Moda Sostenibile? Vi Svelo lo Strumento Rivoluzionario per Calcolare l’Impatto del Tessile Portoghese!
Ragazzi, parliamoci chiaro: il cambiamento climatico è LA sfida del nostro tempo. È una minaccia ambientale, sociale ed economica enorme, e tutti dobbiamo fare la nostra parte. Ma sapete qual è una delle industrie che, forse un po’ a sorpresa, pesa tantissimo sulla bilancia ambientale? Proprio lei, l’industria tessile e dell’abbigliamento (TCI). Pensate che è considerata la quarta per impatto ambientale e climatico! Se non cambiamo rotta, la situazione rischia di diventare davvero critica.
La produzione tessile globale è praticamente raddoppiata tra il 2000 e il 2015, e si prevede che il consumo di vestiti e scarpe aumenterà del 63% entro il 2030. Numeri da capogiro, vero? Questo significa più pressione sul clima, sull’acqua, sulle risorse. L’Unione Europea ha messo il settore tessile nel mirino, definendolo come una catena del valore chiave che ha un bisogno urgente e un forte potenziale per passare a modelli di produzione, consumo e business più sostenibili e circolari. Non possiamo più permetterci il modello lineare “produci, usa e getta” che consuma tantissimo e ricicla pochissimo. E non dimentichiamoci delle microplastiche rilasciate durante i lavaggi… un altro bel problema!
Se continuiamo così, entro il 2050 l’industria tessile potrebbe arrivare a consumare da sola il 26% del budget di carbonio mondiale, mettendo a serio rischio gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. È evidente che serve un cambio di passo, e subito. La decarbonizzazione è fondamentale.
Perché un Calcolatore Proprio per il Portogallo?
In questo scenario, ho partecipato a un progetto davvero affascinante: lo sviluppo, l’implementazione e la validazione di un calcolatore di impronta di carbonio (CF) specificamente pensato per il settore tessile e dell’abbigliamento (TCS) portoghese. Perché proprio il Portogallo? Beh, lì il tessile è una delle industrie più antiche, tradizionali e importanti dell’economia nazionale. Nel 2021 contava oltre 11.800 aziende e dava lavoro a quasi 127.000 persone! Un settore così rilevante deve avere gli strumenti giusti per affrontare la sfida della sostenibilità.
L’obiettivo principale del nostro lavoro è stato proprio questo: creare uno strumento, basato sugli standard del GHG Protocol e sulla metodologia dell’Analisi del Ciclo di Vita (LCA), che permettesse alle aziende portoghesi del settore di misurare le proprie emissioni di gas serra (GHG). Volevamo dare loro un modo pratico, accessibile (l’abbiamo costruito usando Microsoft Excel!) per capire il proprio impatto e, di conseguenza, agire.
Come Funziona Questo Strumento “Magico”?
Il nostro calcolatore non è una scatola nera, anzi! È stato progettato per essere trasparente e seguire standard internazionali rigorosi. Abbiamo seguito diverse fasi:
- Definire i confini organizzativi: Chiarire di quali emissioni l’azienda è direttamente responsabile.
- Definire i confini operativi: Qui entra in gioco la classificazione in Scope.
- Scope 1: Emissioni dirette da fonti possedute o controllate dall’azienda. Abbiamo incluso l’energia prodotta in loco (anche cogenerazione), i trasporti di materie prime, prodotti finiti e personale con mezzi propri, e l’uso di acqua da fonti private.
- Scope 2: Emissioni indirette derivanti dall’acquisto di energia (elettricità, vapore, calore).
- Scope 3: Tutte le altre emissioni indirette lungo la catena del valore. Qui c’è un mondo: uso di acqua pubblica, acque reflue, trasporti esterni, viaggi di lavoro dei dipendenti (compresi pernottamenti!), smaltimento dei rifiuti, trattamento a fine vita dei prodotti venduti.
