Medicina: Quando la Passione Brucia? Viaggio nel Cuore del Burnout Studentesco in Nigeria
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore e che, purtroppo, tocca da vicino tantissimi futuri medici: il burnout. Sì, quella sensazione di esaurimento totale che può colpire chiunque, ma che sembra avere un’incidenza particolarmente alta tra chi studia medicina. Ci siamo mai chiesti davvero cosa significhi per uno studente sentirsi “bruciato” ancora prima di iniziare la carriera?
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante, condotto tra gli studenti di medicina dell’Università di Ibadan, in Nigeria. E lasciate che ve lo dica, i risultati sono stati un vero pugno nello stomaco, ma anche un’importante chiamata all’azione.
Un Contesto Difficile: Studiare Medicina in Nigeria
Prima di tuffarci nei numeri, è fondamentale capire il contesto. Studiare medicina è tosto ovunque, ma in Nigeria, come ci racconta lo studio, ci sono sfide aggiuntive. Oltre alla pressione accademica tipica del percorso, gli studenti devono fare i conti con una situazione socioeconomica spesso precaria e con un sistema universitario che, nonostante i progressi, soffre di problemi come:
- Scarsi finanziamenti
- Rapporto docenti/studenti elevato
- Strutture e alloggi non sempre adeguati
- Necessità di aggiornare continuamente i programmi di studio
Insomma, un terreno già fertile per lo stress, ancor prima di considerare le specificità della formazione medica.
Cos’è Davvero il Burnout?
Spesso ne sentiamo parlare, ma cosa intendiamo esattamente? Lo studio lo definisce come una sindrome derivante da un’esposizione prolungata allo stress lavorativo (o, in questo caso, di studio). Si manifesta principalmente con tre “sintomi”:
- Esaurimento: sentirsi completamente svuotati, emotivamente e fisicamente.
- Negativismo/Cinismo: sviluppare un atteggiamento distaccato e negativo verso lo studio o il futuro lavoro.
- Ridotta Efficacia Professionale: sentirsi incompetenti e avere la sensazione di non riuscire a combinare nulla di buono.
Vi suona familiare? Purtroppo, per molti studenti di medicina, sì.
Lo Studio di Ibadan: Un Approccio Completo
La bellezza di questa ricerca sta nel suo approccio “misto”. Non si sono limitati a raccogliere numeri con questionari online (coinvolgendo ben 355 studenti dal secondo al sesto anno!), ma hanno anche ascoltato direttamente la voce degli studenti attraverso un focus group. Hanno usato strumenti specifici come l’Oldenburg Burnout Inventory for Students (OLBI-S) per misurare il burnout e la Multidimensional Scale of Perceived Social Support (MSPSS) per valutare il supporto sociale percepito. Unire dati quantitativi e qualitativi ci dà un quadro molto più ricco e profondo.

I Numeri Che Fanno Riflettere: Una Prevalenza Scioccante
Ed eccoci al dato che mi ha colpito di più: ben l’81.1% degli studenti intervistati rientrava nella categoria “burnout”. Avete letto bene, più di 4 studenti su 5! Questo tasso è significativamente più alto rispetto a studi simili condotti in altre parti del mondo (ad esempio, Cipro con il 18.1% o Kathmandu con il 66%). Certo, le metodologie possono variare, ma è un segnale d’allarme potentissimo che non possiamo ignorare.
Chi è Più a Rischio?
Lo studio ha anche evidenziato alcune tendenze interessanti:
- Genere: Le studentesse sembrano soffrire di più, con un tasso di burnout del 91.7% contro il 73.8% dei colleghi maschi (una differenza statisticamente significativa). Le ragioni precise di questa disparità meritano ulteriori approfondimenti.
- Anno di Corso: Il burnout tende ad aumentare con l’avanzare degli studi. Si passa dal 72% al secondo anno fino a un picco del 90.4% al sesto anno. Questo suggerisce un accumulo di stress e pressione man mano che ci si avvicina alla laurea e alle responsabilità cliniche.
- Alloggio: Curiosamente, chi viveva nei dormitori universitari riportava livelli di burnout leggermente più alti rispetto a chi viveva fuori, anche se la differenza non era statisticamente significativa. Forse vivere fuori permette di “staccare” di più?
Le Radici del Problema: Perché Così Tanti Studenti Sono in Burnout?
Sia i questionari che le discussioni nel focus group hanno fatto emergere cause molto chiare. Le più citate?
- Carico di studio eccessivo: Lezioni, tirocini, turni lunghi… la sensazione di essere costantemente sommersi.
- Mancanza di pause adeguate: Un ritmo accademico incessante, senza sufficienti momenti per recuperare le energie. Come ha detto uno studente nel focus group: “Siamo letteralmente a scuola tutto l’anno”.
- Stress fisico e richieste impegnative: La medicina è anche fisicamente stancante.
- Disturbi emotivi: Legati alla pressione, alla competizione, o all’esposizione a situazioni difficili in ambito clinico.
- Supporto carente dai colleghi più anziani o atteggiamenti negativi dai docenti: Sentirsi soli o giudicati non aiuta di certo.
- Mancanza di feedback costruttivi.
- Problemi logistici: La frustrazione per la mancanza di servizi di base come elettricità e acqua corrente negli alloggi, che aggiunge stress allo stress.

