Immagine fotorealistica potente: le mani piccole di un bambino indiano che tengono una ciotola quasi vuota. Macro lens 85mm, messa a fuoco precisa sulle mani e sulla ciotola, sfondo sfocato che suggerisce povertà ma con un accenno di luce che simboleggia speranza, high detail, controlled lighting.

India: La Fame Silenziosa dei Bambini – Un Viaggio tra Dati e Disuguaglianze

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore e che, purtroppo, è una realtà drammatica per milioni di bambini: la carenza alimentare infantile in India. Non si tratta solo di non avere abbastanza cibo, ma di non avere accesso a una dieta sufficientemente varia per crescere sani e forti, specialmente nei primissimi anni di vita, quelli cruciali.

Mi sono imbattuto in uno studio recente, basato sugli ultimi dati del National Family Health Survey (NFHS-5) dell’India (2019-2021), e quello che ho scoperto è preoccupante, ma anche illuminante sulle profonde disuguaglianze che attraversano il paese. Voglio condividere con voi queste scoperte, cercando di andare oltre i numeri per capire le storie e le sfide che ci sono dietro.

La Scala del Problema: Numeri che Fanno Riflettere

Partiamo da un dato che mi ha colpito profondamente: ben due bambini su cinque in India, tra i 6 e i 23 mesi, soffrono di quella che viene definita “grave carenza alimentare”. Cosa significa? Significa che la loro dieta si basa su uno o al massimo due gruppi di alimenti. Pensateci: in un’età in cui il corpo e il cervello si sviluppano a velocità supersonica, questi piccoli ricevono un nutrimento terribilmente limitato.

La situazione è ancora più critica per i più piccoli, i bambini tra i 6 e gli 11 mesi: qui la percentuale di chi soffre di grave carenza alimentare sale addirittura a uno su due (56%)! Man mano che crescono (tra i 12 e i 23 mesi), la situazione migliora leggermente, ma rimane comunque allarmante, con circa un bambino su tre (30%) ancora in questa condizione.

Ma cosa mangiano, o meglio, cosa non mangiano questi bambini? L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda una “diversità alimentare minima”, cioè consumare cibo da almeno cinque degli otto gruppi alimentari fondamentali per garantire un apporto nutrizionale completo. Gli otto gruppi considerati sono:

  • Latte materno
  • Cereali, radici, tuberi e platani
  • Legumi (fagioli, piselli, lenticchie), noci e semi
  • Latticini (latte, formula per lattanti, yogurt, formaggio)
  • Carni (carne rossa, pesce, pollame, frattaglie)
  • Uova
  • Frutta e verdura ricca di vitamina A
  • Altra frutta e verdura

Ebbene, solo il 24% dei bambini indiani tra i 6 e i 23 mesi raggiunge questa soglia minima. La maggior parte di quelli in grave difficoltà si nutre quasi esclusivamente di latte materno, oppure di latte materno accompagnato da latticini o cereali/radici. Certo, il latte materno è fondamentale, ma dopo i sei mesi è cruciale introdurre cibi complementari vari e nutrienti. Se questo non avviene, o avviene in modo insufficiente, le conseguenze possono essere devastanti: maggior rischio di malnutrizione acuta (wasting) e cronica (stunting), che compromettono la crescita, lo sviluppo cognitivo e aumentano drasticamente il rischio di mortalità.

Le Disparità Regionali: Un’India a Macchia di Leopardo

L’India è un continente, si sa, e le differenze tra uno stato e l’altro sono enormi, anche quando si parla di alimentazione infantile. Lo studio mostra una mappa della diversità alimentare (o della sua assenza) davvero variegata.
Ci sono stati virtuosi, come il Sikkim (nel nord-est), dove ben il 62% dei bambini riceve una dieta sufficientemente varia, seguito dal Meghalaya (56%). Ma all’estremo opposto troviamo l’Uttar Pradesh (nella regione centrale), dove solo il 15% dei bambini raggiunge la diversità minima e oltre la metà (51%) vive in condizioni di grave carenza alimentare.
Anche altri stati popolosi come Rajasthan, Madhya Pradesh, Gujarat, Maharashtra, Bihar, Telangana e Andhra Pradesh mostrano percentuali preoccupanti di grave carenza alimentare, superiori al 40%. Queste sono spesso le stesse regioni dove è più alta anche la prevalenza di bambini sottopeso. È un quadro complesso, dove le medie nazionali nascondono realtà locali profondamente diverse.

