia in sé, trascurando il contesto e, diciamocelo, le implicazioni più profonde. È un po’ come valutare un quadro magnifico solo contando i colori usati, senza coglierne l’anima. Questo approccio, che potremmo definire “neoliberale”, finisce per limitare la nostra comprensione dei benefici più ampi del gioco digitale (e non solo) nell’educazione formale.
Ecco perché vi presento il “cerchio magico dell’apprendimento”. Non si tratta solo di usare i giochi, ma di abbracciare i principi filosofici del gioco per ripensare criticamente la pedagogia. Andiamo oltre la semplice implementazione tecnologica e il design dei giochi.
Cos’è questo “Cerchio Magico”? Un Salto Fuori dalla Realtà (per Imparare Meglio)
Il concetto di “cerchio magico” nasce dagli studi sul gioco, grazie all’antropologo Huizinga nel 1955 e poi ripreso dai teorici dei videogiochi Salen e Zimmerman. Immaginatelo come uno spazio speciale, fisico o mentale, separato dalla realtà quotidiana, dove valgono regole diverse. È un luogo sicuro, costruito insieme da chi vi partecipa, dove si può sperimentare, sbagliare senza timore delle conseguenze “reali”, e lasciare libera l’immaginazione. Pensate a quando eravate bambini e un semplice cortile diventava un castello da difendere o una giungla da esplorare: ecco, quello era un cerchio magico!
Abbiamo identificato cinque caratteristiche fondamentali che definiscono l’apprendimento all’interno di questo cerchio magico:
- Esperienza Significativa: Le attività devono avere un senso per chi apprende. Non basta imparare a memoria, bisogna capire il valore di ciò che si fa e del risultato atteso. Questo stimola il pensiero critico. I giochi, con le loro sfide basate su problemi reali o simulati, sono maestri in questo.
- Motivazione Intrinseca: È il desiderio di partecipare per il puro piacere di farlo, non per una ricompensa esterna. Il gioco è volontario per definizione! I giochi ben fatti stimolano la curiosità, offrono sfide difficili ma raggiungibili, mantenendoci in uno stato di “flusso” (come direbbe Csikszentmihalyi). Ben diverso dalla “gamification” spicciola che punta solo a premi a breve termine.
- Mentalità del Fallimento Positiva: Nei giochi, sbagliare è normale, anzi, è parte integrante del divertimento e dell’apprendimento. Senza la possibilità di fallire, un gioco non sarebbe divertente! Questa attitudine giocosa ci aiuta a gestire gli errori, a prendere rischi calcolati, a costruire resilienza e a concentrarci sul processo, non solo sul risultato.
- Comunità Ludica (Lusory Community): Si basa sull’ “attitudine ludica” di Suits: la volontà di immergersi e accettare le regole alternative del gioco. Questo crea spazi aperti, inclusivi e democratici, dove si collabora per generare nuova conoscenza. Certo, dobbiamo essere consapevoli che il gioco può anche escludere, e quindi è cruciale dare a tutti il “permesso di giocare”.
- Libertà Immaginativa ed Esplorazione Libera: Gli studenti devono avere agenzia, la libertà di fare scelte basate sulla curiosità, di usare l’immaginazione per considerare alternative, aumentando la creatività. È l’apprendimento attraverso la scoperta, la sperimentazione, il “fare” e il “pasticciare” costruttivo.
È importante sottolineare che il cerchio magico dell’apprendimento non riguarda solo i videogiochi. Può manifestarsi in mille forme: giochi di ruolo, simulazioni, giochi tradizionali, creazione di giochi, persino forme ibride come le escape room. Ciò che conta è l’atteggiamento giocoso e un design che incorpori questi principi.
La Prova del Nove: Insegnanti nel Vortice della Pandemia
Per mettere alla prova questa teoria, abbiamo analizzato un’enorme quantità di dati qualitativi raccolti durante la pandemia di Covid-19. Ricordate marzo 2020? Scuole chiuse, didattica a distanza improvvisata. Un momento di cambiamento epocale. Il progetto PIVOT (Pandemic-Induced Virtual Online Teaching) ha coinvolto sette scuole nel nord dell’Inghilterra, esplorando come gli insegnanti, molti senza alcuna esperienza pregressa di insegnamento online, abbiano imparato a navigare in queste acque inesplorate.
Questo scenario, per quanto drammatico, è stato un terreno fertile per osservare il “cerchio magico” in azione (o la sua assenza). Gli insegnanti sono stati costretti a provare cose nuove, a re-immaginare il loro modo di insegnare. In teoria, un momento perfetto per approcci giocosi, per risolvere problemi, sperimentare e imparare dai fallimenti.
Un Dramma in Tre Atti: Imparare tra Pressione e Creatività
Abbiamo usato la metafora di un dramma in tre atti per descrivere questa esperienza.
Atto Primo: Lo Smarrimento Iniziale. Immaginate la scena: l’annuncio della chiusura delle scuole. Panico. Formazione frettolosa sui software per riunioni online. Una domanda semplice come “Dobbiamo fare l’appello?” gettava tutti nello sconcerto. La pressione di “fare bene” online, con genitori e studenti potenzialmente spettatori invisibili, era enorme. Molti si sentivano come neolaureati alle prime armi, costretti a scrivere copioni per ogni lezione. Qui, alcuni elementi del cerchio magico erano presenti: l’esperienza era significativa (bisognava pur insegnare!), la motivazione intrinseca a fare del proprio meglio c’era. Ma mancava lo spazio sicuro per fallire. La “sguardo” performativo limitava la libertà immaginativa.
