Un paesaggio lussureggiante e rigenerato, con alberi verdi e acqua pulita che scorre, simbolo del capitalismo rigenerativo, fotografia grandangolare con obiettivo da 15mm, lunga esposizione per acqua setosa, colori vividi e focus nitido sull'ecosistema fiorente.

Capitalismo Rigenerativo: La Bussola Etica per Navigare la Transizione Verde in Tempi Incerti

Ammettiamolo, viviamo in tempi che definire “turbolenti” è quasi un eufemismo. Tra pandemie che ci hanno colto di sorpresa, un populismo che serpeggia, disuguaglianze che si acuiscono e, non dimentichiamolo, una crisi ambientale e climatica che bussa prepotentemente alle nostre porte, ci si chiede spesso: quale rotta seguire? E soprattutto, come possiamo immaginare un capitalismo che non sia solo sostenibile a parole, ma che lo sia nei fatti, specialmente ora che la transizione verde non è più un’opzione, ma una necessità impellente?

Ecco, è proprio qui che sento il bisogno di condividere una riflessione, una prospettiva che sta guadagnando terreno e che, a mio avviso, potrebbe davvero fare la differenza: la filosofia del management rigenerativo. Non si tratta dell’ennesima parola d’ordine vuota, ma di un cambio di paradigma profondo, un invito a ripensare il nostro rapporto con l’economia, la società e, soprattutto, con la natura.

Ma cosa intendiamo per “sostenibilità” oggi?

Per anni abbiamo parlato di sostenibilità, spesso legandola agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’ONU. Sacrosanti, per carità! Sono diventati il metro di misura del successo per aziende e istituzioni. Ma, siamo onesti, a volte l’approccio è stato un po’ troppo… “pragmatico”, quasi strumentale. Come se la natura fosse solo una risorsa da “gestire” con oculatezza per non esaurirla troppo in fretta. Ma basta questo? Io credo di no.

La filosofia rigenerativa ci spinge oltre. Non si accontenta di “sostenere” ciò che esiste, ma punta a ricreare, rinnovare, ristorare. Immaginate un’azienda che non si limita a ridurre il proprio impatto ambientale, ma che contribuisce attivamente a rigenerare gli ecosistemi da cui dipende. Sembra un’utopia? Forse, ma le utopie, a volte, sono solo visioni in anticipo sui tempi.

Il problema dei vecchi modelli mentali

Molte imprese, purtroppo, sono ancora ancorate a una visione del mondo che puzza di vecchio. Un mondo dove il profitto è l’unico dio e la natura è lì, pronta per essere sfruttata. Questi modelli mentali non solo non ci aiutano a costruire un futuro sostenibile, ma sono parte integrante del problema. Sono come catene che ci impediscono di muoverci verso soluzioni innovative.

Al contrario, le aziende proattive, quelle che John Elkington chiama i “Cigni Verdi”, sono quelle che osano, che sperimentano, che non si limitano a “sostenere” ma propongono strategie di business ambientale che puntano al rinnovamento, alla ricreazione. Qui, l’etica e la responsabilità sociale non sono un accessorio da sfoggiare, ma il motore pulsante dell’attività economica, con un occhio di riguardo alla creazione di valore a lungo termine, per la società e per le generazioni future. Questo, amici miei, è il cuore pulsante del capitalismo rigenerativo.

Definirei quindi la filosofia del management rigenerativo come una teoria del business che propone visioni e idee su come far ricrescere, rinnovare o ristorare la natura, incarnando una nuova etica e politica del capitalismo che guida la transizione verde ed è essenziale per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di lavorare per la salute del pianeta e il benessere umano, aiutando gli ecosistemi a rafforzarsi, a costruire resilienza e a migliorare la loro integrità in sistemi che affermano la vita.

Un primo piano di mani che piantano con cura un giovane alberello in un terreno fertile, simbolo della rigenerazione e della cura per la natura. Obiettivo macro da 60mm per catturare i dettagli della terra e delle mani, illuminazione naturale e calda che evoca speranza e crescita.

Certo, non mancano le voci critiche. C’è chi etichetta il progetto rigenerativo come “fumoso”, contraddittorio, illusorio, un’utopia irrealizzabile. Ed è vero, la letteratura scientifica sistematica sui limiti e le possibilità degli approcci rigenerativi è ancora agli inizi. Ma è proprio per questo che dobbiamo parlarne, esplorare, sperimentare!

Ripensare la Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR)

La classica teoria della CSR parla di responsabilità economiche, legali, etiche e filantropiche. Ma la responsabilità per una sostenibilità rigenerativa? Non è mai stata considerata un campo a sé. Anche il concetto di “creazione di valore condiviso” (CSV) di Porter e Kramer, pur importante, menziona solo di sfuggita la sostenibilità rigenerativa. È come se ci fossimo fermati a metà del guado.

