Tumore di Wilms: Svelati i Percorsi Nascosti della Predisposizione Genetica ed Epigenetica!
Ciao a tutti, appassionati di scienza e scoperte mediche! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel mondo della genetica e dell’epigenetica, per svelare alcuni misteri che circondano il tumore di Wilms. Magari vi state chiedendo: “Cos’è il tumore di Wilms?”. Beh, è il tumore renale più comune nei bambini, una sorta di “scherzetto” che la natura a volte gioca durante lo sviluppo del rene fetale. Colpisce circa 1 bambino su 10.000, principalmente prima dei 6 anni. Drammatico, vero? Ma la scienza non si ferma mai, e recenti scoperte stanno aprendo scenari incredibili.
Per anni, abbiamo saputo che circa l’1-2% dei casi ha una storia familiare e il 7-8% si presenta in forma bilaterale (cioè, in entrambi i reni). Questi casi, come potete immaginare, fanno subito pensare a una predisposizione genetica. La classica teoria dei “due colpi” ci dice che una prima mutazione è già presente alla nascita (ereditaria o avvenuta prestissimo nello sviluppo embrionale) e una seconda arriva dopo, a livello somatico. Ma uno studio olandese ha recentemente sparigliato le carte, suggerendo che la predisposizione genetica o epigenetica potrebbe essere presente addirittura nel 33% dei casi! Questo significa che molte predisposizioni ci sono sfuggite finora.
I Geni Sotto la Lente: Non Solo Sindromi Note
Quando parliamo di predisposizione, spesso pensiamo a sindromi genetiche ben note. Ad esempio, la delezione del cromosoma 11p13 causa la sindrome WAGR (che include il tumore di Wilms per inattivazione del gene WT1), oppure la sindrome di Denys-Drash (sempre legata a WT1), o ancora sindromi da iperaccrescimento come quella di Beckwith-Wiedemann (BWS). La BWS, in particolare, è guidata da alterazioni epigenetiche (cioè modifiche che non cambiano la sequenza del DNA ma come viene “letto”) a livello del cromosoma 11p15.5, e questi pazienti hanno un rischio aumentato di sviluppare tumori embrionali come il Wilms.
Ma la cosa interessante è che ci sono anche geni di predisposizione che non danno quadri sindromici evidenti. Pensate a varianti germinali (cioè ereditate) di geni come TRIM28, REST, NYNRIN, CDC73, o FBXW7. Questi possono aumentare il rischio di tumore di Wilms senza apparentemente influenzare altri organi. E poi c’è l’imprinting deregolato, soprattutto a livello del locus IGF2, che è uno dei “motori” più frequenti nella formazione del tumore di Wilms e un fattore predisponente rilevante. Insomma, un bel groviglio da sbrogliare!
La Nostra Indagine: Un Tuffo nei Dati di Tre Decenni
Per capirci qualcosa di più, abbiamo analizzato i dati di una vasta coorte clinica tedesca, che copre un arco temporale di ben tre decenni. Ci siamo concentrati sui bambini con sospetta predisposizione al tumore di Wilms, basandoci sulla storia familiare o sulla malattia bilaterale. Immaginatevi detective che cercano indizi genetici ed epigenetici per ricostruire la “scena del crimine” a livello molecolare.
Abbiamo selezionato pazienti dagli studi SIOP93-01/GPOH e SIOP2001/GPOH. Tra quasi 2700 pazienti registrati, abbiamo identificato 22 famiglie (con 34 individui affetti) e 265 casi bilaterali. Queste frequenze (1.3% e 10%) sono in linea con quanto già noto. Per “tumore di Wilms bilaterale” intendiamo la malattia che colpisce entrambi i reni con neoplasie, che possono essere tumori di Wilms veri e propri o nefroblastomatosi (lesioni multiple considerate precursori del tumore).
Alla fine, avevamo campioni di tumore e tessuto di controllo per 129 pazienti. Dopo un’attenta validazione istologica, abbiamo sottoposto i campioni a una serie di analisi: MLPA per le alterazioni del numero di copie specifiche del Wilms e per lo stato di imprinting di IGF2, e poi sequenziamento dell’intero esoma (WES), dell’intero genoma (WGS) o sequenziamento mirato di geni specifici. Un lavoro certosino!