Atto Secondo: Tra Innovazione e Regressione. Con la riapertura parziale delle scuole, gli insegnanti dovevano gestire lezioni in presenza e online contemporaneamente. Alcuni hanno mostrato una creatività sorprendente. Un’insegnante di arte tessile, non potendo usare tinture tradizionali, ha scoperto con i suoi studenti che vino rosso, autoabbronzante, caffè e tè potevano tingere i tessuti! Questo è pensiero innovativo, sperimentazione, accettazione del fallimento nel processo. Un altro insegnante ha apprezzato la possibilità di vedere in tempo reale gli studenti correggere i propri errori mentre scrivevano online, osservando la cognizione in azione.
Tuttavia, per molti, la pressione di coprire il programma e garantire risultati ha portato a una regressione verso metodi più direttivi, meno collaborativi. La bilancia pendeva più verso la performance che verso il gioco.
Atto Terzo: Risoluzione e Sprazzi di Magia. Quando gli esami finali sono stati cancellati e agli insegnanti è stato chiesto di valutare ufficialmente i loro studenti, la pressione è aumentata ulteriormente. Ogni compito diventava ad alto rischio. L’eccitazione per i nuovi metodi di insegnamento ha lasciato il posto alla necessità di colmare le lacune e valutare. Questo ha spinto molti insegnanti fuori dal cerchio magico.
Eppure, anche in questo contesto, abbiamo visto esempi luminosi. Una dirigente scolastica, Caroline, preoccupata per il benessere degli studenti alla fine di un anno scolastico così strano, ha deciso di organizzare una corsa di 10 km nel quartiere, invitando gli studenti a fare il tifo mantenendo le distanze. “È stato davvero emozionante”, ha raccontato, “vederli tutti lì, uniti”. Questo è un esempio di come si possa lavorare all’interno del cerchio magico: creare una comunità ludica, mostrare libertà immaginativa e anche la volontà di fallire pubblicamente (e se non si fosse presentato nessuno?).
Le Catene Invisibili: Perché è Difficile Entrare nel Cerchio Magico?
Ammettiamolo, il cerchio magico è un ideale. Nella realtà, le pressioni sistemiche delle scuole, amplificate dalla pandemia, rendono difficile creare questi spazi. Il tempo limitato, la pressione delle valutazioni, la paura del giudizio… tutto rema contro. Gli insegnanti erano impegnati a imparare nuove tecnologie per necessità, non per scelta. Non c’era spazio per riconoscere apertamente i fallimenti e imparare da essi.
Le nostre scuole, diciamocelo chiaramente, sono spesso guidate da obiettivi di performance e risultati misurabili. Questo è fondamentalmente antitetico all’apprendimento nel cerchio magico, che invece valorizza:
- Il processo, non solo il prodotto.
- La motivazione intrinseca, non solo i voti.
- Il fallimento come opportunità, non come catastrofe.
- La collaborazione, non solo lo sforzo individuale.
- La curiosità e l’esplorazione, non solo un sapere preconfezionato.
Come dice Gee (2024), “le scuole sono efficaci nel fare ciò per cui sono state progettate – per esempio, segnalare quali tipi di posizioni nel lavoro e nella società i diversi tipi di studenti sono adatti a occupare – piuttosto che ciò che effettivamente vorremmo facessero, ovvero aiutare gli studenti a imparare come risolvere problemi e prendere buone decisioni per la fioritura individuale e sociale”. Parole forti, ma che fanno riflettere.
Rompere gli Schemi: Il Potenziale Rivoluzionario del Gioco
Allora, che fare? Il “cerchio magico dell’apprendimento” non è una bacchetta magica, ma un potente strumento di analisi e una provocazione. Ci aiuta a mettere in discussione le pratiche esistenti, le convinzioni radicate su come e perché si insegna. Identificando le pratiche che si collocano dentro, fuori o ai confini del cerchio magico, possiamo chiederci: “Perché facciamo le cose in questo modo? E se provassimo a incorniciarle diversamente, all’interno del cerchio?”
La lezione che emerge da questa ricerca, e che ha una portata ampia per tutto il settore educativo, è che l’introduzione di qualsiasi nuova iniziativa, digitale o meno, difficilmente porterà a un cambiamento pedagogico profondo se le pressioni performative rimangono le stesse. Per abbracciare la filosofia giocosa del cerchio magico, dobbiamo riconsiderare le nostre ipotesi fondamentali su cosa sia l’educazione (come ci invita a fare Biesta), su cosa sia la conoscenza e come venga formata e dimostrata.
La filosofia del gioco ha il potenziale di scardinare le nostre comprensioni consolidate della conoscenza e della pedagogia. Ma un cambiamento reale richiede una re-immaginazione radicale, che vada oltre l’introduzione di nuovi modi digitali di insegnare. La performatività, sotto forma di curriculum densi e obbligatori, valutati con esami ad alto rischio e ispezioni, può soffocare la capacità degli insegnanti di imparare e insegnare all’interno del cerchio magico.
Nonostante tutto, abbiamo visto insegnanti capaci di operare dentro e ai margini del cerchio magico, integrando la loro comprensione di cosa sia un’esperienza educativa significativa per i loro studenti. Per alcuni, l’era post-digitale potrebbe significare un ritorno all’insegnamento in aula senza le tecnologie usate durante le chiusure. Per altri, spero, sarà un’opportunità per abbracciare le pratiche giocose emerse e immaginare cosa sia ancora possibile. E voi, siete pronti a entrare nel cerchio?
Fonte: Springer