Un grafico stilizzato che mostra l'aumento e la diminuzione di diversi biomarcatori nel tempo sovrapposto a un'immagine astratta del flusso sanguigno, colori caldi e freddi contrastanti, high detail, controlled lighting.

Il nostro sangue racconta l’invecchiamento: cosa ci svelano i biomarcatori?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante: come il nostro corpo, e in particolare il nostro sangue, cambia mentre invecchiamo. Non parlo solo delle rughe o dei capelli bianchi, ma di segnali molto più sottili, nascosti nelle nostre vene. Avete mai pensato che una semplice analisi del sangue potesse raccontare la storia del nostro invecchiamento biologico? Beh, sembra proprio di sì!

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio davvero interessante che ha cercato di fare proprio questo: seguire nel tempo le tracce che l’invecchiamento lascia nel nostro sangue. Parliamo di “geroscienza”, quella branca della scienza che cerca di capire i meccanismi fondamentali dell’invecchiamento, non solo come un inevitabile declino, ma come un processo biologico complesso, quasi una “cacofonia” che sostituisce la precedente “sinfonia” del nostro organismo, come l’hanno definita alcuni scienziati.

Lo studio SNAC-K: uno sguardo nel tempo

Lo studio in questione ha coinvolto un gruppo di persone over 60, partecipanti al progetto svedese SNAC-K (Swedish National Study on Aging and Care in Kungsholmen). Immaginate un po’: questi ricercatori hanno seguito 234 persone per ben sei anni, prelevando campioni di sangue all’inizio e alla fine di questo periodo. L’obiettivo? Misurare la concentrazione di ben 47 biomarcatori diversi.

Ma cosa sono questi biomarcatori? Sono molecole presenti nel sangue che possono darci indizi su cosa sta succedendo nel nostro corpo. I ricercatori li hanno divisi in quattro grandi categorie:

  • Metabolismo (come il corpo gestisce energia e nutrienti)
  • Infiammazione (la risposta del sistema immunitario)
  • Disfunzione vascolare/d’organo e senescenza cellulare (invecchiamento delle cellule e problemi a vasi e organi)
  • Neurodegenerazione (processi legati alla salute del cervello)

L’idea era capire non solo quali fossero i livelli di queste molecole all’inizio, ma soprattutto come cambiassero nel corso dei sei anni, e se questi cambiamenti fossero legati all’età e al sesso dei partecipanti.

Biomarcatori in movimento: chi sale e chi scende?

Ebbene, i risultati sono stati illuminanti! Come ci si poteva aspettare, non tutti i biomarcatori si comportano allo stesso modo con il passare del tempo. Molti hanno mostrato cambiamenti significativi.

Alcuni biomarcatori hanno visto le loro concentrazioni aumentare notevolmente in sei anni. Tra questi spiccano molecole legate al metabolismo come il C-peptide (un indicatore della produzione di insulina) e l’adiponectina (un ormone prodotto dal tessuto adiposo), ma anche marcatori di infiammazione come CXCL10, IL-6, IL-10 e MPO (mieloperossidasi), e molecole legate alla funzione renale e al rimodellamento dei tessuti come la cistatina C, MMP7, MMP12 e VCAM-1. Anche la renina (legata alla pressione sanguigna) è aumentata.

Primo piano di diverse provette di sangue etichettate in un rack all'interno di un laboratorio scientifico, con uno scienziato sfocato sullo sfondo. Macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Altri biomarcatori, invece, hanno mostrato una tendenza opposta, con livelli più bassi dopo sei anni. È il caso di alcune interleuchine pro-infiammatorie come IL-1α, IL-1β e IL-12p70, ma anche di molecole legate alla salute del cervello come la proteina S100B e la proteina Tau. Anche l’E-selectina, coinvolta nell’adesione cellulare, è diminuita.

Legami con l’età: non sempre una linea retta

La cosa si fa ancora più interessante quando si guarda come questi cambiamenti si legano all’età. Per molti dei biomarcatori che ho citato prima (quelli che aumentavano o diminuivano significativamente), è stata trovata una relazione lineare con l’età. In pratica, più si invecchia, più questi marcatori tendono ad aumentare (come adiponectina, C-peptide, renina, CXCL10, IL-6, IL-10, MPO, cistatina C, MMP7, MMP12, VCAM-1) o a diminuire (come IL-1α, IL-1β, IL-12p70, S100B, Tau).

