Cancro del Retto e Metastasi Linfonodali: Cosa Ci Dicono Davvero PLR e NLR?
Ciao a tutti, appassionati di scienza e curiosi! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ tecnico, ma spero affascinante, nel mondo della ricerca sul cancro, in particolare quello del retto. Sapete, una delle sfide più grandi quando si affronta un tumore è capire se e come si diffonderà. Le metastasi linfonodali (LNM), cioè quando le cellule tumorali viaggiano fino ai linfonodi, sono un fattore cruciale che può influenzare pesantemente la prognosi e le scelte terapeutiche. Ecco perché la comunità scientifica è costantemente alla ricerca di “spie”, dei biomarcatori affidabili che ci aiutino a prevederle.
Gli Indizi nel Sangue: PLR e NLR Sotto la Lente
Negli ultimi anni, l’attenzione si è concentrata molto sugli indicatori di risposta infiammatoria sistemica (SIR). L’infiammazione, infatti, gioca un ruolo da protagonista nello sviluppo e nella progressione dei tumori. Tra questi indicatori, due nomi ricorrono spesso: il rapporto piastrine-linfociti (PLR) e il rapporto neutrofili-linfociti (NLR). Si tratta di valori che possiamo ottenere con un semplice esame del sangue, calcolando il rapporto tra diversi tipi di cellule immunitarie. Un aumento di questi rapporti è stato spesso associato a una prognosi non proprio rosea in vari tipi di cancro, incluso quello del retto.
Ma la domanda che ci siamo posti in uno studio retrospettivo su una coorte di pazienti è stata: questi indicatori, PLR e NLR, sono davvero utili per prevedere specificamente le metastasi linfonodali nel cancro del retto? E quali altri fattori clinici e patologici entrano in gioco? Per scoprirlo, abbiamo analizzato i dati di 181 pazienti operati per cancro del retto.
Cosa Abbiamo Scoperto: Sorprese e Conferme
Abbiamo calcolato i valori di NLR e PLR prima dell’intervento chirurgico e, utilizzando un’analisi statistica (la curva ROC, per i più tecnici), abbiamo stabilito dei valori soglia per dividere i pazienti in gruppi con “alto” o “basso” NLR/PLR.
E qui arriva la parte succosa. Per quanto riguarda l’NLR, non abbiamo trovato differenze significative tra il gruppo con NLR alto (H-NLR) e quello con NLR basso (L-NLR) in termini di caratteristiche clinicopatologiche, incluso lo stadio TNM, l’invasione perineurale (PNI), l’invasione linfovascolare (LVI) o i livelli di marcatori tumorali come CEA e CA19-9. Insomma, l’NLR, in questo specifico contesto, non sembrava darci informazioni particolarmente predittive sulle metastasi linfonodali.
Il PLR, invece, ha alzato un po’ più la voce. Il gruppo con PLR alto (H-PLR) mostrava una prevalenza significativamente maggiore di alcune caratteristiche patologiche avverse. Ad esempio:
- Maggiore invasione perineurale positiva (54.2% vs 25.0%)
- Maggiore invasione linfovascolare positiva (51.6% vs 28.6%)
- Più depositi tumorali positivi (TDs) (14.4% vs 0)
- Un aumento significativo delle metastasi linfonodali (52.9% vs 17.9%) – questo è un punto chiave!
- Livelli di CEA più elevati (43.1% vs 14.3%)
- Uno stadio tumorale più avanzato (81% vs 67.9%)
Quindi, un PLR elevato sembrava associarsi a un quadro clinico più preoccupante e, soprattutto, a una maggiore probabilità di metastasi linfonodali. Sembrava un ottimo candidato come fattore di rischio!

I Veri “Indipendenti”: Chi Tira le Fila delle Metastasi?
Ma la scienza è fatta di analisi approfondite. Non basta vedere un’associazione; bisogna capire se un fattore è un predittore indipendente. Per questo, abbiamo fatto un’analisi statistica più complessa (regressione logistica univariata e multivariata). L’analisi univariata ha identificato diversi fattori associati alle metastasi linfonodali: lo stadio T del tumore, la PNI positiva, la LVI positiva, un H-PLR, TDs positivi, il numero totale di linfonodi esaminati (TLN) e livelli elevati di CEA e CA19-9.
