Tiroide ‘Accesa’ in PET/CT con 18F-FAPI: Un Mistero da Svelare nel Mondo della Diagnostica
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente intrigante che sta emergendo nel campo della diagnostica per immagini, in particolare con la PET/CT. Sapete, quella tecnica super avanzata che ci permette di vedere cosa succede dentro il corpo a livello molecolare. Recentemente, stiamo usando un nuovo tracciante chiamato [18F] AlF-NOTA-FAPI-04, o più semplicemente 18F-FAPI. È fantastico perché si lega a una proteina chiamata FAP (Fibroblast Activation Protein), che è super espressa nelle cellule associate a molti tipi di cancro, ma quasi assente nei tessuti sani. Questo ci dà immagini incredibilmente nitide dei tumori.
La Sorpresa nella Tiroide
Ma ecco la sorpresa: abbiamo notato che in tantissimi pazienti che fanno questa PET/CT con 18F-FAPI, la tiroide si “accende” in modo diffuso. Entrambi i lobi della ghiandola mostrano questa captazione del tracciante. All’inizio, ci siamo un po’ grattati la testa. Con il classico tracciante 18F-FDG (quello basato sul glucosio), una captazione diffusa nella tiroide spesso ci fa pensare alla Tiroidite di Hashimoto, una comune malattia autoimmune. Ma con 18F-FAPI, le cose sembrano diverse.
Questa captazione diffusa ci crea qualche difficoltà nell’interpretazione delle immagini. È solo una caratteristica fisiologica di questo tracciante o c’è sotto qualcosa di non oncologico che dobbiamo capire? È fondamentale saperlo per non fare diagnosi sbagliate e per gestire al meglio i pazienti, soprattutto quelli che fanno l’esame per stadiare un cancro.
Cosa Sappiamo (e Non Sappiamo) Finora
Con l’FDG, circa il 3% dei pazienti mostra questa captazione diffusa, spesso legata appunto alla Hashimoto. Raramente, può indicare un linfoma tiroideo primario. Con un altro tracciante simile, il 68Ga-FAPI, diversi studi hanno indicato che la causa principale di questa captazione diffusa è proprio la Tiroidite di Hashimoto, ma anche tiroiditi legate a terapie immunitarie o linfomi.
Ma l’18F-FAPI sembra fare storia a sé. Il meccanismo d’azione è diverso: non guarda il consumo di glucosio, ma l’espressione della proteina FAP nei fibroblasti del microambiente tissutale. Quindi, le ragioni di questa “accensione” potrebbero essere completamente differenti.
La Nostra Indagine: Uno Studio Approfondito
Visto questo scenario un po’ confuso, nel nostro centro abbiamo deciso di vederci più chiaro. Abbiamo condotto uno studio retrospettivo, approvato dal comitato etico e registrato (potete trovare i dettagli alla fine), per capire meglio il significato clinico di questa captazione tiroidea diffusa con 18F-FAPI.
Abbiamo incluso 38 pazienti che mostravano questa caratteristica nelle loro scansioni PET/CT iniziali. Per ognuno, abbiamo raccolto dati sulla storia clinica tiroidea e i test di funzionalità (TSH, FT3, FT4, anticorpi anti-TPO e anti-Tg). Abbiamo misurato l’intensità della captazione nella tiroide usando parametri come SUVmax e SUVmean (che, in parole povere, ci dicono quanto “brilla” il tessuto) e il rapporto tiroide/sangue (TBR).
I Risultati Che Non Ci Aspettavamo
E qui arriva il bello! Prima di tutto, abbiamo confermato che la captazione è davvero diffusa: non c’era differenza significativa tra il lobo destro e sinistro della tiroide. Il valore medio di SUVmax nella tiroide “normale” (cioè in pazienti senza storia o segni di malattia tiroidea) era piuttosto alto: 7.09 ± 3.83. Questo significa che la tiroide sana capta moderatamente questo tracciante. Ben il 50% dei nostri pazienti aveva una captazione da moderata a intensa (SUVmax ≥ 6.0).
