Veduta aerea paesaggistica del Bacino di Yanqi, Xinjiang, al tramonto. Obiettivo grandangolare 18mm, esposizione lunga per catturare le sfumature arancioni e viola del cielo e ammorbidire la superficie del lago Bosten in lontananza. Messa a fuoco nitida sull'orizzonte, mostrando il mosaico geometrico dei campi agricoli irrigati che contrasta con le zone desertiche circostanti, simboleggiando la cruciale gestione delle risorse idriche in un ambiente arido. Luce calda e dorata del sole calante.

Bacino di Yanqi: L’Irrigazione che Salva l’Acqua ma Svuota le Falde? Una Storia Inaspettata dallo Xinjiang

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio virtuale in un posto affascinante e cruciale per capire come gestiamo una risorsa preziosa come l’acqua: il Bacino di Yanqi, nello Xinjiang, in Cina. Immaginatevi un’oasi in una regione arida, dove l’agricoltura dipende totalmente dall’irrigazione. Per decenni, hanno lottato con la scarsità d’acqua e un nemico subdolo: la salinizzazione del suolo. Poi, è arrivata una tecnologia che sembrava la soluzione perfetta: l’irrigazione a goccia pacciamata (MDI – Mulched Drip Irrigation). Prometteva di usare meno acqua, in modo più efficiente, e di combattere il sale. Ma quello che abbiamo scoperto studiando gli effetti a lungo termine è una storia molto più complessa, quasi un paradosso.

L’Arrivo della Tecnologia Miracolosa: L’MDI

Negli anni ’90 e primi 2000, la situazione nel Bacino di Yanqi era tesa. L’area coltivata si espandeva, ma l’acqua era sempre la stessa, anzi, i metodi tradizionali come l’irrigazione a scorrimento ne sprecavano parecchia per evaporazione e percolazione profonda. Inoltre, l’acqua evaporando lasciava i sali in superficie, rendendo i terreni sempre meno fertili. L’MDI sembrava la risposta: tubicini che rilasciano acqua goccia a goccia direttamente vicino alle radici, coperti da teli di plastica (la pacciamatura) che riducono l’evaporazione e impediscono al sale di risalire. Fantastico, no? In effetti, i vantaggi sulla carta (e spesso anche in campo) sono notevoli:

  • Utilizzo efficiente dell’acqua (risparmi fino al 50-70% rispetto ai metodi tradizionali!)
  • Controllo della salinizzazione secondaria
  • Minori perdite d’acqua nel sottosuolo
  • Possibilità di fertilizzare in modo mirato (fertirrigazione)
  • Ambiente radicale ottimale per le colture (umidità costante, aerazione, temperatura)
  • Aumento delle rese (es. cotone +18-44%)

Inizialmente, l’adozione è stata lenta. Nel 2008, solo il 12% dell’area irrigata nello Xinjiang usava l’MDI. Ma poi, qualcosa è cambiato. Nel Bacino di Yanqi, l’adozione è stata persino più rapida della media regionale. Attorno al 2010 c’è stato un boom, e nel 2020 si è arrivati a coprire oltre l’83% delle aree irrigate! Un successo travolgente, trainato non solo dalle politiche governative, ma dall’entusiasmo degli stessi agricoltori.

Il Colpo di Scena: Il Paradosso dell’Irrigazione

E qui arriva la parte sorprendente. Ci si aspetterebbe che con un’efficienza così migliorata, il consumo totale di acqua agricola diminuisse o almeno si stabilizzasse. E invece no. Guardando i dati tra il 2000 e il 2020, vediamo che dopo una fase di stabilità iniziale (2000-2010), il consumo d’acqua agricola ha iniziato a salire significativamente tra il 2010 e il 2015, per poi mostrare un calo solo negli ultimissimi anni. Com’è possibile? È il cosiddetto “paradosso dell’irrigazione“: più si diventa efficienti nell’usare l’acqua a livello di singolo campo, più acqua si finisce per consumare a livello di bacino.

