Blocco SPSIPB: Meno Dolore e Recupero Migliore Dopo Chirurgia al Seno? Vi racconto uno studio!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero colpito nel mondo dell’anestesia e della gestione del dolore, un argomento cruciale, specialmente quando si parla di chirurgia oncologica mammaria. Sappiamo tutti che il cancro al seno è una delle diagnosi più comuni tra le donne a livello globale e, fortunatamente, le terapie sono sempre più efficaci. Ma c’è un aspetto che a volte passa in secondo piano, ma che impatta tantissimo sulla vita delle pazienti: il dolore post-operatorio.
Affrontare un intervento chirurgico al seno, che sia una mastectomia radicale modificata o un’altra procedura oncoplastica, non è una passeggiata. E il dolore dopo l’operazione è una delle complicanze più frequenti e temute. Pensate che studi indicano che fino al 40% delle donne sperimenta dolore acuto e, peggio ancora, il 60% può sviluppare dolore cronico! Questo non solo causa stress, ansia e notti insonni, ma può allungare i tempi di degenza in ospedale e attivare risposte infiammatorie e del sistema nervoso simpatico che non aiutano certo il recupero.
La Sfida: Gestire il Dolore Efficacemente
Per fortuna, non siamo a mani vuote. Esistono diverse strategie per gestire il dolore perioperatorio: farmaci come paracetamolo e antinfiammatori, tecniche di anestesia regionale guidate da ecografia (come i blocchi paravertebrali o pettorali) e l’infiltrazione di anestetico locale direttamente sulla ferita. L’obiettivo è sempre quello di usare un approccio multimodale, combinando diverse tecniche per ottenere il massimo beneficio con i minimi effetti collaterali.
Ed è qui che entra in gioco la novità di cui voglio parlarvi oggi. Nel 2023, un gruppo di ricercatori guidato da Tulgar ha descritto una tecnica innovativa chiamata Blocco del Piano Intercostale del Serrato Posteriore Superiore (Serratus Posterior Superior Intercostal Plane Block), che abbrevieremo in SPSIPB. Sembra complicato, ma l’idea è affascinante: si tratta di un blocco del tronco che, secondo gli studi preliminari su cadaveri e pochi pazienti, promette di “addormentare” la sensibilità di un’area piuttosto vasta, che comprende la parte posteriore del collo, la spalla, l’ascella e metà torace. Potenzialmente utilissimo per interventi al seno, alla spalla o al torace.
Lo Studio: SPSIPB alla Prova dei Fatti
Proprio per capire se questo SPSIPB fosse davvero efficace, è stato condotto uno studio clinico randomizzato controllato (il gold standard della ricerca!) presso l’Ospedale Universitario Zonguldak Bülent Ecevit in Turchia, tra gennaio e marzo 2024. L’obiettivo? Confrontare gli effetti dell’SPSIPB rispetto ai metodi convenzionali sul consumo di oppioidi e sui punteggi del dolore nelle prime 24 ore dopo un intervento di chirurgia oncoplastica al seno (mastectomia radicale modificata con dissezione dei linfonodi ascellari).
Sono state coinvolte 60 pazienti, donne tra i 18 e i 65 anni, divise casualmente in due gruppi:
- Gruppo SPSIPB (30 pazienti): Ricevevano il blocco SPSIPB (con 20 ml di bupivacaina allo 0.25%) eseguito sotto guida ecografica prima dell’induzione dell’anestesia generale.
- Gruppo di Controllo (30 pazienti): Ricevevano l’anestesia generale e la gestione del dolore post-operatoria standard, senza il blocco specifico.
Tutti gli interventi sono stati eseguiti dallo stesso chirurgo e i blocchi dallo stesso anestesista (con esperienza di almeno 50 blocchi SPSIPB), per garantire la massima standardizzazione possibile. Dopo l’intervento, tutte le pazienti avevano a disposizione una pompa per l’analgesia controllata dal paziente (PCA) caricata con tramadolo (un oppioide) e ricevevano paracetamolo ad orari fissi.
I Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?
E adesso, la parte più interessante: i risultati! Cosa è emerso da questo confronto? Beh, le notizie sono decisamente incoraggianti per il blocco SPSIPB.
