Venti Estivi in Calo nel Mediterraneo Orientale e Medio Oriente: Un Respiro Affannoso per il Clima
Amici, parliamoci chiaro: l’estate nel Mediterraneo Orientale e nel Medio Oriente (quella che gli scienziati chiamano EMME, per farla breve) sta cambiando, e non in meglio. Io, come tanti di voi, ho sempre associato queste zone a estati torride, cieli tersi e una secchezza quasi proverbiale. Ma c’è qualcosa di più sottile che sta accadendo, un cambiamento nelle “regole del gioco” atmosferico che ha conseguenze tangibili per chi vive lì e, indirettamente, anche per il clima globale. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha analizzato i dati dal 1980 al 2024, e quello che hanno scoperto mi ha fatto riflettere parecchio.
La Macchina Climatica Estiva dell’EMME: Come Funzionava (e Funziona Sempre Meno)
Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo prima fare un piccolo ripasso di come funziona il clima estivo in questa vasta area. Immaginatevi due attori principali sulla scena meteorologica:
- Una zona di alta pressione ben piazzata sul Mediterraneo orientale.
- Un’area di bassa pressione termica, una sorta di “risucchio” d’aria calda, sulla Penisola Arabica.
Questa differenza di pressione è un po’ come avere una collina e una valle: l’aria, come l’acqua, tende a muoversi dalla “collina” di alta pressione verso la “valle” di bassa pressione. Questo crea quei venti caratteristici che tutti conosciamo, o di cui abbiamo sentito parlare.
Ma non è tutto. In quota, nella media troposfera (pensate a qualche chilometro sopra le nostre teste), c’è un altro fenomeno cruciale: la subsidenza. È un termine un po’ tecnico, ma immaginate una sorta di “coperchio” invisibile che spinge l’aria verso il basso, soprattutto sul Mediterraneo orientale, estendendosi poi verso il Nord Africa e la Penisola Arabica. Quest’aria che scende si comprime e si riscalda, contribuendo al caldo secco tipico della regione.
E chi tira le fila di questo complesso meccanismo? Sorprendentemente, un attore che si trova a migliaia di chilometri di distanza: il Monsone Estivo Indiano (ISM). Le piogge torrenziali del monsone liberano un’enorme quantità di calore nell’atmosfera. Questo calore genera delle onde atmosferiche particolari, chiamate onde di Rossby di tipo Gill, che si propagano verso ovest. Quando queste onde “riscaldate” interagiscono con i venti occidentali delle medie latitudini sopra l’EMME, voilà, ecco che si formano l’alta pressione al suolo e la subsidenza in quota. È un meccanismo affascinante, chiamato “Monsoon-Desert”, che spiega come un evento monsonico così lontano possa plasmare il deserto.
Il Campanello d’Allarme: Un Indebolimento Generale
Ora, veniamo al dunque. Lo studio che ho letto, basato sui dati di rianalisi ERA5 (una specie di “fotografia” super dettagliata dell’atmosfera globale), ha rivelato una tendenza preoccupante: tutte queste caratteristiche della circolazione estiva si stanno indebolendo. E non di poco, parliamo di un calo costante nel periodo 1980-2024.
Cosa significa in pratica? Significa che l’alta pressione sul Mediterraneo orientale è meno “alta”, la subsidenza è meno intensa e l’avvezione di temperatura verso il basso (cioè il trasporto di aria calda dall’alto) si è ridotta. È come se il motore climatico estivo della regione stesse perdendo colpi.

