Parkinson Over 55: Un’Ondata Globale che Non Possiamo Ignorare!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore e che, dati alla mano, dovrebbe preoccuparci tutti un po’ di più: la Malattia di Parkinson, specialmente nella popolazione over 55. Sapete, il Parkinson non è solo quel tremore che magari associamo alle persone anziane; è una malattia neurodegenerativa cronica e progressiva, un vero macigno che colpisce la qualità della vita in modo pesante. E la brutta notizia? Il suo impatto sta crescendo a dismisura a livello globale.
Recentemente, abbiamo messo mano ai dati del Global Burden of Disease (GBD) 2021, un database immenso che raccoglie informazioni sulla salute da tutto il mondo. Quello che volevamo capire era: come è cambiato il peso del Parkinson tra il 1990 e il 2021 per le persone con 55 anni o più? E i risultati, ve lo dico subito, sono stati piuttosto allarmanti.
Un Aumento Impressionante: I Numeri Globali
Partiamo dai numeri crudi, che spesso parlano più di mille parole. Tra il 1990 e il 2021, a livello mondiale:
- Il numero di persone over 55 con Parkinson (prevalenza) è schizzato da circa 2,83 milioni a ben 10,76 milioni. Parliamo di un aumento del 281%!
- I nuovi casi diagnosticati ogni anno (incidenza) sono passati da 371.670 a quasi 1,18 milioni (+219%).
- Le morti legate al Parkinson sono aumentate del 165%, passando da 145.060 a 382.950 all’anno.
- Anche gli anni di vita persi o vissuti con disabilità (i cosiddetti DALYs – Disability-Adjusted Life Years), che misurano il carico complessivo della malattia, sono cresciuti del 165%, da 2,68 a 7,10 milioni all’anno.
Questi non sono solo numeri assoluti che crescono perché la popolazione invecchia. Anche i tassi standardizzati per età (cioè, tenendo conto dei cambiamenti demografici) mostrano un aumento significativo. Questo ci dice che il rischio di Parkinson sta effettivamente aumentando in questa fascia d’età.
Uomini Più Colpiti, Ma Nessuno è Immune
Un dato che emerge chiaramente è la differenza di genere. In tutti gli indicatori – prevalenza, incidenza, DALYs e mortalità – gli uomini over 55 mostrano tassi più alti rispetto alle donne. Le ragioni non sono ancora del tutto chiare, ma si ipotizzano fattori ormonali (gli estrogeni potrebbero avere un ruolo protettivo nelle donne), genetici e forse anche differenze nell’infiammazione a livello cerebrale. È un’area su cui la ricerca sta lavorando intensamente.
Il Ruolo dello Sviluppo Socio-Economico (SDI)
Abbiamo analizzato i dati anche in base all’Indice Socio-Demografico (SDI), che classifica i paesi in cinque gruppi (da basso ad alto sviluppo) basandosi su reddito, istruzione e fertilità. E cosa abbiamo scoperto? Che il carico del Parkinson è aumentato in tutti i gruppi SDI.
Tuttavia, le regioni con SDI medio e medio-alto hanno visto gli aumenti più rapidi nei tassi standardizzati di prevalenza e incidenza. Le regioni ad alto SDI, invece, hanno registrato gli incrementi maggiori nei tassi di DALYs e mortalità.
C’è una correlazione positiva chiara: più alto è l’SDI di una regione, maggiore tende ad essere il carico del Parkinson (espresso in tassi standardizzati). Questo suggerisce che fattori legati allo sviluppo, come l’invecchiamento della popolazione (più accentuato nei paesi più ricchi) e una migliore capacità diagnostica, giocano un ruolo cruciale. Paradossalmente, dove la sanità funziona meglio e la gente vive più a lungo, il Parkinson emerge con più forza nei dati.

