Zoumaling: Viaggio nell’Argilla Neolitica Cinese tra Segreti e Tecniche Millenarie
Avete mai pensato a cosa possono raccontare dei semplici frammenti di ceramica antica? Sembrano muti testimoni del passato, ma vi assicuro che, se interrogati con le giuste tecniche, hanno storie affascinanti da svelare. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio indietro nel tempo, circa 5500 anni fa, nella valle del medio Fiume Azzurro in Cina, precisamente nel sito di Zoumaling.
Zoumaling non è un sito qualunque. È una delle più antiche città neolitiche circondate da mura di terra battuta scoperte in questa regione. Immaginatevi un’epoca di grandi trasformazioni: comunità di agricoltori stanziali che iniziano a costruire queste imponenti strutture, cambiando per sempre il paesaggio demografico, sociale e politico. Ben 19 di queste città fortificate sorsero in circa 1300 anni, un fenomeno unico in Asia orientale per quel periodo! Ma cosa succedeva davvero all’interno di quelle mura? Come erano organizzate queste società? E quale ruolo giocava l’artigianato, come la produzione di ceramica?
Indagare i Cocci: La Nostra Missione a Zoumaling
Proprio per rispondere a queste domande, ci siamo concentrati sui reperti ceramici di Zoumaling. La ceramica è un materiale incredibile: abbondante nei siti archeologici, resistente al tempo e capace di conservare tracce chimiche della sua origine e del suo utilizzo. Fino a poco tempo fa, però, la ceramica di Zoumaling non aveva ricevuto l’attenzione che meritava.
Il nostro team ha deciso di cambiare le cose. Abbiamo analizzato ben 222 frammenti di ceramica (chiamati tecnicamente *sherds*) provenienti da diverse aree residenziali all’interno della città murata e datati a due periodi cruciali: il Qujialing Inferiore (5500–5300 anni fa circa) e il Qujialing Superiore (5300–4500 anni fa circa). Volevamo capire se ci fossero state continuità o cambiamenti nelle tecniche di produzione e nell’uso dei vasi nel tempo. Per farlo, abbiamo usato un’analisi chimica chiamata EDXRF (fluorescenza a raggi X a dispersione di energia), combinata con analisi statistiche multivariate. Sembra complicato, ma in pratica ci permette di “leggere” la composizione chimica dell’argilla e capire da dove provenisse e come fosse lavorata.
Un’unica Fonte d’Argilla: Il Segreto del West Water Gate
La prima sorpresa? I risultati parlano chiaro: la stragrande maggioranza dei frammenti, sia del periodo più antico (Qujialing Inferiore) che di quello successivo (Qujialing Superiore), mostra una composizione chimica incredibilmente simile! Questo ci dice una cosa fondamentale: gli abitanti di Zoumaling, per secoli, hanno attinto argilla dalla stessa area, o da aree geologicamente molto simili. Studi precedenti avevano già suggerito che una possibile fonte fosse la zona vicino alla “West Water Gate” (Porta Ovest dell’Acqua) del sito. Le nostre analisi confermano e rafforzano questa ipotesi: sembra proprio che ci fosse una fonte di materia prima privilegiata e condivisa da tutta la comunità. Non importava se il vaso fosse destinato alla cottura, alla conservazione o al servizio: l’argilla di base era la stessa.
Dalle Fibre alla Sabbia: Una Scelta Tecnologica
Ma se l’argilla era la stessa, come spiegare le differenze visibili tra i vari tipi di ceramica? Qui entra in gioco il concetto di tempera, ovvero i materiali non plastici aggiunti all’argilla per migliorarne le proprietà durante la lavorazione e la cottura. A Zoumaling abbiamo identificato principalmente tre tipi di impasto:
- Pasta fine: Senza inclusioni visibili ad occhio nudo.
- Temperata con fibre: Contenente fibre vegetali.
- Pasta grossolana: Contenente inclusioni minerali, principalmente sabbia.
Analizzando i fitoliti (microscopiche particelle di silice prodotte dalle piante) intrappolati nei frammenti temperati con fibre, abbiamo scoperto che si trattava principalmente di sottoprodotti del riso (paglia, lolla). Il riso era la coltura dominante a Zoumaling, quindi era un materiale facilmente reperibile!
La cosa interessante è l’evoluzione nell’uso di queste tempere. Nel periodo Qujialing Inferiore, dominava la ceramica a pasta fine, ma era presente anche una significativa porzione di ceramica temperata con fibre, usata quasi esclusivamente per la cottura (vasi come i tripodi *ding* e i calderoni *fu*). La ceramica con sabbia (pasta grossolana) era quasi assente.
Nel periodo successivo, il Qujialing Superiore, la situazione cambia. La ceramica a pasta fine rimane la più comune, ma la percentuale di ceramica temperata con fibre diminuisce, pur rimanendo legata alla cottura. La vera novità è l’aumento significativo della ceramica a pasta grossolana (temperata con sabbia), utilizzata prevalentemente per la conservazione (grandi giare *gang* e *guan*). Questa non è una coincidenza! È quella che chiamiamo una “scelta tecnologica”. I vasai di Zoumaling, nel tempo, hanno capito (o imparato) che aggiungere sabbia rendeva i vasi più resistenti e adatti a contenere grandi quantità di derrate, forse in risposta a una maggiore produzione agricola o a nuove esigenze di stoccaggio. La fibra vegetale, invece, rendeva i vasi più leggeri e resistenti agli shock termici, ideali per essere messi sul fuoco.
Bevande Fermentate e Vita Comunitaria
Un altro cambiamento notato nel Qujialing Superiore è l’aumento delle piccole coppe *bei*. Questi recipienti erano probabilmente usati per bere, forse legati ad attività rituali o sociali. Potrebbe indicare una crescente importanza delle bevande fermentate, magari a base di riso, data l’abbondanza di questa coltura e il ritrovamento di possibili vaporiere in ceramica (*zeng*) che potevano essere usate nel processo di fermentazione.
Ma cosa ci dice tutto questo sulla società di Zoumaling? Nonostante l’emergere di differenze tra le abitazioni (alcune più grandi o con oggetti più “esotici”), la ceramica di uso quotidiano era sorprendentemente omogenea in tutta la città. Tutti usavano vasi fatti con la stessa argilla e con tecniche simili, differenziate più per funzione che per status sociale. Questo, unito ad altre prove archeologiche (agricoltura del riso che richiede cooperazione, forme di sepoltura condivise nel cimitero esterno di Tunzigang, approvvigionamento di materie prime per utensili da luoghi distanti), rafforza l’ipotesi del “gruppo corporativo”. L’idea è che gli abitanti di Zoumaling formassero una comunità molto coesa, basata sull’interdipendenza, sulla collaborazione e su un’identità condivisa, piuttosto che su una rigida gerarchia sociale riflessa nei beni di consumo primari come la ceramica.
Insomma, analizzando questi antichi cocci, non abbiamo trovato prove di una forte differenziazione sociale basata sulla ceramica, ma piuttosto l’immagine affascinante di una comunità neolitica che condivideva risorse (come l’argilla), conoscenze tecniche (pur evolvendole nel tempo) e probabilmente un forte senso di appartenenza. Un piccolo frammento di argilla può davvero aprire finestre su mondi lontani e complessi!
Fonte: Springer