Abbiamo anche previsto la possibilità di quantificare le emissioni evitate (ad esempio, usando energia rinnovabile autoprodotta o recuperando/riutilizzando rifiuti) e le misure di compensazione del carbonio (come la piantumazione di alberi).
- Scegliere metodologia e fattori di emissione (EFs): Abbiamo identificato gli indicatori chiave che contribuiscono maggiormente all’impronta di carbonio e selezionato i fattori di emissione appropriati. Dove possibile, abbiamo usato dati specifici portoghesi, presi da database nazionali o forniti dalle aziende stesse. Questo è un punto cruciale per avere risultati realistici! Per calcolare le emissioni, abbiamo seguito le linee guida IPCC 2006, applicando i fattori di emissione ai dati di attività (ad esempio, kWh di elettricità consumata, litri di carburante, kg di rifiuti prodotti).
- Raccogliere i dati: Questa è stata una delle sfide più grandi! Abbiamo applicato il calcolatore a due casi studio reali: l’Azienda A (settore tessile, verticalmente integrata) e l’Azienda B (settore abbigliamento). Abbiamo usato i dati del 2022, concentrandoci sulle fasi di produzione e trasporto (purtroppo, i dati su materie prime e fine vita non erano completi).
- Calcolare le emissioni: Inseriti i dati nel calcolatore… et voilà!
- Preparare il report: Il calcolatore genera un report chiaro che mostra le emissioni totali e la loro suddivisione per Scope e per componente (energia, trasporti, rifiuti, ecc.).
La Prova sul Campo: Due Aziende Sotto la Lente
Applicare il calcolatore alle aziende A e B ci ha dato risultati molto interessanti e ha evidenziato differenze significative.
L’Azienda A, che ha un ciclo produttivo più complesso (dal filato al prodotto finito, con processi chimici), ha mostrato un’impronta di carbonio totale di circa 10.000 tonnellate di CO2 equivalente (t CO2e) nel 2022, che corrisponde a circa 0,40 kg CO2e per unità di prodotto. Il “colpevole” principale? Il consumo di energia (gas naturale, biomassa, calore, vapore) durante la produzione, responsabile del 76% delle emissioni totali! L’energia acquistata (Scope 2) pesava per il 15%. Questo è tipico delle aziende verticalmente integrate con processi energivori. Curiosamente, l’Azienda A sta investendo in cogenerazione a biomassa, considerata CO2 neutrale, per ridurre i costi e l’impatto.
L’Azienda B, focalizzata sull’abbigliamento (processi meno energivori, più assemblaggio), ha avuto un’impronta totale molto più bassa, stimata in 188 t CO2e. Qui, la sorpresa è stata che il componente con il maggiore impatto è stato lo smaltimento dei rifiuti, che ha rappresentato il 38% del totale! L’energia acquistata (Scope 2) contava per il 35%. Non avendo il dato sulla produzione unitaria, non abbiamo potuto calcolare l’impronta per capo.
Questi risultati urlano una cosa: le emissioni di Scope 3 non possono più essere ignorate! Per l’Azienda B, i rifiuti (Scope 3) sono stati il fattore dominante. Anche per l’Azienda A, componenti come il trattamento delle acque reflue (4% del totale) e i rifiuti (4% del totale) rientrano nello Scope 3 e hanno un peso non trascurabile. Questo conferma quanto sia importante per le aziende avere una visione completa della propria catena del valore.
Un altro aspetto critico emerso è la gestione dell’acqua e dei rifiuti. L’Azienda A, con i suoi processi “umidi”, consuma molta più acqua (sia da fonti private che dalla rete pubblica) e genera più acque reflue rispetto all’Azienda B. Il trattamento di queste acque reflue contribuisce significativamente alle emissioni di Scope 3 dell’Azienda A. Per quanto riguarda i rifiuti, la sfida è stata ottenere informazioni dettagliate sul loro destino finale dagli operatori di smaltimento. Spesso le aziende sanno a chi conferiscono i rifiuti, ma non cosa ne viene fatto dopo (riciclo, discarica, incenerimento), e questo rende difficile calcolare le emissioni con precisione. È chiaro che serve più trasparenza e un maggiore sforzo verso il recupero e il riutilizzo.
