Città più Sane? È Ora di Cambiare Mentalità (Anche nel Settore Privato!)
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che, ne sono convinto, riguarda il futuro di tutti noi: come possiamo rendere le nostre città non solo più belle o efficienti, ma soprattutto più sane ed eque. E come possiamo coinvolgere in questa missione un attore fondamentale: il settore privato dello sviluppo urbano.
Sappiamo ormai da tempo, grazie a montagne di ricerche, che vivere in ambienti urbani poco salubri aumenta il rischio di beccarsi malattie croniche come diabete, problemi cardiovascolari o respiratori. Pensate all’impatto dell’inquinamento atmosferico, alla mancanza di spazi verdi accessibili, alla qualità delle abitazioni… sono tutti fattori che pesano sulla nostra salute quotidiana. E, purtroppo, chi paga il prezzo più alto sono spesso le comunità più svantaggiate, quelle che hanno meno risorse per proteggersi o per curarsi.
Il Problema: L’Evidenza Non Basta
Vi chiederete: se le prove sono così schiaccianti, perché la salute non è ancora una priorità assoluta quando si progetta e costruisce un nuovo quartiere o si riqualifica un’area urbana? Bella domanda! La verità è che, finora, mostrare i dati non è stato sufficiente. Ci siamo resi conto, parlando con tanti professionisti del settore privato – consulenti, sviluppatori immobiliari – che ci sono ostacoli più profondi. Molti si sentono un po’ “impotenti”, percepiscono che i colleghi o il sistema in generale non diano il giusto peso alla salute, e che le logiche dominanti siano ancora troppo legate al “si è sempre fatto così” o al profitto a breve termine, senza considerare appieno l’impatto sulla salute e sull’equità nel lungo periodo.
La Nostra Scommessa: “Changing Mindsets”
Ecco perché, all’interno di un grande progetto di ricerca chiamato TRUUD (Tackling the Root Causes Upstream of Unhealthy Urban Development), abbiamo deciso di concentrarci proprio su questo: come possiamo cambiare le mentalità? Come possiamo aumentare l’intenzione di agire concretamente sulla salute e sull’equità sanitaria da parte di chi lavora nel privato?
È nato così l’intervento “Changing Mindsets”. Non è stata un’idea calata dall’alto, anzi! Abbiamo usato un metodo chiamato Person-Based Approach (PBA), che mette al centro le persone a cui l’intervento è rivolto. In pratica, abbiamo lavorato fianco a fianco con professionisti del settore, ascoltando le loro esigenze, le loro sfide, le loro idee.
Come Abbiamo Costruito l’Intervento: Un Percorso a Tappe
Il processo è stato intenso e affascinante, diviso in tre fasi principali:
- Fase 1: Raccogliere Prove e Teorie. Qui abbiamo fatto un lavoro enorme. Abbiamo sviluppato un quadro teorico nuovo di zecca, mettendo insieme concetti dalla psicologia delle decisioni, dalla sociologia del potere (sì, anche il potere gioca un ruolo!) e dalle teorie sulla salute e il cambiamento comportamentale. L’idea era capire a fondo cosa influenza le decisioni di agire (o non agire) sulla salute in questo contesto. Abbiamo anche condotto ricerche specifiche: una revisione rapida della letteratura esistente e ben 30 interviste qualitative con figure chiave del settore privato. Volevamo sentire dalla loro voce quali fossero i veri nodi da sciogliere.
- Fase 2: Modellare l’Intervento. Con tutto questo materiale, abbiamo iniziato a dare forma all’intervento. Abbiamo definito dei “principi guida”, analizzato i comportamenti specifici che volevamo influenzare (usando strumenti come la Behaviour Change Wheel e il Theoretical Domains Framework – nomi tecnici, ma servono a essere sistematici!) e creato un “modello logico” che spiegasse come pensavamo di ottenere il cambiamento desiderato.
- Fase 3: Ottimizzare Insieme. Questa è stata la fase di co-progettazione vera e propria. Abbiamo creato dei prototipi dell’intervento (una presentazione e un sito web) e li abbiamo discussi e ridiscussi con due partner industriali, figure di spicco nel loro campo, che si sono messi in gioco con noi. Abbiamo usato sessioni “think aloud” (dove loro commentavano a voce alta le bozze) e raccolto feedback continui per rendere tutto il più possibile efficace, coinvolgente e realistico per il loro mondo.
