Baudrillard, l’IA e l’Internet Morto: Aveva Già Previsto Tutto?
Sapete, navigando online ultimamente, ho una strana sensazione. Un senso di vuoto, di ripetizione, quasi come se stessi parlando con dei fantasmi digitali. E poi mi è tornato in mente lui, Jean Baudrillard. Quel filosofo francese un po’ ostico, spesso liquidato come eccessivamente pessimista o astruso, ma che, riletto oggi, sembra quasi un profeta. In particolare, mi ha colpito rileggere la sua visione sull’intelligenza artificiale, espressa già nel lontano 1993 nel saggio Xerox and Infinity. Sembra incredibile, ma le sue parole risuonano con una forza pazzesca con le discussioni attuali sulla cosiddetta “Dead Internet Theory”.
L’idea di fondo della Dead Internet Theory, per chi non la conoscesse, è che gran parte di ciò che vediamo online – post sui social, commenti, forse persino articoli come questo (chi può dirlo?) – non sia più generato da esseri umani reali, ma da bot e intelligenze artificiali. Un’internet popolata da simulazioni, contenuti creati artificialmente che spingono ai margini l’interazione umana autentica. Ecco, Baudrillard, con la sua teoria della simulazione, aveva gettato le basi per capire questo fenomeno decenni fa. Per lui, l’IA e i contenuti che genera sono la forma più pura di simulazione: segni che hanno perso ogni contatto con la realtà, con un’origine umana, e che si replicano all’infinito nella sfera digitale.
Dalla Teoria del Valore alla Simulazione Pura
Per capire davvero il (dis)trust di Baudrillard verso l’IA, dobbiamo fare un piccolo passo indietro nel suo pensiero. Lui parte da una rilettura critica di Marx e della teoria del valore. Se per Marx il valore nasce dal lavoro e si manifesta nel valore d’uso (l’utilità di un oggetto) e nel valore di scambio (il suo prezzo sul mercato), Baudrillard aggiunge un terzo livello, cruciale per capire la nostra epoca: il valore-segno.
Pensateci: negli anni ’60 e ’70, con l’esplosione della società dei consumi, Baudrillard nota che non compriamo più oggetti solo per la loro utilità o il loro prezzo, ma per ciò che significano. L’auto sportiva, l’abito firmato, persino l’arredamento di casa diventano segni che usiamo per posizionarci socialmente, codici per comunicare il nostro status. Qui avviene il primo grande sganciamento: il segno inizia ad avere vita propria, staccandosi dal suo referente materiale e sociale.
Baudrillard vede un parallelismo formale con le idee del linguista Ferdinand de Saussure sulla natura arbitraria del segno linguistico (la parola “cane” non ha un legame “naturale” con l’animale cane, è una convenzione). Così come Saussure separa il significante (la parola) dal significato (il concetto), Baudrillard vede la società dei media e dei consumi separare i segni dalla loro origine simbolica, dal legame sociale concreto in cui nascono. I segni diventano autonomi, fluttuano in un sistema dove il loro valore dipende solo dalla loro posizione rispetto ad altri segni, non più da un legame con la realtà o con uno scambio umano autentico.
Questa è la base della sua teoria della simulazione: un processo graduale in cui i segni passano dal rappresentare la realtà, al mascherarla, fino a sostituirla completamente con un iperreale, un mondo di simulacri che non hanno più alcun originale. E l’IA, per Baudrillard, è l’apice di questo processo.
Lo Scambio Simbolico Bloccato e la Violenza del Codice
Per Baudrillard, la radice del problema sta nella perdita di quello che lui chiama scambio simbolico. Ispirandosi agli studi antropologici di Marcel Mauss sul dono nelle società arcaiche (il famoso potlatch), Baudrillard vede nello scambio reciproco – dono e contro-dono – una forma fondamentale di legame sociale, una relazione ciclica, reversibile, che può persino annullare le gerarchie di potere.
Cosa c’entra questo con l’IA e l’internet? C’entra eccome. Nelle società moderne dominate dalla logica della produzione, del consumo e ora del codice digitale, questo scambio simbolico viene bloccato. La tecnologia, specialmente quella basata sul codice binario (vero/falso, 0/1), impone una logica unilaterale. Non c’è reciprocità, non c’è contro-dono. Il sistema digitale ci “dà” informazioni, contenuti, risposte, ma lo fa secondo le sue regole rigide, binarie, che semplificano e impoveriscono la complessità del reale.
Questa, per Baudrillard, è una forma di violenza epistemica. Il codice digitale ci costringe a inquadrare tutto in un sistema di domanda/risposta, di opzioni predefinite. Taglia via l’ambiguità, la metafora, il non-detto, il segreto – tutto ciò che rende ricca e profonda l’esperienza umana. L’intelligenza artificiale, che opera interamente all’interno di questa logica del codice, è l’apoteosi di questa violenza fredda. È “pseudo-artificiale”, dice Baudrillard, perché le manca l’artificio vero, la capacità di creare significato profondo, metaforico, trascendente. È profana, banale, perché riduce tutto a calcolo e combinazione.
Le Fasi della Simulazione: Verso il Deserto del Reale
Baudrillard traccia una sorta di genealogia della simulazione, utile per capire come siamo arrivati qui:
- Rinascimento (Contraffazione): L’arte inizia a imitare la natura, a creare copie. Il segno (il dipinto) cerca di rappresentare la realtà, ma è ancora legato al suo originale. È la fase della “contraffazione”, dove la copia inizia a circolare, ma ricorda ancora da dove viene.
