Fotografia aerea di un cluster di antichi villaggi cinesi annidati tra colline verdi e campi coltivati, al tramonto. Le case tradizionali con tetti di tegole scure creano un pattern armonioso. Obiettivo grandangolare 24mm, lunga esposizione per cieli soffusi, messa a fuoco nitida sul paesaggio.

Borghi Antichi Connessi: Salvare il Passato con la Scienza delle Reti è la Nuova Frontiera!

Amici, vi siete mai chiesti come possiamo salvare quei meravigliosi borghi tradizionali che sembrano sospesi nel tempo, ma che rischiano di scomparire sotto il peso dell’urbanizzazione e della modernità? Io sì, e oggi voglio parlarvi di un approccio davvero affascinante che arriva dalla Cina e che potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla conservazione del nostro patrimonio: la protezione e valorizzazione dei borghi in cluster, analizzata con gli strumenti della scienza delle reti. Sembra complicato? Tranquilli, cercherò di spiegarvelo come se stessimo chiacchierando davanti a un caffè!

La Sfida: Cultura vs. Sviluppo, un Equilibrio Delicato

Immaginate questi villaggi, ricchi di storia, con architetture uniche e tradizioni secolari. Da un lato, c’è la necessità impellente di preservare questa “autenticità”, come ci insegna la Carta di Venezia del 1964. Dall’altro, però, la vita va avanti. L’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno cambiato i nostri stili di vita, e le antiche dimore, per quanto belle, spesso non rispondono più alle esigenze moderne. Così, ci troviamo di fronte a un bivio: edifici storici che cadono a pezzi, tecniche costruttive tradizionali che si perdono, economie locali asfittiche, strutture industriali monolitiche e, purtroppo, lo spopolamento. Un bel rompicapo, vero?

Non siamo i primi a scontrarci con questo problema. Pensate alla Francia, dove si è passati dalla semplice conservazione alla promozione di uno sviluppo sostenibile attraverso il turismo. O alla Grecia, che solo nel 1985 ha iniziato a proteggere legalmente i suoi insediamenti tradizionali. Il Giappone, poi, ha fatto del paesaggio rurale tradizionale, come quello di Okinawa, una leva per attrarre milioni di turisti. E anche l’ICOMOS, nel 2017, ha riconosciuto il patrimonio rurale come una categoria a sé, che include tutto: dal tangibile all’intangibile, dai villaggi ai templi, dalla cultura popolare all’artigianato.

La Cina e i Suoi “Villaggi Tradizionali”: Un Percorso di Consapevolezza

In Cina, la presa di coscienza è stata relativamente recente. Fino agli anni ’80, diciamocelo, c’era poca attenzione per gli insediamenti antichi. Poi, qualcosa è cambiato. Dal 2012, il governo ha iniziato a censire e proteggere i “villaggi tradizionali cinesi” (quelli costruiti prima della Repubblica di Cina), arrivando a inserirne ben 8155 in una lista di tutela! Questi luoghi sono scrigni di storia, con architetture e usanze uniche, ancora pulsanti di vita. Addirittura, alcuni sono diventati Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, come i Tulou nel Fujian o Hongcun a Xidi. Un contributo enorme alla diversità culturale globale!

Nel 2014, sono arrivate nuove linee guida che, se da un lato miravano a preservare gli edifici, dall’altro limitavano lo sviluppo turistico e commerciale. Ottima intenzione, ma per i villaggi più isolati, magari in montagna, questo ha significato stagnazione economica, perdita di forza lavoro, invecchiamento della popolazione. Un vero dilemma tra conservazione e sviluppo.

L’Idea Geniale: Protezione e Utilizzo dei Villaggi in Cluster (TVCPU)

Ed ecco che arriva la svolta: la Traditional Village Clustered Protection and Utilization (TVCPU). Invece di pensare a ogni villaggio come un’entità isolata, si è iniziato a ragionare in termini di “cluster”, cioè di gruppi di villaggi geograficamente vicini e culturalmente connessi. L’obiettivo? Passare da una protezione “singola” a un modello di “protezione e sviluppo aggregato”. Immaginate i vantaggi: condivisione di infrastrutture, servizi turistici, complementarità delle risorse, e la creazione di veri e propri “distretti” culturali ed economici.