Le Scoperte: Un Mix di Genetica ed Epigenetica
E cosa abbiamo scoperto? Preparatevi, perché i risultati sono davvero illuminanti! Su 129 bambini, abbiamo trovato una predisposizione genetica in 73 e eventi predisponenti epigenetici in 44.
Le alterazioni del gene WT1 sono risultate il “cattivo” genetico germinale più comune: il 27% dei pazienti (35 individui) aveva mutazioni o alterazioni strutturali in WT1 già nel tessuto di controllo. Al secondo posto, con il 9% dei casi (12 pazienti), troviamo TRIM28. Altri geni già noti come potenziali “piloti” del Wilms erano REST (6 pazienti), DIS3L2 (5 pazienti), e casi singoli per CTR9, DICER1, CDC73, e NONO. È interessante notare che i casi familiari erano tra quelli con alterazioni in WT1, TRIM28, REST, DIS3L2, CTR9, e CDC73.
Ma non è finita qui. Dieci pazienti avevano mutazioni germinali in geni di predisposizione al cancro in generale, non tipicamente collegati al Wilms: CHEK2 in 4 bambini, e casi singoli per BLM, BRCA2, CDKN2A, FMN2, PIK3C3, e STK11. Un altro paziente aveva la sindrome di Edwards (trisomia 18 a mosaico), una condizione con rischio aumentato per epatoblastoma e Wilms.
L’Epigenetica Gioca un Ruolo da Protagonista
Passiamo ora all’epigenetica. L’analisi della regione di imprinting BWS sul cromosoma 11p15.5 ha rivelato un’alta frequenza di eventi predisponenti epigenetici. Abbiamo trovato alterazioni della metilazione (un tipo di modifica epigenetica) nel sangue o nel tessuto renale normale nel 34% (44/129) dei bambini. Questi bambini non avevano altre mutazioni costituzionali “driver”. A differenza delle mutazioni germinali, queste alterazioni dell’imprinting spesso si verificavano come eventi somatici precoci, riflettendosi in una perdita di imprinting (LOI) o perdita di eterozigosi (LOH) a mosaico nel tessuto renale normale, o con una presenza variabile nelle cellule del sangue. L’ipermetilazione isolata di BWS-IC1 (la regione IGF2/H19) era l’alterazione più comune, vista in 38 pazienti. È importante sottolineare che nessun caso familiare era guidato da meccanismi epigenetici.
Focus su WT1: Una Progressione a Tappe
Le mutazioni di WT1 sono la causa genetica più frequente di predisposizione al Wilms e sono collegate a una successiva attivazione della via di segnalazione WNT. Tra i 35 pazienti con alterazioni germinali di WT1, la maggior parte delle varianti era di tipo “troncante” (che blocca la produzione della proteina completa). La perdita completa della funzione di WT1 nei tumori avveniva spesso per LOH del cromosoma 11p.
E qui viene il bello: le mutazioni “driver” in WT1 erano associate a mutazioni somatiche in CTNNB1 (un gene chiave della via WNT) nel 41/53 dei tumori. In pratica, sembra esserci una progressione a tappe:
- Presenza della mutazione germinale di WT1.
- Inattivazione completa di WT1 (secondo colpo) e spesso concomitante alterazione dell’imprinting di IGF2.
- Attivazione della via WNT (tramite CTNNB1 o, meno frequentemente, AMER1) per arrivare al tumore vero e proprio.
Questa attivazione di WNT avveniva in modo indipendente nei tumori bilaterali e persino in diverse aree dello stesso tumore, suggerendo un’origine multicentrica.

TRIM28: Un Percorso Più Semplice ma Enigmatico
I tumori guidati da TRIM28, invece, sembravano seguire un percorso più “lineare”. Dodici bambini avevano una mutazione germinale patogenetica in TRIM28. La maggior parte dei tumori analizzati presentava una LOH della regione 19q (dove si trova TRIM28) come evento somatico. Sorprendentemente, a parte la perdita di funzione di TRIM28, non c’erano altri “driver” oncogenici o aberrazioni cromosomiche significative, e l’imprinting di BWS-IC1/2 era normale. Resta però da capire cosa determini la progressione da nefroblastomatosi a tumore conclamato in questi casi.