- Era Industriale (Produzione): Con le macchine, l’enfasi si sposta dalla somiglianza con l’originale alla somiglianza tra le copie prodotte in serie. L’origine svanisce. Gli oggetti sono equivalenti, intercambiabili. La produzione stessa diventa il messaggio, oscurando il lavoro e le relazioni sociali che ci sono dietro (un’idea che riprende McLuhan e Benjamin).
- Era del Codice (Simulazione): Oggi siamo dominati dal codice digitale, binario. Tutto viene tradotto in questo linguaggio (0/1). Non c’è più riferimento a una realtà esterna, ma solo al codice stesso. I segni non rappresentano più nulla, si riferiscono solo ad altri segni all’interno del sistema. È il regno del simulacro puro, l’iperreale.
L’internet, e in particolare l’internet invaso dall’IA, è l’incarnazione perfetta di questa terza fase. Un universo di segni generati da codice, che rimandano solo ad altri segni generati da codice, in un ciclo infinito e autoreferenziale.
L’Internet Morto: Quando i Segni Proliferano e Muoiono
Ed eccoci alla “Dead Internet Theory”. Dal punto di vista di Baudrillard, non è una bizzarra teoria complottista, ma l’esito quasi inevitabile del processo di simulazione. L’internet non è più una rappresentazione digitale della cultura umana; è diventato una forza che si auto-rigenera, allontanandosi sempre più dalle sue origini umane attraverso contenuti generati dall’IA che si diffondono in modo incontrollato.
Baudrillard parlava di proliferazione e trasparenza. Quando i segni perdono il loro legame con l’origine e le categorie si confondono (tutto diventa politico, tutto diventa estetico, tutto diventa sessuale), i significati si generalizzano a tal punto da perdere ogni specificità. Diventano trasparenti, indifferenti. Pensate a come l’estetica del design si insinua ovunque, dalla politica al bar sotto casa, rendendo tutto omogeneo e superficiale. O come la sessualità, staccata dalla fantasia e dalla metafora, diventa un codice riprodotto all’infinito nella pubblicità e nella pornografia, perdendo il suo “sesso”, il suo nucleo significativo.
L’internet “morto” è proprio questo: uno spazio dove i contenuti umani vengono sommersi da un diluvio di segni artificiali, generati da bot e IA, spesso privi di senso o creati solo per generare click e engagement. È la simulazione che raggiunge la sua fase terminale di insignificanza. Le piattaforme social, che un tempo promettevano connessione umana (anche se, come ha mostrato Zuboff, già mercificavano le nostre relazioni), ora abbracciano apertamente i contenuti AI, tagliando ulteriormente i ponti con l’elemento umano che le ha nutrite gratuitamente per anni.
Gamberetto Gesù: L’Icona Grottesca del Nulla Digitale
E quale miglior esempio di questa deriva se non l’immagine virale di “Shrimp Jesus” (Gesù Gamberetto)? Quest’immagine, generata da un’IA e diventata popolarissima su Facebook, raffigura l’icona di Gesù con il corpo di un gamberetto o la testa sul corpo di un’aragosta. È l’emblema perfetto della simulazione pura secondo Baudrillard.
Gesù, un tempo simbolo potentissimo di trascendenza e significato, viene ridotto a un elemento visivo completamente svuotato, ricombinato in modo assurdo e arbitrario all’interno del codice digitale. Non c’è più rappresentazione, non c’è satira profonda (anche se alcuni potrebbero interpretarla così), c’è solo la circolazione di un segno staccato da qualsiasi realtà o significato profondo. È l’immagine che ha seguito tutte le fasi descritte da Baudrillard: da riflesso di una realtà profonda, a maschera, a scomparsa della realtà, fino a non avere più alcuna relazione con essa.
“Shrimp Jesus” e le miriadi di altri contenuti simili (come la città nascosta sotto il Campidoglio USA, altra immagine AI virale) sono i sintomi di un sistema di segni che ha preso vita propria, proliferando in modo incontrollato. Sono gli specchi epistemologici delle nostre menti “mutilate” dal codice binario, come diceva Baudrillard. Immagini senza valore, senza scopo, senza metafora, che però diventano punti di riferimento culturali (?) e invadono il nostro immaginario.
Conclusione: La Strategia Fatale e il Regno Effimero di Shrimp Jesus
Per Baudrillard, siamo nel pieno di una strategia fatale: i segni senza origine proliferano in una rete omogenea e indifferente. Ma c’è una seconda parte della sua ipotesi: questi segni, diventati completamente trasparenti e privi di confini, sono destinati a morire. L’eccesso di simulazione porta all’implosione del significato.
Quindi, mentre assistiamo all’ascesa del regno apparentemente assurdo di Shrimp Jesus, popolato dai suoi apostoli di bot e contenuti artificiali, dovremmo forse vederlo non come il re di un nuovo mondo digitale, ma come il profeta di un regno – l’internet come lo conoscevamo, forse la nostra stessa idea di “realtà” – che è già destinato a perire, soffocato dalla sua stessa simulazione.
Baudrillard ci aveva avvertito. Forse, invece di liquidarlo come un vecchio pessimista, dovremmo rileggerlo attentamente. Potrebbe avere ancora molto da dirci su questo strano, freddo, e sempre più artificiale mondo in cui ci troviamo a navigare.
Fonte: Springer