Cosa Prevede Concretamente “Changing Mindsets”?
L’intervento si basa su due elementi principali, pensati per essere complementari:
- Una sessione interattiva: non la solita presentazione frontale! Si tratta di un incontro guidato da uno dei nostri partner industriali (quindi, uno “di loro”), che presenta dati, stimoli, ma soprattutto facilita una discussione di gruppo. L’obiettivo è far emergere consapevolezza, condividere esperienze e soluzioni, rafforzare l’idea che agire sulla salute è importante e fattibile.
- Un sito web dedicato: una sorta di cassetta degli attrezzi virtuale. Qui i professionisti possono trovare risorse utili, strumenti pratici, link a network di supporto, ma soprattutto esempi concreti di come altre organizzazioni stanno già integrando con successo la salute nei loro progetti. Serve a rinforzare i messaggi della sessione e a fornire supporto continuo.
Perché questa combinazione? Perché le presentazioni e i siti web sono strumenti familiari per loro, la discussione di gruppo aiuta a creare un senso di “noi” (quella che chiamiamo efficacia collettiva) e a sfidare le norme esistenti, il fatto che sia un collega a parlare rende il messaggio più credibile, e il sito offre approfondimenti accessibili quando servono.
La Teoria Sotto il Cofano (Spiegata Semplice)
Senza entrare in tecnicismi eccessivi, il nostro quadro teorico ci ha aiutato a identificare delle leve chiave su cui agire. Vogliamo:
- Aumentare la percezione di potere: far capire ai professionisti che hanno già un potere decisionale e che, unendosi, possono avere ancora più impatto (potere collettivo).
- Modificare le norme sociali: far passare il messaggio che occuparsi di salute ed equità sta diventando la nuova normalità nel settore, qualcosa di desiderabile e atteso.
- Aumentare la prossimità (emotiva e cognitiva): rendere il tema della salute meno astratto e più vicino alla loro realtà professionale e personale.
- Rafforzare l’identità positiva: collegare l’agire sulla salute a valori come l’altruismo e il fare la cosa giusta, ma anche mostrare i potenziali benefici economici (o come mitigare i rischi).
Abbiamo usato tecniche specifiche derivate dalla scienza del comportamento per progettare i messaggi e le attività in modo da stimolare queste leve.
Un Lavoro di Squadra e Adattamento Continuo
Una cosa fondamentale è stata la collaborazione strettissima con i nostri due partner industriali. Non sono stati solo “consulenti”, ma veri co-autori dell’intervento. Il loro contributo è stato prezioso per rendere i contenuti rilevanti, il linguaggio appropriato e l’approccio credibile per i loro colleghi.
Inoltre, l’intervento non è una formula rigida. Lo stiamo testando in diversi contesti (conferenze, meeting online, incontri più ristretti) e dopo ogni evento raccogliamo feedback, osserviamo cosa funziona e cosa meno, e lo adattiamo. L’obiettivo è la fedeltà alla funzione (ottenere lo stesso risultato) più che alla forma (fare esattamente le stesse cose ogni volta).
Sfide e Prospettive Future
Certo, ci sono state sfide. Trovare partner industriali all’inizio non è stato facile. E siamo consapevoli che lavorare principalmente con due partner, seppur molto disponibili e competenti, potrebbe non catturare tutte le sfumature di un settore così complesso. Inoltre, chi partecipa ai nostri eventi potrebbe essere già un po’ più sensibile al tema della salute. Stiamo cercando di raggiungere anche i professionisti più “mainstream”, ma è un work in progress.
Ora siamo nella fase cruciale: stiamo valutando l’efficacia di “Changing Mindsets”. Funziona? È accettato? Stiamo raccogliendo dati per capirlo. Se i risultati saranno positivi, l’idea è di rendere i materiali (presentazioni, registrazioni) disponibili gratuitamente online.
E non ci fermiamo qui! Pensiamo che questo approccio, che combina teoria complessa, prove concrete e un focus sulle persone, possa essere adattato per affrontare altre questioni sociali importanti nello sviluppo urbano, o per coinvolgere altri gruppi, come i decisori politici.
Insomma, la strada per città davvero sane ed eque è ancora lunga, ma crediamo che partire dal “cambiare le mentalità” di chi le costruisce sia un passo fondamentale. È una sfida affascinante e siamo entusiasti di vedere dove ci porterà!
Fonte: Springer