Fotografia macro di un sistema di irrigazione a goccia pacciamata (MDI) in funzione in un campo di peperoni nel Bacino di Yanqi. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sulle gocce d'acqua che escono dagli emettitori neri e bagnano il terreno scuro vicino alle radici delle piante, con il telo di pacciamatura in plastica bianca riflettente visibile sullo sfondo. Illuminazione naturale brillante che evidenzia la trama del suolo umido e le goccioline d'acqua.

La spiegazione sta nell’effetto a catena innescato dall’MDI. Questa tecnologia, riducendo i costi (meno acqua, meno manodopera) e aumentando i profitti (rese maggiori), ha reso economicamente vantaggioso coltivare più terra. Analizzando i dati sull’uso del suolo, abbiamo visto che tra il 2005 e il 2020 c’è stata una massiccia conversione di praterie e terre incolte in terreni coltivati. L’acqua “risparmiata” su un ettaro grazie all’MDI non è rimasta nel fiume o nella falda, ma è stata usata per irrigare nuovi ettari. Si è creato un circolo vizioso: più risparmio -> più terra coltivata -> più domanda d’acqua totale -> ancora più bisogno di risparmiare (e di espandersi). Un meccanismo potente, che ha trasformato l’adozione dell’MDI da un’iniziativa calata dall’alto a una spinta dal basso, guidata dai benefici economici percepiti dagli agricoltori.

L’Impatto Nascosto Sotto Terra: Le Falde Acquifere

Questo boom agricolo ha avuto un prezzo, pagato soprattutto dalle riserve d’acqua sotterranee. I dati dei pozzi di monitoraggio a lungo termine sono impressionanti: tra il 2000 e il 2020, il livello della falda acquifera nel distretto irriguo è sceso drasticamente, in media di 8-16 metri, con picchi locali anche oltre i 20 metri! La discesa non è stata costante: stabile fino al 2005, poi un calo graduale fino al 2010, un crollo verticale tra il 2010 e il 2015 (proprio quando l’espansione agricola ha raggiunto il picco), e infine un rallentamento del calo dopo il 2015. Perché? Semplice: quando l’acqua superficiale dei fiumi non bastava più per tutte le nuove terre messe a coltura, si è iniziato a pompare massicciamente acqua dalla falda, creando vaste zone irrigate esclusivamente o parzialmente con acqua sotterranea, proprio grazie alla combinazione pozzi + MDI.

Un Raggio di Luce: Qualità dell’Acqua e Addio Salinità?

Ma attenzione, non tutte le notizie dal sottosuolo sono negative. C’è un altro effetto sorprendente, questa volta positivo. Mentre il livello della falda scendeva, la sua qualità migliorava! Abbiamo misurato il contenuto totale di solidi disciolti (TDS), un indicatore della salinità dell’acqua, e abbiamo visto una diminuzione significativa nel tempo, passando da valori anche superiori a 5 g/L in alcune zone nel 1999 a valori prevalentemente tra 0 e 2 g/L nel 2020. Come mai? L’abbassamento della falda ha aumentato la differenza di livello tra i fiumi e la falda stessa, accelerando l’infiltrazione di acqua superficiale (meno salina) nel sottosuolo. Quest’acqua “dolce” ha di fatto diluito la salinità preesistente nella falda.

Fotografia grandangolare di un paesaggio arido nel Bacino di Yanqi che mostra un pozzo di monitoraggio delle acque sotterranee con strumentazione visibile, simboleggiando lo studio idrogeologico. Obiettivo grandangolare 24mm, messa a fuoco nitida su tutta la scena, luce del giorno chiara. Sullo sfondo, campi coltivati si estendono verso montagne lontane, illustrando la dipendenza agricola dall'acqua sotterranea.

E questo ha avuto un riflesso diretto sul problema storico della regione: la salinità del suolo. Le mappe della salinità superficiale mostrano un cambiamento radicale. Se nel 1999 e 2005 c’erano ancora vaste aree, specialmente vicino al lago Bosten, con salinità elevata (oltre 20 g/kg), nel 2014 e soprattutto nel 2020 la situazione è nettamente migliorata. Le aree fortemente saline si sono ridotte drasticamente. La percentuale di suoli classificati come “severamente salinizzati” o “salini” è passata dal 21.74% nel 1999 al 9.75% nel 2020. L’MDI, combinato con l’abbassamento della falda (che riduce la risalita capillare di sali) e pratiche come l’irrigazione invernale per “lavare” i sali, ha effettivamente mitigato un problema che affliggeva l’agricoltura locale da generazioni. Un risultato importantissimo!