Questa non è un’idea campata in aria. Si basa sulla teoria dei cluster industriali, che ci insegna come la vicinanza geografica tra imprese e istituzioni di supporto possa generare effetti positivi, aumentare la produttività e stimolare l’innovazione. Pensate ai “Taobao Village” in Cina, esempi di successo di sviluppo clusterizzato che hanno rivitalizzato l’economia rurale. Perché non applicare lo stesso principio ai nostri borghi storici?

Fotografia macro di una mappa antica della provincia di Hubei, Cina, con puntine colorate che indicano la posizione dei villaggi tradizionali. Luce calda e controllata per evidenziare i dettagli della carta e delle scritte. Obiettivo macro 100mm, alta definizione.

L’approccio TVCPU, quindi, cerca di integrare le risorse del patrimonio culturale, mitigare la concorrenza sfrenata e promuovere la complementarità, riducendo anche i costi di investimento, ad esempio per strade e strutture turistiche condivise.

La Scienza delle Reti Entra in Campo: Svelare le Connessioni Nascoste

Ma come si fa a decidere quali villaggi raggruppare? Come si identificano le dinamiche interne a questi cluster? Qui entra in gioco la scienza delle reti. Derivata dalla teoria dei grafi, questa disciplina analizza sistemi complessi studiando la topologia della rete e i pattern di connettività tra i “nodi” (nel nostro caso, i villaggi) e le loro “connessioni” (le relazioni economiche, culturali, spaziali). A livello macro, ci aiuta a identificare i nodi “vitali” e i sottogruppi coesi.

Nel nostro studio, ci siamo concentrati sulla parte orientale della provincia di Hubei, un’area ricca di storia (culla della cultura Chu, importante base rivoluzionaria) e con una densa distribuzione di villaggi tradizionali. Abbiamo analizzato 156 villaggi (111 già riconosciuti e 45 ad alto valore di conservazione) per capire come applicare concretamente il TVCPU.

Abbiamo costruito un modello di rete multistrato. Perché multistrato? Perché i villaggi tradizionali sono sistemi complessi, e una singola rete non basterebbe a spiegarli. Abbiamo quindi creato:

  • Una Rete di Sviluppo Economico (EDN): utilizzando il Modello di Minima Resistenza Cumulativa (MCR), che calcola la “resistenza” che un villaggio incontra nell’espandere il suo potenziale economico, considerando fattori come altitudine, pendenza, copertura vegetale, accessibilità stradale, tipo di suolo e persino i dati sull’illuminazione notturna (indice di attività economica).
  • Una Rete di Conservazione Culturale (CPN): usando un Modello Gravitazionale Modificato, per misurare la capacità di un villaggio di irradiare e interagire culturalmente con i vicini, basandoci su indicatori come l’antichità storica, gli attributi specifici del villaggio e la sua ricchezza culturale (numero di edifici tradizionali, patrimonio immateriale, ecc.).

Poi, abbiamo verificato con una procedura chiamata QAP (Quadratic Assignment Procedure) se queste due reti fossero correlate (e lo erano!), per poterle integrare in una Rete di Relazioni Multiple (MRN). Questa super-rete ci ha permesso di avere una visione olistica.

Cosa Abbiamo Scoperto? Nodi, Corridoi e Sottogruppi

Analizzando la MRN, sono emerse cose interessantissime!

  1. Abbiamo identificato otto sottogruppi (cluster) di villaggi, che abbiamo classificato in base alla loro estensione e coesione: alcuni erano confinati in una singola contea, altri si estendevano su più contee in modo aggregato, altri ancora in modo più disperso.
  2. Sono emersi trenta nodi principali, ovvero villaggi con un ruolo chiave. Li abbiamo distinti in:
    • 12 nodi di “potere” (strongest power nodes): quelli con la maggiore influenza complessiva.
    • 8 nodi di “connettività” (strongest connectivity nodes): quelli cruciali per l’efficienza dei collegamenti all’interno della rete.
    • 10 nodi “catena” (chain nodes): veri e propri ponti che collegano diversi sottogruppi, fondamentali per la coesione dell’intera area.