Ma attenzione, l’invecchiamento non è sempre così lineare! Per altri biomarcatori è emersa una relazione non lineare con l’età. Questo significa che il loro cambiamento non segue una retta costante, ma magari accelera o rallenta a certe età. Tra questi “irregolari” troviamo molecole come IGFBP-1, leptina (l’ormone della sazietà), β2M, TNFRSF1B (un recettore legato all’infiammazione), fibrinogeno (coinvolto nella coagulazione), GDF-15 (un fattore di crescita legato allo stress cellulare), N-caderina e BDNF (un fattore di crescita importante per il cervello).

Questo ci dice che l’invecchiamento è davvero un processo complesso e che diversi sistemi biologici possono cambiare a ritmi e con modalità differenti.

Infiammazione e Metabolismo: i protagonisti dell’invecchiamento?

Uno dei messaggi chiave che mi porto a casa da questo studio è il ruolo preponderante dei biomarcatori legati all’infiammazione e al metabolismo. Sembra che siano proprio questi i sistemi che mostrano i legami più forti con l’avanzare dell’età nel periodo osservato.

L’aumento di marcatori come adiponectina e C-peptide, ad esempio, potrebbe riflettere cambiamenti nel metabolismo energetico e nella sensibilità all’insulina tipici dell’età avanzata, a volte associati a condizioni come la sindrome metabolica o il diabete, ma anche, paradossalmente, a una maggiore fragilità in età molto avanzata nel caso dell’adiponectina. L’aumento della renina potrebbe essere legato alla disidratazione, più comune negli anziani.

Visualizzazione artistica e astratta di molecole infiammatorie (rosse) e metaboliche (blu) che interagiscono all'interno di un vaso sanguigno stilizzato, high detail, illuminazione drammatica.

D’altra parte, l’aumento di citochine infiammatorie come IL-6 e IL-10, insieme a marcatori di danno vascolare come VCAM-1 e di rimodellamento tissutale come le MMP, dipinge un quadro di quella che viene chiamata “inflammaging”, ovvero uno stato di infiammazione cronica di basso grado che accompagna l’invecchiamento e predispone a molte malattie. Curiosamente, altre citochine pro-infiammatorie (IL-1α, IL-1β, IL-12p70) sono diminuite con l’età in questo studio, suggerendo dinamiche complesse e forse compensatorie.

Interessante anche il calo dei marcatori S100B e Tau. Sebbene alti livelli siano associati a danno cerebrale o neurodegenerazione, livelli bassi in persone anziane potrebbero semplicemente indicare l’assenza di questi processi acuti. È affascinante notare che queste due molecole, insieme alle interleuchine diminuite, formavano un gruppo di biomarcatori strettamente correlati tra loro, e questa correlazione è rimasta stabile nei sei anni, a differenza di altri gruppi.

Cosa ci riserva il futuro?

Questo studio ci offre una fotografia dinamica di come il nostro “paesaggio” biochimico interno si modifica con gli anni. Ci suggerisce che monitorare un pannello di biomarcatori, soprattutto quelli infiammatori e metabolici, potrebbe darci preziose informazioni sul nostro personale percorso di invecchiamento. Molecole come adiponectina, cistatina C e GDF-15 sembrano particolarmente promettenti per essere incluse in futuri “pannelli di invecchiamento” o punteggi di rischio.

Certo, come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti: il campione non era enorme, era composto principalmente da persone di origine caucasica residenti a Stoccolma, e chi è sopravvissuto per i sei anni dello studio potrebbe essere stato mediamente più sano. Inoltre, misurare i biomarcatori nel siero invece che nel plasma potrebbe aver influenzato leggermente i risultati per alcune molecole.

Un anziano sorridente guarda verso l'orizzonte durante un tramonto, simboleggiando il passare del tempo e la speranza nella ricerca sull'invecchiamento. Landscape wide angle, 24mm, colori caldi, long exposure per nuvole soffici.

La strada è ancora lunga. Serviranno studi più ampi, su popolazioni più diverse e magari utilizzando approcci “multi-omici” (che guardano non solo alle proteine, ma anche ai geni, ai metaboliti, ecc.) per dipanare l’intricata matassa dell’invecchiamento. Ma una cosa è certa: il nostro sangue ha molto da raccontare, e stiamo solo iniziando ad ascoltare davvero.

Fonte: Springer

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