E la Vegetazione Naturale?

Abbiamo anche monitorato la salute della vegetazione usando un indice chiamato VEQI (Vegetation Ecological Quality Index), basato su dati satellitari. Qui i risultati sono contrastanti. Nelle aree coltivate, la qualità ecologica della vegetazione ha mostrato un leggero ma costante miglioramento tra il 2000 e il 2020. Logico, le colture beneficiano dell’irrigazione efficiente. Ma nelle aree di vegetazione naturale, come foreste e praterie ai margini del distretto irriguo, la storia è diversa: un aumento iniziale fino al 2010, seguito da un declino graduale. Perché? Nella fase iniziale, il risparmio idrico ha forse lasciato più acqua per l’ecosistema. Ma dopo il 2010, con l’esplosione dell’irrigazione e il paradosso idrico, meno acqua di ritorno dall’agricoltura (meno percolazione, meno scorrimento superficiale) ha raggiunto questi ecosistemi naturali, che hanno iniziato a soffrire. Un segnale preoccupante che evidenzia la competizione crescente tra agricoltura e ambiente.

Fotografia still life di campioni di suolo prelevati dal Bacino di Yanqi, mostrando diverse gradazioni di salinità. Un campione mostra evidenti croste bianche di sale, un altro è moderatamente salino, e un terzo appare come terreno scuro e fertile. Obiettivo macro 85mm, alta definizione, illuminazione da studio controllata laterale per far risaltare le texture e i cristalli di sale dei diversi campioni disposti su una superficie di legno grezzo.

Cosa Abbiamo Imparato? Tecnologia, Comportamenti e Sfide Future

La storia del Bacino di Yanqi è emblematica. Ci insegna che introdurre una tecnologia più efficiente non basta, anzi, può avere effetti inattesi e persino controproducenti se non si considera l’intero sistema socio-ecologico. L’MDI ha risolto un problema (la salinità) ma ne ha acuito un altro (l’esaurimento delle falde e la pressione sugli ecosistemi naturali), il tutto guidato da potentissimi incentivi economici e da un cambiamento nel comportamento degli agricoltori, diventati entusiasti sostenitori della nuova tecnologia.
L’efficienza dell’uso dell’acqua a livello di sistema è migliorata (il coefficiente è passato dal 36% al 60.6%), e la consapevolezza sull’importanza del risparmio idrico è cresciuta sia tra gli utenti che tra i gestori. Questo è positivo e apre la porta a future negoziazioni per una gestione più sostenibile.
Tuttavia, la sfida resta enorme: come bilanciare la produzione agricola, il reddito degli agricoltori, la sicurezza alimentare e la protezione delle risorse idriche e degli ecosistemi? Le soluzioni proposte (ridurre le aree coltivate dove la falda è sovrasfruttata, ottimizzare ulteriormente i consumi, limitare l’irrigazione invernale) sono sulla carta sensate, ma la loro implementazione richiede un difficile equilibrio e la collaborazione di tutti.
La transizione nel Bacino di Yanqi ci mostra un ciclo quasi universale: una tecnologia rompe un equilibrio esistente, porta benefici ma crea nuovi problemi, richiedendo nuove soluzioni e un nuovo equilibrio. È una continua danza tra innovazione, ambiente e comportamento umano. E capire queste dinamiche è fondamentale se vogliamo gestire le nostre preziose risorse idriche in modo davvero sostenibile, non solo a Yanqi, ma in tutte le regioni aride del mondo.

Fotografia paesaggistica che mostra il netto contrasto nel Bacino di Yanqi: a sinistra, un rigoglioso campo di mais verde brillante coltivato con irrigazione moderna (linee scure dell'MDI visibili tra le file); a destra, un'area adiacente di steppa naturale con erba rada e giallastra, visibilmente più secca. Obiettivo zoom 50mm, profondità di campo media per mantenere a fuoco entrambi i lati, luce solare diretta di mezzogiorno che accentua i colori e le differenze di vigore vegetativo.

Fonte: Springer

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