La cosa ancora più strana è che, negli ultimi decenni, il Monsone Indiano ha mostrato segni di rafforzamento, soprattutto dopo il 2002. Quindi, ci si aspetterebbe un effetto a catena sull’EMME, con una circolazione più vigorosa. E invece no! Sembra esserci una sfasatura crescente, una sorta di “scollegamento” tra il regista (il Monsone) e l’attore (la circolazione sull’EMME). Questo suggerisce che l’influenza del Monsone sulla regione potrebbe stare diminuendo, o che altri fattori stiano giocando un ruolo più importante, modulando il clima dell’EMME indipendentemente dalle bizze del Monsone.
Alla Ricerca dei Colpevoli: Il Jet Stream e Altri Sospetti
Se non è (solo) il Monsone, allora cosa sta causando questo indebolimento? Gli scienziati hanno guardato più da vicino e hanno trovato un indiziato principale: il jet stream subtropicale occidentale e i venti occidentali sottostanti. Questi potenti flussi d’aria in alta quota, che soffiano da ovest verso est, si stanno indebolendo significativamente durante l’estate.
Perché è importante? Perché, come abbiamo visto, l’interazione tra le onde “calde” generate dal Monsone e questi venti occidentali è fondamentale per creare la subsidenza. Se i venti occidentali perdono forza, anche la subsidenza si riduce, e con essa l’avvezione di calore verso il basso e la forza dell’alta pressione al suolo. È un effetto domino.
Ma perché il jet stream si sta indebolendo? Qui la faccenda si complica ulteriormente e entrano in gioco diversi fattori, probabilmente interconnessi:
- Aerosol antropogenici: Le emissioni di aerosol (quelle particelle sospese in aria, spesso da inquinamento) potrebbero aver contribuito a raffreddare i Tropici e a riscaldare le medie e alte latitudini. Questo riduce il gradiente di temperatura tra equatore e poli, che è il motore principale dei jet stream. Meno differenza di temperatura, meno “spinta” per i venti.
- Variabilità climatica interna: Oscillazioni climatiche naturali su larga scala, come l’Oscillazione Multidecennale Atlantica (AMV) e l’Oscillazione Decadale del Pacifico (PDO), potrebbero influenzare la circolazione. Ad esempio, l’AMV, che è stata prevalentemente in fase positiva negli ultimi decenni, è correlata negativamente con la forza della circolazione estiva sull’EMME, il che si allinea con l’indebolimento osservato.
- Concentrazioni di ghiaccio marino artico: La riduzione del ghiaccio marino artico, soprattutto in estate, porta a un maggiore riscaldamento delle alte latitudini (la famosa amplificazione artica). Anche questo riduce il gradiente di temperatura equatore-polo, indebolendo i venti occidentali delle medie latitudini e, di conseguenza, la circolazione estiva sull’EMME.
Insomma, sembra che l’AMV, in particolare, stia giocando un ruolo chiave nell’indebolire i venti occidentali e il jet stream subtropicale, con ripercussioni dirette sul “respiro” estivo dell’EMME.

Le Conseguenze sul Campo: Meno Vento, Più Caldo Percepito e Meno Polvere (Forse)
Tutto questo discorso un po’ tecnico ha delle conseguenze molto concrete per la vita di tutti i giorni nella regione. L’indebolimento della circolazione estiva ha portato a una riduzione del gradiente di pressione tra l’alta pressione del Mediterraneo orientale e la bassa pressione sulla Penisola Arabica. Meno differenza di pressione significa meno spinta per i venti.
E infatti, i famosi venti locali ne stanno risentendo:
- Gli Etesii (o Meltemi), i venti da nord che rinfrescano le estati sul Mar Egeo e sul Mediterraneo orientale, stanno diminuendo di frequenza e intensità.
- I venti Shamal, i forti venti nord-occidentali che spazzano il bacino del Tigri e dell’Eufrate e la Penisola Arabica, sollevando tempeste di polvere, stanno anch’essi perdendo colpi.
Una conseguenza diretta della riduzione dei venti Shamal è una moderata diminuzione dell’attività di polvere, soprattutto sulla parte settentrionale della Penisola Arabica. Attenzione però: questo effetto potrebbe essere parzialmente mascherato o addirittura contrastato dall’intensificarsi delle condizioni di siccità estrema nella regione. Terreni più secchi e aridi possono rilasciare polvere anche con venti meno forti, quindi la partita della polvere è ancora tutta da giocare.
Ma l’impatto forse più diretto e sgradevole per la popolazione è l’aumento anomalo della temperatura percepita. Con venti più deboli, l’effetto rinfrescante della ventilazione naturale diminuisce. Se a questo aggiungiamo l’aumento delle temperature superficiali già in corso a causa del riscaldamento globale, il risultato è un cocktail micidiale. Le temperature percepite, che tengono conto di temperatura, umidità e vento, stanno mostrando un aumento preoccupante, circa 0.8°C per decennio, soprattutto sul Mediterraneo orientale, l’Egitto e la parte centro-settentrionale della Penisola Arabica. Questo significa un aumento significativo dello stress da calore, con tutti i rischi per la salute che ne conseguono.

Cosa Ci Dice Tutto Questo?
Lo studio che ho analizzato dipinge un quadro chiaro: la circolazione estiva sull’EMME si è notevolmente indebolita tra il 1980 e il 2024. Questo non è un dettaglio accademico, ma un cambiamento con impatti profondi sui regimi di vento locali, sul comfort termico e sull’attività di polvere. Capire queste dinamiche è fondamentale, non solo per prevedere come evolverà il clima estivo in una delle regioni più “calde” del pianeta, ma anche per sviluppare strategie di adattamento e mitigazione degli estremi climatici che, purtroppo, sembrano destinati a diventare sempre più frequenti e intensi.
È un altro tassello che si aggiunge al complesso puzzle dei cambiamenti climatici, un promemoria che le alterazioni in una parte del sistema Terra possono avere ripercussioni vaste e talvolta inaspettate. E noi, beh, noi siamo qui a osservare, studiare e, si spera, agire prima che il “respiro” del nostro pianeta diventi troppo affannoso.
Fonte: Springer