Altri Geni e la Sorpresa del Mosaico Epigenetico
Abbiamo trovato varianti germinali in REST in sei pazienti, e alterazioni in DIS3L2 in due famiglie e due pazienti con sindrome di Perlman. Casi singoli di mutazioni predisponenti familiari riguardavano CTR9 e CDC73. Un caso interessante è una mutazione “hotspot” in NONO apparsa come mutazione a mosaico in una bambina: una piccola frazione di cellule renali normali aveva già l’alterazione, che poi è diventata eterozigote nel DNA tumorale.
Tornando agli eventi epigenetici, la natura a mosaico dei difetti di imprinting è un punto cruciale. Abbiamo analizzato campioni multipli (sangue e/o rene) da 25 pazienti. Spesso, i campioni di sangue mostravano poca o nessuna evidenza dei difetti di imprinting (massimo 20% di cellule affette), il che è coerente con la rara diagnosi clinica di BWS. Al contrario, i campioni di rene corrispondenti avevano una proporzione molto più alta di cellule con difetti di imprinting (dal 10% a quasi l’ipermetilazione completa). Questo suggerisce che i difetti di imprinting possono originarsi precocemente, prima della separazione delle cellule che daranno origine ai due reni, ma magari dopo la separazione delle linee cellulari ematopoietiche.
Implicazioni Cliniche: Cosa Significa Tutto Questo?
Nel nostro studio, siamo riusciti a determinare l’alterazione predisponente di base nel 91% dei casi (117/129), un tasso di successo notevole! Più della metà dei tumori (73/129) era guidata da alterazioni genetiche della sequenza del DNA, e un altro terzo (44/129) aveva una predisposizione epigenetica (spesso a mosaico).
Queste scoperte hanno implicazioni enormi.
- Diagnosi più precisa: Identificare la causa scatenante può aiutare a capire meglio il tumore di quel singolo paziente.
- Screening mirato: Se un bambino ha una mutazione germinale in WT1, sappiamo che c’è un rischio, e si possono monitorare i fratelli. Alcune mutazioni (es. BRCA2, STK11) comportano rischi per altri tumori in età adulta.
- Approcci chirurgici personalizzati: Sapere che c’è una predisposizione, specialmente per tumori metacroni (che si sviluppano in tempi diversi) o per limitazioni della funzione renale legate alla sindrome, può favorire una chirurgia conservativa (nephron-sparing) per preservare più tessuto renale possibile.
- Riconoscere casi “silenti”: Molti pazienti con predisposizione epigenetica non avevano una diagnosi clinica di BWS. Testare i campioni di rene adiacente al tumore, oltre al sangue, diventa fondamentale per scovare questi mosaici.
I tumori guidati da WT1 hanno spesso una morfologia stromale predominante, mentre quelli con mutazioni in TRIM28 tendono ad avere un’istologia epiteliale. Queste correlazioni possono già indirizzare i test genetici. Per esempio, si potrebbe considerare di testare WT1 in tutti i tumori stromali (specialmente se ci sono residui nefrogenici intralobari) e, se mutato, analizzare il DNA germinale. Allo stesso modo, i tumori epiteliali bilaterali dovrebbero essere testati per TRIM28.

Verso il Futuro: Diagnostica Molecolare e Terapie su Misura
Questo studio ci mostra che ci sono due meccanismi principali di predisposizione al tumore di Wilms bilaterale: alterazioni genetiche germinali (principalmente WT1 e TRIM28, più un piccolo gruppo di altri geni) o, in misura leggermente minore, difetti di imprinting post-zigotici a mosaico di BWS-IC1. Mentre l’oncogenesi basata su WT1 e TRIM28 segue un percorso abbastanza prevedibile, gli altri geni predisponenti e le alterazioni epigenetiche usano vie più diverse.