La vera sfida, quindi, è: come possiamo usare la filosofia del management rigenerativo per compiere quella svolta rigenerativa nella comprensione della sostenibilità che è così necessaria per un vero sviluppo sostenibile? Questa è la domanda che mi pongo e che, credo, dovremmo porci tutti. Dobbiamo superare una concezione della gestione ambientale orientata al profitto e all’utilità, che vede ancora la natura primariamente come fonte di sfruttamento economico.

Gli Obiettivi ONU sotto una nuova luce

Gli SDGs dell’ONU sono un faro, ma come interpretarli in chiave rigenerativa? Qual è la nostra responsabilità globale per il clima, l’ambiente, i diritti umani, se mettiamo l’accento sul pensiero rigenerativo? E quali valori profondi implica tutto ciò? Cambia la nostra cultura etica?

Il punto è che la sostenibilità non può essere ridotta a meri valori economici. Certo, il ripristino, il rinnovamento e la rigenerazione sono necessari per la sostenibilità economica, ma riflettono anche una più ampia preoccupazione per il ripristino sociale e il rinnovamento della comunità. La giustificazione non è solo pragmatica, ma morale ed etica. In fondo, il fondamento della sostenibilità rigenerativa è una preoccupazione morale per la conservazione della vita sulla Terra nel futuro. E non si può avere sostenibilità senza sviluppo sociale; una buona vita in società è parte integrante dell’etica della sostenibilità. L’economia etica del capitalismo rigenerativo subordina i valori economici al bene comune dei valori sociali, nel quadro di valori morali universali e altruistici.

Questa visione etica della responsabilità va oltre il semplice errore o azione ingiustificabile. È una richiesta etica che implica l’obbligo di fare attivamente qualcosa per ristorare e rigenerare la società e la natura. In un’epoca di crisi globale, questa responsabilità pesa enormemente. Siamo responsabili della sopravvivenza dell’umanità in tutte le nostre azioni, e l’approccio rigenerativo implica che dobbiamo agire ora.

Oltre la Triple Bottom Line: Verso l’Integrità Rigenerativa

Il famoso concetto della “triple bottom line” (persone, pianeta, profitto) ha bisogno di una rinfrescata. Non può essere ridotto a un concetto contabile strumentale basato sul profitto. Non ha senso senza una prospettiva rigenerativa più profonda sull’etica dello sviluppo sostenibile, dove l’impegno etico precede gli interessi economici. Dobbiamo passare dalla semplice concentrazione sul mantenimento delle risorse a un approccio ristorativo che ricrea e supporta gli ecosistemi.

Pensate all’Antropocene, l’era in cui la specie umana è diventata una forza geologica distruttiva. Il sovrasfruttamento delle risorse nei paesi ricchi, l’inquinamento da plastica, gli effetti devastanti del cambiamento climatico, persino l’inquinamento spaziale! Questi esempi ci urlano che la sostenibilità come semplice conservazione e limitazione dei danni è necessaria, ma non sufficiente. Dobbiamo andare oltre il “sostenere”, verso la rigenerazione della vita.

Un paesaggio urbano futuristico dove la natura è integrata armoniosamente con l'architettura moderna, con tetti verdi, pareti vegetali e corsi d'acqua pulita. Fotografia grandangolare con obiettivo da 20mm, per catturare l'ampiezza della visione, illuminazione diffusa che suggerisce un futuro sostenibile e tecnologicamente avanzato.

Le aziende rigenerative cercano di percepire, abbracciare e allineare conoscenze, processi decisionali e azioni per creare ecosistemi autenticamente vitali. Lavorano per superare la separazione tra umano e non umano, rispettando le esigenze della natura. Si parla di “ecologie circolari” in simbiosi con la Terra.

Le barriere alla trasformazione: perché la transizione è così lenta?

Se tutto questo è così logico e necessario, perché la transizione verde non va più veloce? Perché non siamo tutti convinti della necessità di una trasformazione rigenerativa? Qui, non posso fare a meno di notare una certa cecità, sordità e mutismo morale. Ci sono barriere socio-economiche (egoismo, orientamento al breve termine, nazionalismo), barriere fisiche o epistemologiche (l’invisibilità o l’impercettibilità di problemi come il cambiamento climatico, che hanno una natura insidiosa) e barriere soggettive o ideologiche (senso di insignificanza, fatalismo, miopia).

Superare queste barriere è, prima di tutto, una sfida per la nostra mente, per le nostre cornici di percezione della realtà. Ma la consapevolezza cresce, e con essa la spinta a creare una nuova economia rigenerativa che ristabilisca l’equilibrio sul nostro meraviglioso pianeta blu e verde.

Il Ruolo dell’Europa e della Regolamentazione

L’Unione Europea, con iniziative come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), sta spingendo le aziende verso una maggiore responsabilità. Ma la regolamentazione da sola non basta. Serve una motivazione etica, un ripensamento rigenerativo degli SDGs. L’UE parla anche del “Nuovo Bauhaus Europeo”, una visione creativa e artistica per la transizione verde, che include il ripensare aspetti del rinnovare, ristorare e ricreare la sostenibilità. Pensiamo all’innovazione verde: cibo biologico gustoso, moda tessile trendy, auto elettriche intelligenti, il “rewilding” urbano. L’azienda deve connettersi a tutto questo con creatività.

