Veduta aerea di Budapest con evidenziati in verde brillante parchi urbani, tetti verdi e corridoi ecologici lungo il Danubio, integrati armoniosamente nel tessuto cittadino. Obiettivo grandangolare 24mm, luce dorata del tardo pomeriggio, alta definizione per mostrare i dettagli delle soluzioni basate sulla natura e l'interazione tra ambiente costruito e naturale.

Budapest e il Verde Urbano: I Cittadini Dicono la Loro sulle Soluzioni Naturali!

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare, alla scoperta di come una grande città europea, Budapest, stia cercando di diventare più verde e resiliente. E la cosa più interessante? Lo faremo ascoltando direttamente la voce dei suoi abitanti! Perché, diciamocelo, quando si parla di trasformare le nostre città, l’opinione di chi ci vive ogni giorno è fondamentale, non trovate?

Il tema caldo, letteralmente e metaforicamente, è quello dei cambiamenti climatici. Le nostre città devono affrontare sfide ambientali, sociali ed economiche sempre più complesse. Ma c’è una speranza, e si chiama Soluzioni Basate sulla Natura (SBN). Immaginate parchi che rinfrescano l’aria, tetti che diventano giardini, fiumi che tornano a respirare… bello, vero? Le SBN sono proprio questo: un modo per aumentare la resilienza urbana e la capacità di adattamento, promuovendo al contempo la sostenibilità. Sembra un sogno, ma è una realtà sempre più concreta.

Ora, capire cosa ne pensa la gente di queste soluzioni è cruciale. Può svelarci se i benefici arrivano davvero a tutti, se la comunicazione è efficace e se c’è abbastanza coinvolgimento. Ed è qui che entra in gioco uno studio affascinante condotto a Budapest, che ha intervistato ben 821 residenti per capire la loro percezione delle infrastrutture urbane, con un focus sugli spazi verdi e, appunto, sulle SBN. Pensate che, nonostante a Budapest si studi tanto l’adattamento e la mitigazione climatica, nessuno prima d’ora si era concentrato specificamente su cosa ne pensassero i cittadini delle SBN. E perché proprio Budapest? Beh, è la città più influente d’Ungheria, un vero e proprio motore economico, culturale e politico. Quello che succede lì, nel bene e nel male, può fare da modello per l’intero paese.

Ma cosa ne pensano i cittadini di Budapest?

I risultati sono davvero illuminanti! Innanzitutto, emerge che i residenti di Budapest apprezzano la multifunzionalità nelle infrastrutture urbane. Non vogliono solo una panchina per sedersi, ma uno spazio che offra più benefici contemporaneamente. E dagli spazi verdi si aspettano proprio questo: una miriade di vantaggi. Questo è un segnale importantissimo, perché le SBN sono famose proprio per la loro capacità di offrire molteplici funzioni. Quindi, c’è già una buona base di partenza!

Un altro dato interessante riguarda la familiarità con il concetto stesso di SBN. Diciamo che è “moderata”, ma c’è una correlazione positiva: più le persone conoscono le SBN, più ne riconoscono i benefici. Questo ci dice quanto sia importante comunicare e spiegare bene di cosa si tratta. Non basta creare un tetto verde, bisogna anche far capire perché è lì e cosa fa per la città e per chi ci vive.

Lo studio ha anche esplorato come i cittadini associno specifici tipi e scale di SBN a diversi benefici. È emerso che, per affrontare in modo completo le sfide climatiche, probabilmente è necessaria una gamma diversificata di interventi. Non c’è una soluzione unica che vada bene per tutto. E qui viene il bello (o il brutto, a seconda dei punti di vista): a volte c’è un divario tra gli obiettivi che ricercatori e progettisti attribuiscono alle SBN e i benefici che invece percepisce il pubblico. Capire il perché di queste divergenze è fondamentale per affinare le strategie e rendere i progetti più efficaci.

Budapest, come molte capitali europee, affronta sfide come la qualità dell’aria, la gestione dell’acqua e la biodiversità. Problemi che hanno un impatto diretto sulla salute pubblica, sull’economia e sulla qualità della vita. La città sta cercando di muoversi verso la sostenibilità, ad esempio espandendo gli spazi verdi, dando priorità a pedoni e ciclisti e migliorando il trasporto pubblico. Ma, come potete immaginare, questi cambiamenti scatenano dibattiti e punti di vista differenti. Ecco perché sondare l’opinione pubblica è così importante: ci aiuta a capire quanto le persone abbiano adottato questi concetti e queste realizzazioni, e dove invece ci sono dei “buchi” tra gli obiettivi prefissati e i risultati percepiti.

Fotografia di un parco urbano multifunzionale a Budapest, obiettivo grandangolare 10-24mm, lunga esposizione per nuvole soffici e acqua liscia di un laghetto, persone che si rilassano su panchine smart e bambini che giocano in un'area giochi ecologica, circondati da alberi rigogliosi e aiuole fiorite, con edifici storici sullo sfondo. Luce del tardo pomeriggio che crea un'atmosfera calda e accogliente.