I nostri dati forniscono una chiara direzione per la futura diagnostica molecolare della predisposizione al tumore di Wilms, che può essere implementata direttamente nei protocolli di trattamento. L’alta proporzione di predisposizione genetica tumorale supporta fortemente lo screening tramite biopsia liquida alla diagnosi. Oltre alla classificazione del rischio tumorale, può fornire argomenti convincenti per una chirurgia conservativa.
Certo, una pecca è la frequente mancanza di informazioni familiari complete, anche nel nostro studio. Questo rende difficile stimare la penetranza (cioè la probabilità che chi ha la mutazione sviluppi la malattia) e quindi i rischi reali per fratelli o discendenti. Ma una maggiore consapevolezza e l’applicazione diffusa della diagnostica molecolare dovrebbero aiutarci a superare questo problema in futuro.
La frazione di tumori che insorgono in bambini predisposti sarà probabilmente superiore alle stime precedenti (intorno al 10%), come suggerito anche da altri studi. Questo rafforza l’idea di combinare analisi genetiche del tumore e germinali nei pazienti con tumore di Wilms.
Insomma, amici, la ricerca continua a svelare la complessità di malattie come il tumore di Wilms, aprendo la strada a diagnosi sempre più precise e, speriamo, a terapie sempre più efficaci e personalizzate. È un campo in continua evoluzione, ed è entusiasmante farne parte, anche solo come divulgatore appassionato!
Fonte: Springer
]] GPOH
https://scienzachiara.it/wp-content/uploads/2025/05/197/152_immagine-concettuale-di-una-doppia-elica-di-dna-con-evidenziazioni-colorate-che-simboleggiano-alterazioni-genetiche-ed-epigenetiche.webp
Immagine concettuale di una doppia elica di DNA con evidenziazioni colorate che simboleggiano alterazioni genetiche ed epigenetiche, su uno sfondo di cellule renali stilizzate. Macro lens, 80mm, high detail, controlled lighting, duotone blu e verde acqua.
Genetica Medica
Scopri i percorsi genetici ed epigenetici della predisposizione al tumore di Wilms. Nuove scoperte per diagnosi e cura di questa neoplasia pediatrica.
tumore di Wilms, predisposizione, genetica, epigenetica, WT1, TRIM28, BWS-IC1, IGF2, tumore pediatrico, rene
tumore-wilms-predisposizione-genetica-epigenetica-scoperte
Tumore di Wilms: Predisposizione Genetica ed Epigenetica Svelata
tumore di Wilms
<
I Risultati: Il “Random Forest” Vince la Sfida e l’Edema è la Chiave
Ebbene, tenetevi forte: i risultati sono stati davvero incoraggianti! Tra i vari contendenti, il modello Random Forest (RF) si è distinto, raggiungendo un’accuratezza dell’89%, una precisione del 94%, un F1-score del 92% e valori di AUC-ROC e AUC-PR entrambi a 0.91. Non male, vero?
Ma la cosa forse più interessante è stata l’analisi dell’importanza delle caratteristiche. Sapete qual è risultato essere il fattore predittivo più significativo? Il volume dell’edema. Proprio lui! Seguivano a ruota l’indice di edema, l’età del paziente e il volume del tumore. Anche la tradizionale regressione logistica multivariata ha confermato questi risultati, identificando il volume dell’edema e l’indice di edema come predittori indipendenti. Questo ci dice che il volume dell’edema non è solo un indicatore della compressione meccanica, ma riflette anche il comportamento biologico del tumore, in particolare l’attività angiogenica guidata dal VEGF-A.
Abbiamo anche notato alcune correlazioni interessanti tra le caratteristiche. Ad esempio, una forte correlazione positiva tra il volume del tumore e il suo diametro massimo (coefficiente di 0.81), il che è abbastanza logico. Più curioso, una correlazione positiva moderata (r = 0.62) tra l’origine del tumore e il sesso: questo probabilmente deriva dal fatto che nel nostro gruppo di pazienti, quelli con cancro al seno erano tutte donne, mentre quelli con cancro al polmone erano prevalentemente uomini. Questo spunto meriterebbe ulteriori indagini per capire se ci sono differenze legate al sesso nella segnalazione del VEGF o nell’attività angiogenica.