Ma la scoperta più importante è stata un’altra. Abbiamo confrontato i pazienti con una diagnosi clinica di Tiroidite di Hashimoto (basata sugli anticorpi elevati) o con livelli anormali di TSH (l’ormone che regola la tiroide) con quelli che avevano una tiroide perfettamente normale. Ebbene… nessuna differenza significativa nei valori di captazione (SUVmax, SUVmean, TBR)!
In pratica, nel nostro studio, avere la Tiroidite di Hashimoto o livelli di TSH sballati non sembrava influenzare quanto la tiroide captasse l’18F-FAPI. Questo è in netto contrasto con quanto si vede con l’FDG e anche con il 68Ga-FAPI, dove la tiroidite di solito causa una captazione molto più alta rispetto al tessuto normale.
Abbiamo anche controllato se altri fattori come età, sesso o l’aver ricevuto immunoterapia (che a volte può causare problemi alla tiroide) fossero associati a questa captazione diffusa. Ancora una volta, nessuna correlazione significativa.
Perché Questa Differenza Tra 18F-FAPI e 68Ga-FAPI?
È davvero curioso che 18F-FAPI e 68Ga-FAPI, che sono entrambi inibitori della FAP, si comportino diversamente nella tiroide. Una possibile spiegazione, ancora tutta da verificare, potrebbe risiedere nelle diverse molecole “chelanti” usate per legare l’isotopo radioattivo (NOTA per il 18F, DOTA per il 68Ga). Queste differenze potrebbero influenzare quanto il tracciante sia lipofilo (cioè quanto “ama” i grassi) e quindi come si distribuisce nel tessuto tiroideo. Ma, onestamente, il motivo esatto rimane un mistero.
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Cosa Significa Tutto Questo per la Clinica?
Questa scoperta ha implicazioni importanti. La moderata captazione fisiologica dell’18F-FAPI nella tiroide normale (quel SUVmax medio intorno a 7) potrebbe rendere più difficile individuare vere lesioni tiroidee, come piccoli tumori o metastasi, che magari captano poco il tracciante. Con il 68Ga-FAPI, che invece mostra una bassa captazione nella tiroide normale (SUVmax intorno a 2), è stato più facile identificare lesioni tiroidee, ad esempio nel cancro midollare o nelle recidive di cancro differenziato. L’18F-FAPI, da questo punto di vista, potrebbe avere uno svantaggio proprio nella diagnosi dei tumori primari della tiroide.
Inoltre, sembra che non possiamo usare la captazione diffusa di 18F-FAPI come un indicatore affidabile di Tiroidite di Hashimoto o di disfunzione tiroidea, a differenza di quanto facciamo con altri traccianti.
Limiti e Prossimi Passi
Come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. È retrospettivo, il che introduce possibili bias. Il numero di pazienti, soprattutto nei sottogruppi con specifiche malattie tiroidee, non era enorme. Ad esempio, la diagnosi di Hashimoto era clinica (basata sugli anticorpi) e non avevamo molti pazienti con livelli di TSH particolarmente alterati.
Quindi, cosa ci aspetta? Sicuramente servono studi prospettici più ampi per confermare questi risultati e per cercare di svelare finalmente il meccanismo biologico dietro questa captazione diffusa di 18F-FAPI nella tiroide.
In Conclusione
Insomma, la storia è questa: la captazione diffusa di 18F-FAPI nella tiroide è un fenomeno comune e abbastanza intenso anche in condizioni normali. Contrariamente alle aspettative basate su altri traccianti, nel nostro studio non abbiamo trovato un legame significativo con la Tiroidite di Hashimoto o con i livelli di TSH. Questo ci pone delle sfide interpretative e potrebbe limitare l’utilità di questo tracciante per scovare lesioni proprio nella tiroide. Il mistero rimane, e la ricerca continua! È affascinante vedere come ogni nuovo strumento diagnostico apra nuove domande e ci spinga a capire sempre più a fondo la complessità del corpo umano.
Fonte: Springer