Eroine Invisibili: I Bisogni Nascosti delle Operatrici nei Centri per Donne Durante il COVID-19
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi dietro le quinte di un mondo spesso invisibile, ma assolutamente cruciale: quello dei centri di riduzione del danno per donne. In particolare, voglio raccontarvi cosa è emerso da uno studio affascinante che ha dato voce alle operatrici che lavorano in prima linea, soprattutto durante quel periodo pazzesco che è stata la pandemia di COVID-19.
Pensateci un attimo: mentre molti di noi erano al sicuro a casa, queste donne hanno continuato a stare a contatto diretto con persone estremamente vulnerabili – donne senza fissa dimora, lavoratrici del sesso, persone con HIV, donne che usano sostanze. Hanno continuato a distribuire siringhe pulite, preservativi, a fare screening, offrire consulenza, cibo, un riparo. Un lavoro essenziale, reso ancora più complesso e rischioso dalla pandemia.
Ci siamo chiesti: di cosa avevano bisogno queste operatrici per continuare a fare il loro lavoro al meglio, in una situazione così critica? Per scoprirlo, abbiamo parlato direttamente con dieci di loro, impiegate in centri di riduzione del danno in tre diverse province iraniane (Tehran, Khuzestan e Kermanshah), tra gennaio e maggio 2023. Abbiamo usato interviste faccia a faccia, cercando di catturare la varietà più ampia possibile di esperienze. E quello che è emerso è un quadro ricco e, per certi versi, preoccupante.
Il Grido d’Allarme Finanziario: Credito e Inflazione
Una delle prime cose emerse con forza è stata la questione economica. Già prima della pandemia le risorse erano limitate, ma con il COVID-19 la situazione è diventata critica. Le operatrici hanno sottolineato due bisogni fondamentali: eliminare i limiti di credito e controllare l’inflazione.
Immaginatevi dover implementare protocolli sanitari più stringenti – prevenzione, screening, vaccinazioni, educazione specifica per le clienti – senza avere i fondi necessari. Una partecipante ha detto chiaramente: “La pandemia ha intensificato la pressione finanziaria sui nostri centri; la mancanza di budget e di credito disponibile ha reso incredibilmente difficile gestire le spese di prevenzione. Rimuovere i limiti di credito sarebbe stato un passo vitale“. Anche con i fondi governativi specifici, coprire i costi extra imposti dal COVID-19 era una sfida enorme.
E poi c’è l’inflazione. Il costo dei dispositivi di protezione individuale (DPI), dei materiali per lo screening, di tutto il necessario per rispettare i protocolli sanitari, è schizzato alle stelle. “Gestire l’aumento dei costi delle attrezzature e delle forniture è stato molto difficile, il che ha ulteriormente sottolineato la necessità di controllare l’inflazione“, ha raccontato un’altra operatrice. Un problema cronico in Iran, che la pandemia ha reso ancora più acuto per questi centri.
Bisogni Esecutivi: Monitoraggio e Valutazione da Rivedere
Un altro tema caldo riguarda la gestione e la supervisione. Le operatrici hanno evidenziato la necessità di un monitoraggio continuo più efficace e di una revisione degli standard di valutazione.
La pandemia ha avuto un impatto negativo su tutto, compreso il benessere delle operatrici. Hanno espresso il desiderio di una maggiore supervisione per garantire, ad esempio, il pagamento puntuale degli stipendi, cosa che a volte non avveniva perché i manager erano preoccupati dalla gestione della malattia stessa. “Penso che se i funzionari avessero fornito una supervisione più continua durante la pandemia, avrebbero potuto ridurre significativamente le sfide che i nostri centri hanno affrontato“, ha commentato una partecipante.
Riguardo alla valutazione, è emersa la necessità di un approccio più empatico e sfumato. Le operatrici si sono sentite sotto pressione a causa di valutazioni rigide e inflessibili, in un momento in cui le circostanze erano tutt’altro che normali. “Durante la pandemia, i valutatori ci hanno messo addosso eccessiva pressione e stress con la loro applicazione rigida. Avremmo voluto che i criteri di valutazione fossero stati rivisti durante quel periodo critico“. È un errore grave, secondo un’altra intervistata, mantenere metodi di valutazione rigidi durante una crisi, senza riconoscere che le condizioni sono completamente cambiate.
Le Fondamenta Strutturali: Spazi, Personale e Regole Flessibili
Parliamo ora delle necessità strutturali, quelle che riguardano l’organizzazione fisica e operativa dei centri. Qui le richieste sono state diverse:
- Accorpare rifugi e centri diurni (DICs): Per superare le barriere logistiche (traffico, costi di trasporto) che impedivano alle clienti di accedere ai servizi, soprattutto durante la pandemia. Unire fisicamente i servizi avrebbe migliorato l’accesso e permesso una supervisione più efficace.
- Personale adeguato: La carenza di personale, già un problema, si è acuita con il COVID-19 a causa di pagamenti ritardati, mansioni difficili, salari non competitivi e basso morale. Questo ha portato a un carico di lavoro pesante per chi restava. “L’ansia per il COVID-19, la mancanza di colleghi e i mancati rinnovi contrattuali hanno intensificato l’urgenza di nuove assunzioni“.
- Regolamenti flessibili: Le operatrici hanno sottolineato quanto fosse importante avere regole più flessibili per poter fornire servizi essenziali più rapidamente. L’applicazione rigida di protocolli come il distanziamento sociale o l’uso delle mascherine era spesso difficile con la popolazione specifica che servono.