Consumo di Oppioidi Ridotto: L’obiettivo primario era misurare quanto tramadolo (l’oppioide nella PCA) consumassero le pazienti nelle prime 24 ore. Ebbene, il gruppo SPSIPB ne ha consumato significativamente meno rispetto al gruppo di controllo, sia nelle prime 12 ore che nel totale delle 24 ore (p < 0.05). In media, parliamo di circa 46.6 mg nel gruppo SPSIPB contro 84.6 mg nel gruppo di controllo nelle 24 ore. Una bella differenza! Curiosamente, tra le 12 e le 24 ore, il consumo è stato simile, suggerendo che l'effetto maggiore del blocco si veda soprattutto nella fase immediatamente successiva all'intervento. Meno Dolore Iniziale: Come stavano le pazienti a livello di dolore (misurato con la scala NRS da 0 a 10)? Subito dopo l’intervento (ora 0), sia il dolore a riposo che quello dinamico (provocato da un colpo di tosse) erano significativamente più bassi nel gruppo SPSIPB (p=0.01 e p=0.001). Anche dopo 1 ora, il dolore dinamico era ancora inferiore nel gruppo SPSIPB (p=0.014). Nelle misurazioni successive (2, 6, 12, 24 ore), non c’erano differenze significative tra i gruppi, ma partire con meno dolore è sicuramente un vantaggio.
Migliore Qualità del Recupero: Qui c’è un dato che mi ha colpito molto. Alle pazienti è stato chiesto di compilare il questionario QoR-15 (Quality of Recovery-15) a 24 ore dall’intervento. Questo strumento non misura solo il dolore, ma valuta il recupero in modo più ampio (benessere fisico, emotivo, psicologico). Ebbene, il punteggio globale del QoR-15 era significativamente più alto nel gruppo SPSIPB (p < 0.05). Questo suggerisce che, anche se magari a 24 ore il dolore puntuale poteva essere simile, la percezione generale del recupero era migliore per chi aveva ricevuto il blocco. Meno Remifentanil Durante l’Intervento: Un altro dato interessante riguarda l’anestesia generale. Durante l’operazione, il gruppo SPSIPB ha richiesto una quantità significativamente inferiore di remifentanil (p=0.003), un oppioide molto potente ma a breve durata d’azione usato per mantenere l’anestesia. Questo è potenzialmente positivo, perché alte dosi di remifentanil sono state associate a un fenomeno chiamato iperalgesia indotta da oppioidi (OIH), cioè un’aumentata sensibilità al dolore dopo l’intervento. Usarne meno potrebbe essere protettivo.
Meno Nausea e Vomito: Gli effetti collaterali degli oppioidi, come nausea e vomito, sono spesso un problema. Anche qui, il gruppo SPSIPB ha avuto la meglio: a 12 e 24 ore dall’intervento, l’incidenza di nausea e vomito era significativamente inferiore rispetto al gruppo di controllo (p=0.039 a 12h, p=0.042 a 24h). Un altro bel vantaggio per il comfort delle pazienti!
Importante sottolineare che non sono state riportate complicazioni legate direttamente alla procedura di blocco SPSIPB.
Cosa Significano Questi Risultati?
Secondo me, questo studio aggiunge un tassello importante. Dimostra che l’SPSIPB, inserito in un approccio multimodale, può davvero fare la differenza nella chirurgia oncologica mammaria. Ridurre il consumo di oppioidi è un obiettivo fondamentale oggi, per limitare gli effetti collaterali a breve termine (nausea, vomito, sedazione) e potenzialmente anche i rischi a lungo termine.
Il fatto che migliori la qualità del recupero (QoR-15) anche quando i punteggi del dolore a 24 ore sono simili è molto significativo. Come sottolineano gli autori, il QoR-15 forse ci dà un quadro clinico più completo e rilevante rispetto alla semplice misurazione del dolore in un singolo momento, perché riflette l’esperienza complessiva delle 24 ore.
L’SPSIPB sembra agire bene proprio nelle prime ore cruciali post-intervento, quelle in cui il dolore è spesso più intenso. E ridurre il bisogno di remifentanil intraoperatorio potrebbe avere implicazioni positive nel prevenire l’iperalgesia.
Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti, onestamente riportati dagli autori. Il follow-up era limitato a 24 ore, quindi non sappiamo nulla sugli effetti a lungo termine, in particolare sul dolore cronico. Inoltre, l’SPSIPB non è stato confrontato con altre tecniche di anestesia regionale già consolidate, come il blocco paravertebrale. Sarebbe interessante vedere un confronto diretto in futuro. Infine, non sono stati valutati aspetti come la durata esatta del blocco o l’estensione dell’area anestetizzata (copertura dermatomerica) nelle pazienti dello studio.
Nonostante questo, i risultati sono promettenti. L’SPSIPB si candida come un’opzione valida ed efficace da considerare nell’ambito della gestione del dolore per questo tipo di chirurgia. Meno oppioidi, meno dolore iniziale, meno nausea e un recupero percepito come migliore… direi che sono ottimi motivi per continuare a studiare e, potenzialmente, adottare questa tecnica!
Fonte: Springer