La Forza del Supporto Sociale… e le Debolezze di Quello Istituzionale
Un dato apparentemente contraddittorio è che, nonostante l’alto tasso di burnout, quasi il 60% degli studenti riportava un forte supporto sociale percepito, soprattutto dalla famiglia (68.2%) e dagli amici (53.2%). Nel focus group, gli studenti hanno confermato: le amicizie all’interno della facoltà (“capiscono cosa stai passando”), la famiglia, gli eventi sociali (“ogni occasione è buona per scaricare lo stress”) e gli incontri religiosi sono ancore di salvezza fondamentali.
Qui però emerge un altro punto critico: il supporto istituzionale. Sebbene quasi il 60% degli studenti fosse a conoscenza dell’esistenza di un servizio di counseling psicologico offerto dal College di Medicina, solo un misero 3.9% ne aveva mai usufruito! Perché questa enorme discrepanza? Gli studenti nel focus group hanno espresso scetticismo, percependo il servizio come poco efficace o sentendosi a disagio nel chiedere aiuto proprio all’istituzione che, in parte, vedono come fonte del loro stress. Una studentessa ha parlato di “relazione tossica”. È un paradosso che fa riflettere: i servizi ci sono, ma non vengono usati.
Cosa Possiamo Imparare? Raccomandazioni per il Cambiamento
Questo studio non si limita a fotografare un problema, ma offre anche spunti concreti per migliorare la situazione. Le raccomandazioni emerse sono chiare:
- Più Pause Accademiche: Introdurre pause più frequenti e regolari nel calendario per permettere un vero recupero. Uno studente ha suggerito “una settimana libera ogni trimestre”.
- Migliorare le Infrastrutture: Garantire condizioni di vita e studio dignitose, a partire dai servizi essenziali come luce e acqua.
- Potenziare i Servizi di Supporto Istituzionale: Renderli più visibili, accessibili e, soprattutto, efficaci e affidabili agli occhi degli studenti. Forse ripensando le modalità di erogazione?
- Creare un Ambiente più Sano: Investire in spazi verdi, strutture sportive e attività ricreative che favoriscano il benessere psicofisico.
- Riforma Curriculare: Bilanciare meglio il carico di studio.
- Supporto Finanziario: Programmi come “Sponsor-a-Student” sono visti positivamente perché alleviano lo stress economico.
Un Messaggio Urgente per il Futuro della Sanità
I risultati di questo studio, condotto nella più antica scuola di medicina della Nigeria, sono un campanello d’allarme che risuona ben oltre i confini dell’Università di Ibadan. Il burnout non è solo un problema individuale dello studente; ha implicazioni enormi sulla sua salute mentale, sul suo rendimento accademico, sulla sua capacità di empatia e, in definitiva, sulla qualità dell’assistenza sanitaria che potrà offrire in futuro.
Affrontare il burnout negli studenti di medicina non è un lusso, ma una necessità. Richiede riforme sistemiche, un cambio di cultura all’interno delle istituzioni accademiche e un impegno collettivo per creare un ambiente di apprendimento più sostenibile e umano. Perché la passione per la medicina non dovrebbe mai “bruciare” i medici del domani, ma alimentarli.

Fonte: Springer