Pensate, ad esempio, ai “prati fioriti per api” (bee meadows). A Budapest li hanno introdotti come azione per il clima, perché aumentano la biodiversità e la resilienza a siccità, deflusso eccessivo, erosione del suolo e calore. Eppure, alcuni media li hanno criticati, definendoli un segno di incuria. Un’indagine tra i residenti, come quella di cui stiamo parlando, serve proprio a capire la reale percezione e accettazione di queste iniziative innovative.

La familiarità con le SBN: un fattore chiave

Il questionario utilizzato nello studio era bello corposo, diviso in nove sezioni. Si chiedeva di tutto: dati demografici, frequenza di visita agli spazi verdi, percezione dell’impatto dei cambiamenti climatici, conoscenza delle SBN, aspettative… un vero e proprio check-up! È emerso che il 43,1% degli intervistati aveva già sentito parlare del termine SBN. E a chi ne aveva sentito parlare, è stato chiesto di indicare fino a tre esempi che ritenevano più pertinenti e di nominare un’implementazione specifica a Budapest.

Quali sono stati gli esempi più gettonati? Alberi e parchi, senza dubbio! Seguiti dalle pareti verdi (green walls). Poi giardini, laghi artificiali e pratiche di coltivazione in giardini/terrazze. Curiosamente, fontane e fiori sui balconi sono stati considerati meno rilevanti, nonostante la letteratura scientifica ne riconosca i potenziali benefici. Questo ci fa capire che forse c’è una tendenza a sottovalutare l’utilizzo di questi elementi per la produzione alimentare, anche se è interessante notare una preferenza per un insieme diversificato di esempi di SBN, che toccano diversi contesti spaziali e di proprietà.

Un dato che fa riflettere: sebbene quasi la metà degli intervistati conoscesse il termine SBN, solo circa il 26% del campione totale è riuscito a nominare un esempio concreto a Budapest. Eppure, la città ha molti esempi, sia storici che recenti! Gli esempi citati più spesso sono state campagne di piantumazione di alberi o parchi di varie dimensioni. La cosa positiva è che molti hanno menzionato parchi, laghi artificiali e aree naturali realizzati molto prima che emergessero i concetti di infrastruttura verde e SBN. Questo suggerisce che, almeno per una parte della popolazione, la comprensione del concetto va oltre le etichette.

E qui arriva un punto cruciale: lo studio ha dimostrato una differenza significativa nelle aspettative di beneficio a seconda della familiarità con il termine SBN. Chi già conosceva il termine era più propenso ad attribuire ogni tipo di beneficio alle implementazioni rispetto a chi non lo conosceva. Questo conferma quanto sia necessario comunicare di più e meglio le iniziative a Budapest. Anche se il concetto di SBN può sembrare complicato, una comunicazione più diffusa può aiutare a farlo entrare nel linguaggio comune e nel dibattito pubblico, aumentando la consapevolezza.

Quali benefici ci si aspetta? E da cosa?

Quando si è trattato di esprimere le aspettative generali, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e idrico è risultato il beneficio più attribuito agli spazi verdi. Seguono benefici legati alla sostenibilità sociale (come la salute e il benessere) e ambientale. La bellezza paesaggistica è al quarto posto, e non sottovalutiamola: può influenzare positivamente l’opinione pubblica! Anche l’aumento del valore immobiliare è tra i primi cinque, anche se qui, secondo me, bisognerebbe approfondire se i cittadini sono consapevoli delle possibili conseguenze, come la gentrificazione.

Un po’ meno atteso, invece, è il beneficio dell’adattamento ai cambiamenti climatici (come mitigare siccità e inondazioni). Sembra esserci un gap informativo, una sorta di scetticismo sulla capacità degli spazi verdi di fornire questo servizio. E anche l’associazione con spazi per sport e attività ricreative è relativamente bassa. In fondo alla classifica troviamo il rafforzamento del senso di comunità.

Lo studio ha poi analizzato l’attribuzione di benefici a dodici diversi tipi di SBN, mostrando anche una foto rappresentativa per ciascuno (evitando foto di Budapest per non influenzare le risposte). Ecco alcuni spunti interessanti:

