Quando l’Ombelico Nasconde un Segreto: Il Caso Incredibile del Catetere Finito nell’Arteria Sbagliata!
Ciao a tutti! Oggi voglio raccontarvi una storia che arriva direttamente dalla sala parto e dalla terapia intensiva neonatale, una di quelle storie che ci ricordano quanto il corpo umano possa essere sorprendente e, a volte, decisamente fuori dagli schemi. Parliamo di cateteri ombelicali, procedure che per noi addetti ai lavori sono quasi routine, ma che possono nascondere delle insidie inaspettate.
Normalmente, quando un neonato ha bisogno di un accesso venoso centrale, una delle prime opzioni è il catetere venoso ombelicale (Cvo). Perché? Beh, il cordone ombelicale fresco di taglio offre un accesso diretto a vasi importanti. La vena ombelicale è lì, bella grande, a parete sottile, facile da riconoscere… di solito. Il cordone standard ha tre vasi: due arterie ombelicali, più piccole e spesse, e una vena ombelicale, più grande e collassabile. Sembra semplice, no? Due occhietti (le arterie) e una bocca sorridente (la vena). Ma cosa succede se la natura decide di aggiungere un vaso in più?
Un’Anomalia Rara e Insidiosa: L’Arteria Sovrannumeraria
Ecco, è proprio qui che entra in gioco il caso di cui vi parlo oggi. Immaginate un neonato a termine, nato un po’ in difficoltà (asfittico, si dice in gergo medico), con un punteggio di Apgar bassino all’inizio. Questo piccolino aveva bisogno di cure specialistiche, inclusa l’ipotermia terapeutica, e quindi di un accesso venoso affidabile. Prima del trasporto verso un centro di terzo livello, gli viene inserito un Cvo. Tutto sembra procedere, viene infusa una soluzione glucosata… ma qualcosa non torna.
Arrivato nella nostra Terapia Intensiva Pediatrica, decidiamo di sostituire il catetere a singolo lume con uno a doppio lume, più versatile. Ed è qui che le cose si complicano. Forse per la fretta, forse perché si trattava “solo” di una sostituzione, non viene ispezionato attentamente il moncone ombelicale. E sorpresa! Questo cordone non aveva tre vasi, ma quattro: tre arterie e una vena. E una di queste arterie “extra”, per di più, era bella grossa, quasi quanto una vena, e per giunta pervia, cioè aperta e funzionante!
Il catetere viene inserito per 9 cm, ma si blocca. Strano, perché per un bimbo di quasi 4 kg, dovrebbe entrare un po’ di più (circa 10-11 cm). Eppure, il sangue si aspira facilmente. Di solito, se il catetere si blocca ma si aspira sangue, potrebbe essere finito in una vena epatica. Ma qui c’era dell’altro.
La Diagnosi: Quando i Numeri e le Onde Non Mentono
Il primo campanello d’allarme arriva dall’emogasanalisi fatta dal sangue aspirato dal catetere. I valori di ossigeno (pO2) e anidride carbonica (pCO2) sembravano più quelli di un campione arterioso che venoso (pH 7.32, pCO2 27 mmHg, pO2 75 mmHg). Per toglierci ogni dubbio, colleghiamo il catetere a un trasduttore di pressione, uno strumento che misura la pressione del sangue in tempo reale. Ed ecco la conferma: il segnale era alto e pulsatile, tipico di un’arteria! Il sangue venoso, invece, ha una pressione bassa e costante.
A questo punto, una radiografia del torace e dell’addome ha confermato visivamente il malposizionamento: il catetere prendeva una strada decisamente anomala, non quella che porta al cuore attraverso la vena cava inferiore. Era finito in una delle arterie ombelicali, quella “extra”!
Solo dopo un esame più attento del moncone ombelicale abbiamo notato la vera configurazione: tre arterie raggruppate e, di fronte a loro, la vera vena ombelicale. A quel punto, è stato possibile incannulare correttamente la vena, confermando il posizionamento con un nuovo prelievo (valori venosi: pH 7.31, pCO2 34 mmHg, pO2 45 mmHg) e il segnale di pressione basso e costante. Fortunatamente, il piccolo non ha avuto complicazioni da questa “gita” in arteria.
Perché è Successo e Cosa Impariamo?
Questo caso è eccezionale. Vasi ombelicali sovrannumerari (più di tre) sono rari, spesso associati ad altre anomalie fetali e a esiti ostetrici non felici. Trovare un’arteria ombelicale sovrannumeraria pervia in un neonato vivo è qualcosa che non era mai stato descritto prima in letteratura!
Da dove saltano fuori questi vasi extra? Dobbiamo fare un tuffo nell’embriologia. Nelle prime settimane di sviluppo, ci sono diverse strutture vascolari (arterie e vene vitelline, arterie allantoidee) che normalmente regrediscono. A volte, però, qualcosa non va come previsto e una di queste strutture persiste. Nel nostro caso, poteva essere la persistenza di un’arteria vitellina o di un’arteria allantoidea primitiva.
Cosa ci insegna questa storia? Diverse cose:
- Mai dare nulla per scontato: Anche una procedura apparentemente semplice come l’inserimento di un Cvo richiede attenzione.
- Contare i vasi è fondamentale: Prima di infilare qualsiasi cosa, bisogna guardare bene il moncone e contare i vasi. Se ne vedono due piccoli (arterie), non è detto che il terzo, più grande, sia automaticamente la vena. Potrebbe esserci un quarto incomodo!
- La posizione conta: Di solito la vena sta “di fronte” alle arterie (la famosa faccina). Nel nostro caso, l’arteria extra era proprio in mezzo alle altre due, confondendo le acque.
- La tecnologia aiuta: Emogasanalisi, trasduttore di pressione e radiografia sono strumenti preziosi per confermare il corretto posizionamento ed evitare guai seri. Pensate se avessimo forzato il catetere: avremmo potuto lesionare l’arteria e causare un’emorragia interna (emoperitoneo).
In conclusione, questo caso unico ci ricorda l’importanza della vigilanza e della conoscenza delle possibili varianti anatomiche. Il cordone ombelicale, quel legame vitale tra madre e figlio, può occasionalmente riservare delle sorprese anatomiche che richiedono un occhio attento per essere gestite in sicurezza. Una lezione preziosa per tutti noi che lavoriamo con i più piccoli!
Fonte: Springer