Fotografia macro di una piccola ciotola di terracotta contenente solo pochi chicchi di riso e una goccia di liquido lattiginoso, simbolo della scarsa diversità alimentare. Obiettivo macro 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting laterale per creare ombre drammatiche.

La situazione varia anche a seconda del gruppo alimentare specifico. Il consumo di latte materno è altissimo quasi ovunque (sopra l’85% in molti stati), ma questo, in stati con alta carenza alimentare come Rajasthan o Madhya Pradesh, suggerisce proprio che sia l’unica fonte di nutrimento per troppi bambini. Il consumo di latticini è più alto al nord (Himachal Pradesh, Haryana) e in Karnataka, mentre è bassissimo in Chhattisgarh e Jharkhand. I cereali sono consumati quasi ovunque, ma con picchi in alcuni stati e minimi in altri. Frutta e verdura (sia ricca di Vitamina A che altra) vedono stati come Sikkim e Meghalaya eccellere, mentre Uttar Pradesh e Andhra Pradesh arrancano. Per legumi e noci, Gujarat e Uttar Pradesh sono in fondo alla classifica, mentre Meghalaya e Sikkim guidano. Le uova sono quasi assenti nelle diete dei bambini in stati come Rajasthan e Gujarat (meno dell’8%), mentre superano il 50% in West Bengal e Meghalaya. La carne, infine, è poco diffusa in generale, con consumi minimi (sotto il 5%) in molti stati del nord e dell’ovest, e più alti (sopra il 29%) solo in Kerala e in alcuni stati del nord-est. Capite bene che parlare di “dieta indiana” è una semplificazione enorme!

Chi Soffre di Più? I Fattori Socio-Demografici

Oltre alle differenze geografiche, lo studio analizza come altri fattori influenzino la dieta dei bambini. E qui emergono dinamiche sociali ed economiche cruciali.

  • Povertà: Non sorprende, ma è fondamentale ribadirlo. I bambini delle famiglie più povere (nel quintile di ricchezza più basso) hanno una probabilità significativamente maggiore di soffrire di grave carenza alimentare rispetto a quelli delle famiglie più ricche. Anche se, come vedremo, la ricchezza da sola non basta.
  • Istruzione della Madre: Questo è un punto chiave. L’istruzione materna emerge come un fattore protettivo potentissimo. I bambini le cui madri hanno un’istruzione superiore (post-secondaria) hanno una probabilità molto più bassa di soffrire di carenza alimentare, indipendentemente dal livello di ricchezza della famiglia. Una madre più istruita è probabilmente più consapevole dell’importanza di una dieta varia, ha più potere decisionale in casa e magari ha accesso a migliori opportunità economiche. Il 66% dei bambini (6-11 mesi) con madri senza istruzione soffre di grave carenza, contro il 49% di quelli con madri con istruzione superiore.
  • Residenza Rurale vs Urbana: In generale, la situazione è leggermente peggiore nelle aree rurali, specialmente per i bambini più piccoli (6-11 mesi). Ma l’analisi più approfondita (quella degli effetti di interazione) rivela qualcosa di interessante: persino nelle famiglie rurali più ricche, la probabilità di grave carenza alimentare rimane alta (51% per i 6-11 mesi), molto più alta rispetto alle famiglie urbane più ricche (49%) e non così distante dalle famiglie rurali più povere (59%). Questo suggerisce che nelle aree rurali ci sono vulnerabilità strutturali (accesso ai mercati, disponibilità di cibi diversi, infrastrutture) che nemmeno la ricchezza riesce a superare completamente.
  • Religione: Anche l’appartenenza religiosa mostra delle correlazioni. I bambini di famiglie Hindu, Musulmane e Sikh hanno maggiori probabilità di soffrire di grave carenza alimentare rispetto a quelli di famiglie Buddiste o Cristiane, specialmente nella fascia 6-11 mesi. Tra i 12-23 mesi, i bambini Sikh mostrano una probabilità particolarmente alta (+25% rispetto agli Hindu). Queste differenze sono legate a complesse interazioni tra pratiche culturali, abitudini alimentari (es. vegetarianismo, consumo di carne/latticini) e forse anche accesso a risorse e informazioni.
  • Casta: Le differenze tra gruppi di caste non sembrano enormi, anche se i bambini appartenenti alle OBC (Other Backward Classes) mostrano una probabilità leggermente superiore di carenza rispetto a SC/ST (Scheduled Castes/Tribes) e altri gruppi.
  • Età della Madre e Ordine di Nascita: I bambini (12-23 mesi) di madri molto giovani (sotto i 20 anni) sembrano essere più a rischio. Sorprendentemente, i bambini di ordine di nascita più elevato (cioè non primogeniti) hanno una minore probabilità di soffrire di grave carenza alimentare rispetto ai primogeniti. Questo è controintuitivo e meriterebbe ulteriori approfondimenti: forse le madri con più esperienza gestiscono meglio l’alimentazione complementare?
  • Sesso del Bambino: Fortunatamente, non emergono differenze significative tra maschi e femmine.