Affidabilità Garantita? La Validazione
“Ok”, vi chiederete, “ma questo calcolatore è affidabile?”. Domanda lecita! Per verificarlo, abbiamo usato un metodo di autovalutazione, confrontando i nostri risultati con quelli di due calcolatori online già esistenti (il GGEC delle Nazioni Unite e l’HCO del Ministero spagnolo) e, per l’Azienda A, anche con un’analisi LCA dettagliata fatta con il software SimaPro.
Cosa abbiamo scoperto? Per componenti come il consumo di elettricità e carburante (diesel), i risultati del nostro calcolatore erano molto coerenti con quelli degli altri strumenti online. Questo ci ha dato una buona conferma della solidità della metodologia. Le differenze maggiori le abbiamo viste per la biomassa, principalmente a causa dei diversi fattori di emissione utilizzati: noi abbiamo usato dati portoghesi aggiornati al 2022, mentre gli altri calcolatori usavano dati più vecchi. Anche per le acque reflue c’erano discrepanze, sempre legate ai fattori di emissione specifici.
Il confronto con l’analisi LCA su SimaPro per l’Azienda A ha mostrato che, sebbene i valori per singoli componenti potessero differire (di nuovo, soprattutto per i fattori di emissione dell’elettricità, più vecchi nel database LCA), le emissioni totali erano molto simili (1.0 x 10^7 kg CO2e con il nostro calcolatore vs 1.2 x 10^7 kg CO2e con SimaPro). L’LCA ha anche confermato che il consumo di combustibile (gas naturale) e di elettricità erano i principali responsabili del potenziale di riscaldamento globale (GWP).
La validazione ha quindi confermato che il nostro calcolatore è uno strumento accurato, con il grande vantaggio di utilizzare, ove possibile, dati e fattori di emissione specifici per il contesto portoghese, rendendo la stima dell’impronta di carbonio più realistica per le aziende locali.
Il Futuro è Sostenibile (e Misurabile!)
Allora, cosa ci portiamo a casa da questa esperienza? Che avere uno strumento come il nostro calcolatore di impronta di carbonio è fondamentale. Permette alle aziende del settore tessile e dell’abbigliamento portoghese di:
- Quantificare le proprie emissioni GHG per Scope 1, 2 e 3.
- Identificare le attività e i processi a maggiore impatto.
- Monitorare i progressi nel tempo.
- Definire strategie mirate di riduzione e mitigazione.
Certo, la sfida della raccolta dati rimane. Le aziende devono migliorare i loro processi di monitoraggio e gestione dei dati per poter sfruttare appieno strumenti come questo. Ma il gioco vale la candela. In un mercato sempre più attento all’ambiente, dimostrare un impegno concreto per la sostenibilità non è solo una questione etica, ma anche un vantaggio competitivo.
Il calcolatore è un punto di partenza. Il passo successivo è agire: implementare l’uso di materiali eco-compatibili (fibre organiche, riciclate), adottare tecnologie innovative a basso consumo energetico e idrico (come la tintura a CO2 supercritica o trattamenti all’ozono), ottimizzare la gestione dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare e della produzione snella. Le misure di compensazione, come la riforestazione, dovrebbero essere l’ultima spiaggia, dopo aver fatto tutto il possibile per ridurre.
Il nostro calcolatore è lì, pronto per essere usato. È uno strumento pratico, versatile e adattato alla realtà portoghese, che può davvero aiutare il settore a intraprendere il percorso verso la neutralità carbonica e gli obiettivi di sostenibilità nazionali e globali. E chissà, magari in futuro potremo affinarlo ancora di più ed estenderlo ad altri settori industriali! La strada è tracciata, basta avere gli strumenti giusti per percorrerla.
Fonte: Springer