- Descrizioni chiare delle mansioni: Durante la pandemia, le responsabilità delle operatrici si sono ampliate enormemente, andando ben oltre le loro mansioni originali. Avere descrizioni del lavoro chiare e definite sarebbe stato d’aiuto.
- Migliorare gli alloggi: È emersa l’urgenza di avere più spazio per poter implementare correttamente i protocolli sanitari, come le aree di quarantena per i casi sospetti.
- Attrezzature sufficienti: L’aumento del numero di clienti e l’uso improprio delle strutture hanno portato a carenze e usura accelerata delle attrezzature (docce, bagni, ecc.). La necessità di pulizia e disinfezione quotidiana ha aumentato ulteriormente il bisogno di risorse.
Diritti Civili: Sicurezza e Protezione Legale
Un aspetto delicato ma fondamentale riguarda i diritti civili delle operatrici. Hanno evidenziato due bisogni interconnessi: garantire la sicurezza sul lavoro e avere una protezione giudiziaria efficace.
La sicurezza è un prerequisito per lavorare serenamente. Durante la pandemia, implementare le linee guida sanitarie è stato difficile a causa delle interazioni con alcune pazienti con problemi di salute mentale, che a volte rappresentavano un rischio per il personale. “Spero che le autorità affrontino questo problema per garantire la nostra tranquillità“, ha detto una partecipante.
Inoltre, è aumentata la necessità di tutele legali e giudiziarie per affrontare le sfide poste da specifiche clienti, più che in passato. La mancanza di linee guida legali chiare e di un adeguato supporto giudiziario in caso di incidenti le faceva sentire insicure e vulnerabili.
Il Peso Socio-Culturale: Stigma e Sviluppo Professionale
La pandemia ha reso ancora più evidenti i bisogni sociali e culturali. In particolare, sono emerse due questioni: la necessità di cambiare gli atteggiamenti sociali negativi e quella di migliorare lo sviluppo professionale degli assistenti sociali.
Lo stigma sociale verso i centri di riduzione del danno e le loro clienti è un problema noto, ma durante il COVID-19 si è intensificato. Molti vedevano operatrici e clienti come portatrici del virus. Questo si traduceva in difficoltà concrete, come proprietari di casa che rifiutavano di rinnovare l’affitto o famiglie che facevano pressione sulle operatrici perché smettessero di lavorare lì. “Vorrei che questi atteggiamenti cambiassero“, è stato il lamento comune.
Parallelamente, la pandemia ha evidenziato l’isolamento crescente della professione di assistente sociale. Secondo le partecipanti, questo campo non si è evoluto abbastanza per affrontare sfide come la carenza di personale o il limitato riconoscimento accademico e sociale, specialmente durante le crisi. C’è un bisogno urgente, secondo loro, che i politici adottino strategie per rivitalizzare e rafforzare il settore del lavoro sociale.
Educazione e Comunicazione: Creatività e Strumenti Adeguati
Infine, sono emersi bisogni legati all’educazione e alla comunicazione. Le clienti dei centri, spesso provenienti da contesti marginalizzati, necessitavano di formazione completa, ma i metodi tradizionali si sono rivelati inadeguati. Le operatrici hanno quindi sottolineato l’importanza di sviluppare approcci formativi creativi e di condurre valutazioni rigorose dei bisogni per personalizzare i programmi educativi.
Ad esempio, insegnare l’igiene personale e l’aderenza ai protocolli sanitari a persone con diversi livelli di alfabetizzazione richiede metodi innovativi. Un’operatrice ha suggerito l’uso di video per mostrare le conseguenze di comportamenti a rischio, come le interazioni sociali non sicure durante la pandemia. È emersa anche la necessità che la formazione fosse più mirata ai bisogni specifici delle operatrici stesse come lavoratrici sanitarie nel contesto pandemico.
Sul fronte della comunicazione, il distanziamento sociale obbligatorio ha reso evidente il bisogno di strumenti alternativi. Sono emerse due sotto-categorie: la necessità di terapia comportamentale per le clienti (i cui comportamenti a rischio, come l’uso di droghe in gruppo o comportamenti sessuali a rischio, erano aumentati) e l’importanza di avere strumenti di comunicazione efficaci (telefonate, SMS, videochiamate) per seguire ed educare le clienti a distanza. La pandemia ha mostrato i limiti delle strategie tradizionali e la necessità di metodi alternativi per coinvolgere le clienti e facilitare il loro percorso.
Cosa ci insegna tutto questo?
In sintesi, la pandemia di COVID-19 ha reso ancora più acuti i bisogni delle operatrici nei centri di riduzione del danno per donne. Ha messo a nudo fragilità strutturali, finanziarie, sociali e operative che richiedono attenzione urgente.
Questi risultati non sono solo numeri o categorie; sono le voci di donne che lavorano instancabilmente per supportare altre donne in condizioni di estrema vulnerabilità. Ascoltare i loro bisogni è fondamentale per progettare programmi di supporto più efficaci e migliorare la qualità dei servizi, non solo durante questa pandemia, ma anche in vista di future crisi sanitarie.
I politici e i responsabili della sanità pubblica devono prendere atto di questo spettro di necessità. Dalla stabilità finanziaria alla flessibilità normativa, dalla sicurezza sul lavoro alla lotta contro lo stigma, fino all’adozione di strumenti educativi e comunicativi moderni, ogni aspetto è cruciale per garantire che questi centri possano continuare a svolgere il loro ruolo vitale. È un investimento nella salute e nella dignità delle donne più fragili della nostra società, e nel benessere di chi si dedica a loro ogni giorno.
Fonte: Springer