Hotspot Regionali e Variabilità Nazionale
Guardando le diverse regioni del mondo, alcune aree spiccano. L’Asia Orientale ha visto l’aumento più vertiginoso nei tassi standardizzati di prevalenza e incidenza. La regione Asia Pacifico ad alto reddito, invece, ha registrato gli incrementi più marcati nei tassi di DALYs e mortalità. Queste sembrano essere le zone “calde” dove l’impatto del Parkinson sta crescendo più rapidamente.
A livello di singoli paesi (ne abbiamo analizzati 185!), la situazione è molto eterogenea. Quasi ovunque i numeri assoluti sono in crescita. Fanno eccezione piccolissime realtà come Niue. Curiosamente, l’Italia mostra una diminuzione nel tasso standardizzato di incidenza, mentre la Norvegia registra l’aumento più forte. Questo ci ricorda che, oltre ai trend globali, le specificità demografiche, sanitarie e forse ambientali di ogni nazione contano moltissimo.
L’Impatto Devastante sull’Età Avanzata
Se c’è un dato che fa riflettere, è quello relativo alle fasce d’età più avanzate. Il gruppo degli ultra 95enni ha visto un aumento globale della prevalenza del 735% e dell’incidenza del 505% tra il 1990 e il 2021! Numeri da capogiro. Nelle regioni a medio SDI, l’aumento della prevalenza in questa fascia d’età ha raggiunto addirittura il 1540%.
Questo conferma che l’invecchiamento è il fattore di rischio principale. Più si va avanti con gli anni, più aumenta la vulnerabilità a malattie neurodegenerative come il Parkinson.
Interessante notare, però, che l’aumento percentuale annuo (EAPC) più alto per i tassi di prevalenza si è registrato nella fascia 55-59 anni. Questo potrebbe indicare una maggiore capacità di diagnosticare la malattia precocemente in questa fascia d’età rispetto al passato, o forse un reale aumento del rischio anche in età relativamente più giovane (sempre all’interno degli over 55). Per i DALYs e la mortalità, invece, gli aumenti percentuali annui più alti si vedono tra i 90-94enni.

Perché Questa Escalation?
Le cause di questo aumento globale sono molteplici e interconnesse:
- Invecchiamento della popolazione: È il motore principale. Viviamo più a lungo, e l’età è il maggior fattore di rischio per il Parkinson.
- Miglioramento delle diagnosi: Oggi siamo più bravi a riconoscere il Parkinson, anche nelle sue fasi iniziali. Questo fa aumentare i numeri della prevalenza (persone che convivono con la diagnosi).
- Limiti delle terapie attuali: Sebbene le cure disponibili (come la levodopa o la stimolazione cerebrale profonda) aiutino a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita, ad oggi non abbiamo farmaci che fermino o rallentino significativamente la progressione della malattia. La neurodegenerazione va avanti, e il carico complessivo (DALYs, mortalità) non diminuisce come vorremmo.
- Fattori ambientali e genetici: L’interazione complessa tra predisposizione genetica ed esposizione a fattori ambientali (pesticidi, inquinamento?) è ancora oggetto di studio, ma contribuisce sicuramente al quadro generale.
Cosa Possiamo Fare? L’Urgenza di Agire
Questo studio, pur con i limiti legati alla possibile disomogeneità dei dati tra paesi, lancia un messaggio forte e chiaro: il Parkinson è una sfida di salute pubblica globale in crescita esponenziale, soprattutto tra gli over 55. L’impatto dell’invecchiamento e dello sviluppo socio-economico è profondo.
Non possiamo restare a guardare. È urgente mettere in campo strategie mirate:
- Programmi di screening precoce: Identificare la malattia il prima possibile è fondamentale, specialmente nelle fasce d’età a rischio.
- Formazione dei medici: Migliorare la capacità dei medici di base di riconoscere i sintomi iniziali.
- Allocazione equa delle risorse: Garantire che le risorse sanitarie siano distribuite tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e delle necessità specifiche dei pazienti con Parkinson.
- Ricerca: Continuare a investire per capire meglio le cause della malattia e sviluppare terapie che possano davvero rallentarne o fermarne la progressione (terapie mirate all’alfa-sinucleina, neuroprotettori, immunoterapie…).
- Politiche sanitarie integrate: Inserire la gestione del Parkinson nei piani nazionali per le malattie croniche.
Solo così potremo sperare di mitigare l’impatto sociale ed economico di questa ondata che, altrimenti, rischia di travolgerci nei prossimi decenni. È una battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme.

Fonte: Springer