I governi hanno un ruolo cruciale nel creare un ambiente normativo che supporti la responsabilità etica e sociale delle imprese, con un focus sul ripensamento rigenerativo della sostenibilità. Servono regole che spingano le aziende a intraprendere strategie economiche rigenerative. Perché, diciamocelo, non sempre le aziende mettono fattori diversi dal profitto al primo posto. La regolamentazione deve combinare “bastone e carota” per promuovere il business rigenerativo.

Un Nuovo “Spirito del Capitalismo”?

Max Weber ci ha insegnato che le idee sono essenziali per la legittimazione e la trasformazione del capitalismo. Boltanski e Chiapello hanno analizzato il “nuovo spirito del capitalismo” dagli anni ’90. Oggi, con i modelli di business rigenerativi, sta emergendo una nuova critica politica e una correzione etica del capitalismo. Stiamo davvero andando verso un nuovo spirito, dove le aziende diventano più creative e rispettose della natura e del posto dell’umanità in essa?

Una delle idee centrali del management rigenerativo è includere la natura come stakeholder rispettato nelle decisioni aziendali. Agire in modo rigenerativo significa assumersi la responsabilità e la custodia della natura. Si parla di una posizione “antropocentrifuga”: l’essere umano rimane il centro morale, ma con una responsabilità e una sensibilità accresciute verso la natura, come un cerchio che si espande.

Un gruppo diversificato di persone (manager, scienziati, operai) che collaborano attorno a un tavolo olografico che mostra un ecosistema fiorente, simbolo di innovazione e integrità organizzativa. Obiettivo da 35mm per un ritratto di gruppo dinamico, con un effetto duotone blu e verde per sottolineare la connessione tra tecnologia e natura.

La sfida è capire se la legittimità sostenibile di un’azienda, basata sul management rigenerativo, possa diventare il nuovo spirito del capitalismo, una base per l’azione e lo sviluppo economico. Pensiamo all’integrazione degli SDGs globali nella produzione locale, sviluppando un’idea autentica di sostenibilità, in contrasto con il greenwashing.

L’Integrità come Chiave di Volta

Se mi chiedete qual è la dimensione etica fondamentale della filosofia del management rigenerativo, risponderei: l’integrità. Un’integrità individuale e organizzativa in termini di unità e impegno. L’integrità esprime quel nucleo intoccabile, la condizione base di una vita dignitosa, fisica e mentale, che non deve essere soggetta a interventi esterni. È la coerenza della vita di esseri con dignità che non dovrebbe essere toccata e distrutta.

Applicata alle organizzazioni, l’integrità organizzativa significa che politiche e strategie si basano su principi e valori etici promossi come fondamento dell’eccellenza organizzativa, mirando alla sostenibilità rigenerativa. L’azienda è vista come un agente che mostra il suo carattere e la sua identità nelle sue azioni e nella sua capacità di autogoverno per realizzare la transizione verde. L’etica diventa un'”infrastruttura invisibile di norme” dove tutti gli elementi dell’organizzazione sono allineati verso questo obiettivo.

Le aziende ad alta integrità si riconoscono per la loro capacità di contribuire agli obiettivi sociali e ambientali degli SDGs, trovando il giusto equilibrio e stabilità per la Terra. In un’azienda basata sull’integrità, l’equilibrio delle virtù rigenerative contribuisce a creare felicità umana nello sviluppo sostenibile. Abbiamo bisogno di educare manager e amministratori pubblici come cittadini del mondo, dotati di giudizio riflessivo, capaci di prendere le giuste decisioni, concretamente ed eticamente, riguardo alle transizioni verdi rigenerative.

Un Appello al Cambiamento di Mentalità

Qualcuno potrebbe dire che le implicazioni per il management sono generiche e vaghe. Ma il management è anche idee, è cambiamento filosofico. E la sfida del ripensamento è essenziale oggi. La nostra mentalità manageriale deve cambiare radicalmente se vogliamo affrontare la crisi ambientale. Le aziende devono diventare cittadine del mondo, andare oltre la massimizzazione del profitto e lo sfruttamento economico della natura per prendere sul serio la loro responsabilità cosmopolita come custodi del futuro del pianeta.

In definitiva, la risposta alla domanda su come realizzare una svolta rigenerativa nella comprensione della sostenibilità è che le aziende devono fare propria l’interpretazione rigenerativa degli SDGs. Non possiamo evitare il cambiamento climatico, i problemi ambientali, le disuguaglianze, ma possiamo provare a cambiare la rotta attraverso nuove trasformazioni rigenerative. Transizione verde, etica e diritti umani sono al centro dell’economia e del management rigenerativo. Questo, credo, rafforzerà la bussola etica nella transizione verde della nostra società.

Fonte: Springer

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