Un medico geriatra sorridente mentre esegue un test di valutazione della mobilità (come l'SPPB) su un residente anziano in una luminosa sala comune di una casa di riposo, obiettivo 50mm, luce naturale, profondità di campo, atmosfera positiva e rassicurante.

Capacità Intrinseche e Costi in RSA: Quando Meno Abilità Significa (a Volte) Meno Spese?

Ciao a tutti! Oggi voglio addentrarmi con voi in un argomento tanto affascinante quanto cruciale: come stanno i nostri anziani nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e, soprattutto, come le loro capacità residue influenzano i costi sanitari? Sembra un tema un po’ tecnico, ma vi assicuro che tocca corde molto profonde del nostro sistema di cura e del benessere dei nostri cari.

Ci siamo mai chiesti se un maggiore declino nelle capacità fisiche o mentali di un residente in RSA si traduca sempre e comunque in costi sanitari più alti? Istintivamente diremmo di sì, ma la realtà, come spesso accade, è più sfumata. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio molto interessante, condotto in Francia, che ha provato a mettere dei numeri su questa relazione, e i risultati sono, in parte, sorprendenti.

Ma Cosa Sono Queste “Capacità Intrinseche”?

Prima di tuffarci nei numeri, facciamo un passo indietro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla di “capacità intrinseche” (Intrinsic Capacities – IC) per definire l’insieme delle riserve fisiche e mentali su cui una persona può contare. Pensatele come il “capitale” di salute e funzionalità che ognuno di noi ha. L’OMS ha anche sviluppato un programma, chiamato ICOPE (Integrated Care for Older People), proprio per monitorare queste capacità e intervenire precocemente quando iniziano a diminuire.

Nello studio che ho analizzato, i ricercatori si sono concentrati su quattro domini chiave di queste capacità:

  • Cognizione: La capacità di pensare, ricordare, orientarsi.
  • Locomozione: La capacità di muoversi, camminare, mantenere l’equilibrio.
  • Vitalità: Legata principalmente allo stato nutrizionale.
  • Psicologico: Riguardante l’umore, la presenza di sintomi depressivi.

Monitorare queste aree è fondamentale per capire lo stato di salute generale di un anziano e per pianificare cure personalizzate.

Lo Studio: Come Hanno Fatto?

I ricercatori hanno seguito per un anno 345 residenti di diverse RSA nella regione dell’Occitania, nel sud della Francia. L’età media era alta, quasi 86 anni, e la maggioranza erano donne, come spesso accade in queste strutture. Tutti avevano un livello di dipendenza moderato.

Hanno valutato le capacità intrinseche all’inizio dello studio, dopo 6 mesi e alla fine dei 12 mesi, usando test standardizzati (come l’SPPB per la mobilità, l’AMTS per la cognizione, la GDS-10 per l’umore e l’MNA-SF per la nutrizione). Contemporaneamente, hanno raccolto meticolosamente tutti i costi sanitari sostenuti per ciascun residente, guardando la cosa dal punto di vista del sistema sanitario (quindi costi per ospedalizzazioni, visite mediche, farmaci, fisioterapia, trasporti sanitari, ecc.).

La cosa intelligente che hanno fatto è stata raggruppare i residenti in base all’evoluzione delle loro capacità nel tempo. Utilizzando un metodo statistico chiamato K-means Longitudinal, hanno identificato tre profili principali per ogni dominio di capacità:

  1. Gruppo 1: Nessun deficit significativo all’inizio e poca o nessuna degradazione durante l’anno.
  2. Gruppo 2: Un deficit lieve all’inizio, che rimane stabile o peggiora leggermente nel tempo.
  3. Gruppo 3: Un deficit grave fin dall’inizio, senza miglioramenti significativi durante l’anno.

Questo approccio permette di capire non solo la situazione “statica”, ma come il cambiamento (o la stabilità) nel tempo influenzi i costi.

Un medico geriatra esamina con attenzione i risultati di un test cognitivo (AMTS) con un residente anziano in una stanza tranquilla di una RSA, obiettivo 35mm, luce naturale morbida, profondità di campo.

Il Legame Sorprendente: Costi e Capacità

E qui arrivano i risultati che mi hanno fatto riflettere. Se per tre domini su quattro la tendenza è quella che ci aspetteremmo, per uno le cose vanno diversamente.

Vediamo nel dettaglio:

  • Locomozione: Chi aveva i problemi di mobilità più gravi (Gruppo 3) ha generato costi annuali superiori di circa 1.672€ rispetto a chi stava meglio (Gruppo 1). L’aumento era guidato soprattutto dalle spese per il fisioterapista e, in parte, dalle ospedalizzazioni. Logico: più problemi a muoversi, più bisogno di riabilitazione e maggior rischio di cadute o altri problemi che richiedono ricovero.
  • Psicologico: Qui la differenza è ancora più marcata. I residenti con i sintomi depressivi più gravi e persistenti (Gruppo 3) costavano ben 3.869€ in più all’anno rispetto al Gruppo 1. La voce di spesa principale? Le ospedalizzazioni. Questo suggerisce che i problemi di umore possono associarsi a un peggioramento generale della salute o a una gestione più complessa delle altre patologie.
  • Vitalità (Nutrizione): Anche qui, chi era più compromesso dal punto di vista nutrizionale (Gruppo 3) aveva costi maggiori, circa 1.709€ in più rispetto al Gruppo 1, sempre trainati dalle ospedalizzazioni. La malnutrizione è un fattore di rischio noto per molte complicazioni.