  • Tetti verdi, pareti verdi e cortili interni verdi: ci si aspetta che purifichino l’aria e contribuiscano alla salute e al benessere. Meno riconosciuto, invece, il loro potenziale per la sicurezza alimentare attraverso l’agricoltura urbana.
  • Prati fioriti per api: associati principalmente alla biodiversità. La loro capacità di gestire l’acqua e mitigare la siccità è riconosciuta solo da circa il 40-43% della popolazione. Qui c’è chiaramente bisogno di più comunicazione!
  • Alberi stradali: alta attribuzione di benefici generali, tra cui la rigenerazione urbana, un aspetto spesso meno enfatizzato rispetto ai benefici ambientali e sociali.
  • Orti comunitari: qui le aspettative sui benefici sociali ed economici sono alte, così come per la rigenerazione urbana. Anche la sicurezza alimentare e la produzione/consumo sostenibile sono ben riconosciuti.
  • Parchi urbani: ottimi per biodiversità, calore estremo, inquinamento atmosferico, salute e rigenerazione urbana. Meno per le sfide legate all’acqua.
  • Superfici permeabili e fasce di infiltrazione: prevedibilmente, l’attribuzione di benefici è più limitata alle loro funzioni specifiche. Sorprende un po’ che la loro capacità di rispondere alle sfide idriche sia riconosciuta da meno di tre quarti della popolazione.
  • Pianure alluvionali verdi, zone umide/laghi e ripristino fluviale (scala MACRO): qui l’associazione con i benefici ambientali è forte. Il ripristino fluviale, in particolare, è l’unico tipo di intervento a cui vengono attribuiti con forza ben undici dei dodici benefici indagati!

In generale, emerge una forte attenzione ai benefici ambientali, alla salute, al benessere e alla rigenerazione urbana. C’è però anche un’aspettativa per servizi meno ovvi, come la sicurezza alimentare, attraverso misure mirate. E, cosa importante, i benefici economici delle SBN (come la creazione di posti di lavoro) non sembrano essere percepiti con altrettanta forza. Forse perché non se ne parla abbastanza?

Macro fotografia di un'ape che impollina un fiore selvatico in un prato fiorito urbano a Budapest, obiettivo macro 100mm, alta definizione dei dettagli dell'ape e dei petali del fiore, illuminazione controllata per esaltare i colori vivaci, sfondo sfocato per concentrare l'attenzione sul soggetto.

La scala conta? Micro, Meso, Macro SBN

Lo studio ha anche classificato le SBN in base alla scala: MICRO (tetti verdi, pareti verdi, cortili interni verdi), MESO (superfici permeabili, alberi stradali, prati fioriti, fasce di infiltrazione, orti comunitari, parchi urbani) e MACRO (pianure alluvionali verdi, zone umide/laghi, ripristino fluviale). Ebbene sì, la scala sembra contare!

Le implementazioni su scala MACRO sono associate a un potenziale maggiore nel fornire vari servizi rispetto alle altre scale. Questo non significa sminuire le altre, anzi! Spesso le soluzioni MACRO integrano elementi presenti anche nelle scale inferiori. Ad esempio, gli alberi (MESO) sono fondamentali anche nelle pianure alluvionali verdi (MACRO). Quindi, più che una preferenza assoluta, si tratta forse di riconoscere un potenziale amplificato quando più elementi e misure vengono combinati su larga scala.

Interessante notare che, per alcuni benefici specifici, la percezione cambia. Ad esempio, per la mitigazione del calore estremo, le soluzioni MICRO e MACRO sono considerate ugualmente rilevanti. Per la rigenerazione urbana, invece, non c’è una differenza significativa tra MICRO e MESO. Questo ci dice che serve un mix di scale per affrontare le diverse sfide della sostenibilità urbana.

Cosa possiamo imparare da tutto questo?

Questa ricerca ci lascia con alcuni spunti preziosi. Primo: la comunicazione è tutto. Bisogna investire di più per far conoscere le SBN, i loro benefici, e anche i progetti specifici realizzati in città. Più le persone sanno, più apprezzano e supportano.

Secondo: la diversità è la chiave. Non esiste la SBN perfetta per ogni cosa. Serve un portafoglio variegato di soluzioni, a scale diverse, per rispondere in modo efficace alle molteplici sfide urbane. Pensate a un mix: tetti e cortili verdi per migliorare l’aria e rinfrescare, orti comunitari per la coesione sociale e il cibo a km zero, e grandi interventi come il ripristino dei fiumi per gestire l’acqua su vasta scala.

Terzo: ascoltare i cittadini è fondamentale. Confrontare le percezioni dei cittadini con le analisi degli esperti può aiutarci a capire dove concentrare gli sforzi, sia in termini di implementazione che di comunicazione. Se, ad esempio, i benefici economici delle SBN non sono percepiti, bisogna capire se è un problema di comunicazione o se effettivamente quei benefici non si stanno concretizzando come dovrebbero.

Infine, non dimentichiamoci che, al di là degli indicatori tecnici, le percezioni e le aspettative locali sono importantissime. Coinvolgere la comunità, comunicare chiaramente e garantire una rappresentanza diversificata sono passi essenziali per una distribuzione equa dei benefici e per evitare che i progetti non raggiungano i loro obiettivi. Integrare il feedback del pubblico nel monitoraggio delle SBN può aiutarci a identificare ostacoli, colli di bottiglia e opportunità di miglioramento.

Insomma, rendere le nostre città più verdi e vivibili è un lavoro di squadra. E la voce dei cittadini, come ci dimostra questo studio su Budapest, è una bussola preziosa per navigare questa transizione. Voi cosa ne pensate? La vostra città sta andando in questa direzione?

Fonte: Springer

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