Tuttavia, quando abbiamo messo tutti questi fattori insieme nell’analisi multivariata – che è come farli “competere” tra loro per vedere chi ha l’impatto più forte e indipendente – solo due sono emersi come fattori di rischio indipendenti per le metastasi linfonodali:
- Invasione linfovascolare (LVI) positiva: (OR aggiustato = 6.203)
- Invasione perineurale (PNI) positiva: (OR aggiustato = 3.086)
Questo significa che, sebbene un PLR elevato (H-PLR) possa essere associato alle metastasi linfonodali, non è risultato essere un fattore di rischio indipendente nel nostro studio. In altre parole, la sua associazione potrebbe essere mediata o confusa da altri fattori più potenti, come appunto LVI e PNI.
Cosa Significano Questi Risultati?
Cerchiamo di tradurre. L’invasione linfovascolare (LVI) si verifica quando le cellule tumorali invadono i vasi sanguigni o linfatici. È abbastanza intuitivo capire come questo possa facilitare la diffusione del tumore ai linfonodi e oltre. L’invasione perineurale (PNI), invece, avviene quando le cellule cancerose si diffondono lungo i nervi. Anche questo è un noto segnale di aggressività del tumore.
Il nostro studio suggerisce che, nel cancro del retto, LVI e PNI sono segnali d’allarme molto forti per il rischio di metastasi linfonodali. Il PLR alto può essere un campanello d’allarme, un indicatore che qualcosa non va e che potrebbe esserci un rischio aumentato, ma per una previsione più accurata e indipendente, LVI e PNI sembrano avere un peso maggiore.
È interessante notare come l’infiammazione giochi un ruolo complesso. I neutrofili, ad esempio, possono promuovere lo sviluppo del tumore favorendo l’adesione delle cellule tumorali circolanti a organi distanti. Le piastrine possono aiutare le cellule tumorali ad attaccarsi all’endotelio e prevenire la morte cellulare e le metastasi a distanza. Al contrario, i linfociti sono considerati avere un effetto anti-tumorale, prevenendo la proliferazione delle cellule tumorali e causando la morte cellulare citotossica. Studi precedenti hanno trovato che pazienti con cancro del retto con infiltrazione tumorale di cellule CD4+ e CD8+ avevano una maggiore probabilità di sopravvivenza.
NLR e PLR sono facilmente valutabili perché misurati di routine in ogni paziente prima del trattamento. Tuttavia, livelli elevati possono verificarsi anche in malattie infettive, complicando la distinzione tra infiammazione correlata al cancro e altre condizioni. Il PLR ha dimostrato maggiore accuratezza rispetto all’NLR nel valutare la profondità dell’invasione nel cancro del colon e un PLR più elevato è associato a una ridotta sopravvivenza globale e libera da malattia.

Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio scientifico che si rispetti, anche questo ha i suoi “ma” e i suoi “però”. Si tratta di uno studio retrospettivo, condotto in un singolo centro e con un campione di pazienti relativamente piccolo. Inoltre, abbiamo escluso i pazienti che avevano ricevuto chemioterapia o radioterapia neoadiuvante, il che potrebbe aver introdotto una distorsione nella selezione. Non abbiamo nemmeno valutato radiologicamente il coinvolgimento linfonodale prima dell’intervento, e variabili non misurate come le condizioni infiammatorie comorbili dei pazienti e il BMI potrebbero influenzare i valori di NLR/PLR.
Quindi, i nostri risultati vanno presi con la dovuta cautela e necessitano di conferme da studi futuri, magari multicentrici, prospettici e con coorti più ampie e diversificate. Sarebbe interessante anche esaminare altri marcatori ematologici o combinare questi dati con le valutazioni radiologiche standard.
In conclusione, nel nostro studio sul cancro del retto, un PLR elevato (ma non un NLR elevato) potrebbe essere associato alle metastasi linfonodali, ma non è emerso come un fattore di rischio indipendente. I veri protagonisti, in termini di rischio indipendente per le metastasi linfonodali, sembrano essere l’invasione linfovascolare (LVI) e l’invasione perineurale (PNI). Conoscere questi fattori è fondamentale per stratificare meglio il rischio dei pazienti e, speriamo, per personalizzare sempre di più le strategie terapeutiche.
Grazie per avermi seguito in questa “indagine”! Spero di avervi incuriosito e di avervi dato qualche spunto di riflessione sull’affascinante complessità della ricerca oncologica.
Fonte: Springer