Implicazioni Cliniche: Verso una Medicina Personalizzata (e Meno Costosa!)
Cosa significa tutto questo, in soldoni? Significa che abbiamo sviluppato un modello predittivo che potrebbe davvero aiutare i medici nella pratica clinica. Immaginate di poter stratificare i pazienti con edema peritumorale in “probabili responder” e “non responder” al Bevacizumab prima di iniziare il trattamento. Questo permetterebbe di:
- Ottimizzare le strategie terapeutiche: dare il BEV a chi ha alte probabilità di trarne beneficio per accelerare la remissione dell’edema.
- Evitare trattamenti inutili: per i “non responder” predetti, si potrebbero considerare approcci alternativi, risparmiando loro i rischi associati al BEV (emorragie, ipertensione) e riducendo anche i costi, un aspetto non da poco, specialmente in contesti con risorse limitate.
Questo approccio, basato sull’IA, va oltre il giudizio clinico tradizionale, perché sfrutta algoritmi avanzati per analizzare dati complessi e multidimensionali, fornendo previsioni più oggettive e riproducibili. Per i neurochirurghi, questo modello offre una guida basata sui dati per ottimizzare la terapia medica. I neuro-oncologi possono personalizzare i regimi di trattamento. I radiologi beneficiano di una quantificazione standardizzata dei biomarcatori di imaging, riducendo la variabilità tra osservatori.

Limiti e Prospettive Future: La Ricerca Non Si Ferma Mai
Ovviamente, come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. Essendo retrospettivo, c’è un potenziale rischio di bias nei dati. Inoltre, abbiamo usato “solo” quattro algoritmi, e potrebbero essercene altri più adatti. Infine, un po’ di soggettività nella selezione delle caratteristiche è inevitabile.
Ma non ci fermiamo qui! Stiamo già pensando a come migliorare e validare ulteriormente i nostri modelli. Nei nostri piani futuri c’è l’idea di espandere il modello predittivo incorporando ulteriori caratteristiche di imaging, come i parametri di perfusione e diffusione dalla risonanza magnetica (MRI). La MRI di perfusione, ad esempio, potrebbe darci informazioni sulla vascolarizzazione del tumore e sull’integrità della barriera emato-encefalica. L’imaging pesato in diffusione (DWI) potrebbe rivelare cambiamenti microstrutturali associati alla formazione dell’edema. Pensate anche all’integrazione di biomarcatori molecolari e dati sull’espressione genica, come il VEGF-A e altri geni legati all’angiogenesi. Combinando dati di imaging e molecolari, speriamo di sviluppare un quadro predittivo ancora più completo e multimodale.
L’obiettivo finale è integrare questo modello nella pratica clinica. Per farlo, collaboreremo con team multidisciplinari (neuro-oncologi, radiologi, ricercatori clinici) per sviluppare protocolli standardizzati per la raccolta dei dati, l’applicazione del modello e la valutazione dei risultati. Il feedback dei medici sarà cruciale per affinare il modello e assicurarci che risponda alle reali esigenze cliniche.
In Conclusione: Un Passo Avanti per la Neuro-Oncologia
Questo studio, amici, è un piccolo ma significativo passo avanti. È il primo, a nostra conoscenza, a sviluppare un modello predittivo che integra caratteristiche di imaging e machine learning per prevedere l’efficacia del Bevacizumab nel trattamento dell’edema peritumorale in pazienti con tumori cerebrali metastatici. Oltre a dimostrare un’elevata accuratezza predittiva, il nostro modello identifica il volume dell’edema come il predittore più critico. Questo offre ai neurochirurghi e ai radiologi uno strumento basato sui dati per ottimizzare le strategie terapeutiche, personalizzare i piani di trattamento e, in definitiva, migliorare la qualità della cura per questi pazienti. E in un mondo dove le risorse sono preziose, poter usare un farmaco costoso in modo più mirato è una vittoria per tutti. La strada è ancora lunga, ma la direzione intrapresa, quella della medicina di precisione guidata dall’IA, è senza dubbio promettente.
Fonte: Springer