Ritratto di una giovane madre indiana istruita in un contesto urbano semplice, che sorride mentre allatta al seno il suo bambino e ha accanto una ciotola con frutta colorata. Obiettivo prime 50mm, colori naturali vividi, duotone leggero (verde e ocra), profondità di campo media per includere l'ambiente circostante.

L’Intreccio dei Fattori: Non Esistono Soluzioni Semplici

La cosa affascinante, e al tempo stesso complessa, è come questi fattori si intrecciano. L’istruzione materna, ad esempio, riduce il rischio di carenza alimentare in tutte le fasce di ricchezza, ma il suo impatto è relativamente maggiore nelle famiglie più povere. Nelle famiglie più ricche, l’effetto aggiuntivo dell’istruzione è meno marcato, forse perché la ricchezza già garantisce un certo accesso a cibi diversi.
Allo stesso modo, vivere in città e appartenere a una famiglia ricca con madre istruita rappresenta la combinazione più favorevole. Ma la geografia complica tutto: un bambino ricco nella regione Centrale (come Uttar Pradesh o Madhya Pradesh) ha più probabilità di soffrire di grave carenza alimentare di un bambino povero nel Sud o nel Nord-Est. Questo ci dice che le politiche devono essere davvero “sartoriali”, cucite addosso alle specificità di ogni regione e gruppo sociale.

Cosa si Sta Facendo e Cosa si Può Fare?

L’India ha diversi programmi nazionali per combattere la malnutrizione e la povertà, come l’Integrated Child Development Scheme (ICDS), il Poshan Abhiyan (ora parte di Mission Saksham Anganwadi and Poshan 2.0), e programmi di sostegno alle madri come il Pradhan Mantri Matru Vandana Yojana (PMMVY). Ci sono stati sforzi per migliorare la qualità del cibo distribuito, ad esempio introducendo le uova (ricche di nutrienti) nei pasti forniti dagli Anganwadi (centri per l’infanzia rurali) in alcuni stati come Odisha e Tamil Nadu. Tuttavia, l’implementazione non è uniforme, ci sono stati ostacoli (anche culturali e politici all’introduzione delle uova in stati come il Madhya Pradesh) e persistono problemi nella consegna dei servizi (“last-mile delivery gaps”).

Lo studio sottolinea l’urgenza di:

  • Interventi mirati: Non basta un approccio unico per tutta l’India. Servono strategie specifiche per le regioni e i gruppi più vulnerabili, tenendo conto delle loro abitudini alimentari, delle risorse disponibili e delle barriere culturali.
  • Focalizzarsi sull’alimentazione complementare: È cruciale educare e supportare le madri (e le famiglie) sull’importanza di introdurre una varietà di cibi nutrienti dopo i 6 mesi, continuando l’allattamento al seno.
  • Potenziare l’istruzione femminile: L’impatto positivo dell’istruzione materna è talmente evidente che investire nell’educazione delle ragazze e delle donne è una strategia fondamentale anche per la salute dei bambini.
  • Affrontare le vulnerabilità strutturali: Specialmente nelle aree rurali, bisogna migliorare l’accesso a cibi diversi e a prezzi accessibili, potenziare le infrastrutture e creare opportunità economiche.
  • Monitoraggio efficace: È necessario rafforzare il monitoraggio di indicatori chiave come la diversità alimentare (non solo la malnutrizione acuta/cronica), le pratiche di alimentazione infantile e la consapevolezza nutrizionale materna, per valutare l’efficacia dei programmi e aggiustare il tiro.

Insomma, la sfida della carenza alimentare infantile in India è enorme e complessa, intrecciata con povertà, disuguaglianze regionali, livello di istruzione e fattori culturali. Ma i dati ci mostrano anche dove intervenire con più urgenza e quali leve (come l’istruzione materna) possono fare davvero la differenza. La salute e il futuro di milioni di bambini dipendono dalla capacità di affrontare questa “fame silenziosa” con politiche più mirate, efficaci e consapevoli delle diverse realtà del paese. È una battaglia che va combattuta su più fronti, con determinazione e visione a lungo termine.

Fonte: Springer

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