Immagine concettuale fotorealistica per un articolo scientifico sul trapianto di microbiota fecale (FMT) e Blastocystis. Primo piano di una provetta contenente microbiota fecale stilizzato, con una rappresentazione microscopica ingrandita del protozoo Blastocystis che fluttua vicino. Sfondo sfocato di un ambiente di laboratorio high-tech. Obiettivo macro 85mm, alta definizione, illuminazione drammatica controllata, messa a fuoco selettiva su Blastocystis.

Blastocystis e Trapianto Fecale: Ospite Indesiderato o Utile Alleato? La Mia Indagine

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel profondo del nostro intestino, un universo brulicante di vita noto come microbiota. E parleremo di una pratica medica che sta rivoluzionando alcuni trattamenti: il trapianto di microbiota fecale (FMT). Ma c’è un piccolo “abitante” che spesso crea scompiglio nelle selezioni dei donatori: il Blastocystis spp. È un cattivo da escludere a tutti i costi o forse… un potenziale alleato? Seguitemi in questa esplorazione.

Chi è questo Blastocystis? Un Protista Misterioso

Prima di tutto, chiariamo chi è il protagonista di questa storia. Blastocystis spp. è un genere di protisti, organismi unicellulari eucarioti, che vive comunemente nel tratto gastrointestinale di umani e animali. La sua fama è controversa: per anni ci si è chiesti se fosse un patogeno responsabile di sintomi come diarrea e dolori addominali, oppure un semplice commensale, un passeggero innocuo del nostro “autobus” intestinale.

La faccenda si complica perché esistono diverse “versioni” di Blastocystis, chiamate sottotipi (ST). Ad oggi ne conosciamo almeno 38, di cui 14 trovati nell’uomo! Alcuni sottotipi, come l’ST7, sembrano più associati a sintomi, mentre altri, come l’ST3 (il più comune), si trovano spesso in persone perfettamente sane. Anzi, alcune ricerche suggeriscono che la sua presenza potrebbe essere legata a un microbiota più ricco e diversificato, il che è generalmente considerato un segno di buona salute intestinale. Un vero rompicapo, no?

Il Dilemma del Donatore: Escludere o Non Escludere?

Qui entra in gioco il trapianto di microbiota fecale (FMT). Questa tecnica, super efficace per infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile, consiste nel trasferire il microbiota intestinale da un donatore sano a un paziente. Ma selezionare il donatore giusto è cruciale e le linee guida sono severe. Storicamente, la presenza di Blastocystis nelle feci del donatore era un motivo comune di esclusione, rappresentando fino al 40% degli scarti!

Il ragionamento era: “Nel dubbio, meglio non rischiare di trasmettere un potenziale patogeno”. Comprensibile. Tuttavia, come abbiamo visto, la patogenicità di Blastocystis è tutt’altro che certa. E se escludendo questi donatori stessimo perdendo anche microbioti particolarmente “efficaci”, magari proprio grazie alla presenza di Blastocystis e alla maggiore diversità batterica associata?

Recentemente, le cose hanno iniziato a cambiare. L’ultimo consenso europeo sull’FMT, ad esempio, ha fatto un passo importante: non raccomanda più di escludere automaticamente i donatori positivi per Blastocystis. Una decisione basata anche su studi preliminari che suggerivano una trasmissione senza conseguenze negative. Ma c’era un “ma”.

Fresco vs. Congelato: Una Differenza Vitale

La maggior parte degli studi precedenti, incluso uno olandese che aveva involontariamente trattato pazienti con feci contenenti Blastocystis, utilizzava materiale fecale congelato. Il congelamento e scongelamento, però, può danneggiare questi delicati protisti, riducendone la vitalità. Quindi, la domanda rimaneva: cosa succede se si usa materiale fresco, dove Blastocystis è vivo e vegeto? È sicuro? Colonizza stabilmente il ricevente?

Immagine al microscopio elettronico ad altissima definizione, obiettivo macro 105mm, del protozoo Blastocystis subtype 3 (ST3), mostrando dettagli della sua struttura cellulare, illuminazione scientifica precisa e controllata, alto dettaglio.

Ed è qui che entra in gioco lo studio che voglio raccontarvi oggi, un’analisi nata quasi per caso da un trial clinico più ampio (il FAIS trial) sull’FMT per la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) refrattaria negli adolescenti.

L’Esperimento: Tre Adolescenti, un Donatore e Blastocystis ST3

In questo studio olandese, non si escludevano a priori i donatori positivi per Blastocystis. E così, ci siamo trovati con un donatore sano, ma costantemente positivo per Blastocystis sottotipo 3 (ST3), oltre ad altri protozoi considerati non patogeni come Entamoeba coli ed Endolimax nana. Tre ragazze adolescenti (16-20 anni) con IBS severa, che non rispondevano ad altre terapie, hanno ricevuto due trapianti di feci fresche da questo donatore, a distanza di 6 settimane, tramite sondino nasoduodenale. Il tutto sotto stretta osservazione e con un follow-up lungo ben 48 settimane.