Fin qui, tutto abbastanza lineare: peggiori capacità, maggiori costi. Ma ora arriva la sorpresa.

  • Cognizione: Contrariamente agli altri domini, i residenti con il deterioramento cognitivo più grave (Gruppo 3) avevano costi annuali inferiori di circa 1.552€ rispetto a quelli con funzioni cognitive migliori (Gruppo 1)! Come è possibile? La spiegazione principale sembra risiedere nei costi per i farmaci e i dispositivi medici, che erano significativamente più bassi per questo gruppo.

Una possibile interpretazione è che nei casi di demenza avanzata o grave compromissione cognitiva, ci sia una tendenza a ottimizzare le terapie farmacologiche, riducendo la polifarmacia (l’assunzione di tanti farmaci diversi) per evitare effetti collaterali e interazioni, che in questi pazienti sono più rischiose. Inoltre, forse, c’è una minor propensione a intraprendere certi percorsi diagnostici o terapeutici invasivi o complessi. È un dato che fa pensare molto sulle strategie di cura nella demenza avanzata.

Un’altra tendenza generale osservata è che, indipendentemente dal dominio, i costi per i farmaci tendevano a diminuire passando dal Gruppo 1 (meno compromesso) al Gruppo 3 (più compromesso). Questo rafforza l’idea di una possibile semplificazione terapeutica nei casi più gravi. D’altro canto, le ospedalizzazioni rappresentavano comunque la fetta più grande dei costi totali (dal 42% al 63%) per tutti i gruppi.

Macro fotografia di diverse pillole colorate sparse su un tavolo di legno chiaro, obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare le texture.

Perché Questo Studio è Importante?

Al di là dei numeri specifici, questo studio ci dice alcune cose fondamentali. Primo, è uno dei primi a cercare di quantificare l’impatto economico dell’evoluzione delle capacità intrinseche specificamente negli ospiti delle RSA, usando dati robusti provenienti dalle assicurazioni sanitarie.

Secondo, l’uso del clustering “data-driven” (cioè basato sui dati reali e non su definizioni a priori) aiuta a identificare profili di residenti reali, che possono non corrispondere perfettamente alle nostre categorie preconcette. Questo è utilissimo per pensare a strategie di prevenzione e cura davvero personalizzate. Se capiamo meglio come evolvono le capacità e quali sono i driver di costo associati, possiamo allocare le risorse in modo più efficiente.

Ad esempio, l’alto costo legato ai problemi di mobilità suggerisce l’importanza di investire in programmi di fisioterapia e prevenzione delle cadute. L’enorme impatto dei problemi psicologici sui costi di ospedalizzazione sottolinea la necessità di un monitoraggio attento e di interventi precoci sull’umore e sul benessere psicologico dei residenti. Il dato sulla cognizione, invece, apre un dibattito complesso sulla gestione della demenza avanzata e sull’appropriatezza delle cure.

Lo studio evidenzia anche che altri fattori, come la polmonite (che aumentava i costi del 75%!) e la polifarmacia (l’assunzione di 5 o più farmaci al giorno, +68% di costi), hanno un impatto economico enorme, a volte anche superiore a quello del declino in una singola capacità intrinseca. Questo ci ricorda che la salute dell’anziano è un puzzle complesso.

Uno Sguardo al Futuro (con Qualche Cautela)

Certo, come ammettono gli stessi autori, lo studio ha delle limitazioni. I dati non sono recentissimi (risalgono al periodo 2013-2016, anche se i costi sono stati aggiornati al 2021) e il campione, seppur robusto, potrebbe non essere perfettamente rappresentativo di tutte le RSA francesi, figuriamoci di quelle italiane. Inoltre, non sono stati inclusi i costi “interni” della RSA (come il tempo del personale), che potrebbero essere più alti proprio per i residenti con demenza grave, compensando i minori costi sanitari esterni.

Tuttavia, il messaggio chiave rimane valido e potente: monitorare sistematicamente le capacità intrinseche degli anziani nelle RSA non è solo un atto di buona cura, ma è fondamentale per sviluppare strategie più efficaci, personalizzate e, potenzialmente, anche più sostenibili economicamente. Ci aiuta a capire dove intervenire, come farlo e quali risultati (anche economici) possiamo aspettarci.

In conclusione, questo studio ci offre uno spaccato affascinante sulla complessa interazione tra invecchiamento, funzionalità e costi sanitari. Ci ricorda che dietro ogni numero c’è una persona con bisogni specifici e che una cura davvero centrata sull’individuo richiede una comprensione profonda delle sue capacità residue e della loro evoluzione nel tempo. Un invito a continuare la ricerca e, soprattutto, a implementare nella pratica quotidiana delle RSA un approccio basato sulla valutazione e sul supporto delle capacità intrinseche. Ne va del benessere dei nostri anziani e della sostenibilità del nostro sistema di cura.

Fonte: Springer

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