La Rete di Sviluppo Economico, ad esempio, ha mostrato una forma generale a “C” rovesciata, con due principali gruppi di corridoi economici a nord e a sud attorno alla megalopoli di Wuhan, ma con una debole connessione tra le due aree. La Rete di Conservazione Culturale, invece, ha evidenziato come i villaggi con alto impatto culturale fossero concentrati nelle aree montane, come le montagne Mu-fu e Dabie, con una forte attrazione reciproca.

Visualizzazione astratta di una rete complessa con nodi luminosi di diverse dimensioni (che rappresentano i villaggi) e linee di connessione (che rappresentano le relazioni economiche e culturali). Sfondo scuro per far risaltare la rete. Stile futuristico, high detail.

La cosa bella è che la Rete di Relazioni Multiple (MRN), combinando economia e cultura, si è rivelata più robusta e stabile delle singole reti. Questo ci dice che considerare insieme questi due aspetti è fondamentale!

Una Strategia Pratica: “Nodi Centrali che Guidano i Sottogruppi”

Basandoci su queste scoperte, abbiamo proposto una strategia che chiamiamo “nodi centrali che guidano i sottogruppi”. L’idea è semplice ma potente:

  • Identificare i sottogruppi (cluster): La divisione in cluster è il primo passo. Abbiamo visto che ci sono diversi tipi di cluster (all’interno di una singola contea, trans-contea densi, trans-contea dispersi) e ognuno richiede un approccio su misura. Ad esempio, un cluster “disperso” in area montana potrebbe non essere adatto a una pianificazione interna al cluster, ma più a una pianificazione integrata con altri cluster vicini.
  • Puntare sui villaggi “core”: Non tutti i villaggi hanno lo stesso peso. Quelli con il più alto “grado medio” (i nodi di potere) hanno la maggiore influenza e potenziale di sviluppo. Dando priorità a questi, si può stimolare l’intero sottogruppo.
  • Rafforzare la connettività: I villaggi con alta “betweenness centrality” (i nodi di connettività), spesso situati ai confini tra regioni amministrative o al centro della rete, sono cruciali per collegare le diverse aree.
  • Valorizzare i “nodi catena”: Questi villaggi sono i ponti tra i sottogruppi. Rafforzarli significa migliorare la coesione dell’intera rete regionale.

In pratica, si tratta di una strategia “multivariata di attivazione” che coinvolge gruppi, corridoi e villaggi centrali. L’obiettivo è attrarre investimenti, ottimizzare la struttura industriale dei villaggi, aumentarne la vitalità economica e, soprattutto, trattenere la popolazione, il tutto preservando il patrimonio culturale.

Pensateci: invece di disperdere risorse limitate su tutti i villaggi in modo uniforme, ci si concentra su quelli che possono fungere da volano per gli altri. È un po’ come “guidare i cluster attraverso i punti nevralgici”.

Perché Questo Approccio è Rivoluzionario (e Replicabile)?

Questo studio, amici miei, non è solo un esercizio accademico. Propone un quadro analitico innovativo che integra approcci qualitativi e quantitativi per identificare con precisione i villaggi chiave e i loro cluster spaziali. È un metodo scientifico, replicabile e generalizzabile. Certo, ogni regione ha le sue specificità culturali ed economiche, ma il modello può essere adattato semplicemente modificando le variabili considerate nella costruzione delle reti.

Passiamo da una conservazione “descrittiva” di singoli villaggi a una conservazione “comprensiva” basata su cluster. Questo offre una guida preziosa per l’attuazione delle strategie TVCPU, non solo in Cina ma, potenzialmente, in tutto il mondo. È un modo per trovare quel difficile equilibrio tra sviluppo sostenibile e conservazione culturale, assicurando un futuro ai nostri amati borghi tradizionali.

La sfida è grande, ma con strumenti come la scienza delle reti e un approccio strategico basato sui cluster, possiamo davvero sperare di trasformare questi gioielli del passato in centri vitali per il futuro. E voi, cosa ne pensate? Non è affascinante?

Fonte: Springer

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