Prima di procedere, abbiamo fatto una verifica importante: abbiamo coltivato campioni di feci del donatore sia freschi che congelati. Risultato? Blastocystis cresceva allegramente dai campioni freschi (sia feci tal quali che preparato per FMT), ma non sopravviveva al ciclo di congelamento/scongelamento, nemmeno con l’aggiunta di crioprotettori come il glicerolo. Questo confermava l’importanza di studiare la trasmissione con materiale fresco.

I Risultati: Colonizzazione Sì, Ma Transitoria e Senza Drammi

Ebbene, cosa è successo alle tre pazienti dopo aver ricevuto l’FMT “arricchito” di Blastocystis ST3?

  • Paziente 1: Era negativa per Blastocystis all’inizio. Dopo l’FMT, è diventata positiva per l’ST3 del donatore (rilevato a 6 e 12 settimane). Ma la sorpresa è arrivata dopo: ai controlli successivi (settimana 24 e 48), l’ST3 era scomparso spontaneamente, senza nessuna terapia specifica! Curiosamente, questa paziente ha anche mostrato un miglioramento significativo dei sintomi dell’IBS.
  • Paziente 2: Anche lei era negativa all’inizio e ha acquisito l’ST3 del donatore, risultando positiva fino alla settimana 12. Ai controlli successivi, era ancora positiva per ST3, ma l’analisi della sequenza genetica suggeriva una variante leggermente diversa da quella del donatore (forse una mutazione o un’acquisizione da altra fonte? Difficile dirlo con certezza). Purtroppo, i suoi sintomi IBS non sono migliorati.
  • Paziente 3: Questo caso è interessante. Lei era già colonizzata da un altro sottotipo, l’ST2, prima del trapianto. Nonostante abbia ricevuto materiale con ST3, è rimasta sempre e solo positiva per il suo ST2 originario per tutte le 48 settimane. Sembra che il suo “inquilino” precedente abbia impedito al nuovo arrivato di stabilirsi. Anche lei non ha risposto alla terapia per l’IBS.

E la sicurezza? Ci sono stati effetti collaterali? Sì, alcune pazienti hanno avuto crampi addominali, diarrea o nausea subito dopo il trapianto, ma si tratta di eventi avversi transitori (risolti in 3 giorni) e del tutto paragonabili a quelli osservati in chi riceve FMT da donatori Blastocystis-negativi. Soprattutto, non ci sono stati eventi avversi seri legati al trapianto in nessuna delle tre. Anche gli altri protozoi presenti nel donatore (E. coli, E. nana) sono stati rilevati solo transitoriamente nella Paziente 1.

Immagine di un laboratorio di ricerca medica, obiettivo 35mm, che mostra una preparazione per il trapianto di microbiota fecale (FMT), con attrezzature sterili, provette e una sacca per infusione in primo piano, luce da laboratorio controllata, profondità di campo media, atmosfera scientifica.

Cosa Impariamo da Questi Casi?

Questo studio, seppur su un piccolo numero di casi, è il primo a fornire dati a lungo termine sulla trasmissione di Blastocystis spp. vitale tramite FMT fresco. E i risultati sono rassicuranti:

1. La trasmissione è possibile: Sì, Blastocystis ST3 vivo può passare dal donatore al ricevente.
2. La colonizzazione sembra transitoria: Almeno in questi casi, l’infezione acquisita non è durata a lungo termine, risolvendosi spontaneamente. Questo potrebbe riflettere il normale andamento di un’infestazione da Blastocystis, che spesso (circa nel 30% dei casi) si risolve da sola in poche settimane.
3. Non sembra pericoloso: Non sono emersi problemi di sicurezza specifici legati alla trasmissione di Blastocystis. Gli effetti collaterali sono stati lievi e tipici dell’FMT.
4. Il microbiota preesistente conta: La presenza di un altro sottotipo di Blastocystis (ST2) sembra aver impedito l’attecchimento del nuovo ST3.

Questi risultati supportano fortemente la recente decisione delle linee guida europee di non considerare più Blastocystis un criterio automatico di esclusione per i donatori di feci. Anzi, data la possibile associazione tra Blastocystis e una maggiore diversità batterica (che a sua volta è legata a una migliore risposta all’FMT), forse dovremmo iniziare a vederlo più come un indicatore potenziale di un “buon” microbiota donatore, piuttosto che come un nemico da evitare.

Visualizzazione artistica ma fotorealistica dell'intestino umano sano, obiettivo grandangolare 24mm, che mostra un'elevata diversità batterica rappresentata da sfere luminose di diversi colori e dimensioni, messa a fuoco nitida sul centro, effetto bokeh sullo sfondo.

Certo, servono studi più ampi per confermare questi dati, per valutare se ci sono differenze tra i vari sottotipi e per capire meglio l’impatto a lungo termine sulla salute e sull’efficacia dell’FMT in diverse patologie, non solo l’IBS. Ma la strada sembra indicare che, nel complesso mondo del nostro microbiota, Blastocystis potrebbe essere più un enigmatico compagno di viaggio che un pericoloso intruso.

Il nostro intestino è un ecosistema incredibilmente complesso e stiamo solo iniziando a scalfirne la superficie. Ogni nuova scoperta, come questa sulla trasmissione apparentemente innocua di Blastocystis, ci aiuta a capire meglio come funziona e come possiamo interagire con esso per migliorare la nostra salute. Continuiamo a esplorare